Sulla strada


“Mi svegliai che il sole stava diventando rosso; e quello fu l’unico preciso istante della mia vita, il più assurdo, in cui dimenticai chi ero – lontano da casa, stanco e stordito per il viaggio (…). Non avevo paura; ero semplicemente qualcun altro, uno sconosciuto, e tutta la mia vita era una vita stregata, la vita di un fantasma.”
J. Kerouac

Potrebbe dirsi una singolare rivisitazione del celebre romanzo di Kerouac la foto che rimbalza sui media da oggi: ritrae due donne e una bambina che dormono per terra, sull’asfalto di un parcheggio, nel pieno centro cittadino.
Invece non abbiamo a che fare con un diario della Beat generation.

Non si tratta del racconto di persone che intraprendono un viaggio in autostop per fuggire a regole e convenzioni, che cercano l’ebbrezza delle sensazioni estreme, che rifiutano di adattarsi alla società.
È l’esatto il contrario.
Si tratta di persone che hanno viaggiato su mezzi di fortuna, che fuggono da fame e guerra affrontando situazioni estreme e che, tuttavia, la nostra società rifiuta.

Guardandola, possiamo scegliere.
Se guardare scorrere la strada e la realtà senza affrontarne gli aspetti morali, un po’ come fa Kerouac, o pensare che noi, il nostro Paese, la nostra Europa, ricchi di una storia lunga di diritti conquistati, non possa fallire ora, davanti a questa foto e, semplicemente, respingerla.

Il giudizio che ne diamo, passando sulla strada, è la proiezione della meta che raggiungeremo: una roccaforte che si si barrica nell’odio e si disgrega nell’abbandono dei propri principi o una civiltà, che ancora sa affermarsi, costruire, accogliere.

Emnuela Marini
Fisac/Cgil Banca d’Italia

 

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