Chi paga le tasse in Italia?


Nella speciale classifica del “chi sale e chi scende” sul registro dei contribuenti dell’Agenzia delle Entrate, nel primo semestre dell’anno crescono ancora dipendenti e pensionati, svaniscono lavoratori autonomi ed evasori, mentre Iva e imposte sui giochi segnalano un crollo dei consumi. Sulla scrivania del ministro dell’Economia Giorgetti, impegnato nella legge di Bilancio in un’improbabile quadratura tra le scarse risorse disponibili e il mantenimento delle promesse elettorali, arrivano dati poco incoraggianti sull’andamento delle entrate fiscali e di riflesso sulla congiuntura economica.

Intanto la lotta all’evasione, che secondo i dati del Mef si affievolisce sempre più. Nel primo semestre dell’anno le entrate da accertamento e controllo segnano un calo del 10,1%. A incidere maggiormente è il mancato recupero delle imposte dirette, con un 21% in meno rispetto all’anno precedente. Il recupero di evasione delle imposte indirette, grazie soprattutto al meccanismo dello split payment applicato al prelievo dell’Iva, compensa invece parzialmente la flessione generale, registrando un incremento del 5,3%. Ma in totale mancano all’appello dell’Agenzia delle Entrate 613 milioni di euro per bissare il già magro bottino del 2022.

Cresce il gettito dalle ritenute Irpef sugli stipendi dei dipendenti del settore privato (+6,3%), del pubblico (+9%) e sui lavoratori autonomi (+4%), che segnala se non altro un aumento dei lavoratori contrattualizzati. Mentre sono in profondo rosso le entrate che dovrebbero arrivare “spontanee” dai versamenti in autoliquidazione (-17,2%). Profondo rosso anche dai flussi delle imposte sui redditi da capitale e sulle plusvalenze, una contrazione di 2 miliardi e 33 milioni di euro (-92,6%), dovuto ai risultati negativi del risparmio gestito nel 2022 rispetto al 2021. Il crollo dei rendimenti ha investito in particolare i fondi pensione e le varie forme di previdenza integrativa.

In controtendenza le entrate delle imposte indirette, che crescono, anche se molto meno del tasso d’inflazione, contro le aspettative. Un andamento che sembra denunciare una significativa frenata del volume dei consumi finali e una ripresa dell’evasione. Il gettito Iva ha segnato un più 3%, risultato di un aumento sugli scambi interni del 5,4% e di un calo sulle importazioni dell’11%. In controtendenza l’industria, con un mancato gettito del 3,9% che conferma la retromarcia del settore e una forte difficoltà a trasferire sulla filiera l’aumento dei costi.

La tanto odiata accisa sui prodotti energetici marca incrementi percentuali a due cifre: +20,3% pari a 1.856 milioni di euro solo nel primo semestre. Ma cala il prelievo sull’energia elettrica (-41 milioni di euro, pari a –2,7%), mentre l’accisa sul gas naturale per combustione (gas metano) ha generato entrate in discesa per 1.242 milioni di euro (-769 milioni di euro, pari a –38,2%).

Cresce il gettito dell’imposta sul consumo dei tabacchi, a 5.252 milioni di euro (+62 milioni di euro, pari a +1,2%). Infine, l’imposta sulle successioni e donazioni ha fatto registrare entrate per 503 milioni di euro (+46 milioni di euro, pari a +10,1%).

Crollano le entrate delle imposte sui giochi e le lotterie, un’attività tradizionalmente assai cara a disoccupati e pensionati. Se si considerano solo le imposte indirette, il gettito totale in sei mesi è stato di 3.575 milioni di euro (3.301 milioni di euro in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, pari al 48%). Un sociologo ci vedrebbe un’altra spia accesa sulle crescenti difficoltà economiche in cui versano i ceti popolari.

 

Articolo di Luciano Cerasa sul Fatto Quotidiano del 30/8/2023

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