BPER L’Aquila e Provincia: noi l’avevamo detto…

Prendete una cartina politica dell’Africa. Noterete che in molti casi i confini degli stati sono costituiti da linee rette. Questo perché non seguono fiumi o montagne, che di solito fungono da naturale separazione fra i vari Paesi, ma rispecchiano una divisione fatta a tavolino, una spartizione dei territori tra le nazioni che avevano colonizzato  quelle zone.

Facendo le debite proporzioni, nella provincia dell’Aquila avverrà qualcosa di paragonabile.
La nuova divisione in Aree, infatti, ripartirà la Provincia secondo una linea che non ha alcuna logica di carattere geografico, storico o economico, ma risponde solo all’esigenza di assegnare ad ognuna delle nuove Aree un certo numero di filiali. Quindi le filiali dell’Aquila e dell’immediato circondario saranno accorpate con il Teramano e parte delle Marche, mentre la Marsica e la Valle Peligna saranno accorpate con le Province di Pescara e Chieti.

A scanso di equivoci precisiamo subito che la Banca non ha fatto nulla che non fosse nelle sue facoltà: è legittimo che un’azienda decida in modo autonomo quale assetto organizzativo intenda darsi. D’altro canto, non si può negare che questo sia l’ennesima dimostrazione di scarso interesse per una Provincia che la banca considera niente di più che “un’espressione geografica” (concedeteci la citazione storica). E non è di nessuna consolazione poter dire che la Fisac aveva in qualche modo predetto che questo sarebbe accaduto.

Volendo scegliere un simbolo del disinteresse della Bper verso la Provincia dell’Aquila, adotteremmo l’Auditorium a suo tempo realizzato dalla Cassa di Risparmio. Un centro di aggregazione che per anni ha rappresentato un punto di riferimento per la città, nel quale sono passati nomi illustri del giornalismo, della cultura, della scienza. Un segnale tangibile di vicinanza della banca verso il territorio oggi in stato di abbandono, triste e silenzioso testimone di un tempo che fu.

A voler essere sinceri, è l’intero territorio regionale ad essere da tempo oggetto di un evidente disimpegno da parte dell’Azienda. Non è un caso che Abruzzo e Molise siano le regioni nelle quali la Bper è più indietro rispetto alle assunzioni alle quali si era impegnata con l’accordo del 28/12/2021, e che il più delle volte gli assunti vengano destinati in altre regioni nonostante l’Art.9 del citato accordo preveda che:

” in DR Calabria-Sicilia, Puglia-Basilicata, Abruzzo-Molise, Campania, Toscana-Umbria e in Regione Sardegna l’Azienda si impegna a destinare una quota di assunzioni/stabilizzazioni pari al 50% delle uscite (pensionamenti e adesioni al Fondo di Solidarietà – 1.100), avvenute nei rispettivi territori che si realizzeranno nel periodo 2022/2024 a partire dal 1° gennaio 2022″

La Fisac si è prontamente attivata per ottenere il rispetto letterale dell’accordo, senza escludere nessuna iniziativa che possa rivelarsi utile in tal senso.

Tornando alla riorganizzazione appena annunciata, il nostro timore è che a pagarne il costo siano lavoratrici e lavoratori che, oltre a subire il disagio di non lavorare nel Comune di residenza, vedranno complicarsi la prospettiva di riavvicinarsi, perché aldilà delle rassicurazioni che immancabilmente arriveranno non si può negare che un trasferimento tra diverse Aree comporti maggiori difficoltà rispetto a spostamenti infra Area.
Per questo auspichiamo che l’Azienda voglia guardare con un occhio di riguardo le richieste delle persone che dovessero manifestare l’esigenza di riavvicinarsi: un comportamento che indubbiamente ci si aspetta da chi da anni si fregia della certificazione di Top Employer.

Lo ribadiamo, l’Azienda è libera di organizzarsi come meglio crede. Però vorremmo rivolgerle una preghiera: in futuro si potrebbe per favore evitare di continuare a raccontare che la Bper è vicina a questo territorio? Ve ne saremmo grati.

 

Fisac Cgil 
Segreteria Provinciale L’Aquila

 

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Fringe benefit: dopo nostre pressioni governo apre a intervento

Dopo le pressioni che come Fisac Cgil, insieme agli altri sindacati del settore, abbiamo esercitato sul Parlamento e sul Governo in tema di Fringe Benefit, si apre all’ipotesi di un intervento”.

Ad affermarlo è la segretaria generale della Fisac Cgil, Susy Esposito, dopo le parole della sottosegretaria all’Economia, Sandra Savino, in commissione Finanze della Camera, aggiungendo che: “Come da tempo denunciamo, le lavoratrici e i lavoratori del settore creditizio, beneficiari di prestiti o mutui agevolati, erogati a tassi di interesse ridotti, stanno subendo pesanti decurtazioni in busta paga in ragione del continuo rialzo del costo del denaro e di una norma fiscale irrazionale, iniqua e discriminatoria”.

Sulla questione, ricorda Esposito, “abbiamo fatto pressione, nei mesi passati, insieme ad Abi e alle altre organizzazioni sindacali, affinché il tema fosse affrontato e risolto con urgenza per interrompere questo salasso fiscale che sta falcidiando le buste paga di migliaia di lavoratrici e lavoratori bancari. Le parole della sottosegretaria al Ministero dell’Economia e delle Finanze, Sandra Savino, aprono a un intervento risolutivo nella delega fiscale, ancorché tardivo”.

Riteniamo, infatti, – prosegue la segretaria generale della Fisac Cgil – che si sarebbe dovuto intervenire prima, attraverso uno dei provvedimenti emanati in questi mesi, visti anche i due ordini del giorno del Senato che impegnano il governo l’uno a estendere l’aumento del tetto a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori, indipendentemente dal carico familiare; l’altro a modificare strutturalmente la norma del Tuir prendendo a riferimento nel calcolo la data di stipulazione del prestito. Anche la legge di bilancio, che il governo deve presentare entro ottobre, potrebbe prevedere una norma risolutoria. In ogni caso, per noi resta fondamentale un intervento che parta dall’anno fiscale 2023. Monitoreremo l’iter di questo impegno assunto dal Mef. Resta per ora una norma ingiusta.




L’Abruzzo si mobilita. Un treno e 50 bus pieni per la protesta di sabato

Cgil e associazioni, oltre 2.500 adesioni per la manifestazione nazionale di Roma. La mappa delle partenze dei pullman, gli orari e il programma del doppio corteo


Un treno speciale da 400 posti e 50 pullman. Una mobilitazione importante per la Cgil guidata dal Segretario Abruzzo Molise Carmine Ranieri. Saranno non meno di 2.500 gli abruzzesi che sabato sfileranno a Roma.

“La via maestra, insieme per la Costituzione”. E’ questo lo slogan scelto dalla Cgil e da più di cento associazioni, che a loro volta raccolgono realtà della società civile, per la grande manifestazione nazionale.

“Si sfilerà per le strade della capitale” fanno sapere i promotori dell’iniziativa “per il lavoro, contro la precarietà, per il contrasto alla povertà, contro tutte le guerre e per la pace, per l’aumento dei salari e delle pensioni, per la sanità e la scuola pubblica, per la tutela dell’ambiente, per la difesa della Costituzione contro l’autonomia differenziata e lo stravolgimento della nostra Repubblica parlamentare”.

 

IL PROGRAMMA

Il programma prevede due cortei, con concentramenti alle 13 in piazza della Repubblica (Termini) e piazzale dei Partigiani (Ostiense). La partenza dei due cortei è prevista alle 13.45 con arrivo a piazza San Giovanni dove, alle 15,15, inizieranno gli interventi. Intorno alle 17.15 le conclusioni affidate e Maurizio Landini, segretario generale della Cgil.

 

TRENO SPECIALE

Il treno speciale riservato partirà alle 9,25 da Pescara Centrale. Ecco le fermate e gli orari:

Andata
Chieti 9.37,
Sulmona 10.18, Avezzano 11.11, Tagliacozzo 11.22, Carsoli 11.38, Valle dell’Aniene-Mandela-Sambuci 11.57, Tivoli 12.10, Roma Termini 12.50.

Ritorno
Roma Termini 18.47, Tivoli 19.21, Valle dell’Aniene-Mandela-Sambuci 19.35, Carsoli 19.53, Tagliacozzo 20.08, Avezzano 20.19, Sulmona 21.10, Chieti 21.55, Pescara 22.09.

 

CINQUANTA PULLMAN

Di seguito gli orari e i luoghi di partenza dei bus che porteranno i cittadini abruzzesi a Roma:

Provincia dell’Aquila
L’Aquila ore 10.30 sede Cgil
Sulmona ore 10.30 piazzale Lidl
Pescina ore 10 chiesa di San Giuseppe
Avezzano ore 10.30 Sede Cgil

Provincia di Pescara
Pullman 1: Penne ore 10.30, Loreto ore 10.45, Montesilvano ore 11.15
Pullman 2 e Pullman 3: Pescara ore 11
Pullman 4: Manoppello ore 11, Bussi ore 11.15, Popoli ore 11.30

Provincia di Chieti

San Salvo ore 8 piazza Aldo Moro
Vasto ore 8 terminal bus e ore 8,15 distributore ex Total
Lanciano ore 8,30 dal Thema Polycenter

Provincia di Teramo
Teramo ore 9 parcheggio stadio Bonolis, Piano d’Accio (coordinamento di tutti i bus della provincia)
Martinsicuro ore 8 piazza Cavour
Nereto ore 8,20 viale Europa
Garrufo ore 8,30 bivio-piazzale autobus
Silvi ore 8 supermercato via Roma
Pineto ore 8,15 Borgo S. Maria centro sportivo
Roseto ore 8,25 piazza della Stazione
Cologna ore 8,30 bar Centrale
Giulianova ore 8,20 piazzale della Stazione
Mosciano Sant’Angelo ore 8,30 fermata Tua di fronte alla stazione ferroviaria
Bellante ore 8,40 fermata Tua vicino edicola
San Nicolò ore 8,50 piazza Progresso vicino edicola
Montorio al Vomano ore 8,30 largo Rosciano
Val Vomano ore 9,20 piazza Centrale
Colledara ore 9,30 uscita autostrada.


L’ADESIONE DEI PARTITI

Per Daniele Licheri, segretario regionale di Sinistra italiana, «siamo tutti mobilitati in difesa della Costituzione sotto attacco da parte della destra. Come Alleanza Verdi e Sinistra saremo sugli autobus della Cgil e dell’Arci per unire le nostre voci, i nostri corpi contro chi vuole demolire da ogni punto di vista il nostro Paese e la nostra Regione». Daniele Marinelli, segretario del Pd abruzzese, dichiara: «Mentre al capitolo dello smantellamento delle infrastrutture sociali si aggiunge la notizia del taglio dei fondi alla sanità pubblica, e quando in Abruzzo sta entrando nel vivo il percorso di costruzione di un’alleanza civica e progressista, e il candidato Luciano D’Amico già suscita speranza ed entusiasmo, il Pd sarà in piazza con la Cgil e numerose altre associazioni, per chiedere l’attuazione della Costituzione: per la sanità e la scuola pubblica, l’ambiente, la coesione, il lavoro e il contrasto alla povertà».

Fonte: Il Centro del 4/10/2023

 

 

 




Cgil Molise: il 7 ottobre manifestazione a Roma insieme a centinaia di associazioni

La via maestra, insieme per la Costituzione.

È questo lo slogan scelto dalla CGIL e da più di cento associazioni, che a loro volta raccolgono tantissime realtà della società civile, per la grande manifestazione nazionale che si terrà il prossimo 7 ottobre a Roma.

Si sfilerà per le strade della Capitale per il lavoro, contro la precarietà, per il contrasto alla povertà, contro tutte le guerre e per la pace, per l’aumento dei salari e delle pensioni, per la sanità e la scuola pubblica, per la tutela dell’ambiente, per la difesa e l’attuazione della Costituzione, contro l’autonomia differenziata e lo stravolgimento della nostra Repubblica
parlamentare.
Previsti due cortei che partiranno alle ore 13.45 da Piazza della Repubblica e da Piazzale dei Partigiani per arrivare a Piazza San Giovanni, dove a partire dalle ore 15.15 inizieranno gli interventi dal palco. Intorno alle ore 17.00 prenderà la parola il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che chiuderà la manifestazione.

In Molise sono in corso di svolgimento 118 assemblee nei luoghi di lavoro e in diversi comuni. Grazie a questo grande lavoro sono pervenute già circa 500 adesioni e la trasferta verso la capitale verrà effettuata con autobus che partiranno da Termoli, Campobasso, Bojano, Isernia e Venafro.

La CGIL MOLISE, insieme ad ANPI, AUSER, FEDERCONSUMATORI, CITTADINANZA ATTIVA MOLISE, LEGAMBIENTE MOLISE, FACED, LA CITTA’ INVISIBILE, UNITI PER LA COSTITUZIONE e tante altre associazioni che stanno aderendo in queste ha effettuato mercoledì 4 ottobre una conferenza stampa presso la Sede Regionale di Via Mosca durante la quale sono stati illustrati i punti salienti della piattaforma dibattuti nel corso delle assemblee.

 

Fonte: FuturoMolise





L’assurda sentenza che condanna il Rls per la morte del collega

Con la sentenza del 25 settembre 2023 la Corte di Cassazione ha per la prima volta attribuito al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (Rls) la responsabilità dell’omicidio di un lavoratore «per aver omesso di promuovere l’elaborazione, l’individuazione e l’attuazione delle misure di prevenzione idonee a tutelare la salute e l’integrità fisica dei lavoratori, di sollecitare il datore di lavoro ad effettuare la formazione dei dipendenti … e di informare i responsabili dell’azienda dei rischi connessi all’utilizzo, da parte del C.C., del carrello elevatore».
Si tratta di una sentenza che capovolge la logica dell’attribuzione della responsabilità dell’elaborazione e dell’applicazione dei sistemi di sicurezza che, finora, com’è noto, gravava sul datore di lavoro e i suoi collaboratori.

Si apre, dunque, un capitolo nuovo rispetto al passato: al giudice incomberebbe l’obbligo di valutare non solo il comportamento dei soggetti tenuti, (decreto n. 81/2008), ad organizzare ed applicare i sistemi di sicurezza sul lavoro, cioè i datori di lavoro e i collaboratori, ma anche i comportamenti di chi è stato eletto o designato come rappresentante dei lavoratori.
Nella motivazione la Suprema Corte mostra di ritenere che «l’art. ’50 D.Lgs. n. 81 del 2008 attribuisca al Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza un ruolo di primaria importanza». Per la Corte non è importante stabilire se l’imputato «ricoprisse o meno una posizione di garanzia» come titolare di un dovere giuridico di garantire condizioni di sicurezza, «quanto piuttosto se egli abbia, con la sua condotta, contribuito causalmente con il suo comportamento alla verificazione dell’evento». E quali sarebbero i comportamenti con i quali il Rls avrebbe contribuito a causare la morte del lavoratore? Secondo la Corte egli non ha ottemperato «ai compiti che gli erano stati attribuiti per legge», consentendo che l’operaio «fosse adibito a mansioni diverse rispetto a quelle contrattuali, senza aver ricevuto alcuna adeguata formazione e non sollecitando in alcun modo l’adozione da parte del responsabile dell’azienda di modelli organizzativi in grado di preservare la sicurezza dei lavoratori».

Una motivazione che lascia perplessi perché ignora la funzione del Rls all’interno dei luoghi di lavoro. La quale non consiste nell’esercizio di obblighi di alcun genere, ma solo nella facoltà di intervenire, in rappresentanza dei lavoratori, nel procedimento di adozione delle misure di sicurezza a garanzia dell’incolumità dei lavoratori. L’esercizio di questa facoltà del Rls è del tutto discrezionale. Della sua opera il Rls rende conto solo ai lavoratori che lo hanno eletto o designato.

Proprio l’art. 50, il cui senso è stato travisato nella sentenza, stabilisce che il Rls è titolare di diritti di consultazione, di informazione, di accesso e di formulazione di proposte. Ma non ha compiti o obblighi che lo vincolino a fare alcunché.

Un rappresentante dei lavoratori, (un lavoratore, dunque) avrebbe dovuto ricordare al datore di lavoro di provvedere alla formazione dei dipendenti! Cioè spronarlo ad ottemperare ad un obbligo tipico del datore, già previsto dalla legge e sanzionato penalmente! Sembra incredibile.
Ma c’è di peggio: il Rls avrebbe dovuto far presente al datore di lavoro i rischi che una certa operazione di lavoro comportava per l’operatore! Cioè informare il datore di lavoro dei rischi lavorativi, mentre la legge impone al datore di lavoro di effettuare «la valutazione dei rischi» e ad adottare le misure relative .

La sentenza, pur riconoscendo che il Rls non ha alcuna posizione di garante della sicurezza, sorprendentemente sceglie la via della «cooperazione colposa» del Rls nell’omicidio. Egli avrebbe contribuito a causare la morte del lavoratore, «consentendo» che il datore di lavoro adibisse l’operaio a mansioni pericolose senza aver proceduto alla sua formazione e «non informando»(!) il datore di lavoro dei rischi che quella mansione comportava. Questa sarebbe dunque la «colpa» su cui si fonda la pronunzia di condanna.

In conclusione anche chi non è un giurista si rende conto che manca ogni rapporto causale tra il comportamento del Rls e la morte dell’operaio non potendosi tra l’altro dimostrare che le sue sollecitazioni al datore di lavoro avrebbero sicuramente evitato l’evento mortale.

Siamo di fronte ad uno scivolone della Suprema Corte, che andrebbe rapidamente archiviato. Sono tempi duri per i lavoratori e per i loro rappresentanti. Non solo da molti lustri continuano a morire al ritmo di almeno mille ogni anno a causa delle precarie condizioni di sicurezza. Ora si trova il modo di attribuire loro la colpa, perché non hanno informato i datori di lavoro che di lavoro si può anche morire. Becchi e bastonati.

 

Beniamino Deidda – Ex Procuratore Generale di Firenze

 

Fonte: Il Manifesto




BCC Abruzzo Molise: assemblea online 2 ottobre 2023

La Fisac/Cgil Abruzzo Molise ha indetto per il giorno 2 OTTOBRE 2023 dalle ORE 17,00 in modalità da remoto un’ assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori del Credito Cooperativo che lavorano nelle regioni dell’Abruzzo e del Molise Avente il seguente Ordine del Giorno:

  • Aggiornamento su Fondo Pensione Nazionale BCC e approfondimento normativo sulla previdenza complementare;
  • Consultazione delle lavoratrici e lavoratori sulla iniziativa CGIL “La via Maestra” e la partecipazione alla manifestazione di sabato 7 ottobre 2023;

L’aggiornamento e approfondimento sul Fondo Pensione Nazionale BCC/CRA  sarà svolto da Fabrizio Carminati, che la Fisac esprime quale consigliere nel CdA del Fondo stesso.

Questo il link per partecipare:

https://meet.google.com/eic-idnz-ras

 

Ti aspettiamo in assemblea!

 

DEMOCRAZIA È PARTECIPAZIONE




A Sud calano presìdi e dipendenti di banche e assicurazioni

Ogni 6 dipendenti al Centro Nord 1 al Sud, per assicurativi rapporto 74% contro 26%. La ricerca del sindacato


 

Una profonda frattura tra Nord e Sud segna il sistema finanziario del Paese. Scarso il presidio fisico e con esso il numero di lavoratori coinvolti di banche e assicurazioni nel Mezzogiorno ed è impietoso il paragone con il Nord. Ad affermarlo sono alcuni dei numeri contenuti in una ricerca condotta dall’Ufficio Studi & Ricerche della Fisac Cgil in occasione dell’iniziativa promossa dalla categoria, insieme alla confederazione nazionale, a Napoli dietro le parole “Sud In Credito”. Secondo il rapporto, a fronte, ad esempio, di 369 banche nel Centro-Nord, se ne contano 79 nel Sud. Di conseguenza i bancari sono rispettivamente 225 mila contro 38 mila, per un rapporto pari a 6 dipendenti al Centro-Nord contro 1 al Sud. Così come nelle assicurazioni, su un totale di circa 46 mila dipendenti sul territorio nazionale, il 74% è collocato nel Nord mentre il restante 26% nel Centro-Sud.

Banche

La distribuzione per gruppo istituzionale e per classe dimensionale vede prevalere nel Mezzogiorno banche minori, come quelle di credito cooperativo, nessuna presenza di banche maggiori e grandi, mentre le spa sono una quota ridotta. Per quanto riguarda il numero di sportelli bancari, si osserva nella ricerca Fisac Cgil, la distribuzione territoriale segna un 78% nel Centro-Nord (16.350) e un 22% nel Mezzogiorno (4.636). Su questa linea il numero di dipendenti bancari al Centro-Nord è di 225.451 contro i 38.685 nel Sud del Paese. Dal 2011 al 2022 in termini percentuali il Mezzogiorno ha sperimentato una contrazione del personale quasi doppia rispetto al Centro-Nord.

Nel rapporto si evidenzia poi che nel Mezzogiorno quasi il 50% dei Comuni è sprovvisto di sportelli bancari, con un’incidenza molto più alta in regioni come il Molise (82,4%), la Calabria (70,5%), l’Abruzzo (58,7%) e la Campania (52,5%), e la relativa popolazione è pari all’11% di quella complessiva. La distribuzione geografica rileva inoltre che i comuni privi di sportelli sono localizzati principalmente nelle zone interne.

Raccolta e impieghi

Nella ricerca Fisac Cgil vi è una sezione dedicata al fronte della raccolta e dalla quale emerge come nel Mezzogiorno i prestiti bancari siano sempre inferiori rispetto al Centro-Nord in rapporto al valore aggiunto ai prezzi di mercato prodotto nella macro aerea, 0,73 per 1,21. Per avere un rapporto almeno pari a 1 servirebbero circa 95 miliardi di maggiori crediti. Così come il rapporto prestiti/depositi bancariè sempre minore nel Mezzogiorno rispetto al Centro-Nord (0,66 e 0,94). Per colmare il divario nel Mezzogiorno servirebbero circa 110,5 miliardi di nuovi prestiti. Continua, infine, a essere più oneroso il ricorso al credito: il Taeg sui mutui alle famiglie per acquisto abitazioni al Sud si attesta al 4,26 mentre al Nord al 4,12.

Assicurazioni

Per quanto riguarda il settore assicurativo, composto da 45.588 dipendenti, il 74% si colloca nel Nord, mentre il 26% nel Centro-Sud. La ricerca della Fisac Cgil segnala come non sia presente alcun dirigente direzionale nel Sud. Altro dato: nel rapporto tra dipendenti assicurativi per 100 mila abitanti, le regioni del Mezzogiorno occupano gli ultimi posti. Si va dai 281 dipendenti in Friuli Venezia Giulia, 142 in Lombardia e 133 in Piemonte, nelle prime tre posizioni, ai 19 in Sardegna, 18 in Sicilia e 13 in Basilicata, ultime tre regioni a esclusione della Valle d’Aosta.

Retribuzioni

Notevole anche il gap salariale dei dipendenti del settore finanziario, complice l’assenza nel Mezzogiorno di direzioni, così come di poli specialistici che impieghino personale con più elevata qualifica professionale. Analizzando il codice Ateco K di attività bancarie e assicurative, la differenza retributiva tra Centro-Nord e Mezzogiorno è del -8% tra gli impiegati, per i quadri -9,5% e, infine, per i dirigenti -28,3%.

 

Fonte: collettiva.it




Rapporto Inps, un operaio vive 5 anni meno di un dirigente, dimissioni volontarie in aumento

Un operaio ha un’aspettativa di vita di 5 anni inferiore a quella di un dirigente. A dirlo è il rapporto annuale dell’Inps, presentato mercoledì 13 settembre alla Camera dei deputati. «Un ex-lavoratore dipendente, con un reddito coniugale nella fascia più bassa della distribuzione, ha un’aspettativa di vita a 67 anni, quasi 5 anni inferiore rispetto a quella di un ex-contribuente al Fondo Inpdai», il Fondo previdenziale dei lavoratori dirigenti, o un ex contribuente volo o telefonici, «con reddito nella fascia più alta della distribuzione. Tali differenze tra le donne sono meno pronunciate, ma comunque rilevanti», spiega l’Istituto nel documento.

«La presenza di differenze così significative è problematica dal punto di vista dell’equità e anche della solidarietà in quanto l’attuale sistema previdenziale applica al montante contributivo un tasso di trasformazione indifferenziato, che presuppone speranza di vita indifferenziata», spiega il rapporto. L’aspettativa di vita varia in modo significativo da Nord a Sud: «Un residente in Campania nel primo quinto della distribuzione del reddito ha una speranza di vita di quasi 4 anni inferiore ad una residente in Trentino-Alto Adige con reddito nel quinto più alto».

Dimissioni volontarie in aumento

Nel 2022 l’input complessivo di lavoro, misurato in settimane, è risultato del 4,1% più alto di quello del 2019 mentre il monte dei redditi da lavoro e delle retribuzioni, corrispondente all’imponibile previdenziale, si è avvicinato ai 650 miliardi di euro, con un aumento dell’8% rispetto al 2019. «La temuta grande ondata di licenziamenti post pandemia – ha spiegato la commissaria dell’Inps, Micaela Geleranon si è verificata e la Naspi, così come gli altri ammortizzatori sociali, quali la malattia e la Cassa integrazione guadagni, sono tornati a svolgere un ruolo ordinario di supporto del lavoratore in periodi temporanei di inattività». Gelera segnala l’aumento delle dimissioni volontarie (+26% rispetto al 2019) ma «non è un ritiro dal mercato del lavoro – spiega – bensì un’aumentata mobilità, alla ricerca di migliori condizioni».

Occupazione al 61%

L’occupazione in Italia è al massimo storico, il 61%, evidenzia il rapporto, ma permangono alcune criticità derivanti dall’invecchiamento della popolazione, dal persistente divario territoriale tra Nord e Sud, nonché dalla divaricazione tra lavoro dipendente, in aumento, e lavoro autonomo, in diminuzione. Inoltre, i principali indicatori del mercato del lavoro italiano, seppur migliorati rispetto al passato, rimangono molto al di sotto delle medie dei paesi dell’Unione Europea o di paesi come Francia e Germania.

Pensioni: gli uomini percepiscono il 36% in più delle donne

La spesa per pensioni nel 2022 è stata di 322 miliardi, di questi il 56% è andato agli uomini, che percepiscono assegni del 36% superiori a quelli delle donne, spiega l’Inps. Questo divario è dovuto alle carriere intermittenti delle lavoratrici e alle retribuzioni che per le donne continuano a essere mediamente più basse: 1.932 euro contro 1.416 euro. Nel 2022 le nuove pensioni sono state un milione e mezzo, calo del 3,1%. L’età media di uscita delle donne è superiore a quella degli uomini: 64,7 anni contro 64,2. Nel 2012 era il contrario: 62 anni per gli uomini e 61,3 per le donne.

Gli effetti dell’inflazione su famiglie e pensionati

L’aumento dei prezzi ha inciso sul potere d’acquisto delle famiglie in modo non omogeneo, evidenzia l’Inps, e sulla base dei dati Istat l’inflazione cumulata tra il 2018 e il 2022 sperimentata dalle famiglie del primo quinto della distribuzione della spesa sfiora il 15%, cinque punti percentuali in più dell’inflazione sperimentata dalle famiglie dell’ultimo quinto. Le famiglie più colpite dall’impennata dell’inflazione nel 2022 sono quelle dei pensionati, specialmente quelle appartenenti ai due quinti di spesa più poveri, che perdono tra il 2018 e il 2022 il 10,6% del reddito reale (perdita oltre dieci volte maggiore delle famiglie con solo redditi da lavoro); fortemente colpite risultano anche le famiglie di pensionati dei quinti più ricchi, con una perdita del reddito reale pari al 7,5%.

Fonte: Corriere.it




AdeR: accordo per il contributo welfare 2023

3 - Fisac Cgil

Sottoscritto il verbale Contributo welfare 2023 di Ade-R

 

Si è svolto oggi l’incontro in Commissione tecnica welfare al fine di valutare le istanze pervenute dai colleghi ed individuare gli importi attribuiti per fascia di età.

A seguito del conseguente accordo sottoscritto in data odierna, il contributo welfare verrà quindi corrisposto nella busta paga di ottobre.

A fronte del montante invariato, gli importi spettanti alle varie fasce risultano superiori a quelli erogati nel precedente anno in quanto sono state presentate un minor numero di istanze.

Vi informiamo inoltre che nei prossimi giorni verrà calendarizzato un incontro sul telelavoro. Vi terremo aggiornati.

Roma, 27 settembre 2023

 

Le Segreterie

Scarica il testo dell’accordo




La fine dei fatti: il libro bianco Carichieti


 

Questa pagina è basata sul preesistente sito internet “La fine dei fatti”.

Un lavoro di ricerca attraverso il quale le segreterie regionali di Fisac/Cgil, Fabi e First/Cisl ricostruirono gli eventi che portarono al dissesto della Carichieti, evidenziando il ruolo che in queste vicende ebbe una figura assolutamente anomala, arrivata ad avere un potere tale da incidere pesantemente sugli accadimenti.

Si tratta di una raccolta di documenti, ordinati cronologicamente senza commenti o giudizi, che permette a chiunque di ricostruire le vicende della Carichieti e farsi un’idea chiara di quello che avvenne.

 

Questo lavoro é stato fortemente voluto dalle OO.SS. FABI, FIRST/CISL e FISAC/CGIL per lasciare una traccia di memoria su quanto é gravemente accaduto in una importante banca del territorio.

Per non dimenticare.

 


 

CONSULTA LA DOCUMENTAZIONE ANNO PER ANNO

 

2010     2011     2012     2013     2014     2015     2016     2017     

 


ANNI 2009-2010: SINTESI DEI FATTI

 

Secondo la stampa, e soprattutto secondo la Banca d’Italia, è caso unico in Italia il fatto che un dipendente con mansioni di autista assuma de facto l’amministrazione di una azienda bancaria.
Fino al 2009 le diverse sigle sindacali rappresentavano circa il 75% delle lavoratrici e dei lavoratori; tale equilibrio tra le forze sindacali ha retto nel tempo nonostante l’avvicendarsi di ben 5 Direttori Generali (D’Antonio, Melena, Vitacolonna, Donini, Di Tizio) e ha permesso, nel tempo, di raggiungere diversi obiettivi, tra cui C.I.A., polizza sanitaria, fondo pensione autonomo, ticket pasto, ricalcolo della scala mobile sul premio di rendimento.

Nel giro di due settimane l’azienda comunica la cancellazione, all’improvviso, di oltre 350 iscritti (fonte Fabi); in poco tempo una sola sigla sindacale, la Falcri, ottiene la quasi totalità degli iscritti.

Tutto ciò avviene con una regia preordinata al fine di creare un unico sindacato di riferimento.



ANNO 2011: SINTESI DEI FATTI

 

Ascesa politica dell’autista Di Fabrizio, Flashbank (presunti rapporti con la ‘ndrangheta, fusione con Carichieti su ordine di Bankitalia, carriera fulminea del figlio dell’autista), nomina del nuovo Direttore generale Sbrolli al posto di Di Tizio: questi i fatti salienti del periodo.



 

ANNO 2012: SINTESI DEI FATTI

 

Riorganizzazione della Carichieti; accordo Sindacale tenuto segreto per lungo tempo, che permetterà, nonostante il blocco delle assunzioni, la riammissione alle dipendenze della Carichieti del famoso autista.



 

ANNO 2013: SINTESI DEI FATTI

 

Fabi, Fiba-Cisl e Fisac Cgil scrivono riservatamente alla Banca d’Italia per evidenziare le problematiche della Carichieti, sia a livello finanziario che di singolare gestione del personale.



ANNO 2014: SINTESI DEI FATTI

 

Parte il Progetto Sviluppo Succursali, con l’assenso incondizionato delle strutture sindacali aziendali UNISIN/FALCRI e UILCA; in Settembre, commissariamento della Carichieti.



ANNO 2015: SINTESI DEI FATTI

 

Il commissariamento procede, e a fatica viene firmato un Accordo Sindacale che prevede grossi sacrifici per i lavoratori. L’anno si conclude con la risoluzione dell’Istituto da parte di Banca Italia (22/11/2015) e la nascita di Nuova Carichieti Spa.



ANNO 2016: SINTESI DEI FATTI

 

Difficile anno di gestione della clientela per effetto della Risoluzione e della nota vicenda delle Subordinate.



ANNO 2017: SINTESI DEI FATTI

 

Ulteriore Accordo Sindacale per permettere ad UBI Banca l’acquisto dell’Istituto.
In 3 anni, nonostante l’avvicendarsi di 3 Commissari Straordinari, 3 Amministratori Delegati e l’ingresso formale di una solida banca, il management è rimasto invariato, come anche il sindacato aziendale: stesse persone ai vertici, stessi metodi, stesso stile.