BCC Abruzzo Molise: come sarà tassata l’agevolazione su mutui e prestiti


Nella giornata di ieri, 31 luglio, è stato sottoscritto il nuovo accordo relativo ai tassi applicati ai dipendenti delle BCC di Abruzzo e Molise per la concessione di mutui e prestiti, rivisti alla luce dei forti aumenti verificatisi nei mesi scorsi.

L’accordo porterà benefici importanti alle lavoratrici ed ai lavoratori interessati, ma potrebbe costringerli a fare i conti con il fisco, visto che la differenza rispetto al tasso di riferimento BCE costituisce un benefit che potrebbe essere tassato. Una situazione nuova, visto che fino ad oggi il tasso applicato coincideva con il tasso BCE. Ma come vedremo, anche in assenza di revisione delle condizioni alcuni dei beneficiari di finanziamenti avrebbero trovato, a fine anno, la sorpresa di una trattenuta sulla loro busta paga: e questo per effetto dei meccanismi contorti che regolano questo tipo di tassazione.

E allora, proviamo a spiegare di cosa si parla e cosa succederà nei prossimi mesi.

 

COSA SONO I FRINGE BENEFITS?

Nella categoria dei fringe benefits rientrano le erogazioni in natura, cioè non monetarie, che il datore di lavoro concede ai dipendenti. Nel caso dei bancari rientrano in questa categoria:

  • Buoni acquisto o buoni benzina: acquistabili tramite portale, utilizzando il credito welfare accantonato. Anche per il 2023, grazie al cosidetto Decreto Carburanti del 14 gennaio 2023, è possibile acquistare fino a 200 euro di buoni benzina senza che tale importo vada a sommarsi alle somme imponibili.
  • Mutui e prestiti a tasso agevolato: argomento che approfondiremo tra poco.
  • Eventuali altre erogazioni liberali dell’azienda: ad esempio, il pacco di Natale.

Come vengono considerate queste erogazioni dal punto di vista fiscale? Lo Stato non le equipara alle retribuzioni e non le assoggetta a tasse e contributi, a patto che non superino un determinato limite.
Tale limite ammonta di norma ad € 258,23; per il 2023 il Decreto Lavoro n.48/2023 lo ha elevato ad € 3.000, solo per lavoratori dipendenti con figli a carico.

Attenzione: se si sforano anche di un solo centesimo le soglie di € 258,23 o di € 3.000 verrà tassata ed assoggettata a contribuzione non soltanto l’eccedenza ma l’intera somma.
Questo significa che sull’intera somma saranno calcolate le trattenute IRPEF (35% o 43% a seconda del reddito complessivo), i contributi previdenziali e le addizionali regionali e comunali.

COME FUNZIONA IL MECCANISMO DEI FRINGE BENEFITS PER I MUTUI E PRESTITI?

Se un’azienda che vende scarpe decide di regalare un paio di scarpe ai dipendenti, quella rappresenta un’erogazione in natura. Un’azienda che vende soldi, quando concede ai suoi dipendenti un prestito a tasso agevolato rispetto alla clientela ordinaria sta effettuando un’erogazione in natura. Per questo i finanziamenti ai dipendenti sono soggetti alla normativa sui fringe benefits.

Come si fa a quantificare l’ammontare del beneficio?

L’importo da considerare come benefit si determina partendo dalla differenza tra il Tasso di Riferimento BCE e il tasso pagato sul mutuo o sul prestito.
Al momento il tasso BCE ammonta all’4,25%.

Non tutta la differenza rappresenta un benefit: l’importo preso in considerazione è pari al 50% di tale differenza.

Spieghiamoci con un esempio. Se un mutuo al tasso del personale, con debito residuo pari 100/mila euro, è regolato ad un tasso del 2,75%, considerando il tasso BCE del 4,25% l’ammontare del benefit è pari a:

4,25% – 2,75% = 1,50%
1,50 %: 2 = 0,75%

Ribaltata sul debito residuo, questa percentuale equivale a:

100.000 x 0,75 : 1200 = 62,50€

che rappresentano il benefit mensilizzato generato dal prestito.

Purtroppo la normativa fiscale, in vigore ormai da diversi anni, prevede un meccanismo perverso, che stabilisce che si faccia il confronto tra il tasso BCE vigente alla fine dell’anno e quello pagato mese per mese. Questo fa sì che il conteggio della differenza finisca con l’essere retroattivo, ed essere esteso anche ai mesi precedenti all’aumento del tasso. Per anni il problema non si era posto perché il tasso BCE è stato per anni molto basso o in discesa, arrivando ad essere addirittura negativo.

Questo meccanismo penalizza soprattutto i mutui a tasso fisso, che non risentono degli incrementi del tasso BCE. Tuttavia, il meccanismo appena illustrato non esclude che anche i finanziamenti a tasso variabile possano generare tassazioni supplementari, soprattutto in caso di ripetuti aumenti del tasso BCE nel corso dell’anno.

E’ quanto avverrà per i dipendenti delle BCC Abruzzo Molise. Ipotizzando (ed auspicando) che a fine anno il tasso BCE rimanga fermo al 4,25%, questo comporterebbe comunque una tassazione per i mesi precedenti. Sempre con riferimento ad un mutuo con debito residuo di € 100/mila, questo è l’ammontare dei benefits soggetti a tassazione.


N.B, Il calcolo è indicativo ma non accuratissimo. Per un mutuo di € 100/mila, il debito residuo diminuisce ogni mese e quindi si riduce la somma su cui calcolare l’agevolazione fiscale. Per semplicità l’abbiamo considerata fissa


 

Al momento la somma è pari ad € 229,17 (sempre ipotizzando un debito residuo di € 100/mila), di poco inferiore alla soglia di € 258,23. In caso di ulteriore aumento del tasso BCE, una lavoratrice o un lavoratore senza figli a carico subirebbero comunque la tassazione sull’intero importo del benefit.

 

COSA SUCCEDERA’ A PARTIRE DAL MESE DI AGOSTO?

A partire dal prossimo mese il tasso di mutui e prestiti al personale continuerà ad adeguarsi al tasso di riferimento BCE, ma – per i mutui prima casa – senza superare il limite del 2,75%.

Vediamo in termini pratici cosa significa questa variazione, sempre con riferimento ad un mutuo con debito residuo di € 100/mila.

Nell’ipotesi di un mutuo con debito residuo di € 100/mila, l’ammontare imponibile per il 2023 sarà pari indicativamente a

  • € 312,5 (€62,50 x 5 mesi) + € 229,17 (già maturato nei primi 7 mesi dell’anno)
  • Totale € 541,67

Questo vuol dire che, a meno di aumenti estremamente rilevanti del tasso BCE, anche in caso di mutui di importo molto più elevato la soglia di esenzione di 3.000 € dovrebbe mettere al sicuro tutti coloro che hanno figli a carico, a meno di aumenti estremamente consistenti del tasso BCE, al momento non prevedibili.

Discorso diverso per lavoratori e lavoratrici senza figli a carico. Per loro dobbiamo fare qualche calcolo in più.
Da qui a fine anno la revisione dell’accordo comporterà, sempre con riferimento ad un mutuo di 100/mila euro, un risparmio di interessi di circa 100 € al mese. Quindi più o meno 500 euro.
A fronte di questo beneficio, si troveranno, come spiegato precedentemente, un imponibile di € 541,67.
Considerando un’aliquota IRPEF del 35%, una contribuzione INPS del 9,19% e un 2,50% di addizionali comunali e regionali, si troverebbero un addebito a fine anno di circa 253 €. Quindi resta il beneficio, seppur ridimensionato.

In occasione della sottoscrizione dell’accordo ci siamo reciprocamente impegnati a rivederci in caso di ulteriori rialzi del tasso BCE, che potrebbero rendere opportuna una nuova revisione.

Per tutte le lavoratrici e i lavoratori che beneficiano di finanziamenti accordati dall’azienda è comunque fortemente consigliato un minimo di cautela prima di convertire il credito welfare in buoni acquisto o buoni benzina, il cui ammontare va a sommarsi al benefit rappresentato dal tasso agevolato e potrebbe portare alla tassazione dell’intero importo dei buoni.

Restiamo disposizione per eventuali richieste di chiarimenti

 

 

Fisac Abruzzo Molise

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