Fondazione PescarAbruzzo. D’Alfonso scrive a Mattoscio: “Non ricandidarti”


Il 4 aprile prossimo, la Fondazione PescarAbruzzo sceglierà il nuovo presidente che resterà in carica per i prossimi tre anni. Da 27 anni, la poltrona di presidente è occupata da Nicola Mattoscio.

In occasione della nomina al vertice della fondazione bancaria, il deputato Pd Luciano D’Alfonso scrive una lettera aperta a Mattoscio intitolata «se 27 anni sembran pochi». D’Alfonso chiede a Mattoscio di non ricandidarsi e lasciare la guida dell’istituzione che opera nel sociale, cultura e promozione dello sviluppo economico: «In questa realtà della piccola-grande Italia laboriosa sono subito circolate voci e illazioni che non fanno onore né alla sapienza dell’intellettuale, né all’intransigenza etica del militante per la libertà: si va dicendo che il professor Mattoscio», dice il deputato, «vorrebbe farsi eleggere per altri tre anni al vertice dell’istituzione di corso Umberto, superando nella durata così il ventisettennale pontificato di Giovanni Paolo II e, nelle ipotesi, la stessa durata del regno di Vittorio Emanuele II, che non arrivò all’anniversario trentennale. Sono certo che tutte queste voci malevole», dice il parlamentare, «saranno fugate con un atto degno della schiettezza e del rigore di Nicola Mattoscio, ben consapevole dell’inopportunità di protrarre ulteriormente un mandato che per sua ammissione fu da ultimo costretto ad accettare solo per fronteggiare la pandemia di Covid».
Ma adesso, dice D’Alfonso, l’emergenza Covid è passata «e possiamo serenamente ritenere che il professor Mattoscio potrà liberarsi di questa incombenza assunta solo per senso di responsabilità e restituire al consiglio di indirizzo la piena possibilità di nominare un presidente nuovo che possa compiere i passi necessari a dare vita a una nuova stagione nella fondazione PescarAbruzzo, senza dimenticare i successi e i risultati conseguiti nella ancora interminata era Mattoscio».

D’Alfonso racconta la lunghezza di 27 anni in cui tutto, o quasi, può cambiare: «Nel 1996 un Romano Prodi poco più che cinquantenne diventava per la prima volta Presidente del Consiglio, Clinton ed Eltsin erano rieletti precedenti, veniva clonata la pecora Dolly, si telefonava con cellulari simili a cabine telefoniche, alcune imprese puntavano ancora sulla svalutazione competitiva della lira per piazzare nel mondo i loro prodotti. Tutto è cambiato da allora, forse salvo il fatto che in quell’anno iniziò la produzione e la trasmissione di “Un posto al sole”, una serie televisiva apparentemente interminabile, come l’assetto di vertice della Fondazione PescarAbruzzo». E D’Alfonso parla di «rischio gravissimo che si corre quando l’infinità di fatto dell’incarico porta alla coincidenza tra la persona fisica di chi guida un ente e la persona giuridica dell’ente stesso. È un pericolo terribile, che tra le altre cose, determina una rigidità nella stessa capacità progettuale operativa dell’istituzione, che alla fine ne causa la sclerotizzazione, il che, come ovvio, appare più foriero di sventura».

Il deputato dem chiede a Mattoscio di seguire un precedente italiano: «Nella più importante, prestigiosa e vitale fondazione italiana, la fondazione Cariplo, un gigante come Giuseppe Guzzetti non volle protrarre la sua universalmente apprezzata a presidenza, durata sino al 2019, passando la mano a Giovanni Fosti che, trascorsi i suoi quattro anni di mandato, si è adoperato per favorire il subentro di un nuovo presidente nella persona del rettore Giovanni Azzone».

 

Fonte: Il Centro

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