Com’è stata creata la balla delle ONG criminali


I 2 vicepremier non sono i soli a diffamare le Ong. Gli slogan che accostano chi salva vite in mare agli scafisti sono rilanciati anche da giornalisti un tempo garantisti.

Ma da dove viene la campagna contro le Ong?
È soprattutto, è fondata? Vediamo.
(spoiler: NO)

Fino al 2017 la campagna anti-immigrati di Salvini e dei 5 stelle si basava su alcuni argomenti chiave:

  1. I presunti crimini degli immigrati.
  2. I presunti privilegi degli immigrati, specie rispetto ad alcune categorie svantaggiate, come i “terremotati”.
  3. Il dileggio di esponenti del centrosinistra accusati di essere particolarmente inclini al multiculturalismo (per es. Laura Boldrini e Cécile Kyenge)

La parola Ong invece era pressoché sconosciuta nel lessico della propaganda.

Fino all’aprile del 2017.

Scorrendo le pagine Fb di Di Maio e Salvini, si nota che è ad aprile del 2017 che inizia la campagna. Da quel momento i gialloverdi non molleranno più le Ong, fino a radicare nell’immaginario collettivo (e perfino di alcuni giornalisti) l’equazione Ong = trafficanti e, più in generale, ad accusare di ogni sorta di crimine (dal traffico di esseri umani al finanziamento del terrorismo) le associazioni umanitarie.
Nel mondo deformato della propaganda, Medici Senza Frontiere è diventata una costola dell’Isis. Un esito paradossale, specie per un partito, il M5S, che aveva pensato di candidare Gino Strada a Presidente della Repubblica.

Ma cosa è successo nell’aprile del 2017?

  1. La divulgazione e la deformazione di un rapporto di Frontex, sintetizzata nello slogan dei “taxi del mare” di Di Maio.
  2. L’avvio delle inchieste, e soprattutto delle esternazioni, del procuratore di Catania Carmelo Zuccaro.

Cominciamo dai “taxi del mare”. L’espressione appare per la prima volta sulla bacheca di Di Maio il 21 aprile 2017

Il 23 aprile 2017, rispondendo a un commento critico di Roberto Saviano, Di Maio afferma di aver tratto la definizione di “taxi del mare” da un rapporto di Frontex.

Cosa dice quel rapporto di Frontex? Spiega Il Post che: “Frontex sostiene che l’attività delle ong a ridosso della costa libica produce “conseguenze non volute”.
Secondo Frontex tutte le parti coinvolte nelle operazioni di salvataggio nel Mediterraneo centrale contribuiscono *senza volerlo* ad aiutare i criminali a raggiungere loro obiettivi”. Tutte le parti significa le Ong ma anche la Guardia costiera, Frontex e le altre navi militari impegnate in operazioni di pattuglia”.

Quelle di Frontex sono solo ipotesi generiche, non dimostrate e per nulla circostanziate, e comunque non riferite ad alcun episodio specifico. Frontex non ha mai usato il termine “taxi del mare“, che proviene invece da un video anti-Ong girato da uno studente universitario, Luca Donadel, che su YouTube ha raccolto milioni di visualizzazioni. Donadel a sua volta aveva usato informazioni diffuse da un think tank di ispirazione identitaria e sovranista, vicino all’estrema destra, che da anni diffonde tesi complottiste. Il video di Donadel è analizzato (e smontato) con cura da VICE Italia.

Al di là degli slogan, non è mai stato dimostrato che le Ong siano un “fattore di attrazione”. L’evidenza empirica non dà alcun sostegno a questa tesi, come periodicamente ricorda Matteo Villa dell’Istituto di Studi per la Politica Internazionale.

Il secondo evento chiave dell’aprile 2017 sono le inchieste del procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, che sdoganano lo slogan dei taxi del mare. Nelle sue interviste a raffica il procuratore di Catania sostiene, tra le altre cose, che le Ong siano finanziate dai trafficanti, che i ricavi del traffico siano usati per finanziare terrorismo, e che la crisi dei rifugiati sia opera dei poteri forti della finanza internazionale che vogliono destabilizzare l’economia italiana e far aumentare lo spread.

Zuccaro ha sempre ammesso di non avere prove, e neppure indizi, a sostegno delle sue affermazioni. Solo intuizioni. Non posso provarlo, ma non posso neanche escluderlo, diceva in buona sostanza (si veda per es. l’articolo di Luciano Capone su Il Foglio).
Le accuse di Zuccaro hanno ricevuto sonore bocciature dal gip di Catania, dal tribunale del riesame di Ragusa (che, in sintesi, ha ricordato che salvare vite in mare non è reato e ha derubricato a fantasie tutto il resto), e infine dallo stesso Zuccaro, che non trovando alcuna prova delle sue illazioni ha infine richiesto l’archiviazione delle proprie inchieste ancora rimaste in piedi.

Anche l’altra inchiesta, quella della procura di Palermo, si è chiusa con l’archiviazione chiesta dagli stessi magistrati inquirenti, perché “le indagini smentivano del tutto l’assunto investigativo” e non è stata ravvisata alcuna condotta criminale da parte delle Ong.

Nella disperata ricerca di una qualche condotta illecita da parte delle Ong, Zuccaro ha perfino accusato di traffico di rifiuti tossici una nave di Medici Senza Frontiere, rea di aver smaltito illecitamente gli indumenti dei migranti. Anche queste ipotesi del procuratore sono state infine bocciate dal Tribunale del riesame. Come tutte le altre.

Infine, il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio ha detto, in una audizione alla Camera, che le attività delle Ong sono “del tutto lecite e in perfetta linea con il diritto del mare e con le convenzioni internazionali sottoscritte dall‘Italia”

Non solo nessuno ha chiesto scusa, ma la campagna contro le chi salva vite in mare, come Sea Watch, Medici Senza Frontiere e Open Arms è continuata più violenta di prima. Quando gli è stato chiesto: si è pentito della definizione “Ong taxi del mare?”, Di Maio ha risposto: “Diverse procure hanno appurato il comportamento illecito di alcune ong. Non ho mai generalizzato”.

È falso. Di nuovo: tutte le inchieste sono state archiviate.

Abbiamo assistito a una gigantesca montatura basata su chiacchiere e notizie false, alimentata quotidianamente dalla propaganda per creare un clima di paura e dei nemici immaginari da dare in pasto al popolo, sulla pelle degli ultimi.

 

Fabio Sabatini
Professore Associato di Economia e Direttore dell ‘European PH.D. in Socio-Economic and Statistical Studies presso l’Università “La Sapienza” di Roma

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