Banchieri e mine antiuomo


Un segnale davvero preoccupante.

Il Presidente Mattarella ha rinviato alle Camere una legge di iniziativa parlamentare che puntava ad impedire il finanziamento dei produttori di mine anti-uomo.

Le mine anti-uomo sono tra le armi più subdole e disumane mai inventate. Per questo le convenzioni di Oslo e di Ottawa, da tempo ratificate con le leggi n. 106 del 1999 e n. 95 del 2011, ne hanno previsto il bando richiedendo a tutti gli Stati l’adozione di sanzioni penali per i finanziatori degli ordigni vietati.

La richiesta è stata recepita dalla legge licenziata dal parlamento ed inviata a Mattarella. La legge introduce il “divieto totale” del finanziamento a qualsiasi titolo delle aziende che producono mine anti-uomo e bombe a grappolo da parte di banche, intermediari finanziari o fondi pensione.
A vigilare sono chiamati la Banca d’Italia, l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, la Commissione di vigilanza sui fondi pensione. Gli intermediari che violano la legge sono puniti con la sanzione amministrativa pecuniaria da 150.000 euro a 1.500.000 e la perdita temporanea, da due mesi a tre anni, del requisito di onorabilità necessario per le attività bancarie.
La norma prevede inoltre sanzioni penali per i soggetti che concretamente pongano in atto le operazioni di finanziamento: reclusione da 3 a 12 anni, oltre alla multa da euro 258.228 a 516.456.

Apparentemente tutto legittimo, tutto nel rispetto degli accordi internazionali. Cosa c’è che non va?

C’è che uno degli articoli della legge da promulgare prevede l’esclusione della sanzione penale per determinati soggetti che rivestono ruoli apicali e di controllo (per esempio i vertici degli istituti bancari, delle società di intermediazione finanziaria e degli altri intermediari abilitati).
Spiegato in parole semplici: avevano fatto una legge che puniva gli impiegati ma salvava i vertici delle banche finanziatrici dei produttori di mine antiuomo.
Una norma scritta in questo modo è in palese contrasto con l’Art.3 della Costituzione che, come sottolineato dal Quirinale, “vieta ogni irragionevole disparità di trattamento fra soggetti rispetto alla medesima condotta”.
Per questo motivo il Presidente della Repubblica ha rinviato la norma alle Camere, rifiutandone la promulgazione e chiedendo che venga adeguatamente modificata.

Un episodio che conferma quanto abbiamo avuto modo di constatare in più occasioni negli ultimi mesi: i vertici delle Banche cercano in tutti i modi di scaricare le loro responsabilità sui livelli inferiori.
La novità è che, per la prima volta, si è cercato di legittimare questi comportamenti con una norma di legge, quasi a voler costituire un’impunità preventiva.

Un tentativo che, per quanto bloccato dalla Presidenza della Repubblica, non può farci stare tranquilli.

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