Le morti sul lavoro non sono incidenti. Sono una scelta


Immaginate di guidare ubriachi, di notte, in una strada piena di curve e con i fari spenti. Potreste anche essere fortunati e riuscire a tornare a casa: ma se doveste uscire di strada e finire all’ospedale, potreste davvero dire di essere stati vittime di una tragica fatalità?
Quando parliamo di morti o di infortuni sul lavoro, dobbiamo sapere che ci troviamo in una situazione non troppo diversa da quella – paradossale – da noi immaginata.

L’80% delle morti sul lavoro avviene in aziende in sub-appalto. Fermiamoci un attimo a riflettere su cosa sia il sub-appalto. Un’azienda ottiene l’incarico di effettuare un lavoro, ma decide di non realizzare ciò che si sarebbe impegnata a fare. Trova un’altra azienda, disposta a fare tutto o parte del lavoro ad un prezzo inferiore; quindi glielo cede, intascando la differenza. L’Azienda che ha ottenuto il sub-appalto, può a sua volta decidere di non fare il lavoro, ma trovare qualcuno disposto a farlo ad un prezzo ancora più basso, e così via, fino ad arrivare a raschiare il fondo del barile. E come si fa a realizzare un lavoro al prezzo più basso di tutti? Risparmiando in ogni modo possibile: quindi operai in nero, privi di formazione, privi di attrezzature adeguate o di quei dispositivi di protezione individuale che potrebbero quantomeno ridurre i rischi.

Quando si parla di morti sul lavoro si fa spesso il paragone con una guerra: una similitudine per molti esagerata e non realistica. Eppure c’è un parallelo che appare decisamente calzante. Nel giugno del 1940 l’Italia, che fino ad allora era stata neutrale, decise di entrare in guerra affianco ai Tedeschi. Hitler aveva appena conquistato la Francia, la vittoria del Terzo Reich sembrava imminente: da qui la decisione di Mussolini, che la giustificò ai suoi più stretti collaboratori dicendo: “Ho bisogno soltanto di qualche migliaio di morti per potermi sedere da ex-belligerante al tavolo delle trattative”.

Solo qualche migliaio di morti. Cosa volete che siano? E allo stesso modo, cosa volete che sia qualche migliaio di lavoratori morti di fronte alle supreme esigenze del PIL? E se credete ancora che non sia una scelta deliberata, esiste un’altra prova.

Nel 2015, con il Jobs Act, il Governo Renzi decretò lo svuotamento degli Ispettorati del Lavoro, fino ad allora gestiti dall’Inail, sostituendoli con un Ispettorato Nazionale del Lavoro dotato di risorse ed organici enormemente inferiori. La motivazione ufficiale, il taglio dei costi. In realtà lo scopo principale era un altro: dare tranquillità alle imprese, che sanno di poter operare senza il timore di controlli, con la consapevolezza che le tante irregolarità non emergeranno se non in caso di incidenti gravi.
In fondo di cosa hanno bisogno le aziende? Soltanto qualche migliaio di morti…

Ma davvero questi morti sono utili per far crescere il Paese? Proviamo a rispondere guardando a settori dove l’abuso del subappalto produce conseguenze evidenti ma meno tragiche.
Chiunque abbia mai provato a ricorrere all’assistenza telefonica di gestori di telefonia, luce e gas, Tv satellitari avrà avuto modo di sperimentare un costante peggioramento del servizio: procedure che fanno di tutto per dirottarci su chat gestite da intelligenza artificiale (quasi sempre inutili), percorsi ad ostacoli per trovare il modo per parlare con un operatore, attese interminabili dovute al numero sempre più esiguo di addetti, che sempre più spesso rispondono da paesi dove vengono sottopagati e quindi hanno anche problemi a capirci.
Il tutto serve per risparmiare. Ma a chi va questo risparmio? Non agli utenti, che vedono aumentare le tariffe mentre la qualità del servizio scende esponenzialmente. Il risparmio serve solo ad aumentare i dividendi che vanno in tasca agli azionisti, senza nessun beneficio per nessun altro. Un meccanismo governato solo dall’avidità, che è la vera causa delle morti sul lavoro.
La stessa avidità che vede, nel nostro settore, l’abbandono di territori ed esternalizzazioni sempre più consistenti in nome di utili che devono crescere all’infinito.

Davvero vogliamo rassegnarci a pensare che questo modello economico sia quello giusto?

Noi pensiamo di no, e intendiamo per cambiarlo. Se l’unico criterio al quale ispirarsi è massimizzare il profitto, è normale che le aziende che subappaltano abbiano come unico criterio di scelta l’azienda che chiede di meno. Ma se fossero chiamate a rispondere delle conseguenze degli incidenti sul lavoro, anche se avvenuti presso altre aziende alle quali hanno subappaltato, ecco che la priorità diventerebbe controllare se chi subentra nel contratto offre garanzie adeguate.

Questa richiesta è uno dei quattro quesiti referendari per i quali la Cgil sta raccogliendo le firme. Per scoprire anche gli altri, e sostenerli firmandoli online, vi invitiamo a cliccare su questo link .

Non è facile cambiare il mondo, ma possiamo provarci se ognuno di noi si sforza di fare la sua parte. E in questo caso, il cambiamento può partire da una firma.

 

 

image_pdfScarica PDF di questo articoloimage_printStampa articolo