Tassa sugli extraprofitti delle banche, tetto allo 0,1% dell’attivo


l governo alza al 5% e al 10% le percentuali di calcolo della tassa sugli extramargini delle banche nel 2023. Il conto scende a meno di 2 miliardi


Giancarlo Giorgetti ha addolcito la botta per le banche al termine di una giornata convulsa per gli istituti in borsa. Alla fine è stato il Mef a correggere il tiro e alzare le soglie di calcolo del prelievo straordinario sui ricavi per margine d’interesse degli istituti di credito.

Un flusso di informazioni arrivato a tappe. Rispetto alla bozza circolata lunedì 7 agosto, subito dopo l’annuncio a sorpresa del vicepremier Matteo Salvini, il comunicato ufficiale della riunione del CdM ha rivisto al rialzo le percentuali dello scarto tra i margini d’interesse per il 2022 e per il 2023 sul 2021, superati i quali scatta il balzello.

n serata il ministero dell’Economia ha poi aggiunto informazioni sul tetto massimo del prelievo, che non potrà superare lo 0,1% del totale dell’attivo. Questo nella versione finale elaborata dal Mef.

La proposta entrata in CdM parlava al contrario di un limite fissato al 25% del patrimonio netto.

La differenza è notevole, in meglio per le principali banche italiane, Intesa e Unicredit in primis, che, se dovesse restare così la norma, potrebbero dover pagare un importo molto consistente ma inferiore a un miliardo di euro.

I primi chiarimenti sulla misura fortemente voluta da Giorgia Meloni sono arrivati soltanto dopo una lunga mattinata di attesa, segnata dal tracollo in borsa degli istituti. Un iniziale segnale di chiarezza in attesa dei testi definitivi da pubblicare in Gazzetta Ufficiale.

 

Meno di 2 miliardi di gettito

Dal gettito potenziale, si parla di circa 2 miliardi di euro nell’ultima versione rispetto a circa 3 miliardi ipotizzati lunedì, alla platea coinvolta. Ad esempio sarà fuori dall’applicazione il Credito Sportivo assieme forse ad altri istituti, mentre in Cassa Depositi e Prestiti erano in corso approfondimenti per capire se la spa del Tesoro rientri nella norma ma non dovrebbe esserci. In generale la confusione è però ancora molta e non si escludono nuovi colpi di scena fino alla pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale. Lì si apriranno davvero i giochi.

Inconvenienti dell’effetto sorpresa del provvedimento, messo a punto, secondo quanto emerso, senza un confronto preventivo con il settore bancario.

Confermata l’aliquota al 40%

Le spiegazioni arrivate ieri hanno confermato l’aliquota del 40%, che sarà applicata sul maggior valore del margine di interesse dell’esercizio 2022 che eccede per almeno il 5% il margine del 2021, e tra il margine di interesse relativo al 2023 che eccede -in questo caso- per almeno il 10% il margine sempre del 2021.

Nella prima versione le soglie era state invece fissate al 3% e al 6%. L’imposta straordinaria dovrà essere versata nel corso del 2024, per la maggior parte degli istituti entro giugno e non sarà deducibile ai fini delle imposte sui redditi e dell’imposta regionale sulle attività produttive, ha precisato Palazzo Chigi.

Conferme anche sulla destinazione del gettito. Le maggiori entrate saranno destinate al finanziamento del fondo per i mutui sulla prima casa e per interventi volti alla riduzione della pressione fiscale di famiglie e imprese.

Su questo punto insistono i comunicati dei parlamentari di Fratelli d’Italia e della Lega. Dall’opposizione, senza plausi, Pd e Movimento Cinque Stelle salutano l’intervento con un meglio tardi che mai. Con i ricavi destinati ai mutui «si dimostra quanto questo esecutivo guardi ai problemi reali degli italiani», è il commento del leghista Massimo Garavaglia, presidente della commissione Finanze del Senato.

 

Mef ancora in pressing sulla remunerazione dei depositi

La nota del Mef si chiude con una postilla-monito: gli istituti bancari che hanno già adeguato i tassi sulla raccolta così come raccomandato lo scorso 15 febbraio con specifica nota da Bankitalia non avranno impatti significativi come conseguenza della norma.

Su questo punto aveva insistito il ministro Giorgetti in occasione dell’assemblea Abi, chiedendo un rapido riequilibrio della remunerazione dei depositi. A oggi sono poche le banche che si sono adeguate dopo la nota di via Nazionale. La trattativa con il Mef è solo all’inizio.

 

Fonte: Milano Finanza

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