Regalo Bce alle banche: extraprofitti fino a 40 miliardi


Nonostante il doppio rialzo dell’1,25% favorisca già gli istituti, Francoforte non ferma le operazioni con le quali si finanziano a costo zero


Un “regalo” firmato Banca centrale europea del valore compreso tra 24 e 40 miliardi.

È il munifico cadeau che la Bce, nonostante la guerra che infuria, la recessione in arrivo, la crisi energetica che morde famiglie e imprese e la pandemia ancora in corso, ha elargito ai banchieri e ai loro azionisti. Il presente è stato consegnato nell’ultima riunione dell’Eurotower di giovedì 8 settembre, quando Christine Lagarde e colleghi hanno aumentato i tassi dello 0,75% portandoli all’1,25%, dopo che a luglio li avevano già alzati di 50 punti base. Non si tratta, come si potrebbe pensare, della normale ripresa degli utili grazie all’aumento del margine di interesse, cioé al differenziale tra i tassi che gli istituti di credito pagano per finanziarsi e quelli, ben più alti, che incassano per erogare denaro a imprese e famiglie. No: sono puri extraprofitti, garantiti dal programma Tltro, le operazioni mirate di rifinanziamento a lungo termine istituite originariamente invece per sostenere l’economia reale, prestando più denaro a cittadini e aziende.

Le regole delle prime tranche di Tltro prevedevano che le banche commerciali prendessero in prestito denaro dalla Bce a tassi prima negativi (-1%, -0,5%) e poi nulli, per poterlo erogare a tassi bassissimi ai loro clienti senza perderci. Si trattava dunque di transazioni prive di rischio, soprattutto per gli istituti più piccoli, che guadagnavano due volte: ricevevano dalla Bce più soldi di quelli chiesti e li erogavano a valori comunque per loro positivi. Ora, però, i tassi di mercato ai quali gli istituti erogano credito si stanno alzando con i rialzi decisi dalla Bce per frenare l’inflazione galoppante.

La differenza tra il costo zero del denaro che le banche ricevono dalla Bce e gli interessi incassati dai clienti si sta quindi allargando a tutto beneficio degli istituti di credito. Ecco perché molti analisti prevedevano che con la riunione dell’8 settembre Francoforte avrebbe tagliato o drasticamente limitato il “pasto gratis” per le banche. Ma così non è avvenuto e la cuccagna del Tltro, con gli ultimi prestiti erogati durante l’anno pandemico 2020, finirà solo nel 2024.

C’è chi ritiene che tanta generosità dell’Eurotower sia dovuta ai timori per la recessione in arrivo, che potrebbe tornare a gonfiare i bilanci bancari di una nuova valanga di sofferenze. Se così fosse stato, la Bce avrebbe potuto però almeno introdurre delle condizioni ai propri prestiti di favore, ad esempio legarne i profitti a reinvestimenti nelle imprese o a principi di sostenibilità. Niente di tutto questo: gli extraprofitti delle banche potranno andare agli azionisti, attraverso dividendi o piani di riacquisto di azioni proprie, o magari addirittura aumentare i già stellari compensi dei dirigenti.

La possibile dimensione dei profitti aggiuntivi per le banche dell’eurozona entro il 2024 secondo Morgan Stanley sarebbe di 24 miliardi, per Citigroup di 33 e per l’agenzia di rating Scope, citata da Heinz-Roger Dohms sulla testata tedesca FinanzSzene, addirittura di 40. Non a caso da qualche settimana, nonostante la recessione alle porte e le tensioni geopolitiche ormai al calor bianco, i principali indici di Borsa dei titoli bancari europei segnano corposi rialzi: a Piazza Affari il paniere Mib dei titoli del credito dall’8 settembre è in rialzo del 10% circa, in linea con l’indice Euronext degli istituti dell’eurozona.

Certo, come ha scritto Il Sole 24 Ore, su questi rialzi soffia anche il vento dell’aumento globale dei tassi d’interesse che le Banche centrali, nel mondo, hanno già alzato per almeno 95 volte da inizio anno nel tentativo di frenare l’inflazione galoppante. Rialzi che, come sempre, allargano la forbice tra tassi passivi e attivi a favore degli istituti di credito, consentendo di incassare maggiori margini d’interesse.
È la prima volta che accade dall’inizio della crisi globale che fu innescata dai mutui subprime nel lontano 2007: per un quindicennio, i tagli dei tassi erano la norma. Per questo motivo le banche commerciali italiane in quel periodo hanno perso nel loro complesso 12 miliardi di ricavi, secondo una ricerca di Excellence Consulting, con gli incassi calati da 59 miliardi nel 2007 a 47 nel 2021, tutti a causa del margine di interesse sceso di 13 miliardi da 38 a 25. Ma a compensarli era stato l’aumento delle commissioni, che continuerà anche in futuro.
Molti si chiedono dunque se c’era bisogno di un altro regalo della Bce ai banchieri.

 

Articolo di Nicola Borzi sul Fatto Quotidiano del 23/9/2022

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