Coronavirus: cosa sappiamo oggi? Alcuni dati statistici


Sappiamo che la malattia causata dal virus  Covid-19 causa una sindrome simil influenzale con particolare coinvolgimento dei polmoni. Nei polmoni la malattia può causare una grave polmonite interstiziale che, in certi casi e soprattutto nelle persone a rischio, può essere letale. 

La classe di età che sembra più delicata e a rischio è quella degli anziani, dai 65 anni in su con un rischio che aumenta proporzionalmente all’età. 

Nei casi confermati in questa ondata epidemica i due terzi dei decessi erano di persone con malattie preesistenti e l’età media dei pazienti deceduti positivi al CoronaVirus è di circa 80 anni.

La letalità (numero di morti tra i contagiati) di questa malattia non è altissima ma nemmeno trascurabile, siamo attorno al 3,5% ma si tratta di un dato discutibile e sicuramente non preciso perché molto probabilmente questo numero è in realtà molto più basso. Infatti per noi i contagiati sono solo quelli che risultano positivi al test per la presenza del virus, ma è ragionevole immaginarsi che molti (o moltissimi) positivi non siano mai stati rilevati perché con pochi sintomi. 

Se i contagiati (reali) fossero, come probabile, molti di più, la letalità sarebbe notevolmente più bassa . 

C’è da dire un’altra cosa importante, legata alle fasce d’età. 

Come abbiamo detto questa malattia è più pericolosa per le persone anziane. Se consideriamo la letalità per fasce d’età vedremo che negli over 80 avremo 10,9% di letalità (altissima), mentre nella fascia 0-65 anni di età è dello 0,5% (bassissima). 

Il dato della letalità generale (che sembra maggiore rispetto alla Cina), è una nota distorsione statistica dovuta al fatto che da noi ci sono più anziani, si chiama “Paradosso di Simpson“.

In Statistica , il Paradosso di Simpson, indica una situazione in cui una relazione tra due fenomeni appare diversa da come in realtà è che perché interviene una variabile non considerata, nel nostro caso il non considerare l’età fa apparire il tasso di letalità più alto.

Cosa è ragionevole aspettarsi?

Un’epidemia ha solitamente un’evoluzione in più fasi. 

Un aumento dei casi lineare (pochi casi, continuamente), poi esponenziale (i nuovi casi giornalieri aumentano in modo importante), poi si arriva al picco epidemico e dopo c’è una stabilizzazione (i nuovi casi giornalieri restano pressoché costanti per diversi giorni) per poi osservare un calo progressivo. Questo succede perché il virus trova sempre meno persone da infettare e condizioni sempre più sfavorevoli alla sua diffusione.

Al momento gli scienziati non sanno stimare con certezza la data del picco epidemico, ad ogni modo l’obiettivo è quello di arrivarci nel migliore dei modi.

Ricordiamo che lo scopo delle misure di contenimento è  quello di limitare il più possibile la contagiosità del virus e la cosa più evidente (anche da studi che hanno analizzato il caso cinese) è che le misure devono essere severe, rigide e rispettate per poter funzionare.

 

Dipartimento Salute e Sicurezza Fisac/Cgil

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