Banca d’Italia: convogli senza direzione


DOVE STA ANDANDO LA VIGILANZA IN BANCA D’ITALIA?

In data 27 settembre 2018 la Banca convocava le OO.SS. per un incontro – meramente informativo – nel quale illustrava la riforma organizzativa della Funzione Vigilanza.

In quella occasione la Fisac Cgil faceva osservare come, già nella prima descrizione dei contenuti della riforma, fossero evidenti numerose criticità e aspetti sui quali sarebbe stata opportuna, da parte dell’Amministrazione, un’attenta riflessione (link).

Usando invece la solita presunzione che fa credere di poter fare a meno di indicazioni e suggerimenti dei Sindacati, la Banca ha preferito continuare a far finta che la declinazione al futuro di tanti verbi (“organizzeremo”, “gestiremo”, “terremo conto”) sarebbe stata sufficiente, in sé, a garantire l’esito positivo della riforma, pur nella totale inerzia gestionale.

A quasi un anno di distanza vogliamo evidenziare come, invece, le tante certezze espresse nei tempi verbali non abbiano trovato riscontro alcuno nella realtà, a posteriori, perché non solo la riforma della Vigilanza non ha dato finora gli effetti sperati (dalla Banca) in termini di efficienza della Funzione, ma ha anzi determinato pesanti risvolti lavorativi per i dipendenti sia in termini di mole di lavoro, sia di ingestibilità organizzativa.

Il primo effetto evidente della riforma è stata la chiusura di tutte le Divisioni distaccate di Vigilanza – Cuneo, Vicenza e Udine – sufficiente già in sé a dimostrare come il modello di decentramento operativo, ispiratore della riforma, fosse invece applicato in modo incoerente e fallimentare da principio, come la Fisac Cgil aveva giàfatto notare.

Il secondo effetto è stato quello di diffondere la comune opinione per cui, dopo la nascita dei Gruppi cooperativi e con la nuova organizzazione per Poli, nelle Divisioni di Vigilanza delle Filiali non capopolo non ci sarebbe stata più alcuna attività da svolgere e che a breve sarebbero diventate scatole vuote da raccolta differenziata. Col conseguente immediato drastico calo del personale assegnato.

Il terzo effetto è stato quello di sottrarre alla guida delle Direzioni locali delle Filiali non capopolo le attività delle Divisioni di Vigilanza relative alle BCC. L’accentramento decisionale e il decentramento operativo infatti hanno luogo per via di un’interlocuzione diretta tra Responsabili dei Poli, membri dei JST e Titolari delle Divisioni che esclude completamente le Direzioni locali, responsabili un tempo dell’attività svolta e dei rapporti con le Banche locali. Su nessuna delle attività decentrate è previsto infatti il coinvolgimento delle Direzioni locali, che si trovano a gestire il personale addetto senza avere visione alcuna, se non per tramite dei CapiDivisione, dei compiti assegnati per delega e, dunque, delle necessità organizzative delle Divisioni, a cominciare dalle esigenze di personale e delle conoscenze utili ai fini valutativi.

Il quarto effetto è stato quello di creare la più ampia confusione organizzativa tra Filiali capopolo, Filiali collegate e membri dei JST. Infatti, la creazione dei Poli è avvenuta senza che fosse ancora chiaro in che modo si sarebbe modulata in concreto la Vigilanza sui Gruppi bancari cooperativi. A questo si aggiunge una gestione organizzativa del tutto improvvisata di compiti e responsabilità in cui, rispetto al precedente modello, l’identificazione di chi fa che cosa procede con poche regole e molte eccezioni, senza una chiara definizione dei ruoli nei processi e in totale assenza di una visione prospettica. Manca inoltre una chiara possibilità di misurazione delle attività, col rischio di veder attribuire dati di lavoro non a chi li svolge o collabora in concreto, ma solo a chi mette la firma finale, con chiara penalizzazione delle Filiali collegate alle capopolo.

Il quinto effetto è stato quello di far ritenere risolte tutte le problematiche della Vigilanza in Amministrazione Centrale, come se il nuovo modello organizzativo fosse in grado, per il solo fatto di esistere, di far diminuire la mole di lavoro o conferisse ai colleghi superpoteri nei periodi di maggiore intensità lavorativa, visto che non sono stati previsti né incrementi di organico, né una più efficace divisione del lavoro e mentre, a dispetto dell’idea fondante la riforma, il decentramento operativo è intervenuto in modo molto marginale per quanto riguarda le attività svolte in A.C..

Il risultato complessivo, ad oggi, è una situazione di smarrimento generale in cui nulla è definito: il ruolo delle Direzioni locali (sia per Filiali capopolo che non), l’attribuzione di compiti e responsabilità tra i vari attori, la dimensione futura dell’attività lavorativa.

La Fisac Cgil continua a ritenere che l’importanza della Funzione di Vigilanza sia indiscutibile, tra le attività “core” della Banca d’Italia e che la sua azione possa rivelarsi tanto più efficace quanto più viene mantenuto fermo il principio di prossimità territoriale rispetto ai soggetti vigilati. A questo scopo occorre quanto prima correggere il modello, in modo che possa essere ripristinato un pieno e diretto coinvolgimento delle Direzioni locali e del personale delle Divisioni a livello territoriale. È altresì necessario gestire in modo proattivo i cambiamenti, rispetto a numerose attività su cui una valutazione prospettica non è mai avvenuta.

Questo vale anzitutto per il modello di Vigilanza sui Gruppi cooperativi, ma anche su altre attività già presenti o che si sono aggiunte: la mole delle CR da lavorare è incrementato in modo esponenziale senza una proiezione di cosa avverrà con l’introduzione del portale con accesso tramite SPID, l’evoluzione del sistema ICAS – che si è già rivelato molto impegnativo – non è stata stimata, come pure la collaborazione con le Segreterie tecniche dell’ABF o l’impegno nelle attività ispettive e di analisi su banche e altri intermediari. Questo non consente una valutazione adeguata delle esigenze di personale, attualmente in sovraccarico lavorativo perché ridotto nei numeri ai minimi termini. Su questo aspetto vale la pena sottolineare anche come su tutto il territorio nazionale la Banca disponga, in Vigilanza, di personale con competenze tecniche molto qualificate e come la sottoalimentazione o il sottoutilizzo di questo profilo professionale condurrà in breve ad una perdita complessiva nella capacità di analisi, non recuperabile nel tempo e non esternalizzabile.

Data la situazione, la Fisac Cgil ritiene che, nel fitto calendario previsto – nelle intenzioni – per settembre, vada improrogabilmente inserito un incontro che faccia il punto sull’andamento della riforma e che stavolta la Banca dovrebbe presenziare con un orecchio maggiormente teso all’ascolto delle problematiche dei colleghi e delle istanze delle OO.SS. che li rappresentano, rispetto a quanto finora è in essere.

Chiediamo inoltre di essere interessati per tempo in merito ai progetti futuri sulla Vigilanza, sia in termini di proiezione esterna, per quanto attiene la pianificazione nei rapporti con la BCE del modello di Vigilanza sui Gruppi cooperativi – ove chiediamo fin da subito che sia previsto e chiaramente delineato il ruolo delle risorse di Filiale a supporto dei colleghi del JST, al fine di svolgere la grande mole di lavoro che la supervisione su un conglomerato di questo tipo richiede – sia internamente, anche vista della prossima emanazione di un nuovo Piano strategico, in cui esortiamo sin da ora l’Amministrazione a porre il lavoro in posizione maggiormente centrale.

Roma, 19 luglio 2019

La Segreteria Nazionale
Fisac-Cgil Banca d’Italia

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