L’alternanza scuola lavoro spiegata in parole semplici.


Quello che riportiamo è un intervento del Prof. Alessandro Barbero, datato giugno 2017, nel quale spiegava le ragioni che avevano portato all’introduzione della “Buona scuola” e dell’alternanza scuola-lavoro.

Riascoltandole adesso le sue parole appaiono profetiche, e si finisce per considerare inevitabile che prima o poi dovesse succedere che un ragazzo di 18 anni, invece di essere seduto al suo banco in classe, perdesse la vita per un incidente sul lavoro.

Riportiamo la trascrizione dell’intervento. Chi preferisce può guardare il video, linkato in fondo all’articolo.

Io parlerei anche di scuola in questo contesto, perché parlare di scuola è difficilissimo. Ovviamente saranno spunti anche molto eterogenei.
E’ quello il canale che storicamente serviva per far sì che i saperi elaborati dagli specialisti venissero poi diffusi. E’ a scuola che uno si trovava di fronte un libro di testo che si supponeva dovesse riassumere le cose, lo stato dell’arte nel vero senso di questa espressione: cioè tutto ciò che gli specialisti oggi pensano e conoscono, e tu lo studiavi, e si dava per scontato che chi andava a scuola doveva uscirne essendo al corrente a grandi linee di tutte le cose più importanti della cultura.
Ovviamente il problema era: chi andava a scuola?
Per molto tempo a scuola ci andavano in pochi, e andava bene così perché guarda caso, quando a scuola ci andavano in pochi – penso al settecento, all’ottocento, ancora all’inizio del novecento – si dava però per scontato che andare a scuola, andare al liceo, intendo dire fare le superiori, era indispensabile per avere poi un ruolo dirigenziale nella vita.
L’esercito italiano, durante la prima guerra mondiale, ha un disperato bisogno di ufficiali, tanto che alla fine manda a comandare i plotoni e le compagnie dei diciannovenni, ma su una cosa non transige: devono aver finito le scuole superiori. Alla fine si accetta anche l’istituto tecnico, va bene, ma per fare l’ufficiale deve aver finito le scuole superiori.
Perché sapere il latino serve per fare l’ufficiale in trincea? Sì, evidentemente! Questa era la loro risposta.
Così come in Inghilterra, se uno
voleva fare il pastore anglicano, la via normale era: intanto ti iscrivi a Oxford o a Cambridge, e quando ti sei laureato potrai fare il pastore anglicano.
Poi lo sappiamo tutti cosa è successo. E’ successo che si è detto: “In un grande movimento democratico tutti devono avere accesso a questo, tutti devono avere tanti anni durante i quali studiano e si impadroniscono della cultura comune. Non si deve più avere un mondo in cui solo l’élitequelli che comandano possiedono la cultura: tutti devono averla, tutti i ragazzi devono avere anni e anni durante i quali studiano e imparano anziché dover lavorare come è sempre successo ai loro padri e ai loro nonni.”
E poi lo sappiamo tutti. O meglio, non lo sappiamo affatto ma abbiamo – io ho – la vaga sensazione di un po’ di cose che sono successe. Che in questo percorso si è cominciato a dire: “Sì però il latino andava bene per tutti finché erano soltanto i padroni che andavano a scuola, adesso che ci vanno anche i figli degli operai a cosa serve insegnare a loro il latino?”
E via via si è cominciato a dire: “Ma il libro di testo dopo tutto serve? Oggi poi che abbiamo tutte queste meraviglie, si fa tutto online, a che cosa serve?”

E lì il ritorno indietro. Mentre prima, finché a scuola ci andavano i figli dei padroni, tutti sapevano che andare a scuola era importantissimo per fare di te una persona più forte e con più possibilità, quando hanno cominciato ad andarci anche i figli degli operai si è cominciato a dire: “Ma in fondo in fondo siamo sicuri che poi tutto questo serve?
E
adesso siamo arrivati al punto che questa grande conquista per cui si era detto: “Tutti devono avere davanti molti anni durante i quali studiano senza chiedersi a cosa mi servirà questo specificamente” non va più bene, si è cominciato a dire e a pensare che per mandare la gente a scuola però la cosa poi deve essere spendibile sul mercato del lavoro, e si è arrivati adesso all’assurdità che si è tornati a dire ai ragazzi, come ai loro nonni analfabeti: “Anche se avete soltanto sedici, o diciassette, o diciotto anni, però un po’ di lavoro lo dovete fare. Che è questo lusso di passare quegli anni solo a studiare a scuola?
No no! Alternanza scuola lavoro!”

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