Cgil e Uil, giovedì 11 aprile sciopero generale di 4 ore per tutti i settori privati

Cgil e Uil proclamano per tutti i settori privati 4 ore di sciopero generale per giovedì 11 aprile 2024 ed invitano tutte le lavoratrici e i lavoratori a aderire e a partecipare alle iniziative e mobilitazioni che saranno organizzate a livello territoriale.

GLI OBIETTIVI E LE RAGIONI DELLO SCIOPERO SONO:

 

1. ZERO MORTI SUL LAVORO

  • La salute e la sicurezza sul lavoro devono diventare un vincolo per poter esercitare l’attività d’impresa;
  • Cancellare le leggi che negli anni hanno reso il lavoro precario e frammentato;
  • Superare il subappalto a cascata e ripristinare la parità di trattamento economico e normativo per le lavoratrici e i lavoratori di tutti gli appalti pubblici e privati;
  • Rafforzare le attività di vigilanza e prevenzione incrementando le assunzioni nell’Ispettorato del Lavoro e nelle Aziende Sanitarie Locali;
  • Mai al lavoro senza un’adeguata formazione e diritto alla formazione continua per tutte le lavoratrici e i lavoratori;
  • Una vera patente a punti, per tutte le aziende e per tutti i settori, che blocchi le attività alle imprese che non rispettano le norme di sicurezza;
  • Diritto delle lavoratrici e dei lavoratori di eleggere in tutti i luoghi di lavoro i propri Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza;
  • Obbligo delle imprese ad applicare i CCNL firmati dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative ed al rispetto delle norme sulla sicurezza; quali condizioni per poter accedere a finanziamenti/incentivi pubblici.

 

2. PER UNA GIUSTA RIFORMA FISCALE

Lavoratori dipendenti e Pensionati pagano oltre il 90% del gettito IRPEF, mentre intere categorie economiche continuano a non pagare fino al 70% delle imposte dovute. L’evasione complessiva continua ad essere pari a 90 miliardi all’anno.

  • La delega che il governo sta applicando invece di combattere l’evasione fiscale e contributiva introduce nuove sanatorie, condoni e concordati. Non tassa gli extraprofitti, favorisce le rendite finanziare e immobiliari, il lavoro autonomo benestante e le grandi ricchezze; Questa impostazione del governo va contrastata ed invertita:
  • È necessario ridurre la tassazione sul lavoro dipendente ed i pensionati, tassare le rendite e contrastare l’evasione;
  • Promuovere così un fisco progressivo abolendo la flat tax, estendendo la base imponibile dell’IRPEF a tutti i redditi;
  • Indicizzare all’inflazione reale le detrazioni da lavoro e da pensione e detassare gli aumenti contrattuali;
  • Occorre andare a prendere le risorse dove sono per finanziare sanità istruzionenon autosufficienzadiritti sociali e investimenti pubblici.

 

3. PER UN NUOVO MODELLO SOCIALE E DI FARE IMPRESA

Vogliamo rimettere al centro delle politiche economiche e sociali del governo e delle Imprese il valore del lavoro a partire dal rinnovo dei CONTRATTI NAZIONALI e da una legge sulla rappresentanza, la centralità della salute e della persona, la qualità di un’occupazione stabile e non precaria, una seria riforma delle pensioni, il rilancio degli investimenti pubblici e privati per riconvertire e innovare il nostro sistema produttivo e puntare alla piena e buona occupazione a partire dal Mezzogiorno.

 

Scarica il volantino




Non si può andare avanti così! Qualcuno faccia qualcosa (al posto mio)!

Ormai lo sappiamo: per il giorno 17 novembre Cgil e UIL hanno proclamato uno sciopero generale di 8 ore per protestare contro le politiche economiche del governo.

L’esperienza insegna che mobilitazioni su temi non strettamente legati al nostro lavoro non riescono a coinvolgere più di tanto il nostro settore: sembra quasi che chi lavora in banca, nelle assicurazioni o nelle esattorie sia al disopra dei problemi che stiamo evidenziando. Ma è  davvero così?

Ragioniamo su alcuni aspetti.

PENSIONI
Sintetizzando i provvedimenti del governo, possiamo dire che in pensione si andrà più tardi e si prenderà di meno. Questo per effetto delle penalizzazioni su quota 103, per l’aumento delle finestre d’uscita, per il ripristino dell’adeguamento alle aspettative di vita, per il taglio dell’indicizzazione delle pensioni al costo della vita.
E tutto questo dopo che uno dei punti forti del programma sbandierato dal governo era stato il stato il superamento della legge Fornero. Invece l’hanno peggiorata.

FISCO
Se c’è un tema al quale dovremmo essere particolarmente sensibili è proprio quello relativo al fisco. Noi non abbiamo la possibilità di sottrarci al pagamento delle imposte, che ci vengono trattenute direttamente in busta paga. E questo il governo lo sa bene, quindi ci penalizza pesantemente rispetto ai lavoratori autonomi.
Un solo dato basta a chiarire il concetto. Su un reddito lordo superiore ai 50mila euro un lavoratore autonomo paga un’aliquota del 15%. Un lavoratore dipendente o un pensionato arrivano a pagare un’aliquota del 43%: cioè quasi il triplo.
Discorso a parte merita l’evasione fiscale: in Italia vengono sottratti al fisco quasi 100 miliardi l’anno. Soldi, sia chiaro, che alla fine vanno a gravare su chi le tasse le paga. Cioè noi. 
Il governo non solo non fa nulla per ridurre l’evasione, ma riserva trattamenti di favore agli evasori sotto forma di condoni e sanatorie : in tal modo li incoraggia a continuare ad evadere.
Parlando di fisco, dobbiamo accennare anche all’aumento dell’IVA su assorbenti e prodotti per l’infanzia, in totale contraddizione con un governo che afferma di sostenere le famiglie, e le accise sui carburanti, che avevano promesso di eliminare e invece hanno aumentato, azzerando i tagli del governo Draghi.
Dulcis in fundo, la tassazione dei mutui ai dipendenti, contro la quale la Fisac si sta battendo con tutte le sue forze senza trovare – per ora – nessuna disponibilità all’ascolto.
Un tema che riguarda espressamente i bancari, e nessun’altra categoria.

SANITÀ
Il governo prevede di tagliare, negli anni a venire, la quota di Pil da destinare alla sanità, riducendola progressivamente dal 6,6% di quest’anno al 6,1% del 2026. Quindi non è un problema di minori entrate (dovute anche all’evasione), ma di scelte: si sceglie di togliere soldi alla sanità per destinarli ad altro (le armi, per esempio).
La sanità è uno degli aspetti su cui tendiamo a sentirci più tutelati, forti delle polizze sanitarie frutto di tanti accordi aziendali in vigore. Ma anche questa è una falsa sicurezza.
Lo sviluppo della sanità privata significa progressivo smantellamento degli ospedali, e impossibilità di curarsi per chi non può permetterselo. Per la sanità si va verso un modello hub e spoke: chi lavora in banca sa cosa significa e quanto sia limitante per l’attività giornaliera. Immaginate di vedere applicato questo modello, basato solo sul risparmio dei costi, alle vostre esigenze di salute.

STIPENDI
A noi cosa ci frega? Ai bancari arriverà presto il rinnovo del contratto con l’aumento. Possiamo stare a preoccuparci se in due famiglie italiane su tre, pur lavorando, si fatica ad arrivare a fine mese? Possiamo stare a preoccuparci se l’Italia è l’unico paese europeo in cui i salari perdono potere d’acquisto da oltre 30 anni?
In realtà sì. Perché abbiamo dei figli che non hanno speranze per il futuro. Perché la precarietà, l’incertezza, i bassi stipendi, portano le giovani coppie a non mettere al mondo bambini. E questo, ragionando egoisticamente, è un bel problema: chi ci pagherà la pensione?

Potremmo proseguire a lungo. Siamo abituati a ragionare in modo egoistico: finché non mi toccano personalmente, io non mi preoccupo dei fatti che succedono intorno a me. Senza capire che in questo modo sto segando il ramo su cui sono seduto.
Non aderisco allo sciopero, e così facendo tolgo forza al sindacato; salvo poi accorgermi, quando ho bisogno di aiuto, che non è abbastanza forte per risolvere il mio problema.

Venerdì 17 c’è l’occasione per fare la nostra piccola, piccolissima parte, per provare a cambiare le tante cose che non ci piacciono. Possiamo impegnarci in prima persona. Oppure continuare a pensare che “Per carità, lo sciopero è giusto, ma magari lo faccio la prossima volta. E intanto me la prendo con i sindacati che non fanno abbastanza…”

 

 

 

 

 

 




Serve ancora scioperare nel 2023?

Questa domanda ci viene rivolta spesso.

Scioperi, cortei, manifestazioni: hanno ancora un senso? Ci sentiamo accusare di seguire rituali vecchi, non più adeguati al mondo moderno. E far capire che non è così a volte ci riesce difficile, perché non troviamo le parole giuste per convincere gli interlocutori.

Poi arriva Daniele Silvestri, col suo bellissimo brano “A bocca chiusa“. E risponde come forse non riusciremmo mai a fare.

“Io oggi canto in mezzo all’altra gente
perché ce credo, o forse per decenza
che partecipazione certo è libertà,
ma è pure resistenza”

Non è questo lo scopo ultimo dell’arte? Dare le risposte che le parole comuni non riescono a trovare.
Fatece largo che …
passa domani, che adesso non si può
oggi non apro , perché sciopererò
e andremo in strada co’ tutti gli striscioni
a fare come sempre la figura dei fregnoni
a me de questo sai, non me ne importa niente
io oggi canto in mezzo all’altra gente
perché ce credo o forse per decenza
che partecipazione certo è libertà
ma è pure resistenza
e non ho scudi per proteggermi
né armi per difendermi
né caschi per nascondermi
o santi a cui rivolgermi
ho solo questa lingua in bocca e forse
un mezzo sogno in tasca
e molti , molti errori brutti ,

io però li pago tutti.

Fatece largo che …
passa il corteo,
se riempiono le strade
via Merulana, così pare un presepe,
e semo tanti che quasi fa paura
o solo tre sfigati come dice la questura
e le parole, si lo so, sò sempre quelle
ma è uscito il sole e a me me sembrano più belle
scuola e lavoro, che temi originali
se non per quella vecchia idea de esse tutti uguali

e senza scudi per proteggermi
né armi per difendermi
né caschi per nascondermi
né santi
a cui rivolgermi
ho solo questa lingua in bocca
e se mi tagli pure questa
io non mi fermo, scusa, canto pure
… a bocca chiusa
guarda quanta gente c’è
che sa rispondere dopo di me…
a bocca chiusa

 

Guarda il video su youtube




Teramo e Provincia: il 29/9 tre ore di sciopero contro le morti sul lavoro

Proclamazione sciopero di tre ore per ogni turno di lavoro venerdì 29 settembre 2023

 

Non si deve morire sul lavoro!

Le Scriventi Organizzazioni sindacali proclamano tre ore di sciopero per ogni turno di lavoro nella giornata di venerdì 29 settembre 2023 con presidio delle lavoratrici, dei lavoratori, delle cittadine e dei cittadini a Teramo in largo San Matteo dalle ore 11 alle ore 14.

L’ennesima morte sul lavoro nella nostra provincia ci impone un cambio di passo nell’affrontare i problemi della sicurezza dei luoghi di lavoro, fermarsi si può e si deve.

Alla Famiglia di Gianluigi Ragni giungano le nostre condoglianze ma non si può più tollerare che si muoia sul e per il lavoro.

CGIL Teramo
Pancrazio Cordone
CISL Teramo
Fabio Benintedi
UIL Teramo
Massimiliano Bravo

 

La notizia dell’incidente

Folgorato su un traliccio mentre lavorava – Teramo – Il Centro




Alleanza: ripresa delle relazioni sindacali con due nuovi incontri

3 - Fisac Cgil

Le organizzazioni sindacali hanno incontrato l’azienda per due volte, una lo scorso mese ed un’altra il 6 luglio, dopo quasi 2 anni di interruzione delle relazioni sindacali a seguito del riuscitissimo sciopero del settembre 2021.

Durante il primo appuntamento Alleanza ci ha comunicato l’intenzione di riaprire 30 ispettorati in tutta Italia (10 per INT).

Abbiamo manifestato la nostra convinzione che il numero fosse esiguo in confronto alle 224 chiusure effettuate nel 2021 ed al reale bisogno manifestato dai lavoratori e che le riaperture avverranno presumibilmente a 3 o anche 4 anni di distanza, un tempo indiscutibilmente enorme rispetto alla celerità con cui vennero chiusi.

L’azienda durante l’ultimo incontro ci ha comunicato di avere deciso la riapertura di 45 nuovi uffici, i primi 30 entro ottobre 2024 ed i restanti 15 in un tempo ancora da definire e distribuiti nella misura di 3 per IR e che, quasi sicuramente, si tratterà di multipoint. Non ci è stato comunicato esattamente dove saranno ubicati gli I.A.

Durante l’incontro di giugno i vertici aziendali ci avevano anche informato sul nuovo sistema provvigionale che è appena partito per i prodotti del ramo risparmio. Alleanza ha motivato questi cambiamenti con richieste pervenute da Ivass al fine di tutelare la clientela. Rimangono alcuni aspetti che riteniamo di forte criticità e che avevamo chiesto di trattare rapidamente, come: il parametro qualitativo che verrà inserito dal prossimo anno per fare scattare le garanzie economiche ma che, ad oggi, non è stato ancora comunicato ai lavoratori; le problematiche che potrebbero scaturire dall’applicazione degli storni per 5 anni, soprattutto in caso di trasferimento. L’azienda ha negato che si trattasse di un cambio del sistema provvigionale, sottolineando che comunque le OO.SS. non possono contrattualmente trattare tale tema, ma di fatto comunque le modifiche avranno un impatto notevole su quest’aspetto così rilevante, benché al momento economicamente tutelato.

Le scriventi OO.SS. hanno evidenziato che affinché la ripresa delle relazioni sindacali risulti concreta, come accade per il resto del gruppo, bisogna affrontare tutti gli altri temi, e non ridurli solo a quello della chiusura degli Ispettorati Agenziali. Restano, infatti, sul tavolo molti problemi che necessitano di un confronto rapido come: le pressioni commerciali divenute insostenibili; il continuo aumento dei budget e la costante diminuzione dei silos; la desertificazione delle figure professionali all’interno delle agenzie; la modifica dei sistemi incentivanti con l’inserimento di nuovi parametri come quello della raccolta netta dopo quattro mesi dall’inizio dell’anno e con un nuovo obiettivo che rischia di causare altre decurtazioni economiche; l’aumento spropositato dei carichi di lavoro su tutte le figure dal TSIE fino all’Agente passando per i nostri SQS oberati di mansioni ed incombenze.

Purtroppo, negli ultimi anni abbiamo assistito ad una lenta ed inesorabile diminuzione delle quote di acquisizione pagate alla rete (ultimo esempio la nuova Alleata). Gli obiettivi che prima si realizzavano con 3/4 contratti al mese e qualche adeguamento, oggi possono richiedere anche 20/30 pezzi in un mese. Di conseguenza, aumentano le pressioni e lo stress per i produttori. Le iniziative messe in atto dall’azienda con il sistema dei bonus non sono sufficienti, visto che si tratta di quote aggiuntive che non vengono retribuite economicamente, ma servono esclusivamente a fare scattare rappel e mix. Questo sistema comporta una sensibile diminuzione dei guadagni di tutta la struttura (un TS a parità di risultato, con i bonus perde tra i 150 ed i 250 € mensili in proporzione al risultato). Bisogna trovare soluzioni a lungo termine, che consentano ai produttori di arrivare a fine mese.

Abbiamo, inoltre, chiesto ai vertici aziendali di intervenire economicamente a seguito del mancato pagamento compiutamente del PRV per i produttori, decurtato di 30€ e, soprattutto, privato del vantaggio della tassazione agevolata poiché l’azienda ha sbagliato nella scelta del parametro a cui legare il premio di produttività, nonostante l’accordo con il Gruppo prevedesse la definizione di target in grado di “garantire” la fruizione piena del premio con tassazione agevolata e non ordinaria da parte dei produttori. Il premio è scattato appieno e con la tassazione agevolata per i produttori di Generali, ma non per quelli di Alleanza (al danno si è aggiunta anche la beffa dell’errore nel pagamento avvenuto sullo stipendio di giugno con trattenuta per il mese successivo). A seguito delle nostre proteste, per il prossimo anno il Gruppo ha parzialmente rivisto i parametri per Alleanza.

Abbiamo anche chiesto un deciso intervento di Alleanza a supporto di clienti e lavoratori delle zone duramente colpite dall’ultima alluvione in Emilia Romagna, interventi non solo ad personam ma per tutti coloro che operano nelle agenzie colpite, così come effettuato anche in Generali Italia.

Su tutte queste importanti tematiche attendiamo risposte e, soprattutto, richiediamo con forza tavoli di discussione paritari dove trovare con HR soluzioni condivise ai problemi che affliggono la rete, così come avviene per le altre aziende del Gruppo e per i produttori della casa madre.

Senza dimenticare, infine, il rinnovo del CCNAL scaduto e per il quale avvieremo a breve le assemblee dei lavoratori per approvare la piattaforma preparata dalle OO.SS., in linea con la parificazione economica e normativa al CCNL Ania prevista dal nostro contratto.

Italia, 18 luglio 2023

 

I Coordinamenti Nazionali delle RSA FISAC/CGIL – FNA




Un nuovo corso per la Banca Popolare di Bari

3 - Fisac Cgil

 

La forza dello sciopero e il potere del dialogo:
UN NUOVO CORSO PER LA BPB

 

Il 12 giugno scorso le scriventi OOSS, hanno incontrato il nuovo Amministratore Delegato di Mediocredito Centrale, dott. Minotti, presso la sede di direzione generale della Banca Popolare di Bari, alla presenza anche dell’AD dott. Carrus, appena rinnovato nell’incarico, del dott. Franzon, del COO di MCC dott. Mauro e del Responsabile del personale MCC dott. Papaniaros. Si è trattato di un incontro informale voluto dal dott. Minotti per la presentazione e la conoscenza reciproca, iniziativa particolarmente apprezzata perché avvenuta a prescindere da esigenze aziendali contingenti e, quindi, in discontinuità con il passato.

L’incontro è stato cordiale e puntuale sui temi centrali del futuro della Banca Popolare di Bari e del suo posizionamento all’interno del Gruppo MCC.

In apertura i Segretari degli Organi di Coordinamento, nel formulare gli auguri per i nuovi incarichi e per quelli rinnovati, hanno riassunto le problematiche della Banca e dei suoi lavoratori e lavoratrici, sfociati poi nel grande sciopero dello scorso mese di aprile.

L’Amministratore Delegato di MCC ha ascoltato attentamente gli interventi, prendendo anche buona nota delle criticità denunciate, quali il clima aziendale, la carenza di personale, la necessità di una formazione adeguata, i profondi disagi di natura anche economica dei dipendenti, e la necessità di avere una prospettiva più chiara del futuro della Banca.
L’AD di MCC ha illustrato con sufficiente chiarezza il ruolo di banca commerciale che identificherà sempre più la Banca Popolare di Bari, con riferimento al centro sud, sottolineando l’importanza di coltivare il rapporto con il territorio e con le imprese piccole e medie, tipiche dei contesti su cui insistono le nostre filiali quali pilastri da cui ripartire. Ha assicurato che sarà rafforzato il concetto di Gruppo Mediocredito Centrale attraverso una serie di interventi tesi anche al superamento di pregiudizi e discriminazioni ma con precisi distinguo di ruoli all’interno dello stesso. Ha quindi comunicato che a breve saranno illustrati gli interventi sul piano industriale definito ambizioso, per il quale c’è già una idea che sarà presto concretizzata e comunicata.
Al riguardo ha sottolineato la ragione del suo incarico al servizio dello Stato e nei confronti di una Banca che ha valore e potenzialità da esprimere attraverso tutti i suoi lavoratori e lavoratrici per i quali ha più volte sottolineato il ruolo fondamentale della formazione e la centralità delle persone rispetto alla tecnologia. Non ha mancato di
sottolineare prudentemente che occorrerà capire tempi e modi di intervento.
Il dott. Minotti ha concluso il suo intervento esprimendo ottimismo sul Gruppo MCC e sulle sue potenzialità con il miglior collocamento delle singole realtà all’interno dello stesso.
Rispetto alla storia critica della Banca ha rivolto un invito a voltare pagina con una governance del Gruppo pronta a confrontarsi, a superare disuguaglianze e pregiudizi con una progressiva convergenza e una stabilità di riferimenti del top management.

L’intervento del dott. Carrus ha rimarcato la necessità di rimettere un ponte dove c’era un fossato nelle relazioni industriali. Il dialogo, ha tenuto a sottolineare, non è mai mancato, ma solo sospeso in attesa delle nuove nomine.
Nel rimarcare tutto il suo impegno e il suo DNA commerciale in favore della Banca e accennato alcuni interventi sulle attività commerciali della BPB ha comunicato che prima dell’estate saranno programmati incontri con le scriventi Organizzazioni Sindacali per la ripresa di un dialogo sociale con l’esatto linguaggio delle relazioni industriali.

Certo ripartiamo con il dialogo ma, lo ribadiamo, con la responsabilità, la determinazione e la forza delle ragioni di uno sciopero storico che ha segnato l’impellenza del cambiamento.
Urge quindi la calendarizzazione degli incontri per passare dalle parole ai fatti.

Bari, 14 giugno 2023

 

Segreterie di Coordinamento
FABI – FIRST CISL – FISAC CGIL – UILCA – UNISIN
Banca Popolare di Bari – Gruppo MCC




B. Pop. Bari: nel silenzio la vostra debolezza

3 - Fisac Cgil

Nel silenzio la vostra debolezza

 

Il 17 aprile scorso, giorno del massiccio sciopero in Banca Popolare di Bari, le lavoratrici e i lavoratori hanno dato un messaggio forte ai vertici aziendali e a quelli della capogruppo MCC: le attuali condizioni di lavoro non sono più sostenibili e i sacrifici vengono vanificati dall’incertezza del futuro aziendale e dal caos gestionale.

Abbiamo aspettato che i vertici aziendali, come da impegno da loro assunto durante l’incontro in presenza del 12 aprile u.s., ci chiamassero per affrontare le problematiche rappresentate.

Abbiamo atteso la riunione del CdA della BPB.

Abbiamo atteso le nuove nomine nella Capogruppo, ma ancora oggi, irresponsabilmente, nessun incontro, né segnale concreto giunge dall’Azienda.

Quella a cui si assiste, invece, è la reiterazione di scelte incomprensibili, di scelte sprezzanti che si manifestano attraverso lettere di demansionamento, per mezzo di nuovi assetti organizzativi con ulteriori accorpamenti di filiali, di nuovi incarichi, di spostamenti di personale di qua e di là, in una condotta gestionale che ricorda il turbinio folle e vano di mosche frenetiche all’interno di un bicchiere capovolto.

È l’organizzazione del lavoro che non va, è il modello distributivo che non funziona.

È un modello mutuato da altro istituto di credito di gran lunga più grande del nostro, è un abito non a misura di BPB: è goffo, impaccia e non va bene, mentre i problemi di natura organizzativa e di natura gestionale restano tutti lì.

La carenza di personale nelle filiali alla quale si pensa di ovviare con gli accorpamenti di sportelli, anche di piazze diverse – scelta deleteria anche per l’allentamento del rapporto con la clientela  –, è un fatto incontrovertibile che in tanti, in troppi fingono di non vedere.

Unico motivo di questi accorpamenti – non si riducono i costi operativi, non si genera maggior produttività – sembra essere la creazione di massa manovra per consentire aperture a intermittenza, con figure professionali sottratte alle filiali per trasformarle in anime erranti alla ricerca di una redditività perduta.

Lo ripetiamo, il vero problema è che non c’è ancora un’idea di banca e non si sta facendo nulla per costruire una banca che possa davvero riprendere in mano la propria sorte, che dovrebbe risolversi in un nuovo ruolo al servizio dell’economia e delle persone dei territori nei quali è presente, magari inserendosi nella gestione dell’enorme quantità di denaro che arriverà al Sud dai fondi del PNRR, a rimarcare la funzione sociale del credito e ricucendo i rapporti con le economie locali.

Mettere a posto i conti è sicuramente doveroso, ma questo obiettivo non può essere raggiunto solo con la crescente ed insostenibile compressione dei costi del personale e puntando sul continuo rialzo dei tassi in un contesto aziendale, tra l’altro, in cui non mancano incoerenze, sperequazioni e discriminazione.

C’è bisogno di scelte che strutturalmente riposizionino la Banca sul mercato e che, conseguentemente a queste scelte, ci siano piani formativi, condivisi e non solo comunicati, per riqualificare il personale in maniera coerente con una nuova missione di mercato, con nuovi servizi, nuovi prodotti.

C’è bisogno che il personale abbia contezza di vivere in una banca in cui il welfare, le condizioni economiche, siano omogenei e coerenti – mutui, tipologie di mutui… -, in cui si regolamentino le figure professionali non ancora normate.

E non è certo il lancio di una nuova piattaforma per la formazione che può colmare la mancanza di visione strategica sul personale: anzi, anche in questo caso si è persa un’occasione disattendendo gli impegni presi con l’apposita commissione paritetica e preferendo un battage propagandistico, con i dipendenti pressati da irrealistici termini di fruizione.

Vogliamo la formazione, la vogliamo di qualità e in presenza, per la crescita e lo sviluppo del personale e della Banca.

Siamo persone che lavorano, che hanno sempre lavorato e che vogliono continuare a svolgere con dignità il proprio lavoro.

Se, invece, si persevera nel pregiudizio della Capogruppo verso i dipendenti della Banca Popolare Di Bari ritenuti “miracolati”; se viene detto che siamo persone che credono che “è arrivata mamma Stato e i problemi sono risolti, ma non è così”, vuol dire c’è qualcuno che ha ancora una visione distorta della popolazione della BPB.

Se si continua a premere sulla rete – con qualcuno che urla nelle riunioni che non si faranno prigionieri! Che ci scappa il morto! -, vuol dire che la conquista della dignità del lavoro non è ancora completata.

Non è sufficiente, con la creazione del veicolo Capital Light Division, mettere a posto i conti spostando di là quello che di qua non va, c’è bisogno di qualcosa di più profondo, di più articolato.

Occorre investire sulla gestione della qualità del credito: la valorizzazione degli NPL a bilancio 2022 fa pensare che una ipotetica cessione del credito deteriorato potrebbe avere un peso eccessivo sui conti della Banca.

C’è bisogno tra le altre cose, che Banca Popolare Bari, Capogruppo siedano davanti alle Organizzazioni Sindacali per un autentico dialogo sociale e rispettose relazioni industriali, capaci di produrre strumenti condivisi nell’interesse di tutti i soggetti interessati, in un confronto che smetta di essere mera comunicazione di dati contabili, senza mai entrare negli aspetti organizzativi e nelle ricadute sul personale.

Se questa idea non si fa largo nella Proprietà, nella dirigenza del Gruppo, è difficile pensare ad una pacificazione, è difficile pensare che la mobilitazione si esaurisca.

È da irresponsabili ignorare il profondo malessere espresso dallo sciopero stesso.

Altre iniziative verranno!

È urgente aprire una nuova fase.

In caso contrario la lotta non si fermerà, andremo avanti con tutti i mezzi a nostra disposizione, con tutti gli interlocutori possibili, in tutti luoghi possibili.

Alla BPB, a MCC la scelta di come proseguire.

 

Bari, li 15 maggio 2023

 

Segreterie OdC
FABI –FIRST/CISL -FISAC/CGIL -UILCA –UNISIN
Banca Popolare di Bari




Banca Pop. Bari: grande successo dello sciopero!

Banca Popolare di Bari


Grande successo dello sciopero!

 

Oltre il 90% delle filiali chiuse sul territorio nazionale, interi uffici di direzione deserti.

Lo sciopero dei dipendenti della Banca Popolare di Bari del 17 aprile appena trascorso può dirsi decisamente riuscito grazie alla straordinaria partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori che va ben oltre il 70% comunicato dall’Azienda.

Un grazie particolare, quindi, ai colleghi e alle colleghe che hanno aderito alla giornata di mobilitazione sopportando un ulteriore sacrificio economico e mostrando grande coesione.

Le capillari assemblee, del resto, avevano espresso unanime volontà di arrivare allo sciopero e quella volontà ha trovato conferma nell’adesione massiccia alla giornata di lotta, nonostante qualche meschino tentativo di dissuasione respinto al mittente.

La protesta ha avuto un grande merito: quello di far parlare della BPB non già per le cronache giudiziarie o per le comprensibili aspettative dei soci – ai quali va la nostra solidarietà – traditi dalla scellerata gestione precommissariamento, ma anche per il profondo disagio e per le privazioni ai quali i dipendenti sono sottoposti senza avere chiarezza del proprio futuro.

La voce dei dipendenti che reclama:

  • certezza sul futuro della BPB,
  • sostenibile organizzazione del lavoro,
  • recupero salariale,

è uscita dal ristretto perimetro della Banca per iniziare a diventare una questione di pubblico interesse: la Proprietà e il management dovranno tenerne conto.

Ora, forti del massiccio consenso, ci muoveremo per costringere, chi ha il potere per farlo, a dar vita ad un dialogo concreto, che porti ,in maniera seria e fattuale, alla soluzione dei temi alla base dell’azione di protesta.

Il futuro di questa Banca ci appartiene ed è di fondamentale importanza per il Gruppo MCC, per la missione di Banca del Mezzogiorno delineata nel progetto di rilancio sancito con l’accordo del 10.06.2020.

 

Bari, il 20 aprile 2023

 

FABI – FIRST/CISL – FISAC/CGIL – UILCA – UNISIN




TGR Abruzzo: sciopero alla Banca Popolare di Bari

Pubblichiamo il link al servizio della TGR Abruzzo in merito allo sciopero della Banca Popolare di Bari del 17 aprile ed al presidio di Teramo, con interviste al nostro RSA Massimiliano Di Carlo ed al Segretario Regionale Luca Copersini

 

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BPB: il 17 aprile sciopero e presidio a Teramo




BPB: il 17 aprile sciopero e presidio a Teramo

17 APRILE 2023

SCIOPERO

DI TUTTO IL PERSONALE BPB
PER L’INTERA GIORNATA

In data 12 aprile 2023 si è tenuto l’incontro tra le OO.SS. e l’Azienda per l’illustrazione delle linee guida del piano industriale della BPB.

L’A.D. ha illustrato il risultato d’esercizio della banca e ha auspicato il rilancio della stessa attraverso varie iniziative messe a terra dalla Capogruppo, sempre assente e distante dai problemi che attanagliano la BPB.

Al di là di una generica richiesta di fiducia in bianco da parte dell’Azienda, non abbiamo avuto risposte concrete dall’A.D. circa le urgenti e ineludibili istanze pregresse delle lavoratrici e dei lavoratori BPB.

Confermiamo, pertanto, lo sciopero unitario del 17 aprile 2023 e invitiamo tutti, colleghe e colleghi, a sostenere le iniziative necessarie per restituire dignità professionale e umana a tutti i Lavoratori e Lavoratrici della BPB.

E’ un segnale importante per poter ottenere risposte concrete alla sofferenza che investe tutta la Banca.

Ricordiamo ai colleghi che non vi è nessun obbligo di comunicare preventivamente a chicchessia l’adesione allo sciopero.

Sono previsti i seguenti presidi, con la presenza di tutti i Lavoratori a partire dalle ore 10:00:

  • PRESIDIO SUD: BARI – CORSO CAVOUR, 19
  • PRESIDIO CENTRO NORD: TERAMO –CORSO SAN GIORGIO, 36

All’assenza di risposte rispondiamo a voce alta:

SCIOPERO!

Bari, 13 aprile 2023

 

Segreterie di Coordinamento
FABI – FIRST CISL – FISAC CGIL – UILCA – UNISIN
Banca Popolare di Bari – Gruppo MCC