L’uomo dell’anno
L’edizione odierna di Libero si apre con un titolo a tutta pagina e la foto di Giorgia Meloni: per il 2023 è lei l’uomo dell’anno.
Può sembrare un titolo provocatorio: in realtà è assolutamente coerente ed allineato alla linea editoriale di quel giornale ed alla sua vocazione di megafono delle idee del centrodestra.
Per avere un Presidente del Consiglio donna abbiamo aspettato oltre 160 anni: dal 1861 al 2022. Quando finalmente questo è accaduto – ed è stato, a prescindere dal colore politico e dalle idee che porta avanti, un momento storico – abbiamo avuto a capo del governo una donna che ha preteso di essere chiamata “presidente”. Al maschile. Perché?
Non è un mistero per nessuno il percorso che ha portato alla fondazione di Fratelli d’Italia: la sua discendenza dal MSI, a sua volta erede del fascismo e delle sue idee. Idee mai rinnegate, come dimostra il simbolo del partito: la fiamma tricolore che idealmente nasce dalla tomba di Mussolini.
L’idea che quell’area politica ha delle donne non è mai cambiata molto. La donna ha un suo ruolo preciso: lei è “l’angelo del focolare”. Il suo compito è fornire figli alla Patria, educarli secondo la tradizione cristiana ed accudire l’uomo. Quello che deve mantenere lei e la famiglia con il suo lavoro. Qualsiasi altra attività distrae la donna dal suo “ruolo naturale”: Quindi la donna che studia o ha ambizioni di carriera viene distolta dalla sua funzione, e questo non va bene.
Sono questi per intenderci, i valori della nostra tradizione ai quali si rifanno continuamente i politici di destra. E nel caso aveste dubbi, leggetevi questo articolo apparso – guarda caso – sempre su Libero:
Togliete i libri alle donne: torneranno a fare figli
E’ passato qualche anno dalla pubblicazione dell’articolo, ma la linea editoriale non è cambiata di un millimetro. E l’autore dell’articolo, Camillo Langone, non ha smesso di scrivere. Attualmente lo fa per Il Giornale. Cioè la succursale di Libero.
E quindi ecco che la prima pagina scelta da Mario Sechi, desideroso di mostrare alla Premier (noi continuiamo a scriverlo al femminile) la sua fedeltà, improvvisamente appare tutt’altro che provocatorio.
Quale modo migliore per compiacere la prima donna a capo del governo in Italia, sapendo che anche lei è convinta nel suo intimo che il posto di una donna non sia quello (ovviamente lei esclusa), che assimilarla ad un uomo?
Sono tanti gli auguri che potremmo fare per il 2024. Scegliamo di augurare a tutti di vivere in un paese nel quale una donna non si debba vergognare della sua femminilità quando arriva a ricoprire un ruolo importante, e che gli uomini sappiano riconoscere a tutte le donne il pieno diritto ad esprimersi e realizzarsi.
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