Cgil: drammatici i numeri della povertà in Provincia dell’Aquila


In provincia dell’Aquila, il tema della povertà ha oramai assunto toni drammatici.

A dirlo sono il segretario della Cgil, Francesco Marrelli, e il direttore del patronato Inca, Dario Angelucci che hanno analizzato le prestazioni erogate dall’INPS, relative al secondo quadrimestre del 2021: ebbene, “restituiscono un quadro di massima allerta”.

Nel corso del 2021, circa 8.000 persone hanno percepito il reddito o la pensione di cittadinanza. “Visto che gli appartenenti ai loro nuclei familiari sono circa 17.000, e non si registra una variazione significativa rispetto all’anno precedente, è palese che il problema ha un tratto strutturale che la misura di sostegno al reddito contiene ma non risolve”, sottolineano Marrelli e Angelucci.Nello stesso periodo, inoltre, sono state liquidate, a seguito dei due provvedimenti normativi il DL 41/2021 e il DL 73/2021, oltre 7.500 pratiche di Reddito di Emergenza, con un conseguente impatto economico su oltre 15.000 beneficiari”.

Il dato più evidente è che circa un terzo dei beneficiari di questa misura per l’intero territorio abruzzese vive in aree della provincia dell’Aquila. “Questo significa che la marginalità geografica è la premessa di una marginalità economica e sociale. Sono soprattutto i giovani e le donne che pagano il prezzo più alto della crisi, spesso i migranti e coloro che non riescono a recuperare una possibilità di inserimento lavorativo. Il reddito di emergenza ha rappresentato, in questi mesi, una fondamentale forma di aiuto economico, introdotta a seguito della crisi pandemica, finalizzata a sostenere il reddito delle famiglie e dei cittadini maggiormente colpiti dall’emergenza COVID, arrivata però ad esaurimento per competenza, a settembre del 2021. Il vero nodo politico oggi è la resilienza economica del sistema e la sua capacità di generare nuove opportunità per il futuro”.

Sono in arrivo ingenti risorse economiche legate al Piano di accesso ai fondi del NEXT Generation EU. “Questi aiuti – sottolinea la Cgil – sono fondamentali per riparare i danni economici e sociali generati dall’emergenza COVID, soprattutto su un territorio già di per sé fragile che ha registrato, negli anni, l’avvicendarsi costante di crisi, dapprima di sovrapproduzione e poi legate ad eventi calamitosi. Lo scopo di tali risorse, però, rischia di essere vanificato se non saranno in grado di alimentare nuova occupazione, rivolta soprattutto alle nuove generazioni a cui si deve riconsegnare una prospettiva di vita dignitosa, attraverso stabilità lavorativa e giusto salario. Occorre, pertanto, ripensare un modello economico e sociale che veda nei bisogni delle persone il perimetro dell’azione della politica, e restituisca diritti e dignità alle nostre comunità”.

C’è bisogno di concretizzare la missione dedicata all’inclusione e alla coesione sociale e di trovare nello sviluppo economico del territorio nuove possibilità di crescita e di investimento attraverso infrastrutture, scuole, sanità, lavoro stabile e di qualità e sostegno al reddito. “La ripresa economica degli ultimi mesi non può essere assunta solamente come un aumento asettico del Pil, ma deve essere finalizzata ad alimentare lavoro nella forma della stabilità contrattuale, al superamento delle disuguaglianze ed al contrasto delle povertà, anche attraverso una seria redistribuzione della ricchezza e del reddito. Occorre un Patto di azione fra le varie espressioni di rappresentanza per tentare la strada della crescita sostenibile anche dal punto di vista sociale, affinché nessuno resti indietro, e per consentire alla nostra provincia di valorizzare specificità, vocazioni e storia della sua comunità. Una comunità territoriale, chiamata a reagire con un grande sforzo collettivo”, concludono Marrelli e Angelucci.

 

Fonte: www.news-town.it

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