25 aprile: Resistenza è anche opporsi alla censura

Antonio Scurati è un giornalista, approdato al grande successo come scrittore grazie alla trilogia M. (con un quarto titolo in preparazione) nella quale racconta l’ascesa di Mussolini e le vita degli Italiani durante il periodo fascista.

Sabato scorso Antonio Scurati avrebbe dovuto leggere un suo monologo sul 25 aprile durante la trasmissione “Che sarà” in onda su rai 3, ma dalla dirigenza RAI è arrivato lo stop: il monologo non può andare in onda. Nell’immediato le ragioni non sono state rese note, ma è difficile non pensare che un testo nel quale si constatava la mancanza di antifascismo della Presidente del Consiglio e di molti dei membri del suo Governo non fosse gradito sulla TV di Stato.

Attenzione, perché i regimi giustificano sempre le loro azioni ammantandole di giustificazioni apparentemente logiche e di ideali a loro parere alti: difendiamo la nostra cultura, la nostra “razza”, le nostre tradizioni, il nostro stile di vita.
Di fronte all’ondata di polemiche la motivazione addotta è stata il compenso richiesto da Scurati per il suo intervento: 1.800 euro. Motivazione che evidentemente è apparsa più che adeguata a convincere “l’uomo della strada”: non si sprecano i soldi pubblici, perbacco! (A meno che non si tratti di bruciare miliardi per mandare armi in Ucraina e contribuire a causarne la totale distruzione).

Avete mai sentito parlare dell’effetto Streisand? E’ il fenomeno che si verifica quando il tentativo di nascondere una notizia la fa diventare virale e ne causa una diffusione enorme e incontrollata. Prende il nome da un episodio avvenuto nel 2003 quando un video pubblicato su Youtube per evidenziare l’erosione della costa californiana mostrò, tra le altre, la villa della cantante e attrice Barbra Streisand. In pochi se ne sarebbero accorti se la Streisand, ritenendo violata la sua privacy, non avesse chiesto la rimozione del video. Risultato: il video rimase online, e da quel momento ottenne centinaia di migliaia di visualizzazioni.

La Meloni afferma che il suo Governo sceglie i dirigenti in base alle loro capacità e non per “amichettismo”. Sarà anche vero, ma evidentemente la dirigenza RAI non conosce i meccanismi dell’informazione: la censura contro Scurati, oltre a costituire una chiara conferma delle sue accuse di vicinanza del Governo alle idee fasciste, ha causato la diffusione del testo del monologo su tutti i social, in tutta la rete, spingendo la conduttrice della trasmissione, Serena Bortone, a leggerlo in diretta sfidando la censura.
E a quel punto persino la Meloni, nel tentativo disperato di metterci una toppa, ha deciso di pubblicare il testo incriminato, provando a rimediare al disastro continuando però a sostenere l’assurda tesi del compenso eccessivo (pur affermando di non conoscere le vere ragioni veto alla messa in onda) e ricorrendo ai consueti toni vittimistici ed aggressivi,

In fondo all’articolo pubblichiamo anche noi il testo censurato, ritenendo la ribellione alla censura di Stato una doverosa forma di resistenza. Perché se è vero che c’è più il passo dell’oca e i balilla, è altrettanto vero che le idee fasciste sono assolutamente vive e si manifestano in modo più subdolo: magari facendo la faccetta buffa per mettere a tacere chi contesta, in modo da troncare sul nascere la discussione ed evitare di entrare nel merito.

Prima però pubblichiamo la replica di Scurati alla Meloni, che nel tentativo di mostrare la sua apertura al dialogo ha finito per aggredire ulteriormente lo scrittore.

Gentile Presidente, leggo sue affermazioni che mi riguardano. Lei stessa dice di non sapere quali siano le vere ragioni della cancellazione del mio intervento in Rai. Bene, la informo che quanto lei incautamente afferma – pur ignorando per sua stessa ammissione la verità – è totalmente falso, sia per ciò che concerne il compenso, che per che riguarda l’entità dell’impegno. Non credo di meritare questa ulteriore aggressione diffamatoria. Io non ho polemizzato con nessuno né prima né dopo. Sono stato trascinato per i capelli in questa vicenda. Ho solo accolto l’invito di un programma della tv pubblica a scrivere un monologo ad un prezzo consensualmente pattuito con la stessa azienda, dall’agenzia che mi rappresenta e perfettamente in linea con quello degli scrittori che mi hanno preceduto. La decisione di cancellare il mio intervento è evidentemente dovuta a motivazioni editoriali, così come dichiarato esplicitamente in un documento aziendale, adesso pubblico. Il mio pensiero su fascismo e post fascismo ben radicato nei fatti doveva essere silenziato, continua ad esserlo ora che si sposta la discussione sulla questione pretestuosa del compenso. Pur di confondere le acque, un capo di governo, usando tutto il suo potere non esista ad attaccare un cittadino e scrittore. Questa presidente è una violenza, non fisica certo, ma pur sempre una violenza. È questo il prezzo da pagare oggi nella sua Italia?”

La Resistenza continua. E l’errore più grande, il regalo più grande che potremmo fare ai fascisti del XXI secolo, è convincerci che non ce ne sia più bisogno.


 

Il testo del monologo censurato:

Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924. Lo attesero sotto casa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L’onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l’ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all’ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro. Mussolini fu immediatamente informato.Oltre che del delitto, si macchiò dell’infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania.

In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l’omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944. Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati”

Queste due concomitanti ricorrenze luttuose – primavera del ’24, primavera del ’44 – proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica – non soltanto alla fine o occasionalmente – un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista. Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia? Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così.

Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via. Dopo aver evitato l’argomento in campagna elettorale la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola “antifascismo” in occasione del 25 aprile 2023). Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell’anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana”.

Leggi anche

25 aprile: tutte le bugie sull’attentato di Via Rasella


Perché festeggiare ancora il 25 Aprile?


Il 25 Aprile spiegato a mia figlia




Assalto sede Cgil, condannati i leader di Forza Nuova Fiore e Castellino

Le pene, anche per l’ex Nar Luigi Aronica, Pamela Testa, Salvatore Lubrano e Lorenzo Franceschi, vanno da 8 anni a 8 anni e sette mesi. Dopo la lettura della condanna urla in aula. Anpi: “Perché non è considerato il reato di ricostituzione partito fascista?”


La Cgil venne assaltata da un commando di fascisti il 9 ottobre del 2021. Adesso non c’è più dubbio, il tribunale di Roma ha condannato sette persone, tra cui i principali esponenti del partito di estrema destra Forza Nuova con pene che vanno da 8 anni a 8 anni e sette mesi.

Si tratta di Roberto Fiore, il leader del movimento, Giuliano Castellino, all’epoca numero uno di Fn a Roma, e poi l’ex Nar Luigi Aronica, Pamela Testa, Salvatore Lubrano e Lorenzo Franceschi anche loro esponenti del neofascismo.

Dopo la lettura della sentenza è esploso il caos in aula. Un gruppo di neofascisti rivolti verso il giudice ha iniziato a cantare “la gente come noi non molla mai“. Poi, in molti, hanno rivolto il saluto romano verso la Corte.
Le forze dell’ordine li hanno portati a forza fuori dall’aula.

“Quel giorno la città venne messa a ferro e fuoco”, ha detto durante la sua requisitoria il pm Gianfederica Dito.
Nei confronti degli imputati, a seconda delle posizioni, la Procura contesta i reati di istigazione a delinquere, devastazione e resistenza pluriaggravata. Nel corso della requisitoria il pm ha ricostruito quanto avvenuto quel giorno. “Emerge dai video, che hanno cristallizzato i fatti, che siamo in presenza di eventi drammatici e cruenti con il tragico epilogo della devastazione della sede del sindacato. Quel giorno la parte centrale di Roma è stata in mano a sconsiderati. Un giorno funesto per la città e un attacco ad un simbolo dei lavoratori e della democrazia“, ha aggiunto il pm.

 

Anpi: “Perché non è considerato il reato di ricostituzione partito fascista?”

C’è senz’altro da essere soddisfatti per la condanna di Fiore, Castellino ed altri accoliti a più di otto anni di carcere dopo l’assalto alla sede della Cgil il 9 ottobre 2021. Stupisce però, a quanto leggo, che i capi d’imputazione siano solo devastazione aggravata in concorso e istigazione a delinquere. Non è stato neppure considerato il reato di ricostituzione del disciolto partito fascista, laddove la legge Scelba del 1952 ne definisce il profilo con inequivocabile chiarezza; tale reato si compie, fra l’altro, ‘quando una associazione o un movimento persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politico’. La plateale conferma di questo reato è avvenuta proprio, dopo la sentenza, dalla reazione di tanta parte del pubblico che fra fischi e urla si è distinta nell’ostentare il saluto romano. Che altro si aspetta per mettere fuori legge le organizzazioni neofasciste?“, è il commento di Gianfranco Pagliarulo, presidente nazionale Anpi, in merito alle condanne degli esponenti di estrema destra.

 

Fonte: La Repubblica




Roseto: saluto romano e inno fascista contro chi rientrava dalla manifestazione Cgil

 “Saluti romani e inno fascista contro chi rientrava dalla manifestazione a sostegno della Costituzione”

A denunciarlo la Cgil; è successo alla stazione di Roseto nella notte di sabato 7 ottobre, intorno alle 23:45, al rientro dalla manifestazione di Roma a sostegno della Costituzione dal titolo “La Via Maestra”.

 

La nota della Cgil

 

Nel momento in cui gli ultimi partecipanti scendevano dal pullman e ritiravano le bandiere rosse della Cgil, Giuseppe Tiberio, componente l’Assemblea generale della Cgil e delegato della Fiom, da sempre impegnato nell’attività politico-sindacale nel territorio rosetano, insieme ad altre tre persone è stato raggiunto da un gruppo di circa 7-8 ragazzi, che con fare minaccioso hanno rivolto pesanti insulti, mentre facevano il saluto romano.

Tiberio e le altre tre persone hanno deciso di non rispondere alle provocazioni ed allontanarsi per raggiungere l’auto. Il gruppo così, non pago, ha intonato l’inno fascista.

E’ difficile derubricare l’accadimento come una banale “bravata” da parte della goliardia di alcuni ragazzi. Riteniamo invece che bisogna stigmatizzare l’accadimento come un episodio gravissimo, proprio perché sono i ragazzi ad averlo commesso.

Giovani che evidentemente non hanno ben compreso cosa sia stato il “fascismo” e non averlo compreso appieno mette in pericolo loro stessi.

Non denunceremo l’accaduto alle autorità perché riteniamo sia stata l’ignoranza e l’inconsapevolezza a muovere i ragazzi. Al contrario, invece, continueremo ad impegnarci, come abbiamo fatto lo scorso 7 ottobre a Roma, per diffondere e raccontare i valori imprescindibili su cui si basa la nostra Costituzione, per la quale tanti uomini e tante donne hanno perso la vita.

Continueremo a creare spazi di democrazia per aumentare la consapevolezza e ricordare che l’antifascismo è il perno su cui si basa la storia collettiva di questo Paese.

Fonte: Abruzzoweb




La lettera della Preside sull’aggressione di Firenze e l’agghiacciante reazione della maggioranza

A distanza di pochi giorni dall’aggressione squadrista avvenuta a Firenze, Annalisa Savino la preside del liceo Leonardo Da Vinci, ha scritto ai suoi studenti la lettera che riportiamo integralmente.

Cari studenti,

in merito a quanto accaduto lo scorso sabato davanti al Liceo Michelangiolo di Firenze, al dibattito, alle reazioni e alle omesse reazioni, ritengo che ognuno di voi abbia già una sua opinione, riflettuta e immaginata da sé, considerato che l’episodio coinvolge vostri coetanei e si è svolto davanti a una scuola superiore, come lo è la vostra. Non vi tedio dunque, ma mi preme ricordarvi solo due cose.

Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. E’ nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti. “Odio gli indifferenti” diceva un grande italiano, Antonio Gramsci, che i fascisti chiusero in un carcere fino alla morte, impauriti come conigli dalla forza delle sue idee.

Inoltre, siate consapevoli che è in momenti come questi che, nella storia, i totalitarismi hanno preso piede e fondato le loro fortune, rovinando quelle di intere generazioni. Nei periodi di incertezza, di sfiducia collettiva nelle istituzioni, di sguardo ripiegato dentro al proprio recinto, abbiamo tutti bisogno di avere fiducia nel futuro e di aprirci al mondo, condannando sempre la violenza e la prepotenza. Chi decanta il valore delle frontiere, chi onora il sangue degli avi in contrapposizione ai diversi, continuando ad alzare muri, va lasciato solo, chiamato con il suo nome, combattuto con le idee e con la cultura. Senza illudersi che questo fastidiosi rigurgito passi da sé. Lo pensavano anche tanti italiani per bene cento anni fa ma non è andata così.

Diverse le reazioni positive alla lettera, a partire da quella del sindaco di Firenze Nardella, che ha ringraziato la Preside.

Si aspettava una dichiarazione da parte di Fratelli d’Italia, partito molto vicino agli aggressori, che si era fatto notare per il suo assoluto silenzio, come evidenziato anche nella lettera (le omesse reazioni).
Alla fine la dichiarazione è arrivata da un esponente di peso, il Vice Capogruppo alla Camera di FdI, Alfredo Antoniozzi, ed è una dichiarazione sconcertante:

“Racconti ai ragazzi gli orrori del comunismo.  Alla preside Savino che ha scritto una sorta di lectio magistralis ai suoi studenti sugli scontri di sabato scorso raccomandiamo alcune integrazioni”

Ancor peggio è riuscito a fare Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione in quota Lega:

“È una lettera del tutto impropria, mi è dispiaciuto leggerla, non compete a una preside lanciare messaggi di questo tipo e il contenuto non ha nulla a che vedere con la realtà: in Italia non c’è alcuna deriva violenta e autoritaria, non c’è alcun pericolo fascista, difendere le frontiere non ha nulla a che vedere con il nazismo. Sono iniziative strumentali che esprimono una politicizzazione che auspico che non abbia più posto nelle scuole; se l’atteggiamento dovesse persistere vedremo se sarà necessario prendere misure”

Se qualcuno avesse ancora dei dubbi sull’atteggiamento del partito della premier Meloni e dei suoi alleati in materia di fascismo e violenza, queste dichiarazioni li spazzano via: non solo vengono tollerati, ma giustificati e sminuiti.




Fratelli d’Italia: interrogazione parlamentare contro i congressi CGIL

Riportiamo di seguito una notizia a dir poco preoccupante, cioè un’interrogazione parlamentare da parte di esponenti dell’attuale partito di maggioranza finalizzata ad ostacolare, o ancor meglio impedire, l’organizzazione di congressi da parte della Cgil. La colpa, gravissima, del sindacato: aver utilizzato ambienti pubblici, quindi a disposizione della collettività, per organizzare riunioni nelle quali si è permesso di esibire il suo simbolo, e addirittura di avere un chiaro indirizzo politico.

Spesso si sente ripetere che il fascismo non esiste più. Ma forse a mancare è la capacità di riconoscerlo. E come si può definire l’atteggiamento di chi tenta di mettere a tacere le voci che dicono cose che non gli piacciono, se non fascista?


Può essere ospitato in un ateneo, e quanto ha pagato la Cgil per tenere il suo congresso provinciale nell’aula magna di UniTe? Se lo chiedono i due deputati di Fratelli d’Italia, Fabio Roscani e Chiara La Porta, che hanno presentato una interrogazione al ministero dell’università, sui congressi della Cgil di Teramo e di Torino.

“Tenuto conto che, nel mese corrente, gli atenei di Teramo e Torino hanno ospitato due riunioni dei rispettivi congressi provinciali della Cgil, riunioni deliberatamente politicizzate nelle quali sono stati anche esibiti identificati simbolici e con chiaro indirizzo politico, abbiamo presentato un’interrogazione al Ministro dell’Università e della Ricerca per sapere se sia a conoscenza dei fatti e se ritenga opportuno che tali tipologie di eventi si tengano all’interno di spazi accademici e in giorni in cui è previsto lo svolgimento delle lezioni” – 
dicono i due deputati –

Roscani e La Porta, presidente e vicepresidente di Gioventù Nazionale, illustrando l’interrogazione presentata al ministro Anna Maria Bernini, aggiungono. “Nel testo chiediamo, inoltre, una verifica sulle condizioni alle quali è stata concessa la fruizione degli spazi universitari, tanto dal punto di vista economico, tenuto conto che esiste nel regolamento degli Atenei un tariffario, quanto dal punto di vista della tipologia degli eventi stessi che va valutata in base a criteri scrupolosi nel rispetto dei principidi pluralità e libera espressione“, concludono i parlamentari nella loro interrogazione.

 

Fonte: www.emmelle.it




Landini dal palco di Piazza del Popolo: “Tassare anche extraprofitti banche”

A un anno dall’assalto alla sede nazionale, la manifestazione dal titolo: “Italia, Europa, ascoltate il lavoro”

ROMA – “Non abbiamo bisogno di uomini soli al comando. Abbiamo già pagato pesantemente in questi anni, sia per quelli che dicevano di essere di destra che di sinistra e poi facevano le stesse politiche. Bisogna trovare tutti insieme le soluzioni”. Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, dal palco di piazza del Popolo, durante la manifestazione dal titolo: Italia, Europa, ascoltate il lavoro’. L’obiettivo è chiedere all’Italia e all’Europa di rimettere al centro i temi del lavoro e della giustizia sociale e al prossimo Governo rilancerà le sue dieci proposteLa manifestazione della Cgil si svolge a un anno dall’assalto alla sede nazionale di corso d’Italia.

 

LANDINI: POLITICA INERTE, SCIOGLIERE PARTITI FASCISTI

Chi non ha fatto ancora il proprio mestiere sono quelli che siedono in Parlamento perché abbiamo chiesto una cosa molto precisa. Abbiamo chiesto un anno fa che si applicasse la Costituzione: tutte le forze che si richiamano al fascismo devono essere sciolte. Chi siede in Parlamento non ha fatto il suo dovere”, prosegue Landini.

fascismo
LANDINI: GOVERNO PRENDA SOLDI DOVE SONO E AVRA’ IL NOSTRO CONSENSO

Per affrontare la crisi energetica e gli extracosti che pesano su lavoratori e imprese “il governo vuole fare una cosa che abbia consenso? Vada a prendere i soldi dove sono e faccia una cosa che non ha fatto nemmeno il governo che abbiamo, e avrà il nostro consenso“, spiega Landini.

Il segretario generale della Cgil propone di attingere agli extraprofitti “non solo delle imprese energetiche ma anche di altri settori, come le banche”, e questo fondo “sia usato anche per le imprese”, perché “noi vogliamo salvare le imprese e i lavoratori”.


LANDINI: NO SCOSTAMENTI BILANCIO, LI PAGHIAMO NOI CON TAGLI A SOCIALE

C’è chi chiede scostamenti di bilancio” per affrontare la crisi energetica e gli extracosti, “ma gli scostamenti di bilancio poi li fanno pagare a noi, perché tagliano la sanità e la scuola”, prosegue Landini.


LANDINI: LE TASSE VANNO RIDOTTE A CHI LE PAGA NON A CHI EVADE

A chi dice che le tasse vanno abbassate a tutti diciamo che le tasse vanno ridotte a chi le paga, non a quelli che le evadono o non ne pagano abbastanza”. Maurizio Landini, segretario generale della CGIL, lo dice a piazza del Popolo.


Non è vero che questo paese è tutto povero, ci sono diseguaglianze”, sottolinea Landini, “siccome quelli che hanno vinto le elezioni dicono che hanno chiesto a tutti responsabilità, vadano a prendere i soldi dove sono”.


LANDINI: PRONTI A LAVORARE A MANIFESTAZIONE PER LA PACE

“Siamo pronti a lavorare per una grande manifestazione nazionale per la pace”.

 

Fonte: www.dire.it

 

Leggi anche

https://www.fisaccgilaq.it/banche/regalo-bce-alle-banche-extraprofitti-fino-a-40-miliardi.html




Mai più fascismi – Il 16 ottobre la Cgil in piazza a Roma

Cgil, Cisl e Uil organizzeranno sabato 16 ottobre a Roma una grande manifestazione nazionale e antifascista per il lavoro e la democrazia”. Lo affermano i segretari generali delle tre Confederazioni sindacali, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e PierPaolo Bombardieri.

L’assalto squadrista alla sede nazionale della Cgil – aggiungono i tre leader sindacali – è un attacco a tutto il sindacato confederale italiano, al mondo del lavoro e alla nostra democrazia. Chiediamo che le organizzazioni neofasciste e neonaziste siano messe nelle condizioni di non nuocere sciogliendole per legge”.

E’ il momento – concludono Landini, Sbarra e Bombardieri – di affermare e realizzare i principi e i valori della nostra Costituzione. Invitiamo, pertanto, tutti i cittadini e le forze sane e democratiche del Paese a mobilitarsi e a scendere in piazza sabato prossimo”.

Scarica la locandina

Stiamo raccogliendo le adesioni. Chiunque sia interessato a partecipare alla manifestazione contro il fascismo può contattarci:

 




Il marcio su Roma

Ricordate l’ #andràtuttobene? Non va tutto bene. Il green pass sarà uno strumento discutibile, ed io ne discuto spesso con persone serie che ne contestano la natura e l’efficacia. Tuttavia, sarebbe ora che chi manifesta contro il green pass si organizzasse in proprio affinché il suo dissenso non venisse regolarmente guidato da squadracce di fascisti che, guarda caso, tra tutti coloro con cui potrebbero prendersela, se la prendono con la CGIL.

Sarebbe ora si organizzasse in proprio, anche perché la polizia, spiace dirlo, è stata ancora una volta morbidissima con questa feccia.

L’Italia, Repubblica fondata sull’antifascismo, annovera storicamente tra le forze dell’ordine diversi seguaci di un nostalgico ritorno alle radici e alle pratiche fasciste. Una striscia nera attraversa le nostre istituzioni dal dopoguerra. Gente che non solo non è mai stata allontanata, ma ha fatto carriera. Qualcuno fa addirittura il diplomatico, l’ambasciatore.

Ci sono interi reparti che hanno sprangato nella caserma Bolzaneto manifestanti pacifici ed inermi, durante una notte d’estate del 2001 a Genova passata alla storia come “macelleria messicana”.
In nome dell’anticomunismo, abbiamo avuto Gladio, le stragi neofasciste con depistaggi operati da interi reparti di apparati dello Stato, una loggia P2 che con una mano ha comprato buona parte dell’informazione italiana mentre con l’altra, pare, pagava i neofascisti che hanno messo la bomba alla stazione di Bologna.

Quando vogliono, le forze dell’ordine picchiano, sprangano, torturano, depistano, spacciano (ricordate la caserma dei carabinieri di Piacenza, vera e propria cupola della droga, che era stata appena encomiata per l’alto numero di arresti effettuati?). Quando non vogliono, le forze dell’ordine lasciano fare.
I Black block distruggono la città di Genova impunemente. I fascisti di Forza Nuova assaltano e devastano le sedi della CGIL impunemente. La polizia democratica e repubblicana, spiace dirlo, in questi frangenti sembra essere una minoranza. Magari non lo è: si faccia sentire anche lei, allora.

Cari no green pass, è ora che decidiate da che parte stare. Potete continuare a discettare quanto volete della composizione dei vaccini, anche se a volte prendete pastiglie perché ve le ha consigliate il barista, “con quella sono stato bene subito”. Potete continuare a gridare alla violazione della privacy, anche se tra cellulare e social vi fate tracciare anche le mutande.

Decidere da che parte stare non vuol dire cambiare idea. Vuol dire dividere concretamente la propria posizione da questa gentaglia, prenderne le distanze fisicamente, combatterla sulle strade e nelle piazze, se non volete essere assimilati a loro. Stanno soffocando la vostra voce con il tanfo della merda che hanno nel cervello, stanno piallando le vostre argomentazioni con la violenza delle svastiche tatuate sulle loro braccia.

Gli stolti in buona fede se la prendono col dito, perché non vedono la luna. La feccia in malafede indica il dito perchè non vuole che si guardi la luna. La posizione della CGIL sul green pass è stata talmente attenta a tutte le sensibilità da essere addirittura criticata al suo interno per un presunto eccesso di tolleranza verso gli antivaccinisti.

Eppure quando si tratta di assaltare, di vandalizzare, di colpire con la violenza, l’obiettivo è la CGIL. E io dico “bene”. Vuol dire che questa organizzazione è ancora percepita come un baluardo, forse l’unico rimasto, e quindi da abbattere. Mai come oggi sono fiero di farne parte.

Ricordiamocene quando a volte, dopo esserci fatti il mazzo per i lavoratori, perdiamo tempo a parlare del nostro ombelico. Non ne vale la pena. Quel che conta è la forza, il presidio del territorio. La feccia lo ha capito, nella sua stoltezza. Ricordiamocene anche noi.


Articolo di Nicola Cavallini su ferraraitalia.it

 




La vera dittatura sanitaria e le cavie umane di Mussolini

Tra il 1925 al 1929 il duce diede l’autorizzazione a due oscuri ricercatori iscritti al partito, Giacomo Peroni e Onofrio Cirillo, di condurre un esperimento su larga scala a spese di centinaia di persone povere e vulnerabili, in violazione di ogni norma di etica professionale.


 

Una dittatura sanitaria (e non solo) in Italia l’abbiamo avuta, ed è stata quella del capo del fascismo ed ex socialista rivoluzionario Benito Mussolini. Allora, al posto del Covid, c’era la malaria.

E nel 1925, con il pretesto delle ricorrenti epidemie, il duce da tre anni al potere diede l’autorizzazione a due oscuri ricercatori iscritti al partito, Giacomo Peroni e Onofrio Cirillo, di condurre un esperimento su larga scala a spese di centinaia di persone povere e vulnerabili, in violazione di ogni norma di etica professionale. Un’impresa degna del dottor Mengele (ne parla lo storico di Yale Frank M. Snowden nel suo straordinario libro La conquista della malaria, Einaudi 2008).

I due scelgono un gruppo di duemila lavoratori impiegati nella bonifica di aree malariche in Puglia e in Toscana, gli tolgono il chinino (un farmaco usato per decenni contro la malattia, e che si era dimostrato efficace nel ridurre la mortalità) e gli somministrano del mercurio, un rimedio già ampiamente bocciato dalla comunità scientifica e dal Consiglio Superiore di Sanità.

Obiettivo dell’esperimento, in linea con le aspirazioni del regime, è dimostrare che l’Italia può curare la malaria senza dover dipendere dall’estero (all’epoca i Paesi Bassi hanno il monopolio della produzione di chinino). Una terapia alternativa, autarchica, per fare dispetto a Big Pharma.

I prodi camerati dividono le loro cavie in due gruppi: il primo è abbandonato all’infezione, viene cioè mandato a lavorare all’aperto in un ambiente infestato da zanzare anofele senza protezione alcuna, per capire come la malattia si evolva naturalmente nel corpo umano.
Al secondo vengono praticate delle iniezioni intramuscolari di mercurio. Quella che i malariologi del littorio chiamano «saturazione» va avanti per quattro anni, fino al 1929. Non si sa di preciso quante vittime e quante sofferenze abbia provocato l’ardito esperimento, anche se Peroni sostiene che i risultati sono stati «splendidi», tanto da proporre di «mercurializzare» l’intero esercito italiano.
Di opposto parere il Consiglio Superiore di Sanità: i partecipanti all’esperimento si sono ammalati tutti e il mercurio iniettato si è dimostrato totalmente inefficace. 

Ma questi per il fascismo sono dettagli, quisquilie rispetto agli interessi superiori della nazione. Anche la bonifica integrale delle paludi pontine, orgoglio dell’impero, «tornante della storia», una delle «cose buone» fatte dal Duce secondo i nostalgici, ha avuto un costo elevatissimo in termini di vite umane. Masse di disperati, disoccupati ed ex combattenti da tutta Italia aderiscono alla chiamata del regime e si riversano in quel lembo di terra desolata, accampandosi in modo precario e in condizioni igieniche disastrose, e sottoponendosi a fatiche disumane in mezzo a nugoli di zanzare.

Muoiono a migliaia per incidenti sul lavoro, tubercolosi e ovviamente malaria. Ma che importa: dice Mussolini che la bonifica è come una guerra, e i lavoratori sono soldati che hanno il dovere di morire in battaglia.

Archiviata la stagione dei diritti e ridotte al silenzio le poche voci di dissenso, Mussolini era libero di intervenire arbitrariamente su tutto, anche in materia sanitaria, fregandosene della scienza e della competenza. Lo chiamavano il Grande Medico…

Fonte : www.vassallidibarbero.it

 

Leggi anche:

https://www.fisaccgilaq.it/lavoro-e-societa/no-non-e-stato-mussolini-ad-istituire-tredicesima-e-pensioni-le-cose-buone-che-il-fascismo-non-ha-mai-fatto.html

fascismo

 

 

 

 

 

 




Perché festeggiare ancora il 25 Aprile?

Perché festeggiare ancora il 25 aprile?

Risponde con il suo stile chiaro ed efficace il prof. Alessando Barbero, in un breve video registrato nel 2020. Di seguito il testo dell’intervento; in alternativa si può scegliere di guardare il filmato linkato in fondo all’articolo.

“Perchè il 25 Aprile? Non è una domanda oziosa. E credo che anche la risposta non sia ovvia,

In Italia oggi – ma in realtà già da parecchi anni – le celebrazioni del 25 Aprile stanno attraversando una fase di transizione. Quelli che c’erano son rimasti in pochi; non c’è quasi più nessuno che ricordi davvero cosa volesse dire vivere nell’Italia di allora e che cosa sia stata quella guerra. Oggi viviamo in un mondo diverso: la stragrande maggioranza della gente è nata dopo e vive in un presente carico di preoccupazioni, ha davanti a sé un futuro pieno d’incognite se non di paure ed è anche comprensibile che per tanta gente questi fatti così lontani nel tempo non vogliano più dire molto. E anzi, io credo che noi storici dovremo accettare l’idea che verrà un giorno in cui il 25 Aprile, la Resistenza in generale, sarà ricordata come oggi ricordiamo il Risorgimento: un avvenimento storico, di cui si parla nei libri. Conosciamo i nomi di quei personaggi, di quegli eroi, di quelle battaglie perché le abbiamo studiate a scuola, ma non riusciamo più a capire veramente chi fossero, a condividere la loro visione del mondo, a capire perché erano disposti a farsi ammazzare.
Succederà anche alla Resistenza e non c’è niente da fare, bisogna accettarlo.

Però il 25 Aprile, nell’Italia di oggi, non è a rischio per l’indifferenza di una moltitudine di persone che vivono in un mondo diverso e, legittimamente, pensano al futuro e non al passato. Non è questo il punto.

A me sembra che il 25 Aprile, nell’Italia di oggi, sia a rischio soprattutto perché c’é una parte del Paese che ha imparato dalle proprie famiglie che il fascismo non era poi così male, e che Mussolini in fondo ha governato bene, ha fatto tante cose buone. E che i partigiani invece erano dei poco di buono, dei delinquenti. E che tutta la retorica che si è fatta da allora in poi sulla Resistenza è esagerata, insopportabile…
Poi ci sono quelli che fanno finta di credere che la Resistenza l’abbiano fatta solo i Comunisti. Come se a Torino la Liberazione, la “Casa del fascio” presa dai Partigiani, non fosse stata ribattezzata “Palazzo Campana” in onore del Marchese Cordero di Pamparato: ufficiale di carriera, medaglia d’argento in Africa, nobile, cattolico e comandante partigiano.
Ci sono quelli che, siccome sono di destra e nazionalisti, arricciano il naso quando sentono Bella Ciao: “Una canzone comunista!”  Quando questa è una canzone che parla di un Italiano che si sveglia al mattino e trova il Paese invaso dallo straniero, e decide di andare a combattere.
Bel modo di essere Italiani, ostentare disprezzo per questa canzone!

Ma è proprio a questa gente, io credo, che il 25 aprile dovrebbe parlare. E’ a loro che dobbiamo rivolgerci per dirgli: “I vostri padri, i vostri nonni sono stati fascisti? Hanno creduto in Mussolini? E va bene. Un sacco di gente perbene è stata fascista e ha creduto in Mussolini. Questo nessuno ha paura di dirlo. Ma voi, voi davvero avreste preferito che vincessero Hitler e Mussolini? Davvero avreste voluto che le camere a gas continuassero ad ingoiare gente? Davvero preferireste vivere nell’Italia delle leggi razziali e della camicia nera invece di questa nostra Italia uscita dalla Resistenza?”

Io credo che anche queste persone che ostentano disprezzo per il 25 aprile e rifiutano di celebrarlo farebbero molta fatica a rispondere a queste domande.


 

Leggi anche:

https://www.fisaccgilaq.it/lavoro-e-societa/nazismo-fascismo-e-comunismo-la-differenza-spiegata-in-parole-semplici.html