Appalto: prosegue il confronto con ANAPA per rinnovare il CCNL

3 - Fisac Cgil

Incontro trattativa Agenzie di Assicurazione in gestione libera del 18 aprile 2023

 

Il giorno 18 aprile, le OO.SS. rappresentative del settore assicurativo FIRST CISL, FISAC CGIL, UILCA, FNA, hanno incontrato a Roma presso la sede dell’E.N.B.Ass la delegazione datoriale di ANAPA – Rete Impresa Agenzie per riprendere, dopo il rinvio richiesto dalla controparte programmato per gennaio, le trattative per il rinnovo del CCNL Agenzie di assicurazione in gestione libera.

A seguito della piattaforma unitaria, le Delegazioni Sindacali hanno ricevuto una serie di richieste dettagliate, lontane dalla proposta iniziale. Le OO.SS hanno ribadito l’importanza di garantire la tornata contrattuale, onde evitare di perdere ulteriori agevolazioni a favore delle lavoratrici e dei lavoratori, esprimendo le difficoltà contingenti legate al breve periodo che ci separa dalla naturale scadenza del contratto (30/06/2023). Conseguentemente le Delegazioni Sindacali hanno dato ampia disponibilità al fine di raggiungere l’intesa, proponendo incontri frequenti e serrati per l’elaborazione dei testi illustrati da qui fino a giugno.

Preso atto del parere di Confcommercio, che ha ampiamente esemplificato situazioni analoghe per cui si è raggiunta un’intesa “ponte”, e che ha riconosciuto la piattaforma presentata come “equilibrata”, e vista l’intenzione di Anapa a voler trattare l’intera materia e non solo la parte economica, le OO.SS hanno ribadito ampia disponibilità, a trattare e chiudere il rinnovo in linea con le tempistiche che hanno contraddistinto il CCNL ANIA dei colleghi direzionali.

Restiamo perplessi di fronte al fatto che Anapa non sia stata in grado di fornire i testi illustrati a voce né a latere della riunione né di inviarli a tutt’oggi, nonostante le rassicurazioni unitariamente espresse dalle OO.SS. di trattare su tutti i temi proposti, partendo dalla piattaforma rivendicativa e ascoltando le esigenze datoriali poste al tavolo.

Le OO.SS. danno atto che all’interno della compagine datoriale moltissimi agenti si sono mostrati consapevoli dei problemi inflitti ai propri dipendenti da un’inflazione ormai a 2 cifre, questo conferma l’intento delle OO.SS nel proporre soluzioni celeri per correre in aiuto delle lavoratrici e dei lavoratori.

Ancora una volta, le OO.SS ribadiscono l’impegno ad addivenire a giuste soluzioni senza lasciare nulla di intentato auspicando un riesame da parte di Anapa.

Restiamo al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori, uniti ce la faremo!

Roma, 21/04/2023

 

Le Segreterie Nazionali




25 aprile: tutte le bugie sull’attentato di Via Rasella

E’ importante preservare la memoria di quello che è accaduto, perché è l’unico modo per evitare che accada di nuovo. E il 25 aprile è il giorno in cui, più che nel resto dell’anno, si cerca di riscrivere la storia per cercare in qualche modo di cambiarne il significato.

Per questo riteniamo utile analizzare tutte le bugie che nelle ultime settimane sono state raccontate riguardo all’episodio simbolo della resistenza italiana, l’attacco partigiano di Via Rasella del 23/4/1944, al quale i Tedeschi reagirono fucilando 335 detenuti politici.

Per farlo ci avvarremo delle parole del professor Alessandro Barbero, che ha esaminato nel dettaglio la vicenda in un video che consigliamo caldamente di vedere per intero. Dura oltre un’ora, ma è un racconto avvincente che vale la pena di ascoltare nei dettagli.


 

NON SI E’ TRATTATO DI UN’AZIONE DI GUERRA, MA DI UN ATTO TERRORISTICO

L’episodio di Via Rasella ha suscitato da sempre enormi polemiche. Cosa succede? Che lo si considera come un fatto in sé, senza collegamenti con quello che era Roma allora: hanno fatto scoppiare un bomba in mezzo a una strada a Roma.

Roma nel febbraio e marzo del ’44 è una città che è occupata da sei mesi dai Tedeschi, che è stata occupata dai Tedeschi dopo tre giorni di combattimenti con l’esercito italiano che cercava di difenderla. Tre giorni di combattimenti contro l’esercito italiano e conto i civili armati che hanno cercato di dare una mano ai soldati, con le donne dei quartieri che scendevano a dar da mangiare alle barricate. Tre giorni di combattimenti che hanno fatto centinaia di morti e feriti.

E’ una capitale europea occupata dai nazisti, e fra tutte le capitali europee è quella in cui c’è la resistenza più intensa. La resistenza in città è nata subito ed è attivissima e violentissima: ci sono sparatorie o esplosioni quasi ogni giorno. Continuamente vengono uccisi soldati tedeschi. Questo lo dirà Kappler, comandante della Gestapo a Roma, al processo per le Fosse Ardeatine: “Nel Tevere spesso venivano ritrovati cadaveri di soldati tedeschi”.
Il comandante delle SS, Dollman, dice: “Roma è stata la capitale che ci ha dato più filo da torcere”.
Il maresciallo Kesselring, capo della Wermacht in Italia: “Roma era diventata per noi una città esplosiva; per noi era un grave problema. Tra l’altro ne risentiva direttamente anche il morale delle truppe combattenti, perché non potevamo più mandare i soldati a Roma per un periodo di riposo di licenza”.
Le truppe combattenti in quel momento stanno combattendo al fronte di Anzio, dove gli Americani sono sbarcati e dove i Tedeschi – che sanno fare la guerra una spanna meglio di chiunque altro – pur essendo debolissimi come forze sono riusciti a bloccarli, inchiodarli nella zona di Anzio, e da Anzio gli Americani non sono più riusciti a uscire, tanto che pare che su un muro di Roma compaia la scritta: “Americani, tenete duro! Verremo noi a liberarvi!”


 

I PARTIGIANI SAPEVANO BENISSIMO CHE AVREBBERO CAUSATO UNA RAPPRESAGLIA PESANTE

Aldilà del clima che si respira in questa città, dove si muore tutti i giorni, la cosa che è fondamentale precisare è che le rappresaglie tedesche sono frequenti ma non regolari, non sistematiche, non annunciate e non matematiche. In altre parole: i Tedeschi ogni tanto fucilano, ma non succede mai – finora non è mai successo – che venissero uccisi 4 Tedeschi e il giorno dopo i Tedeschi fucilassero 40 ostaggi.
Non è neanche mai successo che ci fosse una dichiarazione aperta: “Se uccidete qualcuno noi fucileremo degli Italiani”.
Non c’è neanche mai stato un manifesto che dicesse “Abbiamo fucilato degli ostaggi perché abbiamo avuto dei morti”. Che le rappresaglie ci siano però lo sanno tutti, naturalmente.

La rappresaglia dopo l’attacco di via Rasella è stata una rappresaglia di dimensioni assolutamente imprevedibili, non c’era nessun automatismo in queste cose. I partigiani una cosa la sapevano, perché i manifesti tedeschi una cosa la dicevano: “Chi prende le armi contro di noi sarà messo a morte”.


 

LA RESISTENZA E LA GUERRA PARTIGIANA NON HANNO CONTRIBUITO IN NESSUN MODO ALLA LIBERAZIONE

Il CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) subisce dagli Alleati continue pressioni per moltiplicare gli attacchi a Roma: gli Alleati ci tengono enormemente. Roma formalmente è città aperta, l’hanno dichiarata città aperta i Tedeschi, ma tutti sanno che è una truffa: i reparti tedeschi passano continuamente sulle Consolari diretti al fronte, e il centro è pieno di comandi e centri di comunicazione tedeschi. Perciò gli alleati chiedono alla Resistenza di intensificare gli attacchi dentro Roma per rendere sempre più difficile ai Tedeschi l’uso della città, delle sue vie di comunicazione, delle sue infrastrutture.
E anche per ragioni morali. Dichiarerà poi Mark Clark – comandante della V Armata, quello che entra a Roma il 4 giugno – che per il morale delle sue truppe era molto importante sapere che la popolazione civile stava dalla loro parte, e che alle spalle del nemico i Partigiani non lo facevano sentire mai tranquillo.

I nostri alleati sono rimasti stupiti e ammirati dell’attentato di Via Rasella. Il Generale Alexander, che comandava tutte le truppe del Mediterraneo, ha detto che lui ha cominciato a rispettare gli Italiani quando ha scoperto che Roma era una città che ha osato sfidare in pieno centro un battaglione tedesco armato.
Detto tra parentesi, la conseguenza di via Rasella non è soltanto la strage delle Fosse Ardeatine. Dopo via Rasella i Tedeschi smettono di far passare i loro convogli in città, e gli Americani per due mesi non bombarderanno più Roma, visto che non ci passano più i convogli tedeschi.


 

LE VITTIME DELL’ATTENTATO NON ERANO TEDESCHE MA ITALIANE E NON ERANO NEANCHE MILITARI, MA UNA BANDA MUSICALE DI MEZZA ETA’

Una delle mille polemiche sull’azione di via Rasella è legata al fatto che quelli che erano stati attaccati sarebbero stati degli innocui poliziotti, gente di mezza età, neanche militari, e per di più mezzi italiani perché reclutati nel Sud Tirolo, cioè l’Alto Adige.
Quest’ultima cosa è l’unica cosa vera: è un reparto reclutato in Alto Adige tra quegli abitanti che hanno optato per essere sudditi di Hitler anziché restare italiani. Quindi è vero, sono Altoatesini. E’ un battaglione del reggimento di polizia militare Bozen, cioè Bolzano. La polizia militare è composta da militari a tutti gli effetti, subordinati in quel momento al comando delle SS, e poco tempo dopo il reggimento sarà ufficialmente inquadrato nelle SS: SS Polizai Regiment Bozen.
E’ vero che non sono giovanissimi: sono tra i 26 e i 43 anni. Rispetto ai ragazzi della Resistenza sono più maturi, indubbiamente. Non sono gente innocua: sono gente che va a fare i rastrellamenti contro i Partigiani nei Castelli Romani. Il battaglione a cui appartiene questa compagnia, dopo l’attacco di via Rasella sarà trasferito in Piemonte, a combattere contro i Partigiani in Piemonte. Un altro battaglione dello stesso reggimento è stato responsabile di eccidi e di crimini di guerra nel Cadore.
Si tratta quindi a tutti gli effetti di forze militari impegnate nei rastrellamenti contro i Partigiani, e che sfilano per Roma armati fino ai denti.

Questo lo racconteranno i superstiti stessi della Compagnia attaccata a via Rasella: anzi, più d’uno dirà:
“Se abbiamo avuto così tanti morti, è perché con lo scoppio della bomba hanno cominciato a scoppiare anche le bombe a mano che avevamo alla cintura. E avevamo tutti il mitra col colpo in canna, perché i nostri ufficiali ci avevano avvertiti che nelle vie di Roma si rischiava di essere attaccati”.


 

LE PERSONE FUCILATE ALLE FOSSE ARDEATINE SONO STATE UCCISE SOLO PERCHE’ ITALIANE

Testimonianza di un superstite del Battaglione Bozen, il furiere Hans Blak interrogato al processo Kappler:
“La rappresaglia alle Fosse Ardeatine fu fatta nel massimo rispetto della legge. Alla fine rimasero soltanto Ebrei, comunisti e altra gente così. Nessuno innocente.”

 


 

GLI ATTENTATORI SONO STATI DEI VIGLIACCHI. GLI ERA STATO CHIESTO DI COSTITUIRSI PER EVITARE LA STRAGE, MA NON LO HANNO FATTO

Le esecuzioni alle Fosse Ardeatine iniziano intorno all’1 e mezza (13 e 30). L’Attentato è avvenuto alle 4 del pomeriggio precedente. A Roma quel giorno, il giorno delle Fosse Ardeatine, il 24 marzo, tutti parlano dell’attentato di via Rasella, di cui non è stato dato nessun annuncio ufficiale, ma tutti ne parlano. Invece nessuno sa niente della rappresaglia; viene fatta in totale segreto.
Solo il giorno dopo, il 25 a mezzogiorno, il Messaggero esce con un comunicato del comando tedesco che parla della “vile imboscata eseguita da elementi criminali, comunisti badogliani, su incitamento anglo- americano”. E annuncia che il comando ha deciso che per rappresaglia dovevano essere fucilati, per ogni tedesco morto 10 comunisti badogliani. E l’articolo del Messaggero conclude: “L’ordine è già stato eseguito”.
Immediatamente è cominciata la costruzione di una leggenda secondo cui quelli che hanno compiuto l’attacco avrebbero potuto salvare le vittime delle Fosse Ardeatine se avessero risposto all’invito del Comando tedesco di presentarsi.

Invito che non c’è stato.

Come nasce questa cosa? Che su quello che è successo tra via Rasella e le Fosse Ardeatine, in un Paese come l’Italia, non ci sia da aspettarsi troppa chiarezza e troppa trasparenza lo si capisce già il giorno in cui viene annunciata la strage delle Fosse Ardeatine. Basta leggere quello che dice L’Osservatore Romano. Quando dà la notizia delle Fosse Ardeatine dice che ci sono state delle vittime tedesche in un attentato, e che ci sono state delle persone sacrificate per i colpevoli sfuggiti all’arresto.
Quindi ci sono state delle vittime tedesche e dei colpevoli che sono sfuggiti all’arresto, per cui sono state sacrificate delle altre persone.
Che ci sia qualcuno che è colpevole di averli fucilati, questi altri, “L’Osservatore Romano” non lo dice.

Qualche giorno dopo, il federale di Roma Pizzirani che deve gestire lo shock di una città che sta scoprendo cosa è successo – e non a via Rasella ma alle Fosse Ardeatine – dichiarerà per la prima volta che la colpa è di quelli che hanno fatto l’attentato, che se si fossero presentati non ci sarebbe stata la rappresaglia.
Passano 4 anni, è il 1948. Sapete che la tensione che c’è in Italia nel 1948. I comitati civici anticomunisti di Gedda a Roma battono e ribattono: “Quei vigliacchi non si sono presentati quando gli era stato chiesto di presentarsi. Se fossero venuti non ci sarebbero stati i martiri delle Fosse Ardeatine.”

A parte la dinamica dei fatti, con i tempi e gli orari che vi ho detto, che da sola basta a smentire l’idea della richiesta, è assolutamente dimostrato al 100% che nessuno si è mai sognato di chiedere ai responsabili di presentarsi; tantomeno hanno pensato mai di dirlo i responsabili tedeschi. I responsabili tedeschi sono tutti andati a processo e tutti quanti hanno dichiarato che questa cosa non c’è mai stata.
Kappler al suo processo dirà: “La rappresaglia l’abbiamo fatta in totale segreto, perché avevamo paura che se si fosse saputo che fucilavamo così tanta gente scoppiasse un’insurrezione.”
A Kappler hanno anche chiesto se avevano cercato almeno i colpevoli. Kappler, della Gestapo, ha risposto: “Ma no che non li abbiamo cercati. Tanto eravamo sicuri che la popolazione li avrebbe protetti.”
Al processo di Kesserling glielo chiederanno espressamente: “Ma non avete pensato di chiedere ai partigiani di via Rasella di presentarsi?” E Kesserling risponde: “Beh, a pensarci adesso… non sarebbe mica stata una brutta idea!” Insistono: “Ma non lo avete fatto?” “E no” Dice Kesserling “Non lo abbiamo fatto.”

 

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Federcasse: il giro della clessidra

3 - Fisac Cgil

Trattativa nazionale
Federcasse il giro della clessidra


 

Gli ultimi due rinnovi contrattuali del settore risalenti al 9 gennaio 2019 e all’11 giugno 2022 avevano dato il senso e la prospettiva di come buone e concrete relazioni sindacali producano risultati positivi per la categoria del Credito Cooperativo.

Non bastasse, a questi rinnovi dei CCNL si sono sommati plurimi accordi tra le Parti che hanno strutturato le buone prassi del settore su un terreno solido e di prospettiva.

Proprio per queste fondate ragioni e motivazioni ci interroghiamo sulla recente stasi e stallo delle trattative a livello nazionale che, su uno specifico impegno e assunto, derivato dalla stipula contrattuale con Federcasse, doveva sviluppare un percorso teso ad aggiornare, adeguare ed innovare il sistema della classificazione del personale ed i profili professionali fissati dalla precedente contrattazione nel lontano luglio del 2009.

Se da un lato l’ambito concernente la corretta e doverosa classificazione del personale è materia sicuramente complessa e articolata, dall’altro canto non può certamente essere rinviata “sine die” o ancor peggio diventare oggetto di dogma e non procedibilità finché Federcasse non riesca ad arrivare ad una coerente e corretta sintesi della propria volontà politica da esprimere nei fatti al tavolo negoziale.

Perché è fuor di dubbio che, dopo oltre cinque mesi di discussione tra le parti, Federcasse non possa né debba buttare la palla in tribuna e appellarsi alla facoltà di non rispondere alle imprescindibili esigenze, peraltro condivise con il sindacato, di affrontare i profili della classificazione del personale dando seguito alla loro necessità di contemporaneità e attualità nel profondo cambiamento intervenuto nel Credito Cooperativo.

Le Segreterie Nazionali hanno scritto pertanto alle Presidenze di Federcasse e della sua delegazione negoziale, lo scorso 3 aprile, perché riparta il confronto al fine di addivenire ad una sua conclusione positiva. In caso contrario le Segreterie Nazionali ed i Coordinamenti di Gruppo unitariamente valuteranno tutte le possibili iniziative a tutela delle legittime aspettative e degli interessi in materia di profili professionali.

Le Segreterie Nazionali svilupperanno un’agenda dei lavori su questi ulteriori ed altrettanto determinanti ambiti sindacali che riguardano la quotidianità di tutte le Lavoratrici ed i Lavoratori del Credito Cooperativi con l’attivazione delle Commissioni e degli Organismi nazionali bilaterali contrattuali riguardanti molteplici temi, quali la parità di genere e le politiche di inclusione, la sicurezza, le nuove tecnologie, il FOCC (Fondo occupazione) l’Osservatorio Nazionale, l’Osservatorio sul lavoro agile.

Inoltre, le Segreterie Nazionali insieme ai Coordinamenti di Gruppo e Ips avvieranno il percorso per la predisposizione della Piattaforma di rinnovo del CCNL Federcasse scaduto il 31/12/2022.

Entro il termine di presentazione a Federcasse della piattaforma, sarà compito dei Coordinamenti di Gruppo e Ips dare impulso e sviluppo alle trattative aperte sulle materie di rinnovo della contrattazione di secondo livello, anche in riferimento al nuovo calcolo del Valore di Produttività.

Questo per dare pieno ristoro all’impegno e alla professionalità di tutte le Lavoratrici e i Lavoratori che hanno determinato gli straordinari risultati rappresentati dai bilanci degli ultimi anni, nell’ottica di una reale e concreta partecipazione e redistribuzione della ricchezza prodotta.

Federcasse dovrà dare anche una risposta politica sul mancato rinnovo del CCNL per il personale dirigente del Credito Cooperativo.

Per quanto ovvio daremo seguito e doverosa informativa di ogni iniziativa sindacale fin qui riassunta, confidando di mantenere innanzitutto una prospettiva di concrete e adeguate relazioni sindacali con Federcasse, per dare risposte e tutele esigibili e tangibili alle necessità e alle prerogative di tutto il personale del settore.

 

Roma, 21 aprile 2023

 

LE SEGRETERIE NAZIONALI
I COORDINAMENTI DI GRUPPO E IPS
FABI FIRST/CISL FISAC/CGIL UGL CREDITO UILCA




Gruppo ISP: sottoscritto accordo ruoli filiale digitale

 

Sottoscritto accordo ruoli filiale digitale

 

Oggi, 20 aprile, abbiamo sottoscritto un importante accordo che, dopo oltre un anno, riporta finalmente i
percorsi professionali anche all’interno della Filiale Digitale, per i Direttori, i Coordinatori e i Gestori.

L’accordo, che scadrà il 31/12/2025, avrà decorrenza retroattiva dal 01/01/2022, senza che ciò possa
determinare una penalizzazione per le colleghe e i colleghi già in percorso, grazie alla clausola di salvaguardia
introdotta.

Per l’anno 2022, i livelli di complessità saranno valorizzati alla data del 30 giugno 2022; se per effetto
dell’applicazione del nuovo calcolo, la fascia di complessità del 2022 risultasse inferiore a quella calcolata in
base ai nuovi criteri, per chi era in percorso a dicembre 2021 (in costanza di ruolo) sarà conservata la
precedente fascia fino alla data odierna.

A regime, gli indicatori saranno valorizzati il 31 dicembre di ogni anno con decorrenza dal 1° gennaio dell’anno
successivo e, per i Gestori Digitali, comunque ad ogni variazione della clientela di riferimento, in modo da
garantire coerenza tra l’aumento delle competenze richieste e il percorso professionale.

I criteri per il calcolo della complessità gestita, se modificati nel caso di ulteriore evoluzione del Modello di
Servizio e/o organizzativa, saranno oggetto di preventivo confronto con le Organizzazioni Sindacali.

È stata introdotta una garanzia di trasparenza con riferimento al calcolo della complessità del Gestore, fino ad
oggi non noto in tutti i suoi elementi (e quindi non verificabile). Tale positiva novità è destinata a essere
mantenuta nel tempo, attraverso la trasmissione al Sindacato, anno per anno, di tutti gli elementi utili alla
determinazione del calcolo della complessità del Gestore validi per l’anno successivo. Anche i diretti interessati
riceveranno un’apposita comunicazione: in questo modo le colleghe e i colleghi avranno sempre garanzia di
trasparenza, e consapevolezza della propria posizione.

In tema di consolidamento dell’indennità di ruolo per i colleghi della Rete Filiali, in considerazione degli
interventi di razionalizzazione previsti dal Piano d’Impresa 2022-2025, siamo riusciti ad ottenere un
allungamento del tempo per la ricollocazione in un percorso professionale. Infatti, nel caso in cui – per effetto
di mobilità conseguente a chiusura/accorpamento di filiale – vi sia un’assegnazione a un ruolo privo di percorso, l’anzianità maturata nel ruolo di partenza sarà considerata valida se reintrodotti in un percorso professionale entro 9 mesi, con impegno dell’Azienda a valutare un eventuale ulteriore ampliamento fino a 12 mesi.

In tema di percorsi professionali abbiamo ottenuto la valorizzazione delle competenze in Inglese e un
miglioramento del moltiplicatore per il segmento Retail.

L’accordo di oggi dà risposte concrete a tutte le lavoratrici e lavoratori della Filiale Digitale che da troppo
tempo aspettano il giusto riconoscimento al loro impegno, fa un ulteriore passo verso la trasparenza degli
indicatori della complessità e aggiunge un tempo di salvaguardia maggiore anche a chi sarà coinvolto negli
accorpamenti delle filiali.


 

Con riferimento alla Rete fisica delle Filiali, al fine di favorire la massima trasparenza e la verifica
dell’applicazione degli accordi esistenti in tema di Ruoli e Figure professionali abbiamo dichiarato al tavolo
che per le OO.SS. diventa urgente che – oltre a quanto già previsto per i Gestori – siano resi disponibili tutti i
dati, sia quelli organizzativi che commerciali, utili per il calcolo della complessità dei Direttori di Filiale e dei
Coordinatori.

Milano, 20 aprile 2023

 

Delegazioni Trattanti Gruppo Intesa Sanpaolo
FABI – FIRST/CISL – FISAC/CGIL – UILCA – UNISI




Banca Pop. Bari: grande successo dello sciopero!

Banca Popolare di Bari


Grande successo dello sciopero!

 

Oltre il 90% delle filiali chiuse sul territorio nazionale, interi uffici di direzione deserti.

Lo sciopero dei dipendenti della Banca Popolare di Bari del 17 aprile appena trascorso può dirsi decisamente riuscito grazie alla straordinaria partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori che va ben oltre il 70% comunicato dall’Azienda.

Un grazie particolare, quindi, ai colleghi e alle colleghe che hanno aderito alla giornata di mobilitazione sopportando un ulteriore sacrificio economico e mostrando grande coesione.

Le capillari assemblee, del resto, avevano espresso unanime volontà di arrivare allo sciopero e quella volontà ha trovato conferma nell’adesione massiccia alla giornata di lotta, nonostante qualche meschino tentativo di dissuasione respinto al mittente.

La protesta ha avuto un grande merito: quello di far parlare della BPB non già per le cronache giudiziarie o per le comprensibili aspettative dei soci – ai quali va la nostra solidarietà – traditi dalla scellerata gestione precommissariamento, ma anche per il profondo disagio e per le privazioni ai quali i dipendenti sono sottoposti senza avere chiarezza del proprio futuro.

La voce dei dipendenti che reclama:

  • certezza sul futuro della BPB,
  • sostenibile organizzazione del lavoro,
  • recupero salariale,

è uscita dal ristretto perimetro della Banca per iniziare a diventare una questione di pubblico interesse: la Proprietà e il management dovranno tenerne conto.

Ora, forti del massiccio consenso, ci muoveremo per costringere, chi ha il potere per farlo, a dar vita ad un dialogo concreto, che porti ,in maniera seria e fattuale, alla soluzione dei temi alla base dell’azione di protesta.

Il futuro di questa Banca ci appartiene ed è di fondamentale importanza per il Gruppo MCC, per la missione di Banca del Mezzogiorno delineata nel progetto di rilancio sancito con l’accordo del 10.06.2020.

 

Bari, il 20 aprile 2023

 

FABI – FIRST/CISL – FISAC/CGIL – UILCA – UNISIN




Riscossione: il 3 maggio presidio al MEF

Presidio nella mattinata di mercoledì 3  maggio a Roma davanti alla sede del Ministero dell’Economia e delle  Finanze per protestare contro il ”grave silenzio” da parte del  titolare del dicastero di via XX Settembre, Giancarlo Giorgetti, alla  richiesta di incontro urgente sul trasferimento delle attività  informatiche Ict di Agenzia delle Entrate–Riscossione a Sogei Spa.

A promuoverlo le segreterie nazionali del settore della riscossione dei  tributi di Fabi, First Cisl, Fisac CGIL, Uilca e Unisin. La legge di Bilancio 2023, scrivono le organizzazioni sindacali in un  comunicato, ”ha previsto il trasferimento delle attività informatiche Ict di Agenzia delle Entrate – Riscossione a Sogei Spa, attraverso la  cessione del ramo di azienda, prevedendo inoltre che le modalità  applicative siano individuate con Decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze.

Le Segreterie Nazionali del Settore della Riscossione,  al fine di garantire i diritti economici, giuridici e previdenziali  delle lavoratrici e dei lavoratori che saranno coinvolti dalla  cessione, hanno inviato all’inizio del mese di marzo formale richiesta di incontro urgente al Ministro Giancarlo Giorgetti, richiesta che ad  oggi non ha avuto alcun riscontro”.
”A fronte di questo grave silenzio, le Scriventi hanno organizzato un presidio che si terrà a Roma nella mattinata del prossimo 3 maggio  davanti alla sede del Ministero dell’Economia e delle Finanze, con  l’obiettivo di ottenere l’apertura di un dialogo che possa sanare i  contenuti fortemente penalizzanti della legge di Bilancio.

Questa è la prima di una serie di iniziative di protesta che verranno messe in  campo qualora non arrivino chiari segnali della volontà politica di  riconoscere le legittime aspettative delle lavoratrici e lavoratori”,
concludono Fabi, First Cisl, Fisac CGIL, Uilca e Unisin.

Fonte: Adnkronos




TGR Abruzzo: sciopero alla Banca Popolare di Bari

Pubblichiamo il link al servizio della TGR Abruzzo in merito allo sciopero della Banca Popolare di Bari del 17 aprile ed al presidio di Teramo, con interviste al nostro RSA Massimiliano Di Carlo ed al Segretario Regionale Luca Copersini

 

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L’invasione che non c’è

Quello dei disperati che fuggono da zone del mondo nelle quali è diventato quasi impossibile vivere, alla ricerca di una speranza per loro e la loro famiglia, è un tema complicato, per il quale non esistono soluzioni semplici.

Per le destre è da sempre un cavallo di battaglia, da utilizzare per fini elettorali alimentando le paure. Tra gli scenari apocalittici evocati, quello dell‘invasione, o addirittura di un progetto di sostituzione etnica.

La realtà dei numeri ci parla di una situazione molto diversa, in cui non c’è nessuna invasione, ma la presenza di stranieri in Italia è stabile da quasi 10 anni: segno che, per chi arriva, il nostro è un punto di transito, ma l’ambizione è raggiungere altre nazioni europee.
E questo nonostante avremmo un gran bisogno di invertire il calo costante della popolazione in Italia.

Il grafico è un’elaborazione dell’Istituto degli Studi di Politica Internazionale su dati Istat.




MEF: in corso istruttoria su tassazione dei mutui per dipendenti banche

“Sono in corso attività istruttorie finalizzate a valutare l’opportunità di un intervento normativo volto a correggere il criterio di determinazione forfetaria del reddito in caso di concessione di finanziamenti a tasso fisso ai dipendenti, in conseguenza dell’aumento del tasso ufficiale di riferimento della Bce, fatta salva la necessità di quantificare gli effetti finanziari recati dalla disposizione da emanare al fine dell’individuazione dei necessari mezzi di copertura”.
Lo ha detto la sottosegretaria al Mef, Sandra Savino, rispondendo in commissione Finanze al Senato a un’interrogazione a firma Carlo Cottarelli (Pd). In particolare, l’interrogazione puntava a conoscere le iniziative del Governo per intervenire sulla penalizzazione fiscale subita dai dipendenti bancari per i mutui a tasso agevolato.

“Gli uffici dell’Amministrazione finanziaria fanno presente che dal comparto bancario sono già state segnalate le problematiche in merito alle modalità di determinazione del valore da assoggettare a tassazione in capo al dipendente, come fringe benefit, in caso di erogazione di mutui a tassi inferiori a quelli di mercato. Il comparto bancario ha, infatti, evidenziato che l’ancoraggio del beneficio al Tur-Tasso ufficiale di riferimento calcolato anno per anno in costanza di contratto introduce, nei mutui a tasso fisso, un elemento di non giustificata aleatorietà rispetto a detto calcolo che dovrebbe essere determinato, semplicemente, dallo spread tra il tasso agevolato e quello di mercato al momento della stipula del contratto. Le successive variazioni del Tur – ha aggiunto Savino – dovrebbero essere irrilevanti così come lo sono per il calcolo della rata per qualunque mutuo a tasso fisso. Secondo i rappresentanti del settore bancario si prefigurerebbe pertanto un’ipotesi di tassazione condizionata, nella quale la condizione è rappresentata da un evento incerto e privo di relazione con la sfera del contribuente tassato e la sua capacità contributiva”.

 

Fonte: Public Policy




CCNL ABI: L’Assemblea Fisac Cgil approva la piattaforma

Fisac Cgil, piattaforma contratto a sostegno lavoro e paese – Assemblea categoria approva proposta, ora attivo unitario e assemblee con lavoratori


Una piattaforma coerente e solida. Un vero atto politico, frutto di uno straordinario lavoro collettivo delle organizzazioni sindacali, per rimettere al centro, partendo dal lavoro, un modello di banca al servizio del paese e a tutela del risparmio che ora andrà discussa con le lavoratrici e i lavoratori nelle assemblee che partiranno il prossimo mese, dopo l’attivo unitario in programma il 3 maggio, e che porremo successivamente all’attenzione dell’Abi”.

Così la segretaria generale della Fisac Cgil, Susy Esposito, dopo il via libera da parte dell’assemblea generale della categoria, con solo dieci astenuti, alla piattaforma per il rinnovo del contratto Abi e che riguarda quasi 270 mila lavoratori.

Una piattaforma, ha aggiunto Esposito, “che risponde ai bisogni delle lavoratrici e dei lavoratori, a partire dalla richiesta salariale, ma che getta anche uno sguardo sul futuro, sui temi dell’innovazione e della sostenibilità. Rivendichiamo risposte concrete su tutti i capitoli che questa piattaforma affronta: che vanno dal riconoscimento di diritti e tutele alle lavoratrici e ai lavoratori, a partire dalle pressioni commerciali mettendo al centro l’organizzazione del lavoro, ad una rivendicazione salariale che guarda a un settore in cui la produttività è più alta dell’inflazione e dove la redditività del sistema ha generato per il 2022 utili complessivi per 14,2 miliardi”.

Un percorso di assemblee sulla piattaforma per il rinnovo del Ccnl Abi che si interseca anche con la mobilitazione unitaria, promossa da Cgil, Cisl e Uil, con l’organizzazione di tre manifestazioni interregionali che si svolgeranno a Bologna (6 maggio), Milano (13 maggio) e Napoli (20 maggio).

I temi al centro della mobilitazione confederale sono i temi della nostra categoria, come l’impegno che abbiamo sul rinnovo del contratto Abi dimostra: apriamo per queste ragioni una grande stagione di assemblee con le lavoratrici e i lavoratori e un percorso di mobilitazione per ottenere un cambiamento delle politiche industriali, economiche, sociali e occupazionali”, ha concluso Esposito.

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