Emergenza mutui, lavoratori in ginocchio

Aumento dei tassi, alta inflazione, prezzi alle stelle, salari in calo: queste le componenti di una situazione che sta mettendo in crisi le famiglie.


 

La corsa al rialzo dei mutui non si ferma. Lo sanno bene le famiglie alle prese con un prestito per l’acquisto della prima casa: se è a tasso variabile si ritrovano a sborsare 212 euro in media in più al mese rispetto all’anno scorso, con un aumento medio del 44 per cento.

Secondo le rilevazioni di Federconsumatori, che ha fatto i calcoli su un mutuo di 115 mila euro per 25 anni, mentre nel 2021 il tasso andava dallo 0,60 allo 0,98 per cento a seconda della banca di cui si è clienti, nel 2022 è passato all’1,45-2,56 per cento, per arrivare a toccare nel 2023 il 4,67 nella migliore delle ipotesi, e il 6,27 nella peggiore. Tradotto: quest’anno rate più care di minimo 2.300, massimo 2.900 euro.

Cifre insostenibili, soprattutto perché si aggiungono alla crescita generalizzata dei prezzi, dalle bollette agli alimentari. E che sono destinate ad aumentare. Per i prossimi mesi, infatti, non si prevede uno stop. Secondo quanto confermato dalla presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde, ci saranno ulteriori incrementi entro fine anno, a luglio e a settembre.

Rialzo imponente e veloce

“Si tratta della manovra di rialzo dei tassi più imponente e veloce della storia dell’istituzione di Francoforte – scrive in una nota l’ufficio studi della Fisac Cgil -. La Bce ha portato il tasso di rifinanziamento principale al 4 per cento dallo 0,5 che si era registrato fino a ottobre 2022”. Entro dicembre, quindi, il tasso di riferimento potrebbe attestarsi al 4,5.

L’obiettivo della Bce è domare l’inflazione, che in tutti i Paesi della zona euro ha visto un’impennata straordinaria a fine 2022: in Italia ha toccato quota più 12,3 per cento, la media dell’anno è stata 8,1. Nonostante queste manovre, però, l’inflazione è rimasta molto alta dappertutto (tranne che in Spagna), comunque superiore al target che ha fissato la Bce, che è intorno al 2 per cento.

Politica troppo tradizionale

È la classica politica da banca centrale: in momenti di alta inflazione, si alzano anche i tassi. Questo avviene in assenza di una più profonda comprensione delle cause di fondo che sono alla base del fenomeno, scrive Fisac Cgil, e adottando le raccomandazioni stantie sul contenimento delle rivendicazioni salariali per evitare la cosiddetta spirale salari-inflazione.

Ma la realtà è molto più complessa. Nei primi nove mesi del 2022 l’inflazione si è innalzata a causa della crescita del costo dell’energia, in particolare del gas, dopo l’inizio della guerra in Ucraina. Tra settembre 2022 e luglio 2023 le quotazioni dell’energia sono crollate, ma l’inflazione è scesa solo in parte (le previsione a fine 2023 parlano di un più 5,5 – 6,5 per cento). Il motivo? L’incremento dei profitti delle grandi aziende (lo conferma il Fondo monetario internazionale), e il fatto che i prezzi crescono, appunto, mentre i salari restano fermi al palo, anzi calano.

“La Bce ha gestito questo cambio di politica monetaria in maniera troppo repentina e troppo tradizionale – afferma Cristian Perniciano, che si occupa di politiche fiscali per la Cgil nazionale -: ha posto restrizioni al credito e quindi alla domanda. Il metodo adottato non va bene per questo tipo di incremento dell’inflazione. Il ragionamento è stato: abbassando la domanda si abbassa anche l’inflazione. Ma questo vale se l’inflazione è da domanda, come negli Usa. La nostra invece è dovuta all’incremento dei beni importati, gli energetici”.

Lavoratori colpiti più volte

Ricapitolando: a causa dell’inflazione crescono i prezzi di tutti i beni, dagli alimentari all’abbigliamento, dai carburanti alle bollette. Come risposta la Bce aumenta i tassi, e così aumentano anche i prestiti e i mutui a tasso variabile. Quindi le tasche dei cittadini-lavoratori vengono colpite due volte.

Ma almeno, verrebbe da dire, se si sono alzati i tassi di prestiti e mutui, si saranno alzate anche le remunerazioni dei depositi, con un vantaggio per chi ha soldi in banca. E invece no: il tasso di interesse applicato a maggio 2022 era 0,31, un anno dopo, 0,68 per cento. Va peggio ai conti correnti: si è passati da valori negativi allo 0,32 per cento. Questo accade anche perché le banche non hanno bisogno di liquidità. A guadagnarci, quindi, sono solo le banche.

Nel frattempo le famiglie e in particolare i lavoratori dipendenti hanno visto ridursi il salario reale: secondo l’Ocse, l’Italia è il Paese dove si è registrato il più forte calo tra le economia industrializzare. Meno 7,3 per cento nel primo trimestre del 2023, contro il meno 3,3 della Germania, meno 1,8 della Francia, meno 0,7 degli Stati Uniti.

Rinnovare i contratti

La ricetta è il rinnovo dei contratti: sono oltre 30 quelli in attesa, relativi a circa 7 milioni di dipendenti, oltre il 55 per cento del totale. “Per contrastare l’inflazione da profitti – afferma la segretaria generale di Fisac Cgil Susy Esposito – serve con urgenza rinnovare i contratti nazionali, con aumenti che siano in grado di compensare i gap inflattivi, oltre alla redistribuzione della maggior produttività settoriale. E serve agire parallelamente sul controllo dei prezzi, con un più stringente ruolo delle authority sulle tariffe e con la tassazione degli extra profitti registrati in questo periodo”.

Famiglie in emergenza

“Quella dei mutui si sta configurando come una vera e propria emergenza – rincara Michele Carrus, presidente di Federconsumatori -, sono sempre di più le famiglie in difficoltà con il pagamento delle rate che si rivolgono ai nostri sportelli per chiedere supporto. In questo senso, è ancora inadeguata l’opzione messa in campo dal governo, che permette di rinegoziare il mutuo a un tasso fisso, ma solo a determinate condizioni: la prima è quella di non risultare morosi. Soluzione che tra l’altro non tutti gli istituti di credito sono disposti ad applicare”.

Le proposte

“Il problema è che oggi le banche non la concedono la surroga, perché non sono obbligate – afferma Perniciano -. Le misure proposte dall’Abi sono soft e vengono lasciate alla discrezionalità degli istituti di credito. Il mutuo è un prodotto finanziario complesso e sofisticato e oggi ancora di più prima di sottoscriverlo servono attenzione e consulenza”.

Secondo l’associazione dei consumatori è necessario prevedere un ampliamento del fondo di solidarietà Gasparrini per i mutui sulla prima casa, concedendo l’accesso anche a chi è in mora da oltre 90 giorni, consentire la rinegoziazione del mutuo con rate sostenibili, per esempio differendo il pagamento di una quota degli interessi aggiuntivi maturati, aggiungendo rate in coda al piano di ammortamento, consentire la rinegoziazione o la surroga a tasso fisso (quella prevista in legge di Bilancio) anche ai morosi e ampliare la soglia Isee e il limite massimo del mutuo per fruire di questa opzione.

 

Fonte: www.collettiva.it




CCNL ABI: primo incontro a Roma

3 - Fisac Cgil

 

Oggi alle ore 11:00 nella sede Abi di Palazzo Altieri a Roma, le Organizzazioni Sindacali hanno illustrato la Piattaforma unitaria per il rinnovo del CCNL del Credito, approvata dal 99,5% delle lavoratrici e dei lavoratori nelle assemblee, alla delegazione del Casl ABI, comprensiva dei rappresentanti di Intesa Sanpaolo.

La Presidente del Casl Ilaria Dalla Riva, dopo un breve saluto, lascia la parola alle Organizzazioni Sindacali.

Avendo inviato la piattaforma in precedenza e partendo da un’analisi condivisa del contesto e dai risultati straordinari del settore, le Organizzazioni Sindacali hanno sottolineato alcuni punti: 

  • l’aumento delle retribuzioni a fronte delle dinamiche inflattive, della redditività e produttività; 
  • contrattazione collettiva d’anticipo necessaria per gestire i cambiamenti; 
  • partecipazione dei lavoratori;
  • qualità e quantità dell’occupazione per invertire la rotta della riduzione degli organici, la chiusura delle filiali e l’abbandono di molti territori; 
  • orari, flessibilità e benessere lavorativo; profili professionali e sviluppo di carriera; 
  • welfare e diritti. 

Le Organizzazioni Sindacali hanno anche ribadito la centralità del CCNL.

Inoltre, è stata sottolineata la necessità di chiudere in tempi brevi l’accordo sul CCNL. 

 

Le Segreterie Nazionali
FABI – FIRST CISL – FISAC CGIL – UILCA – UNISIN


 

“C’è bisogno di un contratto che guardi al futuro, che si cali nelle grandi trasformazioni che attraversano il settore bancario. Un contratto nazionale che sia forte e che, soprattutto, riconosca alle lavoratrici e ai lavoratori il contributo offerto in questi anni segnati da risultati straordinari in termini di redditività e produttività per le banche”. Così la segretaria generale della Fisac Cgil, Susy Esposito, sull’avvio della trattativa in Abi per il rinnovo del contratto nazionale del settore del credito e che interessa circa 280 mila lavoratrici e lavoratori.

In questa fase, aggiunge la dirigente sindacale, “che ha registrato per il settore bancario una produttività più alta dell’inflazione e dove la redditività del sistema ha generato, solo per lo scorso anno, utili complessivi superiori ai 14 miliardi, è un dovere per la nostra controparte rispondere ai bisogni delle lavoratrici e dei lavoratori, a partire dalla richiesta salariale. Abbiamo bisogno di un contratto che sia legato ai tempi che stiamo vivendo, così come abbiamo bisogno di un sistema bancario che abbia un’idea forte su quale ruolo giocare per lo sviluppo del paese”.

Per queste ragioni, prosegue la segretaria generale della Fisac Cgil, “il contratto dovrà agire sul tema della qualità e della quantità dell’occupazione, per sovvertire un processo di continuo restringimento. E sarà necessario confrontarsi sui temi della riduzione dell’orario, sull’introduzione di nuove flessibilità e sul benessere lavorativo, fornendo risposte anche su profili professionali e sviluppi di carriera. Il cambiamento è in atto, il sindacato è pronto alla sfida”, conclude Esposito.

 

 




I furbetti dell’inflazione: così le banche hanno quasi raddoppiato i profitti grazie ai nostri soldi

Liquidità a costo zero grazie ai nostri conti corrente e maggiori rendimenti dovuti a inflazione e aumento del costo del denaro: è boom di extraprofitti, nel settore bancario, non redistribuiti quasi mai tra i risparmiatori. 


Un incendio con un estintore sempre meno efficiente. Si può riassumere così l’aumento dei prezzi che la BCE prova ormai, da oltre un anno, ad attenuare tramite l’aumento dei tassi di interesse. E l’inflazione, parola che ormai avevamo relegato ai ricordi del secolo scorso, è ormai entrata a far parte prepotentemente delle nostre vite. Ce ne rendiamo conto quando andiamo al supermercato o proviamo a sottoscrivere un mutuo o un finanziamento. O quando sospiriamo davanti al conto di un ristorante o di una bolletta, magari arretrata.

Ma per qualcuno l’aumento dei prezzi è stato finora un affare. E se a lungo si è parlato degli extra-profitti dei colossi dell’energia, l’evidenza è che gli utili delle banche, l’anno scorso, sono letteralmente volati. Come? Facendo affari con i nostri risparmi e remunerandoci infinitamente meno di quanto incassato.

I mega-profitti delle banche italiane

A fare luce sui mega-profitti delle banche italiane ci ha pensato ultimamente uno studio della Fisac-Cgil che ha preso in considerazione i sette maggiori gruppi bancari italiani nel corso del 2022. Il loro utili si sono attestati su 13,3 miliardi di euro: l’aumento rispetto al 2021 è del +60,5%. Lo studio evidenzia come questa crescita sia trainata essenzialmente dall’aumento dei margini di interesse (che comprendono i nostri finanziamenti e i nostri mutui) e dai risultati finanziari degli investimenti effettuati. Il tutto mentre i costi rimangono tutto sommato stabili.

La congiuntura determinata da inflazione e costo del denaro ha generato per le banche forti utili. Abbiamo calcolato, solo guardando ai primi cinque grandi gruppi, che, considerando le operazioni di buyback (riacquisti di azioni proprie ndr), dopo il cambio di politica della Bce post pandemia, la remunerazione totale per gli azionisti, sia diretta che indiretta, è risulta essere pari ad oltre 10,5 miliardi di euro. Per l’intero settore parliamo di più del doppio. Si tratta di una ricchezza che va assolutamente redistribuita, a partire dalle lavoratrici e dai lavoratori del sistema bancario, e messa a disposizione per gli investimenti a sostegno del sistema paese” sottolinea Susy Esposito, segretaria di Fisac Cgil.

Come si vede gran parte degli utili (circa il 24,5%) sono stati divisi poi con gli azionisti in forma di dividendi: anche in questo caso la remunerazione è stata alta (+46,5%) rispetto al 2021. Quelli che non vedono un euro (o ne vedono molto pochi) sono ovviamente i correntisti e i dipendenti. Se infatti gli utili sono previsti in crescita anche nei prossimi anni, la stessa cosa non si può dire per quello che riguarda i lavoratori del settore.

Il settore bancario è infatti uno di quelli più sottoposto a dinamiche di automazione e digitalizzazione. Tradotto: i dipendenti si sono già ridotti e, tra prepensionamenti e piani di ristrutturazione, tenderanno a assottigliarsi sempre più. E  se gli utili non finiscono nelle tasche dei lavoratori e dei correntisti, finiscono indubbiamente nelle tasche dei manager: un CEO guadagna oggi in media come 86 lavoratori del settore. I due top manager di Intesa San Paolo e Unicredit guadagnano qualcosa come 7 milioni e mezzo di euro l’anno.

Ma al di là di tutto questo, la vera domanda è: perché l’inflazione ha favorito i profitti bancari? E cosa c’entrano i nostri risparmi?

Come nascono gli extraprofitti delle banche e cosa c’entra l’inflazione

Il presupposto è che la maggior parte della ricchezza degli italiani è ancora accumulata nel patrimonio immobiliare e nei conti correnti. Nei primi mesi del 2022, i soldi depositati dagli italiani nei conti correnti sfioravano i 1159 miliardi di euro. Parliamo di soldi raccolti dalle banche a costo zero che non fruttano praticamente nulla ai correntisti. E che, in un momento di rialzo dell’inflazione e dei tassi diventano uno strumento importantissimo di profitto.

“L’aumento degli utili delle banche è legato all’aumento dei tassi di interesse: da un lato i prestiti per le imprese e le famiglie sono diventati più onerosi, dall’altro lato una parte importante della raccolta bancaria non ha registrato aumenti significativi – osserva Paolo Canofari, professore Associato in Politica Economica presso il Dipartimento di Scienze Economiche e Sociali dell’Università Politecnica delle Marche – È inutile osservare che nessuno di fatto va a contrattare nuove condizioni sui conti deposito o conti corrente. Di fatto gran parte della raccolta è rimasta a costo zero a fronte di rendimenti crescenti. Le banche lucrerebbero di meno se gli aumenti andassero di pari passo al costo della raccolta, ma quest’ultimo è aumentato di pochissimo. Del resto i titoli bancari stanno andando da tempo molto bene: è un simbolo della loro attrattività dal punto di vista dei profitti”.

Per rendersi conto di cosa stiamo parlando è sufficiente dare uno sguardo al grafico sotto. Il tasso di interesse dei conti corrente nominali è praticamente negativo se si considerano le spese di gestione. La remunerazione dei conti deposito aumenta, ma si mantiene su cifre abbastanza basse rispetto a quelli applicati sui finanziamenti.

Come si vede chiaramente il tasso di interesse medio chiesto per i finanziamenti (come i mutui o l’acquisto di un’auto) è nettamente superiore a quello offerto come rendimento sui conti deposito. Parliamo di un prodotto finanziario dove mettere da parte somme di denaro (vincolate o meno) con margini di redditività superiore a un comune conto corrente, ma soggetto a un numero di operazioni molto più limitato. Del resto, se è evidente che le banche offrono una serie di prodotti finanziari a rendimenti maggiori, sono ancora oggi i conti correnti e i conti deposito le destinazioni principali dove gli italiani depositano i loro risparmi.

E, al di là degli investimenti più rischiosi e dei finanziamenti, le banche possono utilizzare i soldi dei correntisti in molte operazioni a rischio zero. Potrebbero, in casi limite ad esempio, depositare in maniera “safe” i propri depositi presso la banca centrale, senza rischiare nulla. Il deposit facility rate della BCE ha raggiunto, al momento, il 3,5% di interessi. Ma le opzioni sono molto variegate.

“Le banche possono acquisire anche titoli di stato, per esempio italiani, e avere nel decennale un business del 4/ 5%. Più la Bce alza i tassi più i nuovi titoli diventano redditizi. Parliamo sempre di operazioni a redditività non elevata, ma che possono comunque fruttare se lo confrontiamo con la raccolta a costo zero proveniente dai correntisti” osserva Paolo Canofari.

Il caso della Sylicon Valley Bank e chi prova a “rompere le righe”

Quindi l’inflazione e il rialzo dei tassi è sempre buono per il sistema bancario? Non sempre, come la vicenda della Silycon Valley Bank ci ha dimostrato. Una crisi legata essenzialmente al fatto che, oltre alle difficoltà di tutto il settore tecnologico del post-pandemia, la banca aveva investito in obbligazioni e titoli di stato che si sono svalutati con l’aumento dei tassi di interesse deciso dalla Fed.

Il punto è stato quello di non diversificare gli investimenti e in questo contesto, la consueta “prudenza”, attribuita al sistema bancario italiano potrebbe rivelarsi un punto di forza come osserva Paolo Canofari: “È sostanzialmente un problema di diversificazione degli investimenti, è chiaro che se nella ‘pancia’ hai solo titoli il rischio è più elevato. Le banche italiane non corrono, a mio avviso, questo rischio”. Ma la gallina dalle uova d’oro costituita dagli alti tassi non può durare all’infinito: “In generale l’aumento dei tassi può generare sul lungo periodo instabilità finanziaria. Non sappiamo per quanto la BCE aumenterà i tassi, ma non potrà certo all’infinito. Se un domani le imprese o i risparmiatori non riuscissero a pagare più i finanziamenti si innescherebbe una spirale recessiva che colpirebbe anche gli istituti di credito. Sul lungo termine, sia l’inflazione, sia l’aumento del costo del denaro, non conviene a nessuno” conclude Canofari.

Per il momento però conviene ancora, e come spesso accade, conviene alla fascia più ricca del Paese: “La remunerazione dei depositi non sta andando sicuramente di pari passo con l’andamento dell’inflazione – osserva Susy Esposito, segretaria generale di Fisac Cgil – d’altronde la stessa raccolta si sta restringendo, anche in ragione di questo disallineamento. La verità è che le persone stanno perdendo potere di acquisto, mentre le banche stanno generando attivi perché c’è quella parte di patrimonio di ricchezze concentrate che si difende dall’inflazione. Essendo il nostro un paese diseguale, i ricchi e i ricchissimi garantiscono utili alle banche attraverso la gestione del loro patrimonio”

E il punto è che sembra esserci una sorta di cartello tra le grandi banche italiane per la concessione di tassi di interesse, mutui e finanziamenti: una dinamica evidenziata da uno studio di Unimpresa. E a provare a sparigliare le carte ci sono le nuove banche on-line. Un segmento momentaneamente marginale, ma destinato a crescere rapidamente, anche grazie a una redistribuzione degli utili più equa e un rendimento maggiore dei tassi di interesse.

Del resto basta confrontare le migliori offerte sui conti deposito on-line per trovarci di fronte a una platea di istituti giovani che operano quasi esclusivamente nel digitale come: Illimity bank, Cherry Bank, Banca Progetto, Banca Aidexa e molti altri. In molti di questi casi i rendimenti si attestano sul 4% annuo con una remunerazione per i correntisti maggiormente adeguata ai profitti. Segno che il digitale potrebbe portare dei sostanziali cambiamenti anche in uno dei settori, da sempre, più restio alla concorrenza e al cambiamento.

 

Fonte: Today.it




Approvata a larghissima maggioranza la Piattaforma per il rinnovo del CCNL ABI

3 - Fisac Cgil

 

Approvata a larghissima maggioranza la Piattaforma per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del settore Creditizio e Finanziario

Si è conclusa con il mese di giugno la presentazione, la consultazione e la votazione della Piattaforma rivendicativa unitaria per il rinnovo del Contratto Nazionale del settore Creditizio e Finanziario. Le Lavoratrici ed i Lavoratori del settore l’hanno approvata a larghissima maggioranza nel corso delle oltre 1000 assemblee organizzate e svolte in maniera capillare in tutta Italia nelle aziende e nei territori.

Questi i risultati della consultazione:

  • 99,5% di voti favorevoli
  • 0,2% di voti contrari
  • 0,3% di astensioni

Forti di questa partecipazione e di questo risultato, siamo dunque pronti a presentare ufficialmente la Piattaforma ad ABI per iniziare, da subito, il confronto negoziale sostenuti compattamente da Lavoratrici e Lavoratori del Settore che rivendicano per il nuovo CCNL il governo delle trasformazioni, adeguate retribuzioni, diritti, tutele, ed occupazione.

È su questi punti distintivi della Piattaforma unitaria che dovrà svilupparsi un confronto serio e costruttivo con ABI. Auspichiamo che ABI raccolga la sfida e che si faccia interprete delle parole spese, nel corso della sua Relazione all’Assemblea ABI del 5 luglio, dal Presidente Patuelli, che considera determinante l’impegno per il nuovo CCNL dei 280 mila Lavoratrici e Lavoratori del Credito, affinché le relazioni industriali siano “costruttive e lungimiranti”.

Si avvii al più presto il negoziato sul nuovo CCNL, non si perda tempo in inutili tatticismi e/o divisioni di principio: lo vuole un Sindacato unitario e fortemente rappresentativo, lo vogliono Lavoratrici e Lavoratori del settore, è necessario per il Paese.

Roma, 6 luglio 2023

 

I Segretari Generali

FABI Lando Maria Sileoni       FIRST CISL Riccardo Colombani       FISAC CGIL Susy Eposito       UILCA Fulvio Furlan       UNISIN Emilio Contrasto   

 




Fisac Cgil: dall’Ania scarsa attenzione all’impegno dei lavoratori

Apprezziamo, come sottolineato nel corso della relazione, il contributo del settore assicurativo alla crescita economica e al benessere sociale del Paese. Allo stesso tempo però va evidenziato con preoccupazione lo scarso spazio dedicato al ruolo e all’impegno delle lavoratrici e dei lavoratori nel raggiungimento degli importanti risultati evidenziati durante l’intervento”. Così la segretaria generale della Fisac Cgil, Susy Esposito, commenta la relazione della presidente dell’Ania, Maria Bianca Farina, oggi in occasione dell’assemblea annuale.

Inoltre, in merito all’intervento del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, Esposito osserva: “ Sono forti le perplessità soprattutto nell’aver sponsorizzato in modo propagandistico l’attività del suo governo, citando tra l’altro un recente provvedimento legislativo che, in luogo di intervenire sulle ragioni strutturali del dissesto idrogeologico che investe il Paese, prevede garanzie e incentivi ad assicurarsi contro gli eventi catastrofici. Si decide così di non lavorare per prevenire ma per indennizzare”.

Infine, continua la segretaria generale della Fisac Cgil, “ribadiamo l’importanza del ruolo e delle potenzialità dell’associazione datoriale di settore, apprezzando anche la sottolineatura rispetto alla necessità di un percorso condiviso relativo all’attuazione del Pnrr, ma è importante che la condivisione includa la partecipazione attiva delle parti sociali rappresentative. Così come va mostrata maggiore attenzione al ruolo dei dipendenti, riconoscendo l’impegno di lavoratrici e lavoratori che con le loro competenze e la loro professionalità rendono possibili i risultati ottenuti dal settore”, conclude Esposito.

 

Giorgio Saccoia
Ufficio Stampa Fisac Cgil Nazionale

ALLEGATO: Relazione del Presidente Farina




MPS: conclusa la XII Assemblea Costitutiva

Nei giorni 22, 23 e 24 giugno a Siena, presso il Four Points Hotel, si è svolta la XII Assemblea Costitutiva Centrale della Fisac Cgil della Banca e del Gruppo Monte dei Paschi di Siena, alla presenza di circa 130 delegati provenienti da tutte le realtà della Banca e del Gruppo MPS.

Attraverso gli interventi delle delegate e dei delegati è stato possibile sviluppare un’approfondita riflessione sulla situazione del settore del credito, sulla fase di rinnovo del contratto collettivo nazionale e sul Gruppo MPS in particolare, arricchita anche dal contributo portato dai molti ospiti presenti, dalla segretaria nazionale con delega Chiara Canton e dalla Segretaria Generale della Fisac Cgil Nazionale Susy Esposito.

Al termine dei lavori, l’Assemblea Costitutiva Centrale ha eletto i nuovi organismi dirigenti ed ha confermato Federico Di Marcello nel ruolo di Segretario della Banca Monte dei Paschi e Stefano Carli nel ruolo di Segretario del Gruppo Monte dei Paschi.
 Stefano Carli e Federico Di Marcello saranno affiancati dalla neo eletta segreteria composta da Paolo Campione, Roberta Cuozzo, Giacomo Forni, Alessandra Galuzzi, Francesca Gramigni, Epifanio Mastrosimone, Luigi Pizzuto, Sabina Porcelluzzi, Sonia Ragno, Giorgio Rossetti.
Alla presidenza dei direttivi sono stati eletti Maria Ruggeri e Maurizio Miggiano.

Sin da lunedì la nuova segreteria sarà impegnata nel confronto con l’azienda su tematiche che sono già sul tavolo di trattativa quali, ad esempio, assunzioni, sviluppo professionale e premio aziendale, per dare risposta alle legittime aspettative delle lavoratrici e dei lavoratori di Mps. Il nuovo gruppo dirigente dovrà affrontare gli scenari futuri ancora da definire, forte degli importanti capisaldi contenuti nella linea politica del documento conclusivo votato all’unanimità dall’Assemblea a partire dalla difesa del perimetro aziendale e dall’avvio di una nuova fase rivendicativa che porti alle lavoratrici e ai lavoratori del Gruppo e della Banca Monte dei Paschi il giusto riconoscimento.

Sullo stesso argomento:

Assemblea Costitutiva MPS: Lavoro, Diritti e Pace. Insieme




Fisac Cgil: intervenire su Fringe Benefit, salasso in busta paga per bancari

“È urgente che il Parlamento intervenga, nel corso dell’iter di conversione in legge del decreto lavoro, sul tema dei Fringe benefit dei dipendenti bancari, che stanno subendo delle decurtazioni in busta paga non sostenibili in ragione del rialzo del costo del denaro e di una norma fiscale irrazionale. Parliamo di migliaia di dipendenti che stanno subendo detrazioni che vanno anche all’80% dello stipendio, spesso azzerando di fatto le buste paga”. Ad affermarlo è la segretaria generale della Fisac Cgil, Susy Esposito, in vista dell’approvazione in legge del decreto lavoro, oggi in aula al Senato.

Come Cgil, prosegue Esposito, “sui Fringe benefit abbiamo avanzato misure concrete. In estrema sintesi proponiamo che si elevi la soglia del Fringe benefit non tassabile fino a 3 mila euro nel caso in sui sia previsto da contratti, che siano nazionali, territoriali o aziendali, stipulati da associazioni rappresentative. Così come di rendere strutturale la quota di Fringe benefit esente da imposizione per tutti i lavoratori, alzando il tetto a 600 euro. E infine introdurre garanzie che sterilizzino gli effetti dell’andamento del Tasso ufficiale di riferimento sulla tassazione del reddito dei dipendenti che abbiano come benefit l’accesso a mutui o prestiti”.

Per la segretaria generale della Fisac Cgil, “serve interrompere questo salasso fiscale che sta falcidiando le buste paga di migliaia di lavoratrici e lavoratori bancari. Per queste ragioni chiediamo che il Parlamento, a dispetto di quanto registrato nei lavori in commissione, intervenga sul disegno di legge di conversione del decreto lavoro per mettere fine a questa spirale fiscale che sta falcidiando le buste paga di tanti dipendenti bancari”, conclude Esposito.




Assemblea Costitutiva MPS: Lavoro, Diritti e Pace. Insieme

Dal 22 al 24 giugno si terrà presso l’Hotel Four Points di Siena la XII Assemblea Costitutiva Centrale della FISAC CGIL di Banca e Gruppo Monte dei Paschi.

Oltre cento tra delegate e delegati discuteranno di quanto vissuto negli ultimi anni dall’istituto di credito più antico del mondo, delle condizioni di lavoro, di quali prospettive future li aspettano e di come il sindacato si debba posizionare per difendere lavoratrici e lavoratori ma anche la stessa funzione sociale del credito.

Parteciperanno ai lavori la Segretaria Generale della Fisac CGIL Susy Esposito e la Segretaria Nazionale con delega al Gruppo MPS, Chiara Canton.

Al termine dell’assemblea verranno rinnovati gli organismi dirigenti della Fisac CGIL di Banca e Gruppo MPS.




Alluvioni: i Sindacati chiedono lavoro agile e sospensione mutui

Garantire alle lavoratrici e ai lavoratori il lavoro agile, così come di fruire di permessi retribuiti per calamità, e la necessità che le aziende prevedano anche la possibilità di rateizzazioni e/o sospensioni di mutui e prestiti per gli stessi motivi. Così in una lettera all’Abi, nello specifico alla presidente del Casl, Ilaria Dalla Riva, i segretari generali di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin, Lando Maria Sileoni, Riccardo Colombani, Susy Esposito, Fulvio Furlan ed Emilio Contrasto, in ragione dell’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna e le Marche.

“Vista la portata dei tragici effetti che sta provocando l’eccezionale ondata di maltempo in Emilia-Romagna e Marche – scrivono -, con la presente siamo a richiedervi di invitare le vostre associate a riconoscere alle lavoratrici e ai lavoratori delle zone alluvionate la possibilità di svolgere la loro attività in modalità di ‘lavoro agile’ e/o di fruire di permessi retribuiti per calamità”.

Inoltre, proseguono, “vi evidenziamo la necessità che le aziende prevedano anche la possibilità di rateizzazioni e/o sospensioni di mutui e prestiti per gli stessi motivi. Restiamo in attesa di un vostro sollecito e positivo riscontro affinché le persone possano affrontare questo difficile momento con la giusta serenità”, concludono.


La Lettera ad ABI

3 - Fisac Cgil

Spettabile ABI

c.a. Dott.ssa Ilaria Dalla Riva
Presidente CASL

c.a. Dott. Stefano Bottino Dott. Vittorio Cianchi
Ufficio Relazioni Sindacali

Roma, 17 maggio 2023

Oggetto: Emergenza alluvione Emilia Romagna e Marche

Vista la portata dei tragici effetti che sta provocando l’eccezionale ondata di maltempo in Emilia-Romagna e Marche, con la presente siamo a richiedervi di invitare le vostre associate a riconoscere alle lavoratrici e ai lavoratori delle zone alluvionate la possibilità di svolgere la loro attività in modalità di “lavoro agile” e/o di fruire di permessi retribuiti per calamità.

Inoltre, vi evidenziamo la necessità che le aziende prevedano anche la possibilità di rateizzazioni e/o sospensioni di mutui e prestiti per gli stessi motivi.

Restiamo in attesa di un vostro sollecito e positivo riscontro affinché le persone possano affrontare questo difficile momento con la giusta serenità.

Distinti saluti.

I Segretari Generali di:
Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin


Lettera a Riscossione Tributi

3 - Fisac Cgil

Spett.le Agenzia delle entrate – Riscossione

c.a. Responsabile Risorse Umane e Organizzazione
Dott. Massimo Pinzarrone

Oggetto: Emergenza alluvione Emilia Romagna e Marche

Vista la portata dei tragici effetti che sta provocando l’eccezionale ondata di maltempo in Emilia Romagna e Marche, con la presente siamo a richiedervi di riconoscere alle lavoratrici e ai lavoratori delle zone alluvionate la possibilità di svolgere la loro attività in modalità di “lavoro agile”.

Restiamo in attesa di un Vostro sollecito e positivo riscontro affinché i colleghi possano affrontare questo difficile momento con la giusta serenità.

Distinti saluti.

Roma, 17 Maggio 2023

Le Segreterie Nazionali del Settore della riscossione


Lettera ad ANIA

3 - Fisac Cgil

Spett.le ANIA c.a. Dott.ssa Maria Emanuela Basti
Responsabile Relazioni Industriali

In questi giorni in molte zone del Paese le condizioni atmosferiche conseguenti al “climate change” stanno rendendo difficoltosa e spesso impossibile la mobilità territoriale . In molte realtà lavorative si sta provvedendo a collocare in “Smart working “ lavoratrici e lavoratori in modo da rendere meno problematici gli spostamenti in in quelle zone.
Le OO.SS chiedono all’Ania di dare urgentemente indicazioni omogenee che vadano in questa direzione a tutti i suoi associati.

Distinti saluti.

Roma 17 maggio 2023.

Le Segreteria Nazionali
First Cisl, Fisac Cgil, FNA, SNFIA e Uilca




Banche. Report Fisac Cgil: utili alle stelle, stipendio Ceo come 86 lavoratori

Esposito: “2022 anno record, ora con rinnovo contratto redistribuire al lavoro”

Banchieri con stipendi alle stelle, pari in media a 86 volte la retribuzione di un addetto del settore. Azionisti lautamente remunerati per oltre 10,5 miliardi, in ragione dell’impennata della redditività registrata nel passato biennio. Continua e inesorabile desertificazione sul fronte lavoro con la contrazione di filiali (-3,6%) e dipendenti bancari (-4,3%). È in sintesi quanto emerge da un report dell’Ufficio studi della Fisac Cgil Nazionale sui risultati di bilancio 2022 dei primi 7 gruppi bancari nazionali che porta la segretaria generale della categoria, Susy Esposito, a sostenere: “Lo scorso è stato un anno record, per utili, dividendi e stipendi dei manager. Ora tocca al lavoro: serve, col rinnovo del contratto, una forte operazione di redistribuzione a favore di lavoratrici e lavoratori. Tanto più in presenza di un progressivo rialzo dei tassi Bce che sta generando nuovi guadagni per gli istituti di credito”.

Utili e dividendi record – Un rapporto, quello dell’Ufficio studi Fisac Cgil, frutto di elaborazioni condotte sui dati di bilancio dei primi 7 gruppi bancari italiani, che sottolinea come l’utile netto di questi nel 2022 si attesta a 13,33 miliardi, in aumento del 60,5% rispetto al 2021. In questo quadro oltre 5,7 miliardi di euro verranno distribuiti agli azionisti, con un aumento pari a più di un miliardo di euro rispetto al 2021 (+23,2%).

Considerando le operazioni di buyback, inoltre, dopo il cambio di politica della Bce post pandemia, la remunerazione totale per gli azionisti, sia diretta che indiretta, risulta essere pari ad oltre 10,5 miliardi di euro, in crescita di 3,333 miliardi (+46,2%) rispetto al 2021. “Risulta evidente – osserva Esposito – che la ricchezza prodotta ora va redistribuita alle lavoratrici e ai lavoratori, anche alla luce dei grandi sacrifici operati in pandemia. È giunto il momento di riconoscere loro i giusti meriti, a partire dalla rivendicazione di carattere salariale contenuta nella piattaforma che come Fisac Cgil, assieme alle altre organizzazioni sindacali, abbiamo approntato”.

Stipendi d’oro – Il report accende un faro anche sulle retribuzioni dei top manager, raffrontandole a quelle degli addetti del settore. La retribuzione media lorda annua dei primi 5 top manager delle banche italiane nel 2021 è stata pari a 3,8 milioni di euro, ovvero come 86 tra lavoratrici e lavoratori prendendo come riferimento il salario medio lordo annuo di un’area professionale che nel 2021 era pari a 44.475 euro.

Numeri che ci dicono che è ora di redistribuire – commenta la segretaria generale della Fisac Cgil -. I bancari chiedono con forza non soltanto un aumento salariale, capace di minimizzare l’impatto dell’inflazione sui salari reali nell’ultimo biennio, ma anche di vedersi riconosciuta la giusta quota dello straordinario aumento di redditività e produttività del settore, attraverso l’incremento degli scatti d’anzianità per più giovani e i futuri bancari, una riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, una maggiore attenzione alla conciliazione vita-lavoro”.

Dipendenti e Filiali in calo – Considerando gli effetti dell’acquisizione di Carige da parte di Bper, risulta essere molto marcata la flessione di dipendenti e sportelli. In un anno il campione dei 7 gruppi ha ridotto il numero dei dipendenti per una cifra pari a 7.909 unità (-4,3%), così anche gli sportelli si sono ridotti del 3,6% rispetto al 2021 (-427 unità). In sostanza, l’equivalente di due banche delle dimensioni della ex Carige (che vantava 3.200 dipendenti) e di una per sportelli (Carige ne aveva 382) sono letteralmente scomparse in un solo anno. “L’altro lato della medaglia è la continua contrazione di dipendenti e filiali – rileva Esposito -. Insieme al rinnovo del contratto Abi, e al giusto riconoscimento che le lavoratrici e i lavoratori meritano, servirà invertire questa tendenza per dare al paese e ai suoi territori una presenza fatta di lavoratrici e di lavoratori bancari funzionale alla crescita di tutto il sistema”, conclude.

In allegato il report dell’Ufficio studi Fisac Cgil
Bilanci 2022, utili record per i grandi gruppi bancari