BNL: rischio STRESS? La Banca risolve in 3 minuti

3 - Fisac Cgil

In meno di 3 minuti, un video su echonet ci racconta la valutazione dello stress lavoro-correlato fatta sui dipendenti BNL nel 2021.

Un minuto dedicato alla metodologia utilizzata, un minuto dedicato alle criticità emerse e meno di un minuto per le azioni di miglioramento da intraprendere, azioni totalmente scollegate dai risultati presentati e non condivise con gli RLS.

Emerge un rischio stress lavoro-correlato “globalmente” moderato, ma alto per chi sta al commerciale: i colleghi di rete sono allo stremo e anche la rilevazione aziendale non può fare a meno di registrarlo.

A fronte di ciò quali azioni di miglioramento?

Monitoraggio delle pressioni commerciali improprie e verifica del rispetto del protocollo vigente in materia ? NO

Assunzioni in rete per diminuire i carichi di lavoro? NO

Miglioramento nell’organizzazione del lavoro? È sotto gli occhi di tutti il peggioramento dei processi dopo la recente ristrutturazione.

No, niente di tutto questo: per l’azienda è troppo complicato concedere al lavoratore quello di cui ha veramente bisogno, quella considerazione e attenzione al benessere psico-fisico che chiede ormai da tempo, troppo tempo. Al contrario, è molto più facile convincere il lavoratore che è lui stesso la causa dei suoi mali, inadeguato nella comunicazione, nel comportamento e scarsamente dotato di energie manageriali!

Quindi si somministra, sordamente, la solita cura, corsi di formazione in tutte le salse come panacea per ogni male del lavoratore. La formazione, come azione di miglioramento proposta, e sino ad oggi adottata dall’azienda, anche se utile, si rivela inefficace nel ridurre il rischio di stress legato alle condizioni di lavoro.

E poi, si evidenzia un pericolo tecnostress ancor prima dell’implementazione del “direct” in tutti i mercati: quali sono le azioni di prevenzione e miglioramento previste per questi colleghi? Non è dato saperlo.

Azioni generiche, non mirate ad aiutare chi al lavoro ci sta male e rischia di ammalarsi, perché una lunga esposizione allo stress lavoro correlato porta con sé tante patologie che possono culminare anche nel “burn out” della persona.

Lavoratrici e lavoratori hanno bisogno di un luogo di lavoro sano, con un clima buono, carichi di lavoro adeguati e i giusti strumenti per affrontarli, molto più che dell’ultimo modello di Iphone.

Roma, 19/04/2022

 

Segreterie di Coordinamento Nazionale Gruppo BNL
FABI – FIRST CISL – FISAC CGIL – UILCA – UNISIN




Unicredit: a Vicenza sciopero contro l’eccesso di stress

Gli impiegati vicentini di Banca Unicredit pronti a incrociare le braccia.

In modo unitario, i sindacati associati a CGIL, CISL e UIL assieme a FABI e a UNISIN hanno annunciato per lunedì 5 novembre uno sciopero “contro le condizioni di stress quotidiano a cui sono ormai sottoposti i circa 750 dipendenti vicentini: costretti a lavorare con hardware e software obsoleti e ogni giorno raggiunti da continue richieste dei dirigenti su quanto e come hanno venduto”.
Uno sciopero per dire alla Banca che “l’orientamento deve essere al cliente, più che al prodotto”

E’ il senso della manifestazione di lunedì, espresso ieri da Stefano Huller (FABI), Cinzia Lanaro (Fisac/Cgil), Gianfranco De Zottis (First/Cisl), Massimo Cazzavillan (unisin) e Stefano Veronese (Uilca/Uil).
I dipendenti dell’Istituto nel vicentino sono circa 750, le filiali una settantina.
La manifestazione vedrà dei sit-in dalle 8.15 alle 11 davanti alle sedi di Vicenza, Montecchio Maggiore e Bassano, ma anche davanti alle filiali di Lonigo e Thiene.

La vertenza che parte dal Vicentino – e che si svolgerà contemporaneamente in Liguria – fa da apripista per una riflessione più ampia sull’organizzazione del lavoro negli istituti bancari.
I Sindacati chiedono almeno 12 assunzioni in provincia – accordi passati su esuberi e pensionamenti prevedono un rapido ridimensionamento: a gennaio nel Vicentino i dipendenti saranno circa 700 – e lamentano ingerenze della Banca contro lo sciopero programmato.
“I vertici hanno anticipato un corso di formazione per costringere i dipendenti ad essere presenti. Inoltre i manager d’Area stanno parlando con gli impiegati uno a uno, chiedendo se parteciperanno alla protesta. E’ incostituzionale”.

 

Articolo di Andrea Alba pubblicato sul Corriere del Veneto – Ed. Vicenza in data 1/11/2018




Cassazione: lo stress da troppo lavoro va indennizzato

Le malattie contratte a causa dello stress lavorativo vanno indennizzate dall’Inail a prescindere dal fatto che le stesse siano o meno correlate a rischi considerati specificamente nelle apposite tabelle.

L’ordinanza numero 5066/2018 della sezione lavoro della Corte di cassazione ci ricorda infatti che, con riferimento al rischio tutelato di cui all’articolo 1 del TU n. 1124/1965, rileva non soltanto il rischio specifico proprio della lavorazione ma anche il rischio specifico improprio, non strettamente insito nell’atto materiale della prestazione ma con essa collegato (attività prodromiche e di prevenzione, attività sindacali, pause fisiologiche e così via).

LA CAUSA DI LAVORO

Ma non solo. Come riconosciuto dalla stessa Corte di cassazione già con la sentenza numero 5577/1998 (e confermato poi dall’articolo 10, comma 4, della legge numero 38/2000), l’obbligo dell’assicurazione contro le malattie professionali vige per tutte le malattie, anche diverse da quelle indicate nelle tabelle allegate al testo unico o da quelle causate da una lavorazione specificata o da un agente patogeno contemplato dalle medesime tabelle. L’unica cosa che conta, infatti, è che delle malattie sia provata la causa di lavoro.

Di conseguenza, la possibilità per il lavoratore di provare l’origine professionale di qualsiasi malattia comporta necessariamente la scomparsa dei criteri selettivi del rischio professionale, “non potendosi sostenere che la tabellazione sia venuta meno solo per la malattia e sia invece sopravvissuta ai fini dell’identificazione del rischio tipico”.

DISTURBI DELL’ADATTAMENTO

In definitiva quindi, nell’ambito del sistema del Testo Unico, possono essere indennizzate tutte le malattie fisiche o psichiche riconducibili al rischio del lavoro, riguardante sia la lavorazione, sia l’organizzazione del lavoro, sia le modalità con le quali il lavoro stesso si esplica. Ciò vuol dire che l’Inail deve pagare, come nel caso deciso con la sentenza in commento, anche i gravi disturbi dell’adattamento con ansia e depressione contratti a causa dello stress lavorativo dovuto a un numero elevatissimo di ore di lavoro straordinario.

 

Fonte: studiocataldi.it