BPER Banca: oste, il tuo vino è buono?


Leggiamo della nomina del Gruppo Bper a Top Employer, una sorta di certificazione “terza” delle aziende in cui vengono offerte “eccellenti opportunità di lavoro”.

Siamo andati a vedere come funziona.

Vengono rivolte delle “domande chiave”, la cui risposta viene validata, sottoposta a revisione, verificata da un audit esterno, dotata di un punteggio “oggettivo”. La fonte di queste notizie è il sito di Top Employers.

Poi leggiamo, in un’intervista ad un manager della società, che la certificazione rilasciata dall’istituto “non è un’indagine di clima e non prevede domande dirette ai dipendenti“.

Quindi: una società certifica che un’azienda è a livelli di eccellenza nel capo “risorse umane”, e costruisce tale giudizio da una serie di risposte che la stessa azienda valutata rilascia, con esclusione espressa di qualunque domanda rivolta alle “risorse umane”, ovvero coloro che dovrebbero avere una opinione diretta (magari variegata) delle opportunità offerte dalla propria azienda, e di come si lavora all’interno della stessa.

Chiedere all’oste se il vino è buono è un celebre e vecchio detto. Non sapevamo fosse assurto a metodo di valutazione oggettiva e certificata. Siamo certi della severità e professionalità del percorso che conduce alla certificazione.

Sospettiamo che la medesima non sia rilasciata a titolo gratuito.

Attendiamo a questo punto che il Gruppo Bper renda noti gli investimenti stanziati in nuovi software, hardware, reti di connessione, IT, comparandoli con gli investimenti stanziati dai suoi concorrenti, che sono da individuare nei primi 8 gruppi bancari.
Sarebbe una prima, importante verifica di quanto il Gruppo tenga a migliorare effettivamente il modo di lavorare dei suoi dipendenti.

 

Fonte: Inform@Fisac, notiziario di informazione della Fisac/Cgil Gruppo BPER, numero di febbraio 2020.

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