Se l’impiego è precario, lo diventa anche la salute emotiva


La flessibilità lavorativa nel lungo termine aumenta lo stress e diminuisce la produttività

Se il lavoro è precario, diventa precaria anche la salute emotiva. E diminuiscono la gradevolezza e la coscienziosità del lavoratore. È questa la conclusione a cui è giunto uno studio pubblicato sul Journal of Applied Psychology da un gruppo di ricercatori della Rmit University’s School of Management di Melbourne, in Australia.

Se la precarietà si protrae

A fare la differenza per la stabilità emotiva del lavoratore che ha un impiego precario è il protrarsi della precarietà stessa, spiega Lena Wang, coautrice dalla ricerca. Se da una parte, infatti, “l’insicurezza lavorativa potrebbe aumentare la produttività perché porta i lavoratori a impegnarsi di più per tenersi stretto il posto di lavoro”, lo stesso non accade quando la situazione di precarietà lavorativa si protrae per lungo tempo: in questo caso subentra un senso di incertezza cronica che porta il lavoratore, ad esempio, a ridurre lo sforzo di instaurare relazioni profonde con i colleghi.

Lo stress aumenta, la produttività diminuisce

Lo studio ha utilizzato dati rappresentativi a livello nazionale tratti da un’indagine condotta sulle famiglie, sul reddito e sul lavoro in Australia (HILDA) estrapolando i dati relativi a 1046 lavoratori. I numeri raccolti hanno messo in evidenza che se l’incertezza lavorativa si protrae comporta un’influenza negativa sulla stabilità emotiva, sulla gradevolezza e sulla coscienziosità del lavoratore, riducendo di conseguenza le capacità di andare d’accordo con i colleghi, di far fronte alle situazioni stressanti e di perseguire gli obiettivi prefissati.

 

Fonte: www.peopleforplanet.it

 

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