Perché festeggiare ancora il 25 aprile?
Risponde con il suo stile chiaro ed efficace il prof. Alessando Barbero, in un breve video registrato nel 2020. Di seguito il testo dell’intervento; in alternativa si può scegliere di guardare il filmato linkato in fondo all’articolo.
“Perchè il 25 Aprile? Non è una domanda oziosa. E credo che anche la risposta non sia ovvia,
In Italia oggi – ma in realtà già da parecchi anni – le celebrazioni del 25 Aprile stanno attraversando una fase di transizione. Quelli che c’erano son rimasti in pochi; non c’è quasi più nessuno che ricordi davvero cosa volesse dire vivere nell’Italia di allora e che cosa sia stata quella guerra. Oggi viviamo in un mondo diverso: la stragrande maggioranza della gente è nata dopo e vive in un presente carico di preoccupazioni, ha davanti a sé un futuro pieno d’incognite se non di paure ed è anche comprensibile che per tanta gente questi fatti così lontani nel tempo non vogliano più dire molto. E anzi, io credo che noi storici dovremo accettare l’idea che verrà un giorno in cui il 25 Aprile, la Resistenza in generale, sarà ricordata come oggi ricordiamo il Risorgimento: un avvenimento storico, di cui si parla nei libri. Conosciamo i nomi di quei personaggi, di quegli eroi, di quelle battaglie perché le abbiamo studiate a scuola, ma non riusciamo più a capire veramente chi fossero, a condividere la loro visione del mondo, a capire perché erano disposti a farsi ammazzare.
Succederà anche alla Resistenza e non c’è niente da fare, bisogna accettarlo.Però il 25 Aprile, nell’Italia di oggi, non è a rischio per l’indifferenza di una moltitudine di persone che vivono in un mondo diverso e, legittimamente, pensano al futuro e non al passato. Non è questo il punto.
A me sembra che il 25 Aprile, nell’Italia di oggi, sia a rischio soprattutto perché c’é una parte del Paese che ha imparato dalle proprie famiglie che il fascismo non era poi così male, e che Mussolini in fondo ha governato bene, ha fatto tante cose buone. E che i partigiani invece erano dei poco di buono, dei delinquenti. E che tutta la retorica che si è fatta da allora in poi sulla Resistenza è esagerata, insopportabile…
Poi ci sono quelli che fanno finta di credere che la Resistenza l’abbiano fatta solo i Comunisti. Come se a Torino la Liberazione, la “Casa del fascio” presa dai Partigiani, non fosse stata ribattezzata “Palazzo Campana” in onore del Marchese Cordero di Pamparato: ufficiale di carriera, medaglia d’argento in Africa, nobile, cattolico e comandante partigiano.
Ci sono quelli che, siccome sono di destra e nazionalisti, arricciano il naso quando sentono Bella Ciao: “Una canzone comunista!” Quando questa è una canzone che parla di un Italiano che si sveglia al mattino e trova il Paese invaso dallo straniero, e decide di andare a combattere.
Bel modo di essere Italiani, ostentare disprezzo per questa canzone!Ma è proprio a questa gente, io credo, che il 25 aprile dovrebbe parlare. E’ a loro che dobbiamo rivolgerci per dirgli: “I vostri padri, i vostri nonni sono stati fascisti? Hanno creduto in Mussolini? E va bene. Un sacco di gente perbene è stata fascista e ha creduto in Mussolini. Questo nessuno ha paura di dirlo. Ma voi, voi davvero avreste preferito che vincessero Hitler e Mussolini? Davvero avreste voluto che le camere a gas continuassero ad ingoiare gente? Davvero preferireste vivere nell’Italia delle leggi razziali e della camicia nera invece di questa nostra Italia uscita dalla Resistenza?”
Io credo che anche queste persone che ostentano disprezzo per il 25 aprile e rifiutano di celebrarlo farebbero molta fatica a rispondere a queste domande.
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