BCC Abruzzo Molise: come sarà tassata l’agevolazione su mutui e prestiti

Nella giornata di ieri, 31 luglio, è stato sottoscritto il nuovo accordo relativo ai tassi applicati ai dipendenti delle BCC di Abruzzo e Molise per la concessione di mutui e prestiti, rivisti alla luce dei forti aumenti verificatisi nei mesi scorsi.

L’accordo porterà benefici importanti alle lavoratrici ed ai lavoratori interessati, ma potrebbe costringerli a fare i conti con il fisco, visto che la differenza rispetto al tasso di riferimento BCE costituisce un benefit che potrebbe essere tassato. Una situazione nuova, visto che fino ad oggi il tasso applicato coincideva con il tasso BCE. Ma come vedremo, anche in assenza di revisione delle condizioni alcuni dei beneficiari di finanziamenti avrebbero trovato, a fine anno, la sorpresa di una trattenuta sulla loro busta paga: e questo per effetto dei meccanismi contorti che regolano questo tipo di tassazione.

E allora, proviamo a spiegare di cosa si parla e cosa succederà nei prossimi mesi.

 

COSA SONO I FRINGE BENEFITS?

Nella categoria dei fringe benefits rientrano le erogazioni in natura, cioè non monetarie, che il datore di lavoro concede ai dipendenti. Nel caso dei bancari rientrano in questa categoria:

  • Buoni acquisto o buoni benzina: acquistabili tramite portale, utilizzando il credito welfare accantonato. Anche per il 2023, grazie al cosidetto Decreto Carburanti del 14 gennaio 2023, è possibile acquistare fino a 200 euro di buoni benzina senza che tale importo vada a sommarsi alle somme imponibili.
  • Mutui e prestiti a tasso agevolato: argomento che approfondiremo tra poco.
  • Eventuali altre erogazioni liberali dell’azienda: ad esempio, il pacco di Natale.

Come vengono considerate queste erogazioni dal punto di vista fiscale? Lo Stato non le equipara alle retribuzioni e non le assoggetta a tasse e contributi, a patto che non superino un determinato limite.
Tale limite ammonta di norma ad € 258,23; per il 2023 il Decreto Lavoro n.48/2023 lo ha elevato ad € 3.000, solo per lavoratori dipendenti con figli a carico.

Attenzione: se si sforano anche di un solo centesimo le soglie di € 258,23 o di € 3.000 verrà tassata ed assoggettata a contribuzione non soltanto l’eccedenza ma l’intera somma.
Questo significa che sull’intera somma saranno calcolate le trattenute IRPEF (35% o 43% a seconda del reddito complessivo), i contributi previdenziali e le addizionali regionali e comunali.

COME FUNZIONA IL MECCANISMO DEI FRINGE BENEFITS PER I MUTUI E PRESTITI?

Se un’azienda che vende scarpe decide di regalare un paio di scarpe ai dipendenti, quella rappresenta un’erogazione in natura. Un’azienda che vende soldi, quando concede ai suoi dipendenti un prestito a tasso agevolato rispetto alla clientela ordinaria sta effettuando un’erogazione in natura. Per questo i finanziamenti ai dipendenti sono soggetti alla normativa sui fringe benefits.

Come si fa a quantificare l’ammontare del beneficio?

L’importo da considerare come benefit si determina partendo dalla differenza tra il Tasso di Riferimento BCE e il tasso pagato sul mutuo o sul prestito.
Al momento il tasso BCE ammonta all’4,25%.

Non tutta la differenza rappresenta un benefit: l’importo preso in considerazione è pari al 50% di tale differenza.

Spieghiamoci con un esempio. Se un mutuo al tasso del personale, con debito residuo pari 100/mila euro, è regolato ad un tasso del 2,75%, considerando il tasso BCE del 4,25% l’ammontare del benefit è pari a:

4,25% – 2,75% = 1,50%
1,50 %: 2 = 0,75%

Ribaltata sul debito residuo, questa percentuale equivale a:

100.000 x 0,75 : 1200 = 62,50€

che rappresentano il benefit mensilizzato generato dal prestito.

Purtroppo la normativa fiscale, in vigore ormai da diversi anni, prevede un meccanismo perverso, che stabilisce che si faccia il confronto tra il tasso BCE vigente alla fine dell’anno e quello pagato mese per mese. Questo fa sì che il conteggio della differenza finisca con l’essere retroattivo, ed essere esteso anche ai mesi precedenti all’aumento del tasso. Per anni il problema non si era posto perché il tasso BCE è stato per anni molto basso o in discesa, arrivando ad essere addirittura negativo.

Questo meccanismo penalizza soprattutto i mutui a tasso fisso, che non risentono degli incrementi del tasso BCE. Tuttavia, il meccanismo appena illustrato non esclude che anche i finanziamenti a tasso variabile possano generare tassazioni supplementari, soprattutto in caso di ripetuti aumenti del tasso BCE nel corso dell’anno.

E’ quanto avverrà per i dipendenti delle BCC Abruzzo Molise. Ipotizzando (ed auspicando) che a fine anno il tasso BCE rimanga fermo al 4,25%, questo comporterebbe comunque una tassazione per i mesi precedenti. Sempre con riferimento ad un mutuo con debito residuo di € 100/mila, questo è l’ammontare dei benefits soggetti a tassazione.


N.B, Il calcolo è indicativo ma non accuratissimo. Per un mutuo di € 100/mila, il debito residuo diminuisce ogni mese e quindi si riduce la somma su cui calcolare l’agevolazione fiscale. Per semplicità l’abbiamo considerata fissa


 

Al momento la somma è pari ad € 229,17 (sempre ipotizzando un debito residuo di € 100/mila), di poco inferiore alla soglia di € 258,23. In caso di ulteriore aumento del tasso BCE, una lavoratrice o un lavoratore senza figli a carico subirebbero comunque la tassazione sull’intero importo del benefit.

 

COSA SUCCEDERA’ A PARTIRE DAL MESE DI AGOSTO?

A partire dal prossimo mese il tasso di mutui e prestiti al personale continuerà ad adeguarsi al tasso di riferimento BCE, ma – per i mutui prima casa – senza superare il limite del 2,75%.

Vediamo in termini pratici cosa significa questa variazione, sempre con riferimento ad un mutuo con debito residuo di € 100/mila.

Nell’ipotesi di un mutuo con debito residuo di € 100/mila, l’ammontare imponibile per il 2023 sarà pari indicativamente a

  • € 312,5 (€62,50 x 5 mesi) + € 229,17 (già maturato nei primi 7 mesi dell’anno)
  • Totale € 541,67

Questo vuol dire che, a meno di aumenti estremamente rilevanti del tasso BCE, anche in caso di mutui di importo molto più elevato la soglia di esenzione di 3.000 € dovrebbe mettere al sicuro tutti coloro che hanno figli a carico, a meno di aumenti estremamente consistenti del tasso BCE, al momento non prevedibili.

Discorso diverso per lavoratori e lavoratrici senza figli a carico. Per loro dobbiamo fare qualche calcolo in più.
Da qui a fine anno la revisione dell’accordo comporterà, sempre con riferimento ad un mutuo di 100/mila euro, un risparmio di interessi di circa 100 € al mese. Quindi più o meno 500 euro.
A fronte di questo beneficio, si troveranno, come spiegato precedentemente, un imponibile di € 541,67.
Considerando un’aliquota IRPEF del 35%, una contribuzione INPS del 9,19% e un 2,50% di addizionali comunali e regionali, si troverebbero un addebito a fine anno di circa 253 €. Quindi resta il beneficio, seppur ridimensionato.

In occasione della sottoscrizione dell’accordo ci siamo reciprocamente impegnati a rivederci in caso di ulteriori rialzi del tasso BCE, che potrebbero rendere opportuna una nuova revisione.

Per tutte le lavoratrici e i lavoratori che beneficiano di finanziamenti accordati dall’azienda è comunque fortemente consigliato un minimo di cautela prima di convertire il credito welfare in buoni acquisto o buoni benzina, il cui ammontare va a sommarsi al benefit rappresentato dal tasso agevolato e potrebbe portare alla tassazione dell’intero importo dei buoni.

Restiamo disposizione per eventuali richieste di chiarimenti

 

 

Fisac Abruzzo Molise




CGIL Abruzzo Molise: premiati i volontari del fango

Venerdì scorso si è svolta a Francavilla l’Assemblea Generale della Cgil Abruzzo Molise.

Al termine dei lavori le delegazioni della CGIL Forlì e della CGIL Cesena hanno premiato tutti i volontari che sono partiti per portare la solidarietà della CGIL Abruzzo Molise alle popolazioni che hanno sofferto a causa delle disastrose alluvioni che hanno colpito l’Emilia-Romagna nel mese di maggio.

Durante la cerimonia, che ha visto momenti di commozione autentica, è stato consegnato un attestato di riconoscimento a tutti i volontari che hanno preso parte alle attività promosse dalla CGIL Abruzzo Molise, dallo SPI CGIL Abruzzo Molise e dalle Camere del Lavoro Territoriali, a sostegno degli uomini e delle donne colpite dall’alluvione.

Tra i premiati segnaliamo il nostro Gabriele D’Andrea, Segretario generale della Fisac Cgil Molise. A lui, e a tutte le compagne e i compagni che hanno prestato la loro opera di volontariato, va il sentito ringraziamento della Fisac Abruzzo Molise




La chiusura delle filiali danneggia i territori: ecco le prove

Nel corso degli anni abbiamo ripetutamente evidenziato l’andamento sconfortante della chiusura delle filiali e del taglio dei posti di lavoro nelle banche di Abruzzo e Molise.

Le due regioni hanno pagato un prezzo pesante ai piani industriali dei grandi istituti di credito. Il Molise, in particolare, è la regione italiana che negli ultimi 5 anni ha perso più filiali: più o meno un terzo. Oggi in provincia di Isernia quasi il 90% dei comuni non ha sportelli bancari. In Abruzzo la maglia nera spetta alla provincia dell’Aquila, con circa 3 comuni su 4 privi di banche.

Gli istituti di credito ci hanno sempre raccontato che la chiusura delle filiali non incide sulla qualità di servizi offerti al territorio, visto che ormai gran parte dell’operatività si svolge online, e che gli stessi clienti non avvertono più l’esigenza di sedi fisiche.

Esiste però un dato, riferito all’Abruzzo, che smentisce in modo evidente questa affermazione. Il dato è tratto dall’ottimo studio “Il Credito Bancario in Abruzzo nel 2022” al quale avevamo dato ampio risalto in questo articolo.

Nello scorso anno il credito alle imprese medio-grandi in regione è cresciuto del 4,4%, mentre quello alle piccole imprese è diminuito del 4,6%. Le grandi imprese non hanno bisogno del contatto con la filiale, potendo beneficiare dell’assistenza di strutture accentrate dedicate a loro. Le piccole imprese, non trovando più riferimenti sul territorio, faticano ad ottenere finanziamenti. E’ evidente che, in un territorio nel quale le imprese sono quasi tutte di dimensioni piccole, questo dato può rappresentare un enorme ostacolo non solo per lo sviluppo economico, ma anche per il mantenimento delle condizioni in essere.

Tutto questo pareva un discorso puramente accademico, del quale si faticava a cogliere gli effetti pratici. Ora possiamo toccare con mano le conseguenze dell’abbandono bancario basandoci su alcuni dati.

Nel primo trimestre del 2023 il Molise e l’Abruzzo sono rispettivamente la peggiore e la seconda peggior regione d’Italia rispetto al decremento di imprese artigiane attive, come testimonia uno studio commissionato dalla CNA Abruzzo. Non si tratta di un dato isolato: in 10 anni sono state circa 9mila le imprese artigiane che hanno abbassato la saracinesca in Abruzzo. Difficile non mettere in relazione questo dato con l’oggettiva difficoltà delle piccole imprese nel trovare finanziamenti. 

Altro importante elemento di riflessione è rappresentato dal dato relativo all’usura. Abbiamo più volte espresso il timore che in assenza di finanziatori istituzionali i piccoli imprenditori potessero essere tentati di rivolgersi altrove, finendo in mano agli usurai.
Vediamo come si posizionano le province Abruzzesi nella classifica delle province per incidenza dei reati d’usura nel 2022 redatta dal Sole 24 Ore. Dobbiamo fare una premessa: il dato si basa sulle denunce, e sappiamo che le denunce per usura sono in numero molto ridotto rispetto alla reale incidenza del fenomeno. Esistono comunque dei numeri ufficiali, e su quelli basiamo le nostre considerazioni.
Tre delle quattro province abruzzesi si collocano nella parte alte della classifica: su un totale di 106 province Pescara si posiziona 34ma, L’Aquila 31ma, Chieti addirittura al secondo posto. Solo Teramo non figura, risultando una provincia nella quale non esistono denunce per usura.
Guarda caso, quella di Teramo è la provincia abruzzese con la maggiore percentuale di comuni serviti da filiali (oltre il 68%) ed è anche l’unica provincia in Regione nella quale il fenomeno usura è apparentemente irrilevante.
Chieti è la provincia che ha perso più filiali nel 2022 (oltre il 7%) oltre ad essere quella che ha perso più addetti  negli ultimi 5 anni (-29,4%), ed è anche è la provincia che nel 2022 è risultata la seconda in Italia per incidenza dei reati d’usura.
Non si può evidentemente stabilire in modo indiscutibile un nesso tra tra questi dati: tuttavia il tentativo di mettere in relazione tra loro i numeri numeri produce un effetto indubbiamente impressionante, tanto più considerando che parliamo di province nelle quali l’incidenza dei reati in genere è molto più bassa, con la sola eccezione della Provincia di Pescara che anche nella classifica complessiva dei reati si piazza al 34mo posto.
Si può ovviamente obiettare sulle nostre considerazioni, che non hanno la pretesa di rappresentare uno studio effettuato con metodo scientifico. Tuttavia, c’è un fatto che comincia ad emergere in un modo chiaro: puntando a massimizzare  i loro profitti le banche tagliano le spese ritenute “meno produttive”, ma in questo modo fanno del male a territori come Abruzzo e Molise, colpevoli di essere considerati “meno profittevoli”.
E tutto questo nella totale indifferenza della politica locale e regionale.

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Banche: continua la grande fuga dai nostri territori




Azioni ex Tercas, risarcimento per altri 8 risparmiatori

Ribaltato un pronunciamento di primo grado che aveva respinto il ricorso di ex clienti della banca. I giudici dell’Aquila: “Per informare non è sufficiente la sottoscrizione di una dichiarazione”


C’è una nuova sentenza a raccontare la vicenda delle azioni ex Tercas sempre più declinata dalla cronaca giudiziaria.

Dopo gli svariati pronunciamenti di primo grado a favore di decine di risparmiatori, ora c’è una seconda sentenza della Corte d’Appello a stabilire che da parte dell’Istituto bancario non ci sia stata un’adeguata informazione di quei clienti che da un momento all’altro si sono ritrovati con dei titoli senza valore.
Si tratta di un verdetto che, in questo caso, assume una doppia valenza visto che, nell’accogliere in toto le istanze dei ricorrenti, i magistrati hanno ribaltato un giudizio di primo grado che aveva dato torto ai risparmiatori sostenendo l’adeguatezza di tutte le informazioni sui rischi delle operazioni date all’epoca dall’istituto di credito e quindi respingendo le richieste di risarcimento, Richieste che sono state accolte dai giudici di secondo grado e che complessivamente sfiorano i 250mila euro.

La sentenza impugnata in appello è quella emessa dall’allora giudice civile di Teramo Angela Maria Imbesi (ora in servizio al Tribunale dei Minori di Bologna. A presentare il ricorso la Federconsumatori che in questi anni ha assistito più di trecento risparmiatori affidandosi agli avvocati Renzo Di Sabatino e Massimo Cerniglia. Anche in questo caso i fatti contestati risalgono al 2006, prima del commissariamento Tercas del 2012 e prima dell’ingresso della Banca Popolare di Bari.

I giudici di secondo grado (collegio presieduto da Barbara Del Bono, a latere Mariangela Fuina e Ciro Marbella) nel ricostruire in modo certosino la vicenda hanno stabilito che per una corretta e adeguata informazione dei rischi “non è sufficiente la sottoscrizione di una dichiarazione”.
Un pronunciamento che segue l’orientamento della Cassazione che ormai da tempo, anche a Sezioni Unite, ha stabilito questo principio.
Appare chiaro che non possono ritenersi correttamente adempiuti, da parte della banca, gli obblighi informativi”, scrivono, “l’istituto di credito ha dedotto di avere adempiuto a tali obblighi mediante la consegna al cliente di quella documentazione che, in sostanza, la Cassazione ritiene espressamente non sufficiente, da sola, ad integrare l’adempimento degli organi informativi posti a suo carico.”

Va detto che l’anno scorso, dopo svariati pronunciamenti di primo grado a favore dei risparmiatori, c’è stata la prima sentenza della Corte d’Appello dell’Aquila a confermare i risarcimenti di 260mila euro decisi dal tribunale Teramano per quattro ricorrenti, che anche per i giudici di secondo grado non sarebbero stati adeguatamente informati dalla banca sui rischi delle operazioni, e a stabilire che il termine per la prescrizione è di 10 anni. Aprendo così la strada a nuovi ricorsi.

 

Fonte: Il Centro


 

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Sentenze per le azioni ex Tercas: rimborsati già quattro milioni

 




Il 24 giugno scendiamo in piazza per difendere il nostro diritto alla salute

Due grandi manifestazioni nazionali a Roma: il 24 giugno in difesa del diritto alla salute delle persone e nei luoghi di lavoro e per la difesa e il rilancio del Servizio Sanitario Nazionale, pubblico e universale; il 30 settembre per il lavoro, contro la precarietà, per la difesa e l’attuazione della Costituzione, contro l’autonomia differenziata e lo stravolgimento della nostra Repubblica parlamentare.

Per sottoscrivere e aderire all’appello: [email protected]

Sono previsti pullmann gratuiti da tutte le principali località di Abruzzo e Molise: rivolgiti al tuo rappresentante sindacale per prenotarti.


SALUTE, DIRITTO FONDAMENTALE DELLE PERSONE E DELLE COMUNITÀ

Per la tutela del diritto alla Salute, per un Servizio Sanitario Nazionale e un sistema socio sanitario – pubblico, solidale e universale – a cui garantire le necessarie risorse economiche e organizzative ma soprattutto il personale: operatori e professionisti che possano realmente garantire il diritto alla cura di tutte e tutti, con salari adeguati, per contrastare il continuo indebolimento della sanità pubblica, recuperare i divari nell’assistenza effettivamente erogata, a partire da quella territoriale e dalle liste d’attesa, e valorizzare il lavoro di cura; serve, per questo, un piano straordinario pluriennale di assunzioni che vada oltre le stabilizzazioni e il turnover, superi la precarietà della cura e di chi cura; per garantire la salute e la dignità delle persone non autosufficienti; per la tutela della salute e sicurezza sul lavoro, rilanciando il ruolo dei servizi della prevenzione, ispettivi e di vigilanza. Avere una sanità pubblica vuol dire garantire le cure per tutte e tutti, in tutto il Paese, e fermare la privatizzazione della sanità e della salute.

 

A DIFESA DELLA SALUTE E DELLA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO

  • Il diritto al lavoro e la tutela del lavoro rappresentano i pilastri della nostra Costituzione ma i numeri degli infortuni mortali, gli infortuni e le malattie professionali sono ancora inaccettabili;
  • Nei primi 4 mesi dell’anno sono morti 264 lavoratori e lavoratrici;
  • Nel 2022 i morti sul lavoro sono stati 1.090;
  • Gli infortuni nell’anno 2022 sono stati circa 700.000;
  • Inoltre, di lavoro ci si ammala, le malattie professionali denunciate, nei primi 4 mesi dell’anno sono in aumento del 24% (23.800);
  • È assurdo che nel terzo millennio ancora si debba morire o ci si ammali lavorando in molti casi per condizioni di lavoro pessime;
  • Si muore per l’insufficienza dei controlli nei luoghi di lavoro dovuta alla carenza degli ispettori, si muore per la mancanza di presidi territoriali; si muore per la mancata formazione; si muore perché si è precari; si muore perché si lavora in un appalto dato in sub appalto, si muore perché donna o migrante;

È necessario e non più rinviabile un rinnovato atto di responsabilità del governo e delle Istituzioni per ridurre le morti sul lavoro e gli infortuni.

 

OCCORRE INTERVENIRE URGENTEMENTE PARTENDO DA QUESTE 10 PRIORITÀ:

  1.  Una campagna straordinaria di controlli da parte degli organi di vigilanza in ogni azienda preceduta da una massiccia assunzione nei dipartimenti di prevenzione delle Asl e nell’Ispettorato del lavoro nazionale;
  2.  Non concedere finanziamenti alle imprese che non rispettano i requisiti di legalità, applicazione dei Ccnl e che non garantiscono adeguate condizioni di lavoro e delle norme previste in materia di salute e sicurezza;
  3.  Varare il modello della qualificazione delle imprese e della patente a punti per l’accesso alle gare di appalto pubbliche e non solo;
  4.  Investire, più risorse Inail sulla ricerca, per accrescere la conoscenza della dimensione del fenomeno infortuni e malattie professionali e delle tecnologie utili a ridurli;
  5.  Inserire nei programmi scolastici la materia della ssl fin dai primi cicli scolastici;
  6.  Assicurare l’informazione, la formazione e l’addestramento come diritti fondamentali ed esigibili di ogni lavoratrice e lavoratore: mai al lavoro senza una preparazione ed un addestramento adeguati;
  7.  Assicurare che venga espletato l’obbligo di formazione per i datori di lavoro;
  8.  Modificare le norme dell’ultimo codice degli appalti per assicurare le necessarie risorse dedicate alla salute e sicurezza nelle aziende;
  9.  Garantire appieno l’autonomia nello svolgimento del ruolo del medico competente;
  10.  Incrementare le prestazioni socio sanitarie a favore degli infortunati e dei tecnopatici (in particolare l’assistenza riabilitativa, le protesi e gli ausili) in sinergia tra Inail e Servizio sanitario nazionale utilizzando appieno i consistenti fondi a questo dedicati.

Fonte: www.collettiva.it




Quel giorno in cui Berlusconi firmò la condanna della città dell’Aquila

Provate a cercare online l’Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri n. 3762 del 4 maggio 2009. Non ne troverete traccia.
Eppure la successiva Opcm 3763, emessa il giorno dopo, ne prevedeva l’abrogazione all’articolo 12. Un’ordinanza abrogata senza essere mai stata pubblicata, che non è possibile leggere.
Parliamo di una storia poco nota, che in molti hanno dimenticato, e che presenta ancora diversi aspetti oscuri.

La storia dell’Ordinanza fantasma

Il terremoto del 2009 consentì a Berlusconi di migliorare notevolmente la sua immagine pubblica, grazie alla sua capacità di entrare in sintonia con le persone. La sua prima uscita, all’indomani del sisma, fu però molto infelice. In questa intervista rilasciata alla TV tedesca RTL dichiara che gli aquilani avrebbero dovuto prendere la loro permanenza nelle tende “come un camping di fine settimana”.

Ma non divaghiamo e torniamo alla nostra storia. Era passato un mese dal terremoto. Nella città martoriata era iniziata la costruzione del Progetto C.A.S.E., quelle che per molti aquilani sarebbero diventate “Le casette de Berluscò”.
Peccato che l’idea di chi le aveva volute fosse quella di utilizzarle come new towns per sostituire la città, non come alloggi provvisori. Non a caso la realizzazione del Progetto C.A.S.E. servì per raccontare al mondo il “miracolo dell’Aquila”, vantando (anche attraverso le trasmissioni Mediaset: clamoroso il caso di Forum) una ricostruzione che in realtà non c’era, né ci sarebbe stata per molti anni. L’ex Sindaco della città, Massimo Cialente, racconta che Guido Bertolaso gli disse che la ricostruzione sarebbe avvenuta non prima di 30 anni.

L’ordinanza fantasma, firmata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, era coerente con quest’orientamento. Come detto, oggi non se ne trova traccia in quanto non fu mai pubblicata. Ma possiamo ricostruirne il contenuto attraverso il resoconto stenografico di una seduta svoltasi al Senato pochi giorni dopo. A pagina 55 del resoconto leggiamo:

L’ordinanza n. 3762 del 4 maggio 2009 è stata revocata prima della pubblicazione. Nel provvedimento, fra l’altro, l’articolo 11 stabiliva che tutti gli uffici pubblici dell’Aquila venissero trasferiti in città limitrofe in altri uffici esterni al capoluogo

All’ordinanza fantasma erano bastate poche righe per cancellare in un attimo TUTTI GLI UFFICI PUBBLICI dalla città.
Poche righe per cancellare per sempre le speranze di rinascita dell’Aquila.

Finora abbiamo parlato di documenti ufficiali. Da qui in poi possiamo fare solo supposizioni. Intanto non si sa chi abbia voluto quest’ordinanza. Forse Gianni Chiodi, allora presidente della Regione Abruzzo? Forse Guido Bertolaso, che comunque non poteva non esserne al corrente? Chi lesse l’ordinanza disse che il trasferimento sarebbe stato “temporaneo”. Ma cosa significa temporaneo? Fino a quando? È facile immaginare che, una volta usciti dalla città, molti uffici non vi sarebbero più tornati

Possiamo essere certi solo di una cosa: a firmare l’ordinanza fu il Presidente del Consiglio. Cioè Silvio Berlusconi.

Non conosciamo il contenuto esatto dell’ordinanza, né il percorso che portò al suo annullamento ed alla mancata pubblicazione durante la notte tra il 4 e il 5 maggio 2009. Dobbiamo necessariamente affidarci al racconto dell’allora Sindaco della Città, Massimo Cialente.

Se nella notte del 5 maggio del 2009 fosse passata la famosa ordinanza del presidente del Consiglio dei ministri (nota come “svuota L’Aquila“) che trasferiva tutti gli uffici con il personale “momentaneamente” nelle altre città abruzzesi, forse oggi saremmo sì e no 15mila abitanti . Si tratta dell’ordinanza 3762, che è secretata, firmata da Berlusconi e Bertolaso, dopo il placet dell’allora presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi, la quale prevedeva che tutti gli uffici, tranne quelli comunali, che tutte le agenzie specialistiche ospedaliere, le facoltà universitarie, insomma tutto, venisse trasferito nelle altre città abruzzesi. E stabiliva che lo stesso trattamento sarebbe stato riservato ai dipendenti di questi uffici, in modo particolare con priorità per quelli che avevano la casa gravemente danneggiata (classificata ‘E’). Era un modo per dire “Guardate, si ricostruirà, ma con comodo” … A me infatti Bertolaso disse che prima di 30 anni non ci avrei dovuto pensare proprio. Quella notte di maggio fu una guerra che si concluse intorno alle 2,30-3 con una telefonata di Gianni Letta (all’epoca sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri), alla quale alla fine accettai di rispondere e che si concluse con l’annullamento dell’ordinanza. Se si va a vedere, il provvedimento non è riportato e il testo è secretato: fu bloccata la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, la prima e unica volta nella storia d’Italia.

(Fonte: L’Aquila Blog)

“Se fosse passata quell’ordinanza oggi saremmo sì e no 15mila abitanti”. Questo il regalo che Silvio Berlusconi avrebbe lasciato alla città dell’Aquila. E che oggi in troppi hanno dimenticato




Il 15 giugno all’Aquila e Termoli scendiamo in piazza per difendere il diritto alla salute

Die manifestazioni ci vedranno scendere in piazza, all’Aquila e a Termoli, per difendere il diritto alla salute. Invitiamo tutti e tutte a sostenere insieme a noi la nostra protesta.

Questo il comunicato stampa della Cgil L’Aquila


 


E’ indetta per il giorno 15 giugno 2023, alle ore 10,30, presso il Piazzale antistante la Direzione Generale ASL1 Avezzano-Sulmona-L’Aquila, la Manifestazione promossa dalle scriventi associazioni a difesa del Servizio Sanitario Pubblico Provinciale denominata:

LA SANITÀ PUBBLICA SI DIFENDE

Non possiamo assistere inermi allo sfaldamento e depauperamento dell’enorme valore collettivo rappresentato dall’universalità del diritto alla salute, cosi come nei fatti si profila, vista l’inerzia della Direzione Strategica della ASL Avezzano-Sulmona-L’Aquila, della Giunta della Regione Abruzzo e di tutti gli organi istituzionali deputati a garantire l’esigibilità del fondamentale diritto alla prevenzione ed alla cura.

Carenze di personale e mancati investimenti in tecnologia; liste di attesa per l’accesso alle prestazioni specialistiche, ospedaliere o dei poliambulatori distrettuali; personale medico, infermieristico, amministrativo e tecnico stremato; precariato come forma ordinaria di reclutamento del personale; esternalizzazioni dei servizi; marginalizzazione dei Consultori familiari, sono alcuni dei fattori principali che limitano ed, a volte, impediscono l’esercizio del fondamentale diritto alla salute.

I problemi si sommano e stratificano: Case di comunità pensate al di là di ogni ragionevolezza all’interno dei nosocomi del territorio, che rischiano di divenire scatole vuote di personale e della necessaria programmazione delle risorse; Nuclei di Cure Primarie destinati alla chiusura vista la mancata sostituzione dei Medici di Famiglia andati in pensione; allarme sociale non raccolto e quindi non programmati e non potenziati i Dipartimenti di Salute mentale ed i servizi sociosanitari e non prevista la dovuta sinergia con le associazioni che a tali attività si dedicano.
Nel frattempo, mentre si disperdono professionalità di cui tanta necessità si sente , non si supera la criticità rispetto al modello di accesso alla facoltà di medicina della città dell’Aquila.

Una visione di sistema della Sanità pubblica deve tenere in considerazione diverse questioni essenziali, come la tutela dei diritti delle Lavoratrici e dei Lavoratori , una vera integrazione tra ospedale e territorio, l’aumento della spesa per il personale e per gli investimenti in tecnologia, la garanzia di un servizio sanitario universale, uguale e diffuso per tutte e tutti, inclusivo che guardi alla persona nella sua specificità con un approccio attento al genere capace di tener conto delle differenze nella prevenzione diagnosi e cura.

E’ necessario far sentire la voce del territorio, delle lavoratrici dei lavoratori e delle pensionate e dei pensionati che lo abitano e lo rendono collettività.

Cgil L’Aquila, Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale, Sindacato Dei Medici Italiani, Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani, 180 Amici L’Aquila, Unasam, Cittadinanzattiva L’Aquila, Tribunale per i diritti del malato Abruzzo, Anpi, Arci, Auser, Udu, Associazione Donatella Tellini-Centro Antiviolenza e Biblioteca delle Donne, Associazione Donne TerreMutate, Comitato promotore “ Salviamo i Nuclei di Cure Primarie”


 

Questo invece il volantino relativo alla manifestazione di Termoli

 




Risparmiatrice aquilana frodata da pirati informatici. L’ABF: “La Bper risarcisca”

Una correntista  aquilana della Bper ha vinto un ricorso  contro la sua banca, che non voleva risarcirla, dopo essere stata vittima di  una truffa da smishing/phishing  con una perdita di quasi 3 mila euro. La sentenza è stata pronunciata dall’Arbitro bancario finanziario, organismo indipendente e autorevole, che  opera sotto l’egida di Bankitalia, e risolve in modo stragiudiziale le cause tra clienti e banche in tempi rapidi e costi limitati.

Si tratta della punta d’iceberg di un fenomeno truffaldino sterminato  ai danni dei risparmiatori  e banche da parte di organizzazioni criminali spesso con base all’estero.

Secondo la sentenza Bper non avrebbe garantito la sicurezza del canale utilizzato per le comunicazioni e  la gestione dei movimenti, canale nel quale si sono inseriti i truffatori.  La Bper aveva negato il rimborso attribuendo la colpa al correntista che da 30 anni aveva scelto quell’istituto di credito.

Si tratta, va ricordato, di un  tranello molto frequente ai danni di correntisti di molti istituti di credito. Le indagini della polizia postale sono difficili visto che spesso i malviventi operano da fuori Europa.  I casi di truffa on line sono stati quasi centomila nel 2020 tanto per dare la dimensione del fenomeno e in tempi più recenti  hanno riguardato  addirittura un utente su tre.

Questa la trappola. La correntista aveva  ricevuto un sms sul cellulare  sulla messaggistica “Gruppo Bper” e, visto chi  sembrava essere  il mittente, ha aperto il messaggio nel quale veniva chiesto il telefono e il numero di carta prepagata. Si era sentita rassicurata.

Poi è  stata contattata da un  falso operatore di sicurezza Bper  che la informava, ad arte, di un tentativo di truffa sulla sua carta. Il sedicente operatore, nell’ambito della sua strategia del raggiro,  ha riferito che la carta era stata clonata  e che vi fossero 3 disposizioni di pagamento in corso.

Secondo quel falso operatore per revocare quelle disposizioni la correntista avrebbe dovuto solo  ricaricare la carta prepagata ricevendo, però, un rifiuto.

L’interlocutore le ha detto che faceva bene a non fidarsi e che, per dimostrare la liceità della procedura, le avrebbe inviato un sms  sul gruppo Bper. A quel punto la persona raggirata si è convinta che  si trattasse di un vero operatore Bper dando seguito alle indicazioni fornite: fare tre ricariche in tutto per quasi 3mila euro. C’è stata poi una telefonata in cui il truffatore ha invitato la correntista a verificare lo storno e il successivo riaccredito della somma. Ma  tutto è stato inutile visto che i soldi erano stati trasferiti in Lituania senza nessun nuovo accredito.

Resasi conto della  frode conclamata la donna ha presentato denuncia alla polizia postale rivolgendosi all’ufficio reclami di Bper chiedendo il risarcimento visto che gli sms provenienti dai recapiti Bper sono stati inviati da malviventi in grado di falsificare il mittente del messaggio.

Secondo quanto si dice nel ricorso (poi accolto ottenendo il diritto al rimborso) Bper e Bibanca (struttura di supporto) avrebbero ammesso di non aver garantito la sicurezza nel succitato canale usato per le comunicazioni. La banca, in teoria, potrebbe ora incardinare un  nuovo ricorso davanti al tribunale. Ma per ora ha avuto torto. La Bper è forse la banca più forte e presente nel territorio aquilano e regionale avendo acquisito nei decenni scorsi la Cassa di risparmio della provincia dell’Aquila.

 

Fonte: AbruzzoWeb




Abruzzo: insieme alle banche diminuisce il credito a piccole e medie imprese

Prendiamo spunto dall’ottimo studio pubblicato dal prof. Aldo Ronci, dal titolo Il credito bancario in Abruzzo nel 2022.

Il dato relativo al credito vivo (quindi depurato dalle sofferenze) ad imprese e famiglie, relativamente all’anno 2022, è apparentemente positivo, con un incremento di 484 milioni, pari al 2,55%, nettamente migliore al dato nazionale che fa registrare un incremento dello 0,90%.

Andando ad esaminare in modo analitico il dato, scopriamo che non è così confortante.

Fonte: Il Credito Bancario in Abruzzo nel 2022 – Aldo Ronci

 

Notiamo che esiste un unico dato in controtendenza, cioè quello relativo al credito alle imprese medio grandi, mentre i finanziamenti alle piccole imprese scendono in misura superiore alla media nazionale. Questa crescita non avviene in modo omogeneo su tutto il territorio abruzzese, come evidenzia il grafico che riportiamo di seguito.

Fonte: Il Credito Bancario in Abruzzo nel 2022 – Aldo Ronci

 

In sostanza ci troviamo di fronte ad una crescita dei finanziamenti relativi a due sole provincie, quella di Teramo e quella di Chieti, concentrata nelle grandi imprese operanti nel settore industriale, mentre le provincie dell’Aquila e Pescara sono ferme o addirittura in calo.

Fonte: Il Credito Bancario in Abruzzo nel 2022 – Aldo Ronci

 

Ulteriore dato da tenere in considerazione, l’incidenza dei prestiti garantiti sul totale impeghi. In Abruzzo questa percentuale è del 9,47%, mentre la media nazionale è del 5,96%.

Fonte: Il Credito Bancario in Abruzzo nel 2022 – Aldo Ronci

 

COSA CI DICONO QUESTI NUMERI?

I numeri rappresentano la concretizzazione dei i timori che da anni stiamo esprimendo, evidenziando a posteriori le conseguenze che avevamo paventato in merito all’abbandono dei territori da parte delle banche.

Quando le banche vanno via, piccole e medie imprese trovano enormi difficoltà a finanziare le loro esigenze, e questo rappresenta un danno irreparabile per il territorio. Aspetto che alle azienda bancarie, che ragionano spesso solo in termini di profitto a breve termine, non interessa. Per le grandi aziende, che hanno invece contatti diretti con le Direzioni Crediti dei grandi istituti, i canali restano aperti.

Il professor Ronci esprime in modo chiaro una preoccupazione: non trovando finanziamenti attraverso i canali ufficiali, le aziende alle prese con problemi di liquidità potrebbero cadere vittime della criminalità organizzata, “grazie alla sua capacità di offrire soluzioni rapide, servizi a basso costo e soprattutto prestiti in denaro, creando pericolosi legami di dipendenza, da parte delle aziende, alle attività di estorsione e usura. In questa maniera si stravolgerebbero e corromperebbero imprese, mercato ed economia”

Parliamo di una questione che dovrebbe suscitare un forte allarme sociale, ma che evidentemente viene – in modo molto colpevole – sottovalutata.

Lo stesso studio del Professor Ronci, nell’evidenziare come l’incremento complessivo del credito in regione risenta dell’ammontare dei finanziamenti garantiti, sembra suggerire implicitamente una possibile strategia per fronteggiare la perdita d’interesse delle banche verso le aziende del nostro territorio.

Una percentuale di finanziamenti garantiti significativamente maggiore rispetto al dato nazionale, può aver reso meno evidente il calo di finanziamenti alle piccole e medie imprese. Quindi potrebbe essere utile creare fondi di garanzia, anche per assicurare il microcredito alle famiglie rendendole meno esposte al rischio di cadere vittime dell’usura.

Tuttavia, anche questo dato è in realtà meno buono di quanto appaia. Sappiamo da un precedente studio dello stesso dr. Ronci che in occasione della pandemia gran parte dei finanziamenti garantiti dallo Stato, finalizzati ad aiutare le aziende a risollevarsi dopo il difficilissimo periodo del lockdown, sono in realtà andati a sostituire finanziamenti preesistenti, con il risultato pratico di scaricare sui contribuenti il rischio di insolvenza, invece di fornire un concreto sostegno all’economia.

Anche provvedimenti in apparenza giusti rischiano, in assenza di adeguati controlli, di rivelarsi inadatti rispetto allo scopo per cui erano stati pensati.

Un’ultima annotazione riguarda l’andamento del credito alle famiglie, apparentemente positivo (+2,81%). In realtà questo dato è nettamente inferiore alla media nazionale (+3,90%) e risente, più che di una maggior attenzione verso le esigenze dei privati, delle opportunità di guadagno rappresentate dai tassi incrementati, che hanno portato le banche a guardare con maggior attenzione la concessione di credito dopo anni in cui l’interesse era stato rivolto verso prodotti capaci di generare commissioni.

Scarica lo studio Il Credito Bancario in Abruzzo nel 2022

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Rinnovo CCNL ABI: il calendario completo delle assemblee in Abruzzo e Molise

E’ stato completato il calendario delle assemblee di piazza unitarie convocate per la discussione e la votazione della piattaforma per il rinnovo del CCNL ABI.
In alcune banche cercheremo di convocare assemblee aziendali. Le date saranno comunicate agli interessati appena stabilite.
Il calendario è soggetto a variazioni in seguito ad eventuali indisponibilità impreviste delle sedi; provvederemo ad informarvi tempestivamente in caso di modifiche.
ABRUZZO
  • 19/5  Sulmona – Sede UIL
  • 22/5  Pineto – Sala Polifunzionale Largo Fava
  • 23/5  Chieti Scalo – Sala Parrocchiale del SS Crocifisso
  • 6/6    Lanciano – Hotel Villa Medici
  • 7/6    Vasto – Sala Parrocchiale Santa Maria del Sabato Santo
  • 20/6  Pescara – Teatro Giovanni Paolo II
  • 21/6  Teramo – Sala Polifunzionale della Provincia
  • 22/6  Avezzano – Sede Cgil
  • 26/6  L’Aquila – Università Ex San Salvatore
MOLISE
  • 1/6   Campobasso – Sala Parrocchia San Pietro
  • 8/6   Termoli – Sala Curia Vescovile
  • 9/6   Isernia – Parrocchia del Sacro Cuore