Questa è la parata che ci piacerebbe vedere


Prima o poi qualcuno dovrà spiegarcelo.

Qualcuno dovrà spiegarci perché la “Festa della Repubblica”,  ricordata domenica scorsa con la consueta parata, sia diventata una festa militare.

Qualcuno dovrà spiegarci perché una ricorrenza nata dopo la guerra, che dovrebbe celebrare la voglia di un intero popolo di voltare pagina dimenticando chi di quella guerra era stato corresponsabile, debba invece servire a celebrare chi di mestiere fa proprio quello: la guerra.

Qualcuno dovrà spiegarci perché una dichiarazione banale, perfino doverosa da parte del Presidente della Camera, che ricorda come questa giornata sia un’occasione per unire tutti gli Italiani a prescindere dalle loro origini, fornisca il pretesto alle “squallide figure che attraversano il Paese” (cit.) per rubarci questa giornata, appropriarsene e trasformarle nell’ennesima occasione di propaganda, sfruttando l’ignoranza e la scarsa intelligenza dei loro followers.

Nell’attesa che qualcuno si degni di fornirci le risposte, godiamoci l’utopistica reinterpretazione che Stefano Disegni ha dato della parata del 2 giugno. Questa è la parata che ci piacerebbe vedere.

 

 

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