Banca d’Italia: rallenta la crescita in Abruzzo


Lunedì scorso è stato presentato il rapporto della Banca d’Italia sull’andamento dell’economia abruzzese.

Dipinge uno scenario di luci e ombre: se il Pil dell’Abruzzo, nel 2018, è stimato in crescita, sebbene di mezzo punto percentuale, è vero anche che c’è stato un rallentamento di circa un terzo dell’espansione rispetto all’anno precedente. L’attività produttiva si è indebolita, in particolare, nell’industria e nel terziario. Il fatturato delle imprese industriali è lievemente diminuito in termini reali; risultati migliori sono stati conseguiti dalle aziende con maggiore propensione all’export, grazie alla crescita degli scambi con l’estero. Le esportazioni sono aumentate del 3.9%, trainate principalmente dall’aumento delle vendite di mezzi di trasporto. La spesa per investimenti ha registrato un contenuto incremento.

Ad illustrare il rapporto sono stati Dealma Fronzi, da qualche settimana a capo della filiale regionale dell’Aquila della Banca d’Italia, Valter Di Giacinto e Alessandro Tosoni, che si sono occupati dell’analisi sull’economia territoriale. Hanno spiegato che il settore delle costruzioni, in particolare, ha beneficiato della ripresa delle compravendite immobiliari e dei bandi per l’esecuzione di lavori pubblici. Nell’ultimo decennio, è stato significativo il contributo all’attività edilizia fornito dai lavori di ricostruzione post sisma nell’aquilano, che hanno avuto ricadute positive sull’intera economia dell’area.

Ad uno specifico approfondimento sulla situazione economia dell’Aquila e dei comuni del circondario, si registra dal 2008 un aumento del 30% in edilizia che fa contraltare al – 30% del resto della Regione; d’altra parte, nel cratere la ricostruzione ha trainato anche i settori della ristorazione e degli alloggi oltre che le attività terziarie direttamente collegate, si pensi agli studi tecnici di ingegneri, architetti e così via. Al contrario, non si è registrata una inversione di tendenza nel settore industriale, che già viveva una lunga fase regressiva nel pre-terremoto. Sta di fatto che il settore, sebbene non quantitavimente esteso, è qualitativamente eccellente in ambiti innovativi e trainanti: non è un caso che si contino nel territorio il 30% delle start up innovative dell’intera regione, merito anche del GSSI e dell’Università che ha dato vita ad un numero interessante di spin off produttivi.

Tornando al panorama regionale, l’attività produttiva si è indebolita nel commercio e nei trasporti, mentre l’andamento del settore turistico è stato moderatamente positivo.

I prestiti delle banche alle imprese sono rimasti pressoché sugli stessi livelli dell’anno precedente ( – 0.3% a dicembre ). La domanda di credito è scesa nella seconda metà dell’anno: nel secondo semestre, inoltre, sono emersi segnali di ulteriore irrigidimento delle condizioni; l’orientamento delle banche rimane maggiormente selettivo nei confronti delle imprese più rischiose.

La redditività delle imprese ha confermato il recupero conseguito negli ultimi anni, attestandosi su livelli in linea con quelli pre-crisi; ne beneficiano la capacità di autofinanziamento e la liquidità.

Buone notizie per l’occupazione che è ulteriormente aumentata ( + 1.6% ) sebbene si sia registrata una flessione nella seconda parte del 2018. L’incremento ha riguardato eslusivamente i lavori alle dipendenze. Tra i dipendenti, sono tornare a crescere le assunzioni a tempo indeterminato e le stabilizzazioni di contratti a termine. E’ proseguita la lenta ripresa dell’occupazione giovanile, che rimane tuttavia ancora inferiore ai livelli pre-crisi mentre il tasso di occupazione complessivo è tornato ai tassi del 2007.

Un dato va tenuto in considerazione: se l’occupazione è ai livelli precedenti alla grande crisi, in Abruzzo il prodotto interno lordo è ancora 3 o 4 punti sotto i livelli del 2007.

Scende la disoccupazione – dall’11.7% al 10.8% in media d’anno – anche tra i lavoratori più giovani e diminuiscono i così detti ‘neet’.

Nel 2018, il reddito e i consumi delle famiglie abruzzesi sono stimati in contenuto aumento.  Alla crescita del reddito hanno contribuito soprattutto i redditi da lavoro e, in particolare, quelli da lavoro dipendente. In Abruzzo, l’incidenza del numero di famiglie in condizioni di povertà relativa, però, resta più alta della media nazionale, sebbene tenga l’indice di fiducia dei nuclei familiari. D’altra parte, la ricchezza netta delle famiglie si colloca al di sopra dei livelli del 2008.

Nell’ultimo decennio è aumentato il peso delle attività finanziarie, sebbene la componente reale della ricchezza continui a rappresentarne la parte più rilevante. Nel 2018, a fronte dei bassi livelli dei tassi d’interesse, le famiglie hanno continuato a favorire l’investimento in strumenti finanziari prontamente liquidabili. I prestiti erogati alle famiglie residenti in Abruzzo da banche e società finanziarie sono aumentati del 3.5%, riflettendo la ripresa della erogazione di mutui e la crescita del credito al consumo.

Stando al mercato del credito, è proseguito il processo di razionalizzazione della rete territoriale delle banche, in particolare da parte degli intermediari di maggiore dimensione: anche nel 2018 è diminuito il numero degli sportelli bancari presenti in regione, mentre è ulteriormente aumentata la fornitura di servizi bancari per il tramite dei canali telematici. La qualità del credito è migliorata. L’incidenza dei nuovi crediti deteriorati è diminuita, sia per le imperse che per le famiglie. La quota di prestiti in sofferenza sul totale dei prestiti si è ugualmente ridotta, anche per effetto delle operazioni di cessione e di cancellazione dal bilancio realizzate dagli intermediari.

 

Fonte: www.newstown.it

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