La crisi è finita. Ma non per tutti


Si fa presto a dire: c’è la crisi.

Da una veloce lettura dei giornali di ieri si evince invece che la crisi non ci sia, anzi: “Borse, serie di record in Europa” e “Wall Street continua a correre” (due titoli di MF). Mica sono esagerazioni eh: “La seduta di ieri si è svolta sulla falsariga delle precedenti, con nuovi record a Wall Street e un moderato rialzo per i listini europei (Piazza Affari ha chiuso sui nuovi massimi da Lehman)”. Qui Il Sole 24 Ore ci spiega che i mercati finanziari, a differenza del Pil italiano, stanno meglio di prima, ma mica solo loro: “Utili per 2,5 miliardi: Enel aumenta l’acconto del dividendo” (La Stampa); “Salgono del 7,4% a 938 milioni di euro gli utili dei nove mesi di Snam (Corriere della Sera);Cnh annuncia nel terzo trimestre ricavi in crescita del 23%, pari a 8 miliardi di dollari, rispetto al 2020, un utile netto pari a 329 milioni di dollari” (Repubblica); Marie Tecnimont vola verso i tre miliardi” (Il Messaggero); Leonardo corre con le commesse governativo-militari” (Repubblica); Euronext, con l’Italia esplodono utili e ricavi” (Sole); “Utili Tenaris a 717 milioni, arriva l’acconto sulla cedola” (Sole);Banca Generali, maxi utile e dividendo da 2,70 euro” (Italia Oggi).

Più in generale gli utili del settore bancario quest’anno torneranno ai livelli pre-Covid (circa 10 miliardi). E mica solo in Italia: anche negli Usa, per dire, i profitti delle imprese sono a livelli record, un 30% in più sul 2019.

Si fa presto, insomma, a dire che c’è crisi: quelli che percepiscono dividendi o si intascano gli utili o estraggono valore dai mercati, insomma quelli che fanno i soldi coi soldi (e relativi manager), non sono affatto in crisi.
Voi direte: ma mancano 320mila e più posti di lavoro rispetto al già non straordinario febbraio 2020, quelli nuovi sono tutti precari, i salari scendono, le bollette salgono, le file per i pasti gratis s’allungano pure a Milano e le altre mille bruttissime cose che capitano.
Certo, tutto vero, ma non vuol dire che c’è la crisi, ma che una parte della società, ancorché maggioritaria, è in crisi e l’altra (the happy few) gode. Va forse ribadito che questa storia – un ritornello nell’era Covid – che “siamo tutti sulla stessa barca” non è innocua: se l’acqua vi arriva al collo o peggio, probabilmente non siete sulla barca…

 

Articolo di Marco Palombi sul Fatto Quotidiano del 6/11/2021

image_pdfScarica PDF di questo articoloimage_printStampa articolo
, , ,