Dirigenza ex TERCAS: sembrava impossibile non restituire i soldi


Il filo conduttore, dopo sei mesi di udienze, resta sempre lo stesso. Anche quando a parlare in aula sono gli imputati.

«La banca era solida, impossibile non poter ridare i soldi»: dice Lucio Pensilli, 69 anni, ora in pensione, all’epoca dei fatti dirigente dell’Area Finanza della banca e in questa veste imputato insieme ad altri 27 nomi nel processo per la presunta truffa con le azioni ex Tercas. Per tutti l’accusa è quella di truffa in concorso: all’ex direttore generale Antonio Di Matteo, a diversi dirigenti, direttori di filiali e molti semplici impiegati la Procura (pm Enrica Medori) contesta di aver venduto delle azioni facendole passare invece per cosiddetti «pronti contro termine».

I fatti contestati risalgono al 2011, prima del commissariamento della banca avvenuta nel 2012. Pensilli, rispondendo alle domande del pm, ha ripercorso tutte le tappe della vicenda, ricordando come la prima operazione di quel genere fu messa in atto nel 2010. Operazione che andò a buon fine.
«Nel 2010 il direttore generale Di Matteo convocò una riunione con i responsabili dell’area finanza e commerciale e con i capo area dei due settori», ha detto Pensilli, «la sera prima mi chiese di preparargli un prospetto sui dividendi che la banca avrebbe distribuito a maggio 2011. Sul momento non sapevo a cosa servisse, dopo la riunione ho capito che poteva servire a supportare l’operazione. Di Matteo disse di effettuare una vendita di azioni Banca Tercas per un certo lasso temporale, offrendo un rendimento del 2%».

L’operazione fu riproposta negli stessi termini l’anno successivo, con l’unica differenza di un lasso temporale più ampio (un anno rispetto ai sei mesi) e un rendimento garantito del 3%. Ed anche in quel caso, ha detto Pensilli, l’operazione venne illustrata da Di Matteo.
Alla domanda se ci furono obiezioni l’ex dirigente ha risposto:

«Eravamo un po’ tutti, me compreso, degli yes man. Nel senso buono».

Sul commissariamento, rispondendo al giudice Flavio Conciatori, ha detto: «Il commissariamento per me era inverosimile. Tenga conto che la semestrale della banca, il primo semestre del 2011, aveva chiuso con un utile consolidato di 20 milioni. Per non parlare poi dell’ispezione di Bankitalia, che si era chiusa positivamente».

Oltre a Pensilli altri quattro imputati si sono sottoposti all’esame nell’udienza di ieri che si è aperta con l’audizione di due clienti che avevano comprato le azioni. Si torna in aula il 9 aprile con l’audizione di altri testi ed eventuali altri esami degli imputati.

 

Dal quotidiano “Il Centro” del 20/3/2018

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