Le scuole aperte aumentano i contagi? Probabilmente no


Chiudere le scuole è utile a contrastare la diffusione della #COVID19, adesso che abbiamo imparato alcune misure essenziali per contenere il contagio?

Ancora non possiamo saperlo con certezza, ma le prime evidenze empiriche suggeriscono di NO.

In un paper appena pubblicato nella collana IZA, non ancora sottoposto a peer review, Ingo Isphording, Marc Lipfert e Nico Pestel (2020) hanno stimato l’effetto della riapertura delle scuole in Germania.

Gli autori hanno approfittato del fatto che i lander iniziano l’anno scolastico in date diverse per stimare l’impatto della riapertura sulla diffusione della #COVID19, a parità di spostamenti misurati tramite la geolocalizzazione degli smartphone e i Google Mobility Data. Gli stati in cui le scuole non erano ancora state riaperte al momento dell’analisi empirica hanno funzionato da gruppo di controllo.

Gli autori non trovano alcun effetto positivo della riapertura delle scuole sui contagi. Le stime, invece, suggeriscono che l’effetto è stato negativo. Secondo gli autori, anziché accelerare l’epidemia, la riapertura potrebbe aver contribuito a contenerla.

Tre settimane dopo la riapertura, i casi confermati sono diminuiti di 0,55 ogni 100K abitanti (il 27% di una deviazione standard). L’effetto riguarda soprattutto i pazienti fino a 34 anni. Per gli over 60 non si riscontra alcun effetto statisticamente significativo.

Perché?

Gli autori suggeriscono 3 meccanismi:

1) Le scuole hanno riaperto in condizioni molto diverse da quelle in cui erano state chiuse. L’uso delle mascherine è obbligatorio, le classi sono rigorosamente separate e gli studenti e gli insegnanti distanziati. Senza l’adozione di misure di sicurezza, la scuola può causare un aumento delle malattie simil-influenzali, come mostrato da Adda (2016). Ma maschere e distanziamento possono neutralizzare il problema, se ben implementati.

2) L’individuazione dei casi positivi tra studenti e insegnanti comporta il rapido isolamento dei loro contatti, consentendo di interrompere catene di contagio che, senza il monitoraggio operato attraverso la scuola, non sarebbero state interrotte.

3) La riapertura delle scuole ha provocato un drastico cambiamento nel comportamento dei genitori, che sono diventati più prudenti. Con le scuole aperte, infatti, contagiarsi ha un costo più elevato, perché comporta l’esclusione dei figli dalle classi e la perdita di ore di apprendimento (per i figli) e di lavoro (per i genitori). Anche contrarre una semplice influenza è più costoso, perché implica l’obbligo di isolamento fino al risultato del tampone.

Chiaramente, tutto dipende dalla capacità della scuola di garantire la didattica in sicurezza e del sistema sanitario di garantire testing, contact tracing e trattamento dei pazienti in isolamento.

Quanto all’effetto perverso della chiusura delle scuole su povertà e disuguaglianze, è ben noto nella letteratura economica. Non voglio allungare troppo il thread e qui mi limito a suggerire la lettura di Nicola FuchsSchundel e colleghi (2020).

Quindi: chiudere le scuole non necessariamente aiuta. Anzi può peggiorare la situazione epidemiologica nel breve periodo e la povertà e le disuguaglianze nel lungo.
Meglio chiudere altre attività, specie quelle che possono essere compensate per i danni, potenziare i trasporti, indossare le mascherine e tenere comportamenti prudenti.


Fabio Sabatini
Professore Associato di Economia e Direttore dell ‘European PH.D. in Socio-Economic and Statistical Studies presso l’Università “La Sapienza” di Roma

 

image_pdfScarica PDF di questo articoloimage_printStampa articolo