Banche, ora il Tesoro confessa: “Ci han fatto cambiare la tassa”

2,5 miliardi non incassati. Il Mef spiega il dietrofront in risposta a un’interrogazione Verdi – Sinistra


 

L’annacquamento della tassa sugli extraprofitti bancari, con conseguente decisione di non pagarla, è stata presa dal governo su richiesta degli istituti di credito. Ad ammettere in un documento ufficiale quello che si ipotizzava da settimane non è stato un leader dell’opposizione, ma direttamente l’esecutivo di Giorgia Meloni e in particolare il ministero dell’Economia di Giancarlo Giorgetti. Mercoledì, in commissione Finanze alla Camera, è arrivata la risposta scritta della sottosegretaria all’Economia Lucia Albano (Fratelli d’Italia) a un’interrogazione del deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Francesco Emilio Borrelli, che chiedeva al governo i motivi dell’annacquamento della tassa e se non intendesse tornare alla versione originaria approvata in Consiglio dei ministri il 7 agosto. La risposta del governo però è stata negativa spiegando i motivi della modifica della tassa in Parlamento: “La disciplina dell’imposta straordinaria in argomento è stata ridisegnata in maniera tale da superare le criticità evidenziate dal settore bancario”, ha spiegato la sottosegretaria Albano ammettendo ufficialmente la trattativa tra l’esecutivo e gli istituti di credito.

Il 7 agosto, il governo Meloni aveva approvato in Consiglio dei ministri un decreto in cui era stata inserita anche una tassa sugli extraprofitti bancari che aveva l’obiettivo di recuperare circa 2,5 miliardi in vista della legge di Bilancio. L’imposta da pagare nel 2024 prevedeva una aliquota del 40% sul maggior valore del margine di interesse degli esercizi 2022 e 2023. Una decisione rivendicata da Matteo Salvini e Giorgia Meloni come scelta di “equità sociale”. “Non intendo difendere le rendite di posizione”, diceva la premier. “Risorse per mutui e imprese”, aggiungeva il leghista. Scelta che non era piaciuta all’Associazione bancaria italiana, alla Banca centrale europea e nel governo a Forza Italia. La famiglia Berlusconi, infatti, possedendo con Fininvest il 30% di Mediolanum, si era esposta in senso contrario chiedendo di modificarla.

Così, dopo una trattativa durata un mese, a metà settembre la tassa è stata svuotata con un emendamento del governo al decreto Asset al Senato: questa norma dava alle banche la possibilità di non pagare la tassa accantonando a riserva indisponibile a bilancio una somma pari a due volte e mezzo il valore teorico dell’imposta. Come ha raccontato il Fatto nelle ultime settimane, l’effetto è stato quello che nessun istituto bancario nel 2023 pagherà l’imposta e non lo farà neanche il Monte dei Paschi di Siena, controllato al 64% dal Tesoro. Questo farà sì che lo Stato non potrà contare sul gettito inizialmente previsto di circa 2,5 miliardi.

Da questo è nata l’interrogazione del deputato Borrelli alla Camera. Dopo aver elencato i dati sugli extraprofitti bancari del 2023 (circa 43 miliardi secondo il sindacato Fabi), Borrelli nella sua interrogazione ha definito la scelta del governo di rendere la tassa non più obbligatoria ma facoltativa un “escamotage” che ha reso “impossibile la maturazione di un importante gettito erariale destinato alla riduzione della pressione fiscale su famiglie e imprese”. Nella sua risposta scritta, la sottosegretaria Albano, che fa sapere di aver “sentito gli uffici dell’Amministrazione finanziaria”, descrive l’emendamento del governo e ammette: “La disciplina dell’imposta straordinaria è stata ridisegnata in maniera tale da superare le criticità evidenziate dal settore bancario”. Insomma, la richiesta di modifica è arrivata dalle banche – di cui si è fatta portavoce Forza Italia – e il governo ha fatto dietrofront. Questo, conclude la sottosegretaria, è stato fatto per contribuire “a rafforzare la garanzia delle liquidità dei depositi dei risparmiatori e lasciando comunque ferma la possibile maturazione di un gettito che confluirà nell’apposito fondo finalizzato al finanziamento delle opportune misure volte alla riduzione della pressione fiscale gravante su famiglie ed imprese”. Gettito che però non ci sarà.

 

Articolo di Giacomo Salvini su “Il fatto Quotidiano” del 19 novembre 2023




Non si può andare avanti così! Qualcuno faccia qualcosa (al posto mio)!

Ormai lo sappiamo: per il giorno 17 novembre Cgil e UIL hanno proclamato uno sciopero generale di 8 ore per protestare contro le politiche economiche del governo.

L’esperienza insegna che mobilitazioni su temi non strettamente legati al nostro lavoro non riescono a coinvolgere più di tanto il nostro settore: sembra quasi che chi lavora in banca, nelle assicurazioni o nelle esattorie sia al disopra dei problemi che stiamo evidenziando. Ma è  davvero così?

Ragioniamo su alcuni aspetti.

PENSIONI
Sintetizzando i provvedimenti del governo, possiamo dire che in pensione si andrà più tardi e si prenderà di meno. Questo per effetto delle penalizzazioni su quota 103, per l’aumento delle finestre d’uscita, per il ripristino dell’adeguamento alle aspettative di vita, per il taglio dell’indicizzazione delle pensioni al costo della vita.
E tutto questo dopo che uno dei punti forti del programma sbandierato dal governo era stato il stato il superamento della legge Fornero. Invece l’hanno peggiorata.

FISCO
Se c’è un tema al quale dovremmo essere particolarmente sensibili è proprio quello relativo al fisco. Noi non abbiamo la possibilità di sottrarci al pagamento delle imposte, che ci vengono trattenute direttamente in busta paga. E questo il governo lo sa bene, quindi ci penalizza pesantemente rispetto ai lavoratori autonomi.
Un solo dato basta a chiarire il concetto. Su un reddito lordo superiore ai 50mila euro un lavoratore autonomo paga un’aliquota del 15%. Un lavoratore dipendente o un pensionato arrivano a pagare un’aliquota del 43%: cioè quasi il triplo.
Discorso a parte merita l’evasione fiscale: in Italia vengono sottratti al fisco quasi 100 miliardi l’anno. Soldi, sia chiaro, che alla fine vanno a gravare su chi le tasse le paga. Cioè noi. 
Il governo non solo non fa nulla per ridurre l’evasione, ma riserva trattamenti di favore agli evasori sotto forma di condoni e sanatorie : in tal modo li incoraggia a continuare ad evadere.
Parlando di fisco, dobbiamo accennare anche all’aumento dell’IVA su assorbenti e prodotti per l’infanzia, in totale contraddizione con un governo che afferma di sostenere le famiglie, e le accise sui carburanti, che avevano promesso di eliminare e invece hanno aumentato, azzerando i tagli del governo Draghi.
Dulcis in fundo, la tassazione dei mutui ai dipendenti, contro la quale la Fisac si sta battendo con tutte le sue forze senza trovare – per ora – nessuna disponibilità all’ascolto.
Un tema che riguarda espressamente i bancari, e nessun’altra categoria.

SANITÀ
Il governo prevede di tagliare, negli anni a venire, la quota di Pil da destinare alla sanità, riducendola progressivamente dal 6,6% di quest’anno al 6,1% del 2026. Quindi non è un problema di minori entrate (dovute anche all’evasione), ma di scelte: si sceglie di togliere soldi alla sanità per destinarli ad altro (le armi, per esempio).
La sanità è uno degli aspetti su cui tendiamo a sentirci più tutelati, forti delle polizze sanitarie frutto di tanti accordi aziendali in vigore. Ma anche questa è una falsa sicurezza.
Lo sviluppo della sanità privata significa progressivo smantellamento degli ospedali, e impossibilità di curarsi per chi non può permetterselo. Per la sanità si va verso un modello hub e spoke: chi lavora in banca sa cosa significa e quanto sia limitante per l’attività giornaliera. Immaginate di vedere applicato questo modello, basato solo sul risparmio dei costi, alle vostre esigenze di salute.

STIPENDI
A noi cosa ci frega? Ai bancari arriverà presto il rinnovo del contratto con l’aumento. Possiamo stare a preoccuparci se in due famiglie italiane su tre, pur lavorando, si fatica ad arrivare a fine mese? Possiamo stare a preoccuparci se l’Italia è l’unico paese europeo in cui i salari perdono potere d’acquisto da oltre 30 anni?
In realtà sì. Perché abbiamo dei figli che non hanno speranze per il futuro. Perché la precarietà, l’incertezza, i bassi stipendi, portano le giovani coppie a non mettere al mondo bambini. E questo, ragionando egoisticamente, è un bel problema: chi ci pagherà la pensione?

Potremmo proseguire a lungo. Siamo abituati a ragionare in modo egoistico: finché non mi toccano personalmente, io non mi preoccupo dei fatti che succedono intorno a me. Senza capire che in questo modo sto segando il ramo su cui sono seduto.
Non aderisco allo sciopero, e così facendo tolgo forza al sindacato; salvo poi accorgermi, quando ho bisogno di aiuto, che non è abbastanza forte per risolvere il mio problema.

Venerdì 17 c’è l’occasione per fare la nostra piccola, piccolissima parte, per provare a cambiare le tante cose che non ci piacciono. Possiamo impegnarci in prima persona. Oppure continuare a pensare che “Per carità, lo sciopero è giusto, ma magari lo faccio la prossima volta. E intanto me la prendo con i sindacati che non fanno abbastanza…”

 

 

 

 

 

 




Intesa Sanpaolo: nelle nostre filiali comincia a fare freddo

RLS: Le filiali sono le nostre vetrine? E si lavora con piumino e berretto?!


Ci risiamo…

Dopo un’estate bollente, un caldo e lungo autunno, l’inverno sta arrivando.
E comincia a fare freddo, fuori ma soprattutto dentro le nostre filiali, dove si aspetta l’arrivo del manutentore per l’accensione degli impianti.

A nulla valgono le raccomandazioni preventive che gli RLS rivolgono, in occasione dei cambi stagionali, alle strutture aziendali preposte, ma neanche le aperture dei ticket da parte dei colleghi, che spesso vengono chiusi senza una effettiva soluzione e i solleciti.
Poi succede che l’impianto di una delle nostre filiali non parte e i colleghi, esasperati dopo aver aperto diversi ticket, alzano la testa e decidono che in quelle condizioni non si può piu’ lavorare.
La filiale non si apre al pubblico e i colleghi fermi, al centro della filiale, con piumini, cappotti e berretti in testa si aspettano che “qualcuno” finalmente prenda una decisione.

Ma il “qualcuno” non si trova….

Si aspetta l’arrivo di un tecnico che forse potrebbe trovare la soluzione al guasto e far ripartire l’impianto. Gli RLS si attivano segnalando l’urgenza a tutte le strutture preposte: Ctpar, direzione immobili, servizio di prevenzione e protezione.
Passano minuti, ore, ma le risposte non arrivano.

Tutti avvisati, tutti al corrente ma le valutazioni sono:
ma con 15 gradi si può lavorare…”, “il tecnico sta arrivando…”, “aspettiamo ancora un po’…”

Il Direttore nel suo ruolo di preposto chiede “aiuto”, chiede “un supporto”, chiede “risposte” ma spetta solo a lui prendere le decisioni e assumersi la responsabilità delle scelte. Infine verso mezzogiorno i colleghi vengono mandati a casa.
Una mattinata “buttata”, passata al freddo…

Questo accade in Intesa Sanpaolo, la prima Banca del Paese, nel nostro territorio. In una Banca che ha tutti gli strumenti per sopperire a tali problematiche.
Primo per tutti lo smart working, la formazione flessibile.

Una Banca che sta facendo della trasformazione digitale il proprio “mantra”.
Una Banca che può raggiungere i propri clienti con o senza la filiale fisica.

Le nostre filiali sono le nostre vetrine? Con colleghi infreddoliti con i giubbotti addosso?!
Quale accoglienza offriamo ai nostri clienti quando entrano in una filiale gelida con Lavoratrici e Lavoratori stanchi e infreddoliti?
Quale immagine diamo?

Era già successo, è nuovamente accaduto, servono regole chiare e decisioni rapide a tutela del benessere delle Colleghe e dei Colleghi e del decoro della nostra azienda pertanto chiederemo che vengano stabiliti dei criteri e delle modalità uniformi per la gestione di queste situazioni anche a supporto del Preposto che spesso si trova solo a prendere le decisioni.

 

Fonte: sito Fisac Intesa Sanpaolo




Serve ancora scioperare nel 2023?

Questa domanda ci viene rivolta spesso.

Scioperi, cortei, manifestazioni: hanno ancora un senso? Ci sentiamo accusare di seguire rituali vecchi, non più adeguati al mondo moderno. E far capire che non è così a volte ci riesce difficile, perché non troviamo le parole giuste per convincere gli interlocutori.

Poi arriva Daniele Silvestri, col suo bellissimo brano “A bocca chiusa“. E risponde come forse non riusciremmo mai a fare.

“Io oggi canto in mezzo all’altra gente
perché ce credo, o forse per decenza
che partecipazione certo è libertà,
ma è pure resistenza”

Non è questo lo scopo ultimo dell’arte? Dare le risposte che le parole comuni non riescono a trovare.
Fatece largo che …
passa domani, che adesso non si può
oggi non apro , perché sciopererò
e andremo in strada co’ tutti gli striscioni
a fare come sempre la figura dei fregnoni
a me de questo sai, non me ne importa niente
io oggi canto in mezzo all’altra gente
perché ce credo o forse per decenza
che partecipazione certo è libertà
ma è pure resistenza
e non ho scudi per proteggermi
né armi per difendermi
né caschi per nascondermi
o santi a cui rivolgermi
ho solo questa lingua in bocca e forse
un mezzo sogno in tasca
e molti , molti errori brutti ,

io però li pago tutti.

Fatece largo che …
passa il corteo,
se riempiono le strade
via Merulana, così pare un presepe,
e semo tanti che quasi fa paura
o solo tre sfigati come dice la questura
e le parole, si lo so, sò sempre quelle
ma è uscito il sole e a me me sembrano più belle
scuola e lavoro, che temi originali
se non per quella vecchia idea de esse tutti uguali

e senza scudi per proteggermi
né armi per difendermi
né caschi per nascondermi
né santi
a cui rivolgermi
ho solo questa lingua in bocca
e se mi tagli pure questa
io non mi fermo, scusa, canto pure
… a bocca chiusa
guarda quanta gente c’è
che sa rispondere dopo di me…
a bocca chiusa

 

Guarda il video su youtube




Fisac: possibile la chiusura del CCNL ABI

Si avvicina la stretta finale. Riteniamo positivo che il Comitato di presidenza abbia dato pieno mandato per la chiusura della trattativa per il rinnovo del contratto in tempi brevi alla presidente del Casl e al direttore generale di Abi. I prossimi incontri in plenaria, previsti per il 23 e il 24 novembre, potrebbero essere decisivi”.

Così la segretaria generale della Fisac Cgil, Susy Esposito, sull’esito della riunione di oggi sulla trattativa per il rinnovo del contratto Abi, aggiungendo che: “Si conferma al tavolo la richiesta di un aumento salariale per la figura media pari a 435 euro, così come il ripristino pieno del calcolo del Tfr. Due elementi che danno risposta all’esigenza di tutelare il potere di acquisto delle lavoratrici e dei lavoratori, redistribuendo a tutte e a tutti la produttività di un settore che ha generato risultati record, come confermato dalle trimestrali di tutti i gruppi bancari”.

Nel merito della trattativa, tra le rivendicazioni, osserva la Segretaria Generale della Fisac Cgil, “abbiamo posto la richiesta della riduzione dell’orario di lavoro settimanale, così come il tema di costruire norme più cogenti su temi che riteniamo essere fondamentali, quali la formazione che rappresenta oggi la leva sulla quale incidere per governare i processi di digitalizzazione mettendo al centro le persone. È nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori che bisogna prestare attenzione puntando, tra le altre cose, sul benessere lavorativo e sul contrasto alla violenza e alle molestie sui luoghi di lavoro”.

Infine, prosegue Esposito, “ma non per ultimo, abbiamo ribadito che sono già previsti dal Ccnl strumenti che è il momento di utilizzare: cabina di regia, commissione sulle politiche commerciali (che deve finalmente realizzare l’indagine di clima di settore in cui sarà fondamentale misurare lo stress da lavoro correlato),osservatorio produttività, commissione salute e sicurezza e commissione formazione. Una vasta gamma di strumenti che devono camminare per accompagnare la trasformazione del settore a difesa e a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori”, conclude.




Fringe benefit e mutui: ulteriori iniziative parlamentari

È stato presentato in Senato un emendamento che ripropone (con un bel “copia e incolla”) uno degli emendamenti presentati dalla CGIL nello scorso mese di maggio (ve ne avevamo dato notizia qui):

Se venisse recepita la modifica a suo tempo da noi elaborata e proposta, con decorrenza 1° gennaio 2023 e per gli anni a venire verrebbe assunto come tasso di riferimento (anziché il tasso MRO in vigore alla fine dell’anno) l’MRO vigente.

  • al momento della stipula o della rinegoziazione del mutuo/prestito,

o, in alternativa,

  • alla fine del mese precedente a quello di pagamento delle singole rate,

adottando tempo per tempo la soluzione di maggior favore per la/il dipendente.

La modifica consentirebbe una soluzione (adeguata nel tempo e già efficace per il 2023) rispetto a un problema su cui come FISAC e come CGIL non abbiamo mai smesso di sollecitare le forze politiche attraverso le varie iniziative di cui vi abbiamo dato via via conto.

Senza peccare di trionfalismi (che al momento sarebbero prematuri) sembrerebbe quindi che grazie a tali iniziative qualcosa si possa finalmente muovere.

Ovviamente vi terremo costantemente informati sull’evoluzione del confronto parlamentare.

 

Fonte: Fisac Intesa Sanpaolo




Adesso basta! Il 17 novembre 8 ore di sciopero generale

Venerdì 17 novembre 8 ore di sciopero: per alzare i salari, per estendere i diritti e per contrastare una legge di bilancio che non ferma il drammatico impoverimento di lavoratrici, lavoratori, pensionate e pensionati e non offre futuro ai giovani


  • Non c’è alcuna risposta all’emergenza salariale: hanno annunciato “100 euro in più nelle buste paga”, ma si limitano a confermare quelle in essere, già falcidiate – in media del 17% – da un’inflazione da profitti e speculazione.
  • Hanno detto di “rilanciare la contrattazione collettiva”, ma non stanziano le risorse necessarie a rinnovare i contratti del pubblico impiego e a sostenere e detassare i rinnovi nei settori privati.
  • Hanno dichiarato di voler incrementare la spesa sanitaria, ma continuano a indebolire il Servizio Sanitario Nazionale spingendo cittadini e personale verso la sanità privata.
  • Tagliano le risorse alla scuola pubblica, alle politiche sociali (casa, affitti, bollette, povertà), alla disabilità e non mettono nulla per la non autosufficienza e sul trasporto pubblico locale.
  • Avevano promesso di “cancellare la Legge Fornero” e invece la confermano e la peggiorano: restringendo le già limitate misure di flessibilità in uscita (quota 103, opzione donna, ape sociale); tagliando i futuri assegni dei pubblici e la rivalutazione delle pensioni in essere; e di fatto stabilendo – dal 2024 – le uscite per tutti con i 67 anni di vecchiaia, i 42 anni e 10 mesi di anticipata (uno in meno per le lavoratrici) e i 71 anni per giovani e donne nel sistema contributivo.
  • Non fanno nulla per il lavoro stabile e di qualità e non intervengono contro la precarietà, anzi: reintroducono i voucher e liberalizzano il lavoro a termine.
  • Nessun investimento concreto per migliorare la vita e il lavoro delle donne: solo propaganda patriarcale e regressiva.
  • Portano avanti una riforma fiscale che – a parità di reddito – tassa di più i salari e le pensioni dei profitti, delle rendite finanziarie e immobiliari, del lavoro autonomo benestante, dei grandi patrimoni e dei redditi alti e altissimi.
  • Non tassano gli extraprofitti e incentivano un’evasione fiscale che, ogni anno, sottrae 100 miliardi di euro alle politiche sociali e di sviluppo del paese.
  • Non investono in salute e sicurezza, nonostante la strage che si consuma ogni giorno nei luoghi di lavoro.
  • Non ci sono politiche industriali e di investimento in grado di creare lavoro buono e ben retribuito soprattutto peri giovani; dare risposte a lavoratrici e lavoratori coinvolti nelle tante crisi aziendali aperte a cui il governo non dà soluzioni; e governare la transizione ambientale, digitale ed energetica: si continua con gli incentivi a pioggia alle imprese e si rilanciano le privatizzazioni.
  • Tagliano gli investimenti pubblici e sulle infrastrutture, dimenticano il Mezzogiorno

 

8 ore di sciopero generale a sostegno di un’altra politica economica, sociale e contrattuale, che non solo è possibile, ma necessaria e urgente

  • LAVORO Aumentare stipendi e pensioni; rinnovare i contratti nazionali rafforzando il potere d’acquisto e detassando gli aumenti; abbattere i divari che colpiscono le donne.
  • FISCO Combattere l’evasione fiscale: basta sanatorie, basta condoni e basta premiare settori economici che presentano una propensione all’evasione fino al 70%; indicizzazione automatica all’inflazione delle detrazioni da lavoro e da pensione; promuovere un fisco progressivo: no alla flat tax; riportare all’interno della base imponibile irpef tutti i redditi oggi esclusi e tassati separatamente con aliquote più basse; tassare gli extraprofitti e le grandi ricchezze.
  • GIOVANI Favorire il lavoro stabile a tempo indeterminato; cancellare la precarietà; introdurre una pensione contributiva di garanzia; garantire il diritto allo studio attraverso investimenti per servizi, alloggi e borse di studio.
  • PENSIONI Approvare una vera riforma delle pensioni, che superi la legge Monti-Fornero; garantire la piena tutela del potere d’acquisto delle pensioni in essere.
  • STATO SOCIALE Difendere e rilanciare il servizio sanitario nazionale anche aumentando i livelli sala riali; approvare un piano straordinario di assunzioni nella sanità e in tutti i settori pubblici e della conoscenza; finanziare le leggi su non autosufficienza e disabilità; aumentare le risorse per il trasporto pubblico locale; rifinanziare il fondo sostegno agli affitti.
  • SALUTE E SICUREZZA Investire su salute e sicurezza: basta morti sul lavoro!!
  • POLITICHE PER L’ACCOGLIENZA Abbandonare la politica securitaria a partire dalla cancellazione della legge Bossi-Fini e di tutti i recenti provvedimenti in materia di immigrazione e definire nuove politiche di accoglienza e integrazione dei cittadini migranti.
  • POLITICHE INDUSTRIALI Serve una nuova strategia e un nuovo intervento pubblico per affrontare le crisi vecchie e nuove, puntare sulla transizione ambientale ed energetica, riconvertire e innovare il nostro sistema produttivo governando i processi di digitalizzazione, difendere e incrementare la qualità e la quantità dell’occupazione a partire dal mezzogiorno.

 

Per Abruzzo e Molise sono previste manifestazioni a Lanciano e Campobasso. 

 

Scarica il volantino




ISP festeggia i migliori 9 mesi di sempre. Ma neanche un euro allo Stato per gli extraprofitti

Intesa Sanpaolo ha chiuso i primi 9 mesi del 2023 con il miglior risultato della sua storia, profitti per 6,1 miliardi. La prima banca italiana si attende di chiudere l’anno con utili per almeno 7,5 miliardi, eppure dalla tassa sugli extraprofitti non arriverà allo Stato neppure un euro.

Come Unicredit, anche Intesa Sanpaolo ha deciso di destinare la somma al rafforzamento del suo stesso patrimonio, un’opzione prevista dall’ultima versione dell’imposta che, di fatto, la cancella. In compenso la banca distribuirà ai suoi azionisti 2,6 miliardi di euro sotto forma di dividendi. Cosa ha consentito al gruppo guidato da Carlo Messina di conseguire risultati così brillanti? Una cosa sola: i maggiori introiti garantiti dall’aumento dei tassi decisi dalla Banca Centrale Europea.

La voce di bilancio “interessi netti” sale infatti del 65% rispetto ai primi nove mesi del 2022 superando i 10,6 miliardi di euro. Si tratta della differenza tra i soldi che la banca incassa dagli interessi sui prestiti erogati a famiglie ed imprese e quelli che paga ai depositanti. I primi sono saliti per effetto delle decisioni della Bce, i secondi sono rimasti pressoché al palo. L’altra grande voce del conto economico, ossia le commissioni, registra un calo del 3,7% a 6,4 miliardi. I proventi dall’attività di negoziazione titoli crollano del 72% a 382 milioni. Nel complesso i proventi operativi salgono così del 19% a 18,7 miliardi. Lieve aumento (+ 0,7%) per i costi che superano i 7,8 miliardi.

“Abbiamo ottenuto dei risultati di altissima qualità. Abbiamo conseguito i migliori nove mesi di sempre, con 6,1 miliardi di risultato netto. Questo ci consente di migliorare la nostra guidance”, ha detto l’amministratore delegato Carlo Messina. Il manager ha aggiunto che la banca ha “chiaramente capitale in eccesso e distribuzioni addizionali agli azionisti saranno valutate anno per anno. È chiaro – ha aggiunto – che siamo nella posizione di distribuire parte del capitale in eccesso. Ho detto al consiglio di amministrazione che la mia intenzione è di procedere con buyback e che quindi questa è la proposta che proporrò quando approveremo i conti di fine anno”. Musica per le orecchie degli investitori che stanno premiando gli annunci con un rialzo del titolo in borsa dell’1,6%.

 

Fonte: Il Fatto Quotidiano

 

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Santander Consumer Bank: accordo raggiunto

3 - Fisac Cgil

 

Raggiunto l’Accordo in Santander Consumer Bank Spa
Procedura ai sensi dell’art. 22 CCNL ABI

 

Torino, 5 Novembre 2023

In data odierna è stata raggiunta una ipotesi di accordo che sarà sottoposta alle colleghe e ai colleghi in assemblea. Assemblea che si terrà il giorno 8 Novembre dalle ore 10,30 alle 13,00 in modalità mista, cioè in presenza per la sede di Torino e in collegamento in contemporanea con la rete e la sede di Bologna.

Le OOSS si sono incontrate per la definizione degli impegni sotto riportati in data 14, 20, 26 settembre e 2, 10, 11, 23, 24, 25, 26, 31 ottobre; 4 e 5 novembre.
Sin da subito ci siamo detti contrari alla dichiarazione degli esuberi per parte aziendale e alla necessità di affrontare la sfida della digitalizzazione e le connesse trasformazioni del comparto attraverso l’azzeramento della rete filiali presente sul territorio italiano (azzeramento di fatto mascherato, poiché la banca continuerà ad operare sul territorio con un’ampia e capillare rete di negozi finanziari).

I contenuti salienti dell’accordo, che prevede la gestione della procedura di riorganizzazione aperta dall’Azienda ai sensi dell’art.22 del CCNL ABI, prevedono un piano di uscite per dimissioni volontarie incentivate e l’apertura della parte straordinaria del Fondo di Sostegno al Reddito di settore per consentire il prepensionamento fino a 60 mesi a coloro che risultano in possesso dei requisiti pensionistici.
L’accordo inoltre prevede la possibilità di aderire alla parte ordinaria del Fondo per 12 mesi, da fruirsi prima dell’accesso al prepensionamento.

Siamo riusciti ad ottenere il riconoscimento di un numero di mensilità significativamente superiore all’iniziale proposta e altresì congruo per coloro che decideranno volontariamente di aderire al piano di uscite incentivate fino ad un massimo di 37, secondo un criterio modulare e incrementale a seconda di quanti carichi di famiglia si hanno, eventuali presenze di legge 104, incremento in base all’età anagrafica e di anzianità lavorativa, a cui si aggiungono ulteriori 3 mensilità per la tempestività nell’adesione.
Le mensilità massime totali, comprensive di tempestività, saranno 40.
In tutti i casi, le incentivazioni a titolo di mensilità saranno calcolate come 1/12 della RAL, come risultante dal cedolino paga del mese di ottobre 2023.

Il piano di uscite incentivate sarà aperto a tutti i colleghi e le colleghe, anche di Sede.

I dettagli sono contenuti nella tabella sotto riportata.

Causali per incentivo Mensilità
Base per tutti 3
per i dipendenti ai quali viene a cessare l’attività su territorio o viene chiusa la loro piazza di lavoro di riferimento (PP e Area Manager, distaccamento della sede di Torino a Bologna, Gestori Commerciali e Area Manager (CBU), Utor e Trainers) più 21
se in possesso di L104/L170 per se stesso/a o familiari più 6
per ogni primo carico familiare più 4
per ogni successivo carico familiare più 2
se età superiore a 44 anni incrementale annuale più 1,5
per anzianità aziendale maggiore a 15 anni incrementale annuale più 1,5

Per chi deciderà di aderire alla parte straordinaria del fondo (prepensionamenti) l’incentivo sarà come descritto nella tabella indicata di seguito:

Causali per incentivo Mensilità
RAL minore o uguale a 45.000,00 euro 9
RAL maggiore di 45.000,00 euro e minore uguale a 55.000,00 euro 8

L’accordo prevede inoltre un piano di incentivazione pari a 24 mensilità per coloro i quali fossero interessati ad avere un mandato agenziale agevolato dalla Banca, previo corso e iscrizione nell’elenco OAM.

Si tratta di un accordo pesante per gestire una riorganizzazione aziendale da noi non condivisa né nel contenuto né nel metodo, vista la situazione economica e finanziaria dell’Azienda, che ha fatto registrare nel 2022 utili per 90 milioni di euro. Una riorganizzazione che appare oltretutto ancor più priva di giustificazione a fronte di un una politica espansiva anche sotto il profilo occupazionale sia nell’azienda stessa che nell’intero Gruppo.

Abbiamo comunque affrontato la trattativa e raggiunto quello che, in questa fase, riteniamo l’accordo più tutelante per le lavoratrici e i lavoratori.
L’assemblea sarà l’occasione per entrare nel dettaglio dei contenuti dell’ipotesi di accordo.

 

SEGRETERIA DI COORD. FABI
SANTANDER CONSUMER BANK
SEGRETERIA DI COORD.FISAC CGIL
SANTANDER CONSUMER BANK

 

Scarica l’accordo

 

 

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Ipotesi prelievi Pos anche nei negozi: per la Fisac agevola il riciclaggio

“Porte aperte al riciclaggio di denaro, nonché un incentivo più che concreto al sistema bancario ad accelerare il processo di desertificazione e di abbandono di presidi del credito sul territorio”. Ad affermarlo è la segretaria generale della Fisac Cgil, Susy Esposito, nel commentare all’Adnkronos la norma in manovra che permetterebbe il prelievo contante con il Pos nei negozi.

Una misura, prosegue, “che andrebbe addirittura a ritoccare in peggio le norme antiriciclaggio, alzando la soglia per i controlli, e che va respinta con forza. Questa misura, infatti, rischia di minare in profondità l’impegno sul fronte della legalità e a contrasto di fenomeni quali l’evasione, il riciclaggio e la corruzione. Non solo: si rischia di aggirare un tema che come Fisac da sempre contrastiamo, ovvero la progressiva carenza di presidi del credito sul territorio. C’è, infatti, bisogno sui territori, soprattutto in quelle aree del paese con comuni di piccole dimensioni dove la desertificazione bancaria sta avanzando, di un tessuto finanziario solido a sostegno dello sviluppo economico e di contrasto all’illegalità”.

“Ci chiediamo ad esempio – continua la segretaria generale della Fisac Cgil – quale giacenza dovrebbe avere il piccolo commerciante per rispondere alle esigenze di quel territorio, perché potrebbe non bastare il solo incasso giornaliero, facendo sorgere con tutta probabilità problemi di sicurezza. In ogni caso riteniamo che tale misura non risponda né alle esigenze spicciole del cittadino in termini di prelievo del contante, né tantomeno a quel fenomeno di abbandono del sistema bancario di parti importanti del territorio, a partire dal sud, ma che passa per il centro Italia fino ad arrivare a interi territori del nord considerati, probabilmente, non profittevoli dal sistema bancario. Si dovrebbe, invece, ma non si fa, chiamare il sistema economico e finanziario tutto a svolgere anche un ruolo di supporto e sviluppo dell’economia dei territori”, conclude Esposito

 

Fonte: Comunicato Stampa Adnkronos


L’IPOTESI IN ESAME

Per i cittadini a breve potrebbe essere più facile avere del contante, prelevando direttamente col Pos in negozio: ritoccando le norme antiriciclaggio il governo punta a favorire «il convenzionamento di esercizi commerciali diffusi sul territorio (tabaccai, edicole, farmacie, supermercati e altri punti vendita della grande distribuzione organizzata») per cui si registra un «interesse» che viene però «ostacolato» appunto dalla normativa antiriciclaggio (i controlli scatteranno solo sopra i 250 euro). 

 

Fonte: La Stampa