CCNL ABI: nuovi spiragli per chiusura entro l’anno


Per chiudere serve mandato pieno al Presidente del Casl di Abi, Ilaria Dalla Riva. L’8 novembre il Comitato di Presidenza sceglierà se accelerare il negoziato.


La mobilitazione dei bancari – che nessuna banca vuole – per ora non ci sarà. Per ora, però.

I Sindacati si sono presi del tempo dopo che bell’incontro in ristretta di ieri tra il Presidente del Casl di Abi, Ilaria Maria Dalla Riva, e i Segretari Generali di Fabi Lando Maria Sileoni, First Riccardo Colombani, Fisac Susy Esposito, Uilca Fulvio Furlan e Unisin Emilio Contrasto, è stato fatto il “punto nave” e si sono aperti spiragli sui temi più cari al lavoratori in questa fase di altra inflazione. E cioè quelli economici.

Il contratto è scaduto alla fine del 2022 e nei 270mila bancari si sono create molte aspettative, tant’è che nel fine settimana i Sindacati hanno scelto di alzare i toni, in attesa delle risposte sulle questioni economiche. L’8 novembre ci sarà un comitato di Presidenza di Abi in cui Dalla Riva chiederà un mandato forte per avviare il percorso di convergenza sui singoli punti e costruire la cornice del contratto. Ieri sono stati definiti percorso, metodo e punti da chiarire.

Sicuramente il negoziato parte da richieste impattanti non solo sul fronte economico, con costi diretti e indiretti, ma anche su quello dell’aumento delle procedure sindacali. Con il risultato di aumentare i lacci e lacciuoli del contratto, quando per le Banche serve semplificare. Rimangono centrali fattori come la formazione, un vero e proprio strumento per garantire l’occupabilità delle persone proprio adesso che ci sono migliaia di bancari che devono affrontare percorsi di upskilling e deskilling. Di qui l’ipotesi di valutare nuove sinergie tra il Fondo per l’occupazione e il Fondo di solidarietà.
La fungibilità è un altro tema molto caro alle Banche, come anche la mobilità e le trasferte.

Ieri Abi ha ribadito anche la volontà di arrivare a una soluzione entro quest’anno, emersa chiaramente durante l’ultimo esecutivo. Del resto con i conti che si prevedono per il 2023, la voce aumenti del contratto potrebbe essere spesata proprio entro quest’anno.
Una voce di grande peso. Un calcolo molto rudimentale e al ribasso, considerando solo l’aumento di 435 euro del livello medio di riferimento – quindi senza tenere conto che i bancari hanno mediamente inquadramenti molto alti – per il sistema bancario significherebbe, a regime (quindi alla fine della durata del contratto), un aumento del costo del lavoro di un miliardo e mezzo l’anno. A cui andrebbe aggiunto il ripristino della base completa per il ricalcolo del Tfr.  Alcuni istituti hanno già iniziato a fare alcune proiezioni anche su questo tema, segno che comunque dei ragionamenti si stanno facendo.

A questo punto se il Comitato di Presidenza dovesse dare un mandato pieno al Presidente del Casl Dalla Riva, si potrebbe anche immaginare che il contratto si chiuda con tempistiche più veloci del passato. un’idea che non dispiace a nessuno, soprattutto perché gli istituti hanno l’esigenza di vedere i bancari lavorare con serenità e concentrarsi sui progetti strategici, a partire dalla banca digitale.

 

Sintesi dell’articolo di Cristina Casadei su “Il Sole 24 Ore” del 24/10/2023

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