BCC: riduzione dei costi e massimizzazione dei risultati, quando i dubbi diventano certezze…

Nella nostra precedente comunicazione in argomento “Difficile da raccontare, impossibile da credere….”, informavamo delle prime notizie “raccolte” riguardo il cambio progressivo degli appalti di pulizia in corso presso alcune BCC del Gruppo Bancario BCC ICCREA; in assenza di dati ufficiali, al contempo esprimevamo comunque lo sconcerto provocato dal tenore delle informazioni che ci pervenivano in parte dalla Confederazione (FILCAMS CGIL, relativamente alla situazione delle lavoratrici e lavoratori del settore pulizie) ed in parte da colleghe e colleghi della nostra categoria sul territorio (circa il deterioramento della qualità del servizio).

Il giorno 4 febbraio, anche a fronte delle pressanti sollecitazioni profuse dalle Organizzazioni Sindacali, la Capogruppo ha incontrato la Delegazione dei Coordinamenti Sindacali di Gruppo, per fornire una, seppur tardiva, informativa ufficiale in argomento.

Abbiamo quindi appreso come, nell’ambito del progetto “Cost Excellence”, la Capogruppo, a fronte degli studi condotti su un gruppo di BCC pilota (28 di varie dimensioni, per c.a. 600 siti tra sedi e filiali), abbia progettato un servizio standardizzato di pulizie e servizi accessori da realizzare attraverso un contratto quadro di appalto da offrire alle banche e società del Gruppo.

Ci è stato dichiarato che detto intervento “ha l’ambizione di armonizzare i servizi, garantire la personalizzazione e consentire la tutela dei fornitori locali”, ed anche “Rendere più competitivi i livelli tariffari, sfruttando i volumi di Gruppo”, nonché “Garantire solidità ed affidabilità del parco Fornitori”. E’ stato inoltre specificato che l’adesione a tale servizio da parte delle BCC è chiaramente volontaria, ma 25 l’hanno già attuata, altre 37 continueranno con i propri fornitori ma con contratti rinegoziati sulla scorta dei termini del suddetto contratto quadro, altre 4 seguiranno in analogia.

Quello che può apparire “allettante” sulla carta, nell’ottica della riduzione dei costi e della massimizzazione del risultato atteso, nella realtà attuativa sembra però portare con sé alcuni “effetti collaterali” per nulla imprevedibili:

  1. Per le lavoratrici ed i lavoratori delle aziende del Credito Cooperativo:
    1. Discesa del livello di qualità del servizio;
    2. Conseguente maggiore esposizione a rischi per la salute e sicurezza;
  2. Per le lavoratrici ed i lavoratori delle imprese di pulizia:
    1. Cambio delle condizioni contrattuali collettive, che diventano più sfavorevoli con riduzione del compenso orario.
    2. Riduzione complessiva delle ore di lavoro a fronte di un aumento delle sedi e delle superfici da servire;

Rispetto al primo punto, la Capogruppo ha tenuto a precisare che possono essersi verificati dei problemi di “avvio” nella fase di avvicendamento dei fornitori, ma che questo sia di carattere transitorio e trovi una risoluzione nel breve a fronte di una messa a regime del servizio.

Tali affermazioni però sembrano non trovare il giusto conforto proprio per quanto riscontrato al secondo punto, riesce difficile infatti immaginare un miglioramento della qualità del servizio o almeno il mantenimento “in continuità” della stessa, sulla scorta di tali condizioni di lavoro.

Seppure con il beneficio del dubbio rispetto ad eventuali correttivi riguardo i dichiarati “disguidi” operativi di avvio del nuovo servizio, tutto ciò rimane comunque difficilmente collocabile all’interno della declinazione valoriale della Cooperazione di Credito. Come FISAC CGIL non possiamo che rimarcare la assoluta contrarietà a qualsivoglia attività aziendale, anche indiretta, volta alla diminuzione dei diritti e del salario delle lavoratrici e dei lavoratori di ogni settore ed esprimiamo la nostra solidarietà alle lavoratrici ed ai lavoratori del settore delle pulizie coinvolti in tale vicenda.

Le organizzazioni sindacali in tale contesto continueranno ad essere impegnate, in ogni azienda, sul monitoraggio continuo riguardo la congruità e qualità delle condizioni di appalto delle pulizie, fermo restando che il datore di lavoro ha la responsabilità di mantenere igiene e pulizia nei luoghi di lavoro, e questo obbligo, già vigente per effetto del D.Lgs. 81/2008, è rafforzato in epoca di pandemia dal Protocollo di categoria per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19.

Il Credito Cooperativo ci ha trovato e ci troverà sempre al proprio fianco nella giusta battaglia per le modifiche del quadro regolatorio bancario europeo affinché le norme e i parametri di supervisione risultino proporzionati, coerenti e adeguati rispetto alla natura delle Bcc. La CGIL e la FISAC inoltre sono e saranno sempre convintamente impegnate a difendere, in ogni ambito, i valori fondanti e distintivi della cooperazione, forti anche delle previsioni dell’articolo 45 della Costituzione Italiana; riconoscono e sono impegnate nel valorizzare le specificità del Credito Cooperativo e la funzione sociale della Cooperazione di Credito, e proprio per questo, coerentemente,  esigono che tale funzione sociale sia effettivamente praticata da tutte le sue componenti in ogni ambito, anche nelle scelte industriali ed organizzative.

La contraddizione c’è!

Il problema lo poniamo perché esiste e siamo convinti debba trovare una soluzione possibile e coerente; a tal fine siamo pronti ad agire ogni mezzo a nostra disposizione.

Roma lì 7 febbraio 2022

 

FISAC CGIL
Coordinamento Nazionale Credito Cooperativo




Alleanza-Generali: nuove chiusure e tagli indiscriminati

La scorsa settimana l’azienda, durante una conference call, ha comunicato alle OO.SS. la propria intenzione di chiudere dal primo di ottobre ben 4 Agenzie Generali, in aggiunta alle 2 già chiuse prima dell’estate (1 delocalizzata in un comune limitrofo) ed alle altre 2 dello scorso anno, nonostante negli ultimi anni Alleanza avesse sempre dichiarato che ciò non sarebbe accaduto.

Come Fisac/Cgil abbiamo protestato fermamente per questa ennesima operazione aziendale dalle palesi caratteristiche di “mascherata” ristrutturazione.

Dal 2016, quando Alleanza aveva proceduto alla chiusura delle Aree ed al demansionamento/allontanamento di 8 AM, è stato un susseguirsi di ridimensionamenti e tagli dei costi.

Le 29 Aree del 2016 si sono ridotte gradualmente agli attuali 15 Ispettorati Regionali. Solo nell’ultimo anno sono state chiuse 8 Agenzie Generali e le due aperte non invertono certo quella che possiamo definire come una tendenza preoccupante e da noi preannunciata già numerose volte coi nostri comunicati fin dal 2016.

TEMPO e RISORSE economiche ed umane per farli crescere e l’azienda non ha fatto nulla per trattenerli. Anzi, ha sottoscritto con le altre 4 sigle sindacali un rinnovo contrattuale grazie al quale i TSIE nuovi che assume li inserisce spendendo circa la metà rispetto ai vecchi dipendenti.

Le quattro agenzie chiuse creeranno, gioco forza, un forte disagio a tutti i TS ed IA che vi operano. Inoltre, Alleanza sostiene che la chiusura è motivata da parametri di non sostenibilità, chiaramente si tratta di parametri non oggettivi ed a discrezione dell’azienda che, ricordiamo, stabilisce e definisce tutte le strategie lavorative/economiche/industriali. I parametri vengono modificati o implementati a seconda delle situazioni, del momento e delle esigenze aziendali.

Inoltre, non sappiamo ancora dove verranno ricollocati i 4 Agenti Generali. A seguito delle nostre insistenze, l’unica risposta che abbiamo ricevuto è quella che Alleanza non ha nessuna intenzione di mettere in discussione i posti di lavoro. Ma niente ci è stato detto in merito al ricollocamento degli agenti. Ci è stato solo riferito che i territori verranno redistribuiti tra le agenzie limitrofe, insieme ai TS ed agli impiegati, nemmeno si trattasse di pacchi postali.

. Non firmate nulla, rivolgetevi ai vostri Rappresentanti Sindacali o ad un legale.

Non dimentichiamo cosa sta accadendo per i TS che, prima delle vacanze estive, hanno ricevuto lettere di contestazione per improduttività: NON LASCIATEVI INTIMIDIRE.

I LAVORATORI HANNO DEI DOVERI DA RISPETTARE, MA HANNO ANCHE DEI DIRITTI CHE L’AZIENDA DEVE ONORARE.

Purtroppo Alleanza e Generali continuano a dimostrare nei fatti la loro arroganza e, soprattutto, una politica suicida del management insediatosi qualche hanno fa che sta producendo solo TAGLIO DEI COSTI, demotivazione, malcontento, fuoriuscite. Come possiamo continuare a motivare l’organizzazione di vendita se la crescita professionale è bloccata e le agenzie vengono chiuse?

E le altre OO.SS. dove sono? Invece di denunciare tutti insieme le politiche sbagliate dell’azienda, si chiudono in un silenzio assordante o scrivono comunicati, come l’ultimo della Uilca, dove vengono mosse critiche ed attacchi alla Fisac/Cgil per due intere pagine condite da una marea di informazioni false e fuorvianti sulla nostra sigla, alle quali non intendiamo rispondere per evitare ulteriori polemiche e concentrarci sui problemi che riguardano i lavoratori. I FATTI ed i nostri comportamenti e, soprattutto, la nostra coerenza hanno dimostrato negli anni che la nostra organizzazione non si piega alla volontà aziendale, non si lascia intimidire o adulare.
Il numero sempre crescente dei nostri iscritti lo dimostra.

TS, IA, AG, IR, Impiegati Direzionali: nessuno è più al sicuro con questo management.
Mobilitiamoci oppure della nostra azienda non resterà più nulla.

Roma, 06 settembre 2019

Coord. Naz. Fisac/Cgil di Alleanza

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La calda (e poco pulita) estate di Ubi

La “banca per bene” non garantisce condizioni di lavoro adeguate ai propri dipendenti. Ancora una volta parliamo di clima: in questo caso non di quello aziendale – deteriorato dalle pressioni commerciali – bensì di quello fisico, che vede, in questa calda estate, temperature torride nelle filiali e negli uffici di UBI.

Il tema non è del tutto nuovo: puntualmente ogni anno, anche in passato, l’inizio dell’estate vedeva ritardi nelle accensioni degli impianti di condizionamento e richieste di intervento su condizionatori obsoleti che sarebbero stati in realtà da sostituire, ma tant’è, bisogna risparmiare: ci si metteva una pezza e alla fine, bene o male, le temperature si abbassavano.

Quest’anno però le cose sono andate in maniera decisamente peggiore: all’origine delle disfunzioni o, per meglio dire, della paralisi, che ha visto e vede tuttora impianti fermi etemperature anche superiori ai 30 gradi, l’affidamento del servizio a una nuova ditta. Le ragioni del cambio di appalto non sono note. Per analogia con le scelte compiute in tema di pulizie dei locali (questione che affrontiamo di seguito) non possiamo escludere l’ennesima operazione di risparmio sulla pelle (sudata) delle lavoratrici e dei lavoratori di UBI.

Abbiamo denunciato con forza la situazione nel corso dell’incontro sindacale di mercoledì 11 luglio: ci è stato risposto che le criticità sono note, che vi è grande attenzione al problema e impegno per trovare delle soluzioni. Ne abbiamo preso atto, precisando tuttavia che, nell’attesa che in ogni unità produttiva siano ripristinate condizioni adeguate, occorrerà adottare delle misure temporanee a tutela del benessere fisico delle colleghe e dei colleghi.

Ci riferiamo in particolare alla necessità che nelle situazioni più critiche:

  • Siano forniti condizionatori portatili e/o sia autorizzata – per garantire almeno il ricambio dell’aria – l’apertura continuativa della bussola, prevedendo contestualmente ilpiantonamento degli accessi;
  • Nell’impossibilità di adottare misure “tampone”, le filiali siano chiuse e ai colleghi sia consentito di svolgere la prestazione lavorativa in unità produttive limitrofe (in cui le condizioni risultassero vivibili) o di anticipare l’uscita e il rientro a casa.

In alcuni casi le soluzioni sopradescritte sono state adottate, soprattutto grazie all’intervento del Sindacato: vi invitiamo pertanto a continuare a segnalarci le situazioni più critiche per le quali richiederemo che, nell’attesa di interventi strutturali, si ricorra a misure temporanee in grado di assicurare condizioni di lavoro accettabili.

 

POLVERE, CESTINI PIENI E SERVIZI IGIENICI SPORCHI: È QUESTO IL NUOVO LAYOUT DI FILIALE?

Il 27 giugno è stata pubblicata la circolare di gruppo n. 305 avente ad oggetto il “Servizio pulizie”, con la quale veniamo informati che “Con decorrenza 1 febbraio 2018 l’erogazione del Servizio di pulizia e sanificazione ambientale ha subito alcune modifiche sia in termini di frequenza d’esecuzione sia di società appaltatrici sul territorio nazionale.”.

Grazie, ce n’eravamo accorti.

È noto ed evidente a tutti che le “modifiche in termini di frequenza” consistono in una ulteriore contrazione del servizio (almeno avessero il coraggio di scriverlo) per la solita politica di riduzione dei costi a danno delle condizioni di lavoro.

Le modalità sono note: si cerca sul mercato una ditta che sia disponibile ad aggiudicarsi l‘appalto a prezzi stracciati (che di fatto non consentono di garantire le prestazioni indicate nel capitolato) e poi si chiede ai dipendenti di UBI di trasformarsi in gendarmi per denunciare la mancata o insufficiente pulizia dei locali in cui lavorano.

Ciò detto (e nonostante ciò), invitiamo comunque le colleghe e i colleghi a dar corso alle indicazioni contenute nella circolare, segnalando i disservizi e vincendo la tentazione di sopperirvi svuotando cestini, e, men che meno, “dando una passata” ai bagni: solo “facendo venire i nodi al pettine”, potremo ottenere un miglioramento dei livelli di pulizia.

A tale proposito vi invitiamo a comunicarci le situazioni maggiormente critiche e i casi in cui le segnalazioni effettuate (secondo i dettami della circolare) attraverso i canali ufficiali non producessero nessun effettivo risultato: sarebbe infatti il colmo che, a fronte della denuncia dei mancati interventi, UBI si portasse a casa ulteriori risparmi (per l’applicazione alla ditta appaltatrice di penali) e le lavoratrici e i lavoratori continuassero a operare in mezzo alla sporcizia!

Da parte nostra continueremo a sollecitare l’azienda, tenuta per legge non solo a garantire che nei luoghi di lavoro siano rispettate le disposizioni in materia di igiene e sicurezza, ma anche al rispetto del Contratto Nazionale del Credito, che in caso di appalti impone anche alle banche degli obblighi volti a tutelare il personale delle ditte appaltatrici attraverso il rispetto pieno dei diritti contrattuali, in una logica di solidarietà che vorremmo unisse e rafforzasse tutto il mondo del lavoro.

26 luglio 2018

 

FABI          FIRST/CISL          FISAC/CGIL          UILCA          UNISIN

 

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