Bancari esodati, sorpresa dal fisco: chieste altre imposte per il 2016


Centinaia di avvisi bonari sugli assegni di cinque anni fa. I dubbi dei sindacati.


 

Trenta giorni per decidere se pagare o no l’integrazione alle imposte chiesta dal Fisco con avviso bonario inviato il 30 aprile. E’ quanto dovranno decidere gli ex bancari che, nel 2016, ricevevano l’assegno straordinario di accompagnamento alla pensione erogato dal Fondo di Solidarietà per il sostegno del reddito del personale del credito. Cinque anni fa – dati INPS – erano 11.021 le persone che ricevevano l’assegno e, secondo stime sindacali , almeno il 70% (quasi 8mila) dovrebbe aver ricevuto l’avviso dell’Agenzia delle Entrate. L’ammontare da pagare è in media di circa 2mila euro (sull’anno).

Il caso
Perché il Fisco ha inviato gli avvisi bonari? Spieghiamo subito che i bancari che anticipano l’uscita grazie al Fondo di solidarietà ricevono, per un massimo di 5 anni, l’equivalente di quanto prenderanno come pensione al netto delle imposte. A versare l’assegno straordinario è l’INPS che a sua volta riceve il denaro dalla banche. All’assegno, come per il TFR, viene applicata la tassazione separata che è un tipo di imposizione agevolata rispetto alla ordinaria Irpef: la tassazione separata impedisce che, nell’anno in cui vengono percepiti, i redditi maturati in più anni si sommino agli altri redditi del lavoratore.

Il ricalcolo mai applicato
Fin qui tutto abbastanza logico. Al Fisco e al legislatore italiano non piacciono però le cose semplici. Nella tassazione separata, il datore di lavoro (in questo caso le banche) infatti applica una trattenuta fiscale “provvisoria” sul Tfr e sugli assegni straordinari: successivamente viene ricalcolata dall’Agenzia delle Entrate quella definitiva detta “riliquidazione”. Qui non ci addentriamo nelle contorte questioni fiscali. E’ sufficiente sapere che non tutti ricevono la richiesta di ulteriori imposte e il Fisco non può, come noto, spingersi oltre i cinque anni.
Tornando agli ex bancari, questi ultimi si aspettano le richieste di ricalcolo dell’Agenzia delle Entrate su Tfr. Invece, fino ad oggi (il Fondo di solidarietà esiste dal 2000), il Fisco non aveva mai richiesto la riliquidazione sugli assegni.

Sindacati in campo
Gli ex bancari e le associazioni pensionati che li rappresentano a fine aprile si sono subito attivati. Tanto che il 3 maggio è stato diffuso il primo comunicato sindacale sul caso dalle cinque principali sigle sindacali: Fabi, First/Cisl, Fisac/Cgil, Uilca e Unisin hanno annunciato il loro impegno a chiarire subito la situazione. A distanza di 8 giorni, il secondo comunicato sindacale congiunto dove si spiega che “in stretto contatto con l’ABI” (l’Associazione Bancaria Italiana) “l’iniziativa di chiarimento prosegue”. In allegato al Comunicato c’è il documento INPS dove si spiega che “sono in corso approfondimenti sulla questione fra l’Istituto, in qualità di sostituto d’imposta, e l’Agenzia delle Entrate.”

Tempi, soluzioni e futuri esodi
I tempi stringono. Il 30 maggio, giorno di scadenza dell’avviso, è vicino. Sindacati e ABI non commentano “in attesa di evidenze” da parte di Inps e Agenzia. A quanto emerge. però, non è chiaro se ci sia stato un errore tecnico nei codici di comunicazione INPS o una diversa interpretazione del Fisco dopo vent’anni.
Secondo indiscrezioni, gli ex bancari si sono rivolti agli avvocati per capire come agire per le vie legali: ma potrebbero esserci problemi anche per i futuri esodi. Gli accordi erano stati stipulati su cifre che non prevedevano l’ulteriore aggravio emerso nei giorni scorsi. Cos’accadrà ora?

 

Articolo di Vitaliano D’Angelo su “Il Sole 24 Ore” del 15/05/2021

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