Pausa pranzo, attenti all’orologio


Quando s’interrompe il lavoro per la cosidetta pausa pranzo attenti a controllare l’orologio e lo scorrere del tempo. Se per mangiare un panino o un pasto al self-service ci mettete più del necessario, e in tal modo non potete completare il lavoro assegnato, rischiate di essere licenziati.

È proprio quello è capitato ad un dipendente di Poste Italiane SpA, che è stato accusato dalla società di essersi “intrattenuto in due occasioni assieme ad altri ben oltre l’orario di pranzo previsto, lasciando al contempo incustodita la posta assegnatagli ed il mezzo in dotazione. Il tutto senza aver completato il suo lavoro, per non aver consegnato due plichi.”

Il Tribunale di Cassino e la Corte d’Appello di Roma hanno ritenuto giusto il licenziamento, anche se il lavoratore ha fatto presente che, in base al contratto collettivo nazionale di lavoro, la condotta dovesse essere sanzionata con la sola sospensione dal servizio fino a dieci giorni, trattandosi di condotta rientrante tra le mere violazioni commesse per abituale negligenza o per inosservanza degli degli obblighi di servizio.Nonostante questo muro contro le proprie pretese innalzato dai giudici di merito, l’interessato si è spinto a salire il terzo grado di giudizio, ma anche la sezione lavoro della Cassazione (sentenza n. 21628/2019) gli ha dato torto.

Con una decisione che ha valore in situazioni di questo genere e non solo nel caso considerato, i giudici hanno stabilito che chi non si reca al lavoro, con comportamento immediatamente percepibile dal datore di lavoro, crea scientemente una situazione in cui, pur risultando in servizio, non adempie alla prestazione, confidando in un’apparenza di regolarità lavorativa, che si svolge al di fuori del controllo diretto dell’azienda.

 

Articolo di Bruno Benelli su “Il Messaggero” del 7/9/2019

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