“Pagati un euro o due all’ora”: anche questo è il mare di Rimini


L’indagine CGIL – Le testimonianze di decine di lavoratori stranieri del terziario. Confcommercio: “Due euro sì, uno è un’esagerazione…”


 

“A Rimini ci sono lavoratori del commercio che guadagnano poco più di un euro all’ora”.

Alla pesantissima denuncia lanciata in questi giorni dalla Flai Cgil nella città romagnola, è seguita la difesa d’ufficio, quantomeno maldestra, della Confcommercio : “Abbiamo sentito purtroppo di due o tre euro – ha risposto il presidente provinciale Gianni Indinoma un euro sembra una cifra troppo bassa per essere
credibile”.

Il surreale botta e risposta è avvenuto negli scorsi giorni, dopo la pubblicazione di un’indagine informale con dotta dal sindacato tra gli immigrati della provincia romagnola. I risultati, persino peggiori rispetto alle aspettative, hanno fatto arrabbiare l’associazione di imprese che, pur non avendo subito accuse dirette, ha voluto reagire con la più classica delle toppe peggiori del buco.

Per mettere i fatti nella giusta prospettiva va tenuta da conto una premessa: il sondaggio in questione non ha un valore statistico, come chiarito anche lo stesso sindacato. Si è trattato di una raccolta di 123 testimonianze di chi ha raccontato in quale settore lavora e qual è la sua retribuzione. Una platea composta perlopiù da uomini, la maggior parte dei quali proveniente dall’Africa centrale, più qualche decina di pachistani e cittadini del Bangladesh. La fetta più grossa è impiegata nel turismo: li si vede ogni giorno, soprattutto in questo periodo, servire ai tavoli dei ristoranti nella riviera, ma anche assistere i clienti nei negozietti, pulire le stanze degli hotel, trasportare merci, lavorare in spiaggia. Il modello vacanziero della riviera romagnola, del resto, è tornato a girare a pieno regime e ha bisogno di braccia. Ed è proprio nelle attività connesse col turismo – alberghi, ristoranti e negozi – che sono emersi i salari più miseri, ben inferiori a quelli, comunque tutt’altro che faraonici, di metalmeccanica, edilizia e agricoltura.

Chi opera nel commercio ha dichiarato di prendere da un massimo di 10,38 euro all’ora a un minimo di appena 1,09 euro. Nel turismo si va dai 10,98 euro a 1,65 euro. Più stretta la forbice nell’agricoltura: da 6 a 4,23 euro. In edilizia, invece, si va da 8,08 euro a 5,76 euro. Numeri, come spiegato, da circoscrivere a chi ha risposto alla rilevazione, legati a casi singoli dai quali non si può tirar fuori una media, ma che comunque fanno emergere evidenti situazioni di sfruttamento.

Subito dopo la diffusione della ricerca, come detto, è partita la controffensiva della Confcommercio provinciale, che ha contestato al sindacato il fatto di aver pubblicato un “sondaggio quasi ideologico”. “Mai sentite cifre del genere, purtroppo sento parlare di 2 o 3 euro, ma 1,09 euro non è una somma credibile, se non nel caporalato”, ha detto al Corriere Romagna il presidente Gianni Indino, aggiungendo, bontà sua, di non voler sminuire con questo il fenomeno del lavoro sottopagato.

Insomma, un euro l’ora sarà pure un caso isolato, nella ricostruzione imprenditoriale, ma non è infrequente imbattersi in “contratti” che riconoscano due euro o poco più. L’ipotesi formulata da Indino è che dietro quelle paghe così misere si nascondano i riscatti dei viaggi degli immigrati: stranieri cioè costretti a lavorare per pochi euro così da “risarcire” i connazionali che hanno permesso loro di raggiungere l’Italia. Il leader locale dei commercianti, già che c’era, ne ha approfittato per rilanciare il ritornello dei lavoratori introvabili: “Sparare nel mucchio non è accettabile, né corretto quando si fa informazione, specie nell’estate in cui gli imprenditori raschiano il fondo e in mancanza di personale rintracciano parenti alla lontana per farli lavorare”. Anche la presidente della Federalberghi Patrizia Rinaldis ha attaccato il sindacato: “Denunce simili fomentano l’astio mettendoci l’uno contro l’altro, mentre bisogna separare il loglio dal grano”.

La Flai di Rimini ha realizzato la ricerca nell’ambito di un progetto che l’ha vista in questi anni collaborare col sistema di accoglienza, grazie al quale centinaia di stranieri sono stati “alfabetizzati” sui loro diritti di lavoratori. Le loro risposte di oggi confermano un fatto che non sorprenderà nessuno: le attività stagionali di turismo e commercio sono particolarmente esposte allo sfruttamento. Certo, se si vogliono fare distinzioni tra una paga da tre euro l’ora e una da 1,09 forse non è chiaro quale sia il problema.

 

Articolo di Roberta Rotunno su “Il Fatto Quotidiano” del 19/8/2022

 

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