No, Banca d’Italia non si candiderà alle prossime elezioni


Secondo il Ministro del Lavoro la Banca d’Italia, non essendo stata eletta, non deve permettersi di sindacare le politiche poste in essere dal Governo. Ma è davvero così? Quali sono i compiti di Bankitalia?

Le principali funzioni della Banca d’Italia sono dirette ad assicurare la stabilità monetaria e la stabilità finanziaria, requisiti indispensabili per un duraturo sviluppo dell’economia.
La Banca concorre alle decisioni della politica monetaria unica nell’area dell’euro e svolge gli altri compiti che le sono attribuiti come banca centrale componente dell’Eurosistema.
Al fine di rendere più efficace l’espletamento dei compiti di politica monetaria e delle altre funzioni istituzionali, la Banca d’Italia svolge una intensa attività di analisi e ricerca in campo economico-finanziario e giuridico.

(Fonte www.bancaditalia.it)

Se questi sono i suoi compiti istituzionali, la Banca d’Italia può esprimere il suo parere in merito alla politica economica del Governo?
Non soltanto può: ha il dovere di farlo.

Il corretto funzionamento di uno stato democratico prevede una serie di funzioni, tutte necessarie per tutelare le istituzioni e metterle al sicuro da abusi ed errori.
Esistono funzioni elettive, composte da elementi che cambiano a seguito delle varie tornate elettorali, esistono ruoli che vengono assegnati a persone che dovrebbero conoscere molto bene l’ambito nel quale dovranno operare, con mandato a termine.
Ed esistono funzioni di controllo e garanzia: a svolgere questi ruoli ci sono tecnici che dovrebbero necessariamente essere al di fuori delle logiche politiche o di partito, e che per le competenze richieste non possono avere un incarico a tempo.

La democrazia resta la migliore forma possibile per il Governo di un paese, ma negli ultimi anni ha mostrato tutti i suoi limiti, se è vero che abbiamo votato partiti capaci di scegliere un Ministro per la Pubblica Ammnistrazione che aveva copiato la sua tesi di laurea, un Ministro della Pubblica Istruzione che non era neanche diplomato, ed oggi ci ritroviamo un Ministro della Salute che alimenta dubbi sull’utilità dei vaccini o un Ministro del Lavoro che in realtà per il mondo del lavoro non è neanche passato, salvo farsene un’idea su Facebook o Twitter.

Il fatto che molte delle norme elaborate da questi soggetti si rivelino scritte in modo grossolano, e vengano poi cancellate dalla Corte Costituzionale non sorprende, ma dimostra due realtà incontrovertibili:

  1. Il voto dei cittadini non premia necessariamente i migliori (per certi versi, negli ultimi anni è successo esattamente il contrario).
  2. Proprio per questo servono organi di controllo che, pur nel rispetto dell’autonomia politica di Parlamento e Governo, vigilino per impedire provvedimenti palesemente sbagliati o in contrasto con i principi costituzionali. Per fare questo è necessario avvalersi di persone con assoluta competenza: non serve gente che ha preso i voti promettendo l’impossibile, ma qualcuno che ci capisce”.

Torniamo alla Banca d’Italia.
Nel caso specifico il suo è un ruolo puramente consultivo, senza potere di veto, ma che deve doverosamente svolgere.
Si può ovviamente discutere la legittimità nelle nomine dei vertici, il fatto che spesso le figure apicali non siano realmente autonome rispetto alla politica.
Il problema della meritocrazia è sicuramente una delle questioni più importanti per il nostro Paese: non sembra, tuttavia, che il “Governo del Cambiamento” abbia molta voglia di cambiare le cose, visto che le scelte fin qui fatte per tutti i ruoli dirigenziali continuano a seguire le vecchie logiche della lottizzazione.

Le opinioni espresse dai vertici di Banca d’Italia sono ovviamente criticabili: nessun uomo può essere infallibile e quindi qualsiasi parere è soggetto ad osservazioni. Però bisogna farlo entrando nel merito, con dati e fatti concreti: capacità che evidentemente al Ministro del Lavoro manca.

E allora ecco l’ennesimo slogan, se possibile ancor più assurdo ed insensato dei precedenti (per non parlare dell’ormai abituale congiuntivo mancante)

Se la Banca d’Italia vuole un governo che non tocca la Fornero, si presenti alle elezioni con questo programma.

Notevole anche la conclusione, da giustiziere mascherato più che da Ministro:

Giustizia è fatta. Indietro non si torna.

Questo modo di comunicare è offensivo: offensivo nei confronti di tecnici che basano la loro competenza su anni di studi ed esperienza sul campo, offensivo nei confronti dei cittadini, che si continua a trattare da bambini poco intelligenti, bombardandoli di slogan per non dover parlare di fatti concreti.

L’Italia sarà anche il Paese in cui chiunque può diventare ministro (e lui e Salvini lo dimostrano efficacemente.
Ma quando si tratta di conoscenze e capacità tecniche “Uno NON vale uno”

 

 

 

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