Loro lo sanno che è Natale?


Era il Natale del 1984, quasi quarant’anni fa, quando venne pubblicato il brano “Do they know it’s Christmas” eseguito dalla Band Aid, un super gruppo costituito dai più importanti cantanti e musicisti britannici. Il brano entrò a far parte a pieno titolo della tradizione natalizia.

L’idea venne a Bob Geldof, particolarmente colpito dalle immagini trasmesse dalla BBC che mostravano gli effetti drammatici della carestia in Etiopia. Da qui l’idea di mettere insieme i nomi più famosi della scena musicale per un’iniziativa di solidarietà destinata a diventare la prima di una serie di eventi analoghi. Dal punto di vista artistico non si trattò di forse un capolavoro: brano orecchiabile, costruito per restare in mente, con testo piuttosto banale. Ma l’iniziativa ottenne un grande risultato: calcolando anche il successivo concerto Live Aid si stima che furono raccolti circa 150 milioni di sterline.
Certo, all’epoca era facile essere solidali: le immagini dei bambini affamati erano strazianti, e le loro famiglie avevano il “buon gusto” di non pretendere di fuggire dalla miseria, restando nel loro paese d’origine e consentendoci di sentirci buoni “aiutandoli a casa loro”.
Tutto molto natalizio.

Prendiamo spunto da quell’evento, ormai piuttosto datato, perché in questi quattro decenni il mondo è cambiato. Non in meglio. E sono davvero in tanti quelli che a Natale avranno altro a cui pensare.

Continueranno a non festeggiare il Natale le popolazioni più povere dell’Africa vittime di carestie, persecuzioni, conflitti. Situazioni per le quali i nostri paesi ricchi hanno responsabilità pesanti. Ma insieme a loro non lo festeggeranno quelli che stanno provando a conquistarsi una vita migliore, diritto inviolabile di ogni essere umano, e sono impegnati ad attraversare il deserto, o cercano di imbarcarsi su bagnarole che potrebbero trascinarli in fondo al mare, o ancora sono reclusi nei lager libici che noi abbiamo finanziato per tenerli lontani.

Non festeggeranno il Natale le popolazioni ucraine alle prese con una guerra voluta da un criminale come Putin, ma alimentata e prolungata dall’Italia e dalle altre nazioni occidentali, sulla base di calcoli di convenienza geopolitica che non tengono in nessuna considerazione il numero di vite umane da sacrificare.

Non festeggeranno il Natale i Palestinesi, vittime di una rappresaglia feroce che ricorda molto, nelle logiche, quelle della “guerra al terrore” combattuta (e persa) dall’occidente tra Iraq, Afghanistan, Yemen e Libia. Guerra che ha lasciato distruzione, instabilità e più aspiranti terroristi di quelli che c’erano prima.

E senza guardare tanto lontano, non festeggeranno il Natale nemmeno le 1.500 famiglie dei lavoratori dei call center messi per strada, proprio sotto le Feste, dalle scelte di un governo che ha approfittato della fine del mercato tutelato di luce e gas per revocare la clausola sociale, che avrebbe consentito loro continuità lavorativa presso i nuovi gestori. Una scelta poco natalizia ma che risponde alla logica del libero mercato, in cui le imprese devono essere lasciate libere di fare ciò che vogliono.

Quasi quarant’anni. Il mondo non è migliorato, ma anche noi siamo peggiorati. Ci siamo chiusi e siamo diventati più egoisti ed indifferenti. Ciò che accade fuori dalla porta di casa non c’interessa, e non abbiamo nessuna voglia di batterci per migliorare le cose. Neanche quando ci viene richiesto di aderire ad una giornata di sciopero per chiedere, tutti insieme, un Paese più giusto.

Alla fine il nostro atteggiamento verso gli altri è sintetizzato nel verso più riuscito del brano della Band Aid, affidato alla voce di Bono Vox:
“Tonight thank God is them instead of you”
Stanotte ringrazia Dio che tocchi a loro invece che a te.

Che si sia credenti o meno, il Natale è un’occasione per riunirsi , per stare insieme e coltivare rapporti che durante l’anno tendiamo a trascurare. Si festeggia una nascita: sarebbe bello se fosse anche l’occasione per una rinascita, per ragionare su quanto in quel momento si sia privilegiati. E riscoprire la capacità di indignarsi, di rifiutare un mondo davvero troppo brutto. Sarebbe già un buon inizio.

A tutti voi e alle vostre famiglie i più sinceri auguri di buone feste dalla Fisac Abruzzo Molise.

 

 

 

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