Lavoro: Governo dove sei?


Purtroppo, dobbiamo con rabbia ammettere che per i più giovani il lavoro in Italia è spesso un traguardo difficile da raggiungere.

Ai politici di oggi, che in massima parte vivono in un mondo lontano dalla realtà quotidiana, possiamo dire che oggi abbiamo bisogno di realismo: dobbiamo oltrepassare le sterili critiche sul rapporto fra giovani e mondo del lavoro, prendere atto che le occasioni di impiego non sono adeguate e le opportunità lavorative sono scarse o limitate.

Parliamo con superficialità di flessibilità e di adattabilità, dimenticando che i giovani oggi non disdegnano il lavoro manuale, che in una società informatizzata e  sempre più virtuale può essere anche stimolante, ma si limitano a  rifiutare lo sfruttamento e la mancanza di valorizzazione. Giustamente hanno paura di tutto ciò che li possa intrappolare in condizioni di precarietà, dove né l’impegno né la competenza vengono riconosciute. I giovani di oggi accettano ogni tipo di impiego,  anche quelle attività che non siano coerenti con la preparazione posseduta, sono disponibili a “pedalare” sotto la pioggia e il freddo o sotto la calura estiva, chiedendo solo che essi siano discretamente pagati.

Il Papa non ha paura di dichiarare che il lavoro è una dimensione irrinunciabile alla vita sociale perché non solo è un modo di guadagnarsi il pane, ma anche un mezzo per la crescita personale, per esprimere se stessi e per vivere come popolo. Il Papa insiste sul fatto che i giovani devono avere contratti dignitosi, i quali devono salvaguardare i tempi e gli spazi in famiglia, Egli proclama che il riconoscimento della dignità umana passa dalla promozione del lavoro.  

Molti si interrogano su chi attribuire la colpa di questa squallida situazione. Non è solo una questione di “crisi economica”, il problema principale sono i limiti strutturali del mercato, con  poche occasioni, con contratti a breve e precari, poi viene la preferenza amorale data ai raccomandati dalla politica, male storico del nostro paese, poi la minore esperienza nel mondo del lavoro, la concorrenza degli immigrati comunitari ed extracomunitari oramai in tutti le categorie economiche, e le regole troppo rigide per l’ingresso nel mondo del lavoro, con le giovani donne che rimangono le più penalizzate.

E’ il sistema economico nel quale viviamo che si ispira a fondamenti errati e falsificati, come la notissima teoria di Adamo Smith, che nel lontano 1776 promulgò l’articolo primo della costituzione capitalista, decretando che  ognuno facendo i propri interessi (per egoismo, per tornaconto) contribuisce all’interesse collettivo. Ci hanno così imposto teorie che hanno provocato solo disastri. Questo signore, tanto osannato e riverito, aveva nella sua “grande magnificenza”  dimenticato una metà del mondo, quella femminile, che  non agiva mossa dall’egoismo individuale, che produceva con efficienza in famiglia e nei lavori agricoli.

Se poniamo attenzione sul rapporto tra donne e lavoro sentiamo l’urgenza di rivalorizzare il ruolo delle donne,  che la teoria economica capitalista ha negato per secoli, non riconoscendo, né dando un valore reale (economico) al lavoro delle donne, che tra le mura domestiche hanno mandato avanti il mondo.

Non commette errore chi sostiene che ad oggi in Italia solo una donna su tre ha un lavoro regolarmente retribuito, ovviamente al di sotto della media europea.

Essere mamma oggi è una sfida alla resistenza, se pensiamo al sostegno alla maternità assicurato nel nostro paese o  al numero degli asili o al progressivo abbandono dei disabili e degli anziani da parte delle istituzioni.

Ma il governo sembra ignorare tutto questo, preferendo ragionare secondo “dati” Istat.

 

Antonello Pesolillo 
Presidente Assemblea Generale Fisac Chieti

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