Con Libra il profilo Facebook diventerà un conto corrente


Da social network a banca con una propria moneta.

La sfida tecnologica di Facebook fa un deciso passo avanti dopo la presentazione di Libra, la criptovaluta voluta da un consorzio capeggiato dall’azienda di Zuckerberg, che sarà operativa dal prossimo anno.
Definirla una rivoluzione potrebbe sembrare riduttivo. Perché Facebook ha oltre due miliardi di utenti e per la prima volta potrebbe essere creata una valuta (senza l’intervento di una banca centrale) accettata trasversalmente a livello globale.
Quali rischi corrono gli utenti? Questo l’interrogativo che molti si pongono.

 

Cos’è Libra

È una criptovaluta basata su una blockchain originale gestita da un’associazione tra cui figura anche Facebook, l’artefice del progetto, insieme ad altri 27 soggetti del mondo finanziario, business e tecnologico.
L’obiettivo è creare un sistema finanziario globale accessibile a tutti, anche a chi oggi ne è escluso.
La prima applicazione è un portafoglio digitale di Facebook per gli utenti di Messenger e WhatsApp (ma anche come app autonoma), che potranno scambiarsi denaro istantaneamente.
Libra sarà invece garantita da una riserva composta da valute internazionali e titoli del debito, in modo da garantire una maggior stabilità del valore. In questo modo si candida a essere una valuta digitale globale, espressione dell’economia mondiale.

 

Le differenze con Bitcoin

Bitcoin ha una blockchain decentralizzata, in cui tutti possono diventare nodi della rete, senza alcuna autorità centrale, mentre Libra è una piattaforma permissioned: i nodi sono i membri dell’associazione e sono loro a gestire le regole della rete, magari anche cambiandole in corsa.
Bitcoin si è dimostrato a oggi il sistema più sicuro per trasferire valore su internet: la sua blockchain non è mai stata hackerata (lo sono stati invece i wallet o gli exchange).
La questione aperta è se lo sarà anche Libra.

 

Il nodo dei controlli

Le criptovalute non hanno ancora una regolamentazione univoca e standardizzata, a partire dalla definizione del loro status giuridico.
Libra costringerà le authority finanziarie ad accelerare i tempi di un quadro regolamentare. È innegabile che un sistema di pagamento come Libra apra enormi questioni sotto il profilo della normativa antiriciclaggio.
Il servizio dovrà ottenere l’ok dalle autorità europee e secondo gli esperti se verrà qualificato come sistema di pagamento ricade sotto la direttiva Psd2.
Già a suo tempo Facebook e altri big internet hanno chiesto la licenza bancaria nel Vecchio Continente. L’intero processo finirà quindi sotto il controllo e la vigilanza Ue: questa una garanzia per i consumatori.

 

L’impatto sul sistema finanziario

Le parole di Dan Schulman, president & ceo di PayPal, colosso statunitense che insieme a Visa, Mastercard, Booking hanno partecipato al consorzio pro Libra, spiega bene perché la mossa di Zuckeberg è forte: dietro c’è la collaborazione di alcuni big che vedono nella nuova criptovaluta un potenziale strumento per allargare il loro raggio d’azione. Per i grandi colossi finanziari questa rivoluzione è un’opportunità, ma i business tradizionali sono a rischio: nel momento in cui Facebook diventa fornitore di servizi finanziari oltre che di una moneta è in possesso di una mole di dati che nessuno può eguagliare. Interessante capire ora come il regolatore sarà capace di fermare l’uomo che ha il controllo di fatto della vita privata di un terzo del Pianeta: 2,4 miliardi di persone già profondamente interconnesse tra loro da un ecosistema di applicazioni e servizi come WhatsApp e Instagram. E molte delle quali non hanno mai messo piede in banca e mai lo vorranno fare.

 

Estratto dal seminario “Il contesto del settore finanziario e le sfide della digitalizzazione” svoltosi a Pescara il 24/6/2019 
Relatore Stefano Di Dio (IRSF Lab Fisac/Cgil)

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