Referendum popolari 2025: firma anche tu contro morti sul lavoro e precariato

Il lavoro in Italia è troppo precario e i salari sono troppo bassi. Tre persone al giorno muoiono lavorando. Per realizzare il massimo profitto possibile appalti, subappalti, finte cooperative, esternalizzazioni di attività sono diventati normali modelli organizzativi di ogni azienda privata e pubblica.

Il frutto di vent’anni di leggi sbagliate è un netto peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle persone che per vivere devono lavorare.

È il momento di ribellarci e di cambiare.

Il lavoro deve essere tutelato perché è un diritto costituzionale. Deve essere sicuro perché di lavoro si deve vivere e non morire. Deve essere dignitoso e perciò ben retribuito. Deve essere stabile perché la precarietà è una perdita di libertà. Per questo ti chiediamo di firmare per poter poi cancellare attraverso il referendum alcune di queste leggi sbagliate.


Quesito 1

Per dare a tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori il diritto alla reintegrazione nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo.

Cosa vogliamo cancellare?

Le norme sui licenziamenti del Jobs Act che consentono alle imprese di non reintegrare una lavoratrice o un lavoratore licenziata/o in modo illegittimo nel caso in cui sia stato assunto dopo il 2015.


Quesito 2

Per innalzare le tutele contro i licenziamenti illegittimi per le lavoratrici e i lavoratori che operano nelle imprese con meno di quindici dipendenti

Cosa vogliamo cancellare?

Il tetto massimo all’indennizzo in caso di licenziamento ingiustificato nelle piccole aziende, affinché sia il giudice a determinare il giusto risarcimento senza alcun limite


Quesito 3

Per superare la precarietà dei contratti di lavoro

Cosa vogliamo cancellare?

La liberalizzazione dei contratti a termine per limitare l’utilizzo a causali specifiche e temporanee


Quesito 4

Per rendere il lavoro più sicuro nel sistema degli appalti

Cosa vogliamo cancellare?

La norma che esclude la responsabilità solidale delle aziende committenti nell’appalto e nel subappalto, in caso di infortunio e malattia professionale della lavoratrice o del lavoratore

 


 

COME FACCIO A FIRMARE?

 

Puoi recarti presso la Sede Cgil più vicina a te. Oppure puoi farlo online, accedendo con la tua identità Spid o tramite CIE (Carta d’Identità Elettronica) cliccando su questo link:

www.cgil.it/referendum




Vite in subappalto

Anche quando tutto è per così dire in regola, cioè quando non ci sono lavoratori clandestini senza carte presi a giornata, morti che da vivi chiamavi solo per nome, Mustafà, Karima, Gezim, ché non ne hai mai saputo il cognome. Anche quando sono subappalti, esternalizzazioni, contratti a progetto a norma di legge vigente: quando insomma l’azienda madre preferisce far fare ad altri un lavoro che in origine faceva fare ai suoi. Ecco: anche quando è tutto a posto c’è qualcosa, in questo sistema, che non va.

Bisognerebbe fermarsi un momento, mettersi seduti e ragionarci in modo semplice, chiaro. Quello che conviene all’azienda madre non è detto che convenga ai lavoratori (quasi mai) né ai consumatori, a noi.
Paghiamo forse meno le bollette, le prestazioni mediche, i libri o i giornali da quando le aziende – pubbliche o private – hanno deciso di chiudere interi comparti, mandare a casa decine di dipendenti e affidare a ditte esterne il lavoro che prima facevano gli interni?
Non  i pare. Non mi pare che il ticket per un’ecografia costi meno se a farla è un medico contrattista, cioè un medico che guadagna di più a fare da esterno (chiamato a contratto, anche giornaliero) la stessa cosa che faceva o avrebbe fatto da interno. Noi paghiamo lo stesso prezzo, il medico prende di più a giornata ma perde in garanzie, in continuità assicurazione pensione, tutele. Lavora a cottimo, diciamo. Meglio un uovo oggi, eccetera.
L’azienda spende meno e ci guadagna, almeno apparentemente: almeno fino a che non arriva un disastro, un’inchiesta, una domanda di risarcimento milionaria. Il lavoro è più precario. Il servizio è meno accurato.

In certe aziende editoriali e culturali, il settore che conosco meglio, storici editori e produttori hanno da molti anni chiuso comparti come l’archivio, ora automatizzato, la moderazione dei commenti (prima era la risposta alle lettere), la produzione di video, la post produzione (montaggio, suono, colore), la correzione dei testi, la traduzione, la segretaria organizzativa e a volte la produzione stessa di eventi dal vivo. Si affidano a professionisti esterni. Ottimo, no? Perché così lavorano persone che non avrebbero mai lavorato, nessuno ti assume più come interno se non con la pistola del sindacato puntata alla tempia e sempre in cambio di prepensionamenti più o meno “volontari”, il cosiddetto “snellimento” della forza lavoro.

Ma il risultato della dieta non è sempre lo stesso. Un conto è alzare il telefono e parlare con qualcuno che ne sa più di te perché in azienda fa quel mestiere da anni, ti orienta e ti tutela, un altro è mandare una mail a Kevin che oggi non è di turno e ti risponderà domani Loredana che però non è al corrente del problema perché non era di turno ieri, e comunque è ormai troppo tardi, il rullo corre, è andata com’è andata e speriamo bene.
Il prezzo finale del prodotto, ripeto, non cambia. Anzi talvolta aumenta: La sua qualità s’impoverisce. I lavoratori sono a cottimo. Chi risparmia è uno solo.

“La sicurezza sul lavoro è un dovere. Non è un costo né un lusso” ha detto il cardinale Matteo Maria Zuppi a Bologna a proposito della tragedia di Suviana.
Meno male che Zuppi c’è, citando. La sicurezza, la continuità, le tutele. Quello che conviene all’azienda – pagare gente fuori per non tenere gente dentro – non è detto, vedete, che convenga a chi lavora.

Non dico che, se fossero stati interni, i sette lavoratori morti nell’esplosione della centrale di Bargi non sarebbero morti. Dico che avrebbero avuto , le famiglie , più semplice e diretta tutela legale. Pensione, assicurazione legale, risarcimento. Per quel che conta, e conta molto, sarebbe stata l’azienda a farsene carico. Non un’inchiesta giudiziaria che dovrà appurare, nei tempi biblici della giustizia, responsabilità e regolarità dei subappalti: è sempre qualcun altro il colpevole.

C’era un tempo, me lo ricordo bene perché mio nonno lavorava in fabbrica, in cui se qualcosa ti capitava era l’azienda a prendersi cura di te, della tua famiglia, dei figli a cui talvolta la ditta assicurava la continuità negli studi e persino un lavoro. Era un altro mondo, lo so.
Ma era peggiore di questo? Siamo andati verso un progresso sociale, collettivo, con le esternalizzazioni e le liberalizzazioni o solo verso l’interesse economico dell’imprenditore?

Non so se avete visto le immagini del luogo del disastro, a Bargi. Sono le stanze degli incubi. Ventimila leghe sotto il lago. Una miniera – minatori – ma sott’acqua. Senza luce naturale, senza aria viva, la pressione del lago alle pareti. Lavoravano a 54 metri sotto la superficie. A meno otto, meno nove sono esplose le turbine (o quel che è successo, l’inchiesta dirà).
Erano tutti esperti, erano quasi tutti esterni. Uno dei morti, Mario Pisani, aveva 73 anni. Era andato in pensione e ora lavorava come consulente con una sua società. Va bene così?

“Non c’è nessun  problema nell’affidare lavori in subappalto” ha detto il Procuratore che indaga. E’ previsto dalla legge, si può. Resta da chiedersi perché, a vantaggio di chi.
Se vendo dieci pezzi a cento euro o dodici pezzi a novanta guadagno lo stesso, sempre mille sono. Ma mi conviene venderne dieci a cento, perché altrimenti dovrei lavorare di più; dodici manovre sono più di dieci, costano turni, personale. contributi. Se subappalto un collaudo spendo meno.
Poi ci sono le vite. Il ricatto del lavoro, o così o niente, ci sono le famiglie, le storie ferite, i lutti con cui per sempre d’ora in avanti fare i conti.
Ci siamo noi. Il mondo che abbiamo immaginato, quello che abbiamo lasciato diventasse. Senza protestare troppo perché in fondo – persino ventimila leghe laggiù sott’acqua – o così o niente.

Che terribile orizzonte di speranza stiamo lasciando a chi arriva.

Articolo di Concita De Gregorio su Repubblica del 14/4/2024

 




Le stragi sul lavoro, morti per conto terzi: è il profitto, bellezza

A ogni strage sul lavoro ci domandiamo come scriverne, cosa dire che non sia già stato detto centomila volte, come andare oltre la rabbia e l’indignazione, il cordoglio e la vicinanza ai parenti delle vittime. È successo ad agosto, quando a Brandizzo 5 operai sono morti travolti da un treno in corsa, poi a febbraio quando altri 5 lavoratori sono stati schiacciati da una trave nel cantiere dell’Esselunga a Firenze.
Martedì un’esplosione nella centrale idroelettrica di Bargi, nel bacino artificiale di Suviana, sull’appennino Tosco-emiliano, si è portata via Mario, Vincenzo e Pavel, ma il bilancio non è ancora definitivo: ci sono quattro dispersi, otto feriti di cui uno in gravi condizioni. Li chiamano “incidenti” perché sono eventi inattesi, ma nei primi due mesi del 2024 si sono registrate 119 vittime rispetto alle 100 del primo bimestre 2023 (5 vittime in più rispetto al 2022, 15 in più sul 2021 e 11 rispetto al 2020) all’elenco dei caduti mancano ancora quelli di marzo e aprile. Le chiamano morti bianche perché il bianco è il colore della purezza, il contrario del nero, il colore del lavoro sommerso. Le chiamano morti bianche perché sennò dovrebbero definirle “omicidi sul lavoro”.
A parte le stragi, che invadono le prime pagine dei giornali, i morti sul lavoro del giorno per giorno sono al massimo dei trafiletti in cronaca: è un bollettino di guerra, e in guerra la morte è un’abitudine. Oggi, non solo a Bologna, ci saranno manifestazioni per chiedere più sicurezza, più ispezioni, più garanzie.

Dopo Firenze, il governo ha introdotto con un decreto la patente a punti per le imprese, come quella dell’automobile: si parte con 30 punti, si può lavorare con un minimo di 15: se ti muore un operaio te ne tolgono 20, 15 in caso di infortunio grave. Ma, frequentando corsi di aggiornamento e formazione, si possono ripristinare 5 punti (con un morto più un corso di formazione, si arriva di nuovo a 15 punti e si può lavorare): i crediti riacquistati “non possono superare complessivamente il numero di quindici”. Una presa in giro, soprattutto perché il decreto non ha toccato il nodo centrale dei subappalti, che proprio questo governo ha deregolamentato. Così, con i subappalti a cascata, la ditta che vince la gara può affidarsi a una serie infinita di altre aziende o ditte individuali; così i lavoratori a cascata spesso non hanno il contratto di categoria relativo alle mansioni che svolgono (e per i quali, come nell’edilizia, sono previsti presidi di sicurezza più stringenti) o magari nessun contratto. E questo accade, di fatto, anche negli appalti pubblici, sempre grazie al governo Meloni che ora promette di tornare indietro. Le aziende risparmiano sui costi del lavoro e della sicurezza, ci rimettono i dipendenti, anche se sarebbe meglio chiamarli schiavi visto che i diritti sono sempre meno e il salario pure.
L’unica logica è il profitto, a qualunque costo: guadagnare il più possibile, il resto non conta. Nemmeno le vite.

Su La Stampa di ieri si poteva leggere che la diga di Suviana (senza cui, quattro decenni dopo non si sarebbe potuta realizzare la centrale di Bargi) è stata costruita un secolo fa, negli anni Trenta del Novecento: i lavori di scavo della montagna, “portarono a movimentare 85.000 metri cubi di rocce e 45.000 metri cubi di materie alluvionali e terrose in questa zona allora impervia dell’alto appennino tosco-emiliano a cavallo tra Bologna e Pistoia, avevano comportato un grande sacrificio di vite umane. Tredici operai morti oltre a una innumerevole quantità di infortuni”. Cento anni dopo, nella Repubblica fondata sul lavoro, siamo più o meno nelle stesse condizioni.
Almeno gli operai degli anni Trenta sapevano per chi lavoravano e morivano, oggi sono morti per conto terzi.

 

Articolo di Silvia Truzzi su Il Fatto Quotidiano dell’11/4/2024




Cgil e Uil, giovedì 11 aprile sciopero generale di 4 ore per tutti i settori privati

Cgil e Uil proclamano per tutti i settori privati 4 ore di sciopero generale per giovedì 11 aprile 2024 ed invitano tutte le lavoratrici e i lavoratori a aderire e a partecipare alle iniziative e mobilitazioni che saranno organizzate a livello territoriale.

GLI OBIETTIVI E LE RAGIONI DELLO SCIOPERO SONO:

 

1. ZERO MORTI SUL LAVORO

  • La salute e la sicurezza sul lavoro devono diventare un vincolo per poter esercitare l’attività d’impresa;
  • Cancellare le leggi che negli anni hanno reso il lavoro precario e frammentato;
  • Superare il subappalto a cascata e ripristinare la parità di trattamento economico e normativo per le lavoratrici e i lavoratori di tutti gli appalti pubblici e privati;
  • Rafforzare le attività di vigilanza e prevenzione incrementando le assunzioni nell’Ispettorato del Lavoro e nelle Aziende Sanitarie Locali;
  • Mai al lavoro senza un’adeguata formazione e diritto alla formazione continua per tutte le lavoratrici e i lavoratori;
  • Una vera patente a punti, per tutte le aziende e per tutti i settori, che blocchi le attività alle imprese che non rispettano le norme di sicurezza;
  • Diritto delle lavoratrici e dei lavoratori di eleggere in tutti i luoghi di lavoro i propri Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza;
  • Obbligo delle imprese ad applicare i CCNL firmati dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative ed al rispetto delle norme sulla sicurezza; quali condizioni per poter accedere a finanziamenti/incentivi pubblici.

 

2. PER UNA GIUSTA RIFORMA FISCALE

Lavoratori dipendenti e Pensionati pagano oltre il 90% del gettito IRPEF, mentre intere categorie economiche continuano a non pagare fino al 70% delle imposte dovute. L’evasione complessiva continua ad essere pari a 90 miliardi all’anno.

  • La delega che il governo sta applicando invece di combattere l’evasione fiscale e contributiva introduce nuove sanatorie, condoni e concordati. Non tassa gli extraprofitti, favorisce le rendite finanziare e immobiliari, il lavoro autonomo benestante e le grandi ricchezze; Questa impostazione del governo va contrastata ed invertita:
  • È necessario ridurre la tassazione sul lavoro dipendente ed i pensionati, tassare le rendite e contrastare l’evasione;
  • Promuovere così un fisco progressivo abolendo la flat tax, estendendo la base imponibile dell’IRPEF a tutti i redditi;
  • Indicizzare all’inflazione reale le detrazioni da lavoro e da pensione e detassare gli aumenti contrattuali;
  • Occorre andare a prendere le risorse dove sono per finanziare sanità istruzionenon autosufficienzadiritti sociali e investimenti pubblici.

 

3. PER UN NUOVO MODELLO SOCIALE E DI FARE IMPRESA

Vogliamo rimettere al centro delle politiche economiche e sociali del governo e delle Imprese il valore del lavoro a partire dal rinnovo dei CONTRATTI NAZIONALI e da una legge sulla rappresentanza, la centralità della salute e della persona, la qualità di un’occupazione stabile e non precaria, una seria riforma delle pensioni, il rilancio degli investimenti pubblici e privati per riconvertire e innovare il nostro sistema produttivo e puntare alla piena e buona occupazione a partire dal Mezzogiorno.

 

Scarica il volantino




Accordo OOSS – Banca Fucino: credito alle imprese edili solo se in regola con la sicurezza

L’accordo

Concedere credito allo sole imprese edili, che siano in appalto o subappalto, che abbiano presentato la documentazione comprovante il pieno rispetto della normativa in materia di sicurezza sul lavoro e delle norme di salute e sicurezza nei cantieri e che applichino il contratto nazionale Edili. È il punto al centro del protocollo tra le rappresentanze sindacali della Cgil e della Uil, le categoria Fisac Cgil e Uilca, con le confederazioni del Lazio di Cgil e Uil, e la Banca del Fucino.

Accordo firmato oggi presso la sede della Banca in via Tomacelli a Roma, alla presenza, tra gli altri, dell’amministratore delegato della Banca del Fucino, Francesco Maiolini, e delle delegazioni sindacali di Uil e Cgil, quest’ultima rappresentata da Susy Esposito, segretaria generale della Fisac Cgil; Natale Di Cola, segretario generale Cgil Roma e Lazio; e Daniele Canti, segretario generale Fisac Cgil Roma e Lazio. Nel merito l’accordo prevede che la Banca richiederà alle imprese interessate al credito la documentazione atta a comportare il rispetto delle norme su salute e sicurezza: dall’applicazione del contratto edilizia stipulato dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative, al Dvr e al Durc di congruità, fino all’obbligo formativo. Un accordo unico nel settore, che verrà riverificato entro la fine dell’anno per valutarne gli effetti e per individuarne eventuali miglioramenti.

I commenti

 

Si tratta, ha spiegato Susy Esposito, segretaria generale della Fisac Cgil, “di un accordo innovativo perché chiede al sistema del credito di svolgere appieno un ruolo di responsabilità sociale nei confronti del paese. Vincola l’erogazione del credito al rispetto delle norme, premiando quindi quelle oneste. Ed è particolarmente innovativo anche perché cade nei giorni delle recenti stragi sul lavoro, ricordiamo su tutte Firenze, e di una risposta non all’altezza ma, al contrario, regressiva del governo sul tema della salute e della sicurezza”. Un primo punto che per la Cgil dovrà fare da apripista ad altri accordi: “Con oggi lanciamo anche un segnale all’intero settore bancario, ovvero richiedere requisiti di tutela delle lavoratrici e dei lavoratori a quelle aziende, in questo caso edili, che chiedono credito”, conclude Esposito.

Anche il segretario della Fisac Roma e Lazio, Daniele Canti, ha sottolineato il valore innovativo dell’accordo sottoscritto con la Banca del Fucino: “La banca dimostra, sottoscrivendo questo accordo, di voler legare l’erogazione del credito ad un piano non solo meramente economico ma anche etico, liberandosi di fatto, togliendo loro ossigeno, di tutte quelle aziende edili che pensano di operare in un Far West”.

Secondo Natale Di Cola, segretario generale della Cgil Roma e Lazio, “la firma di oggi segna che Roma sta diventando un simbolo. Questo accordo viene, infatti, dopo l’accordo sul Giubileo, firmato dalle categorie degli edili, dalle controparti e dal commissario straordinario sulle questioni di salute e sicurezza, e il protocollo di legalità sottoscritto col prefetto di Roma. Oggi riusciamo a qualificare anche i soggetti che grazie al credito aprono i cantieri. Come Cgil e Uil dimostriamo di essere portatori di un’idea di paese dove si possono fare accordi con la contrattazione di anticipo per garantire legalità, sicurezza ed efficienza. Un’idea diversa da quella del governo che pratica la disintermediazione e che dopo la strage di Firenze fa un decreto che peggiora le condizioni dei lavoratori”, conclude Di Cola.

Per il segretario generale della Fillea Cgil Nazionale, Alessandro Genovesi, infine, “l’accordo, che si inserisce in una positiva tradizione della Banca e in un sistema di relazioni industriali di qualità, è importante per i contenuti concreti, in particolare per la centralità che riconosce al rispetto dei contratti collettivi edili, alla salute e sicurezza e a strumenti di contrasto al lavoro irregolare come il Durc di Congruità. Ci auguriamo che anche altre Banche seguano questa buona pratica, a favore delle imprese edili serie e contro i troppi furbetti del cantierino”, conclude Genovesi.

Scarica il testo dell’accordo




Morire sul lavoro, la scena del delitto perfetto

Una bomba”.

Alcuni testimoni raccontano di aver sentito una deflagrazione nitida e potente. C’è chi giura di aver avvertito la terra tremare per qualche istante. Qualcuno grida, altri scappano. Chi in macchina accelera per evitare di essere travolto dalla nube di polvere. Poi il silenzio, subito interrotto dalle urla strazianti sotto le macerie. A quel punto il rumore diventa caotico. Da lì a poco sovrastato dal suono delle sirene di ambulanze e vigili del fuoco. Avanti e indietro.

Il vociare dei curiosi si fa sempre più invadente. “Che è successo?”. “Quanti erano?”. “Ma c’erano italiani?”. “Non si è salvato nessuno?”. “Che brutta fine, però”. Telecamere e telefonini affollano la scena del crimine illuminandola. Altro rumore. Sgommano auto. “Fate largo”. Volti cupi, costernati, provati davanti ai microfoni. “Una tragedia che si poteva evitare”. “Serve più prevenzione”. “Morti inaccettabili”. “La responsabilità è collettiva”. Tutti colpevoli, nessun colpevole.

Nel frattempo rimbalzano, confusi, i primi lanci d’agenzia. “Due vittime”. “Anzi tre”. “Ci sono feriti e dispersi”. “Non sappiamo ancora nulla di loro”. “Che contratto avevano?”. “Ma avevano un contratto?”. Dettagli per la diretta delle 10. Il cordoglio, intanto, da cittadino diventa nazionale. “Non si può morire sul lavoro”: l’intero arco costituzionale si ritrova unito attorno ai cadaveri senza ancora un nome. A parole, come sempre, tutti bravi.

Bentornati sul luogo del delitto perfetto. Plasticamente ricostruito nell’orrore di un tranquillo venerdì italiano. Oggi Firenze, domani chissà. Tutto così maledettamente prevedibile. Tutto così dannatamente ipocrita. Perché le lacrime dell’ennesima strage degli innocenti si asciugheranno presto sotto il sole e le macerie del prossimo appalto al massimo ribasso. E di nuovo altri caroselli, commiati, telecamere. E di nuovo altri numeri per aggiornare la media insanguinata della dignità umana.

 

Fonte: collettiva.it




Intesa Sanpaolo: nelle nostre filiali comincia a fare freddo

RLS: Le filiali sono le nostre vetrine? E si lavora con piumino e berretto?!


Ci risiamo…

Dopo un’estate bollente, un caldo e lungo autunno, l’inverno sta arrivando.
E comincia a fare freddo, fuori ma soprattutto dentro le nostre filiali, dove si aspetta l’arrivo del manutentore per l’accensione degli impianti.

A nulla valgono le raccomandazioni preventive che gli RLS rivolgono, in occasione dei cambi stagionali, alle strutture aziendali preposte, ma neanche le aperture dei ticket da parte dei colleghi, che spesso vengono chiusi senza una effettiva soluzione e i solleciti.
Poi succede che l’impianto di una delle nostre filiali non parte e i colleghi, esasperati dopo aver aperto diversi ticket, alzano la testa e decidono che in quelle condizioni non si può piu’ lavorare.
La filiale non si apre al pubblico e i colleghi fermi, al centro della filiale, con piumini, cappotti e berretti in testa si aspettano che “qualcuno” finalmente prenda una decisione.

Ma il “qualcuno” non si trova….

Si aspetta l’arrivo di un tecnico che forse potrebbe trovare la soluzione al guasto e far ripartire l’impianto. Gli RLS si attivano segnalando l’urgenza a tutte le strutture preposte: Ctpar, direzione immobili, servizio di prevenzione e protezione.
Passano minuti, ore, ma le risposte non arrivano.

Tutti avvisati, tutti al corrente ma le valutazioni sono:
ma con 15 gradi si può lavorare…”, “il tecnico sta arrivando…”, “aspettiamo ancora un po’…”

Il Direttore nel suo ruolo di preposto chiede “aiuto”, chiede “un supporto”, chiede “risposte” ma spetta solo a lui prendere le decisioni e assumersi la responsabilità delle scelte. Infine verso mezzogiorno i colleghi vengono mandati a casa.
Una mattinata “buttata”, passata al freddo…

Questo accade in Intesa Sanpaolo, la prima Banca del Paese, nel nostro territorio. In una Banca che ha tutti gli strumenti per sopperire a tali problematiche.
Primo per tutti lo smart working, la formazione flessibile.

Una Banca che sta facendo della trasformazione digitale il proprio “mantra”.
Una Banca che può raggiungere i propri clienti con o senza la filiale fisica.

Le nostre filiali sono le nostre vetrine? Con colleghi infreddoliti con i giubbotti addosso?!
Quale accoglienza offriamo ai nostri clienti quando entrano in una filiale gelida con Lavoratrici e Lavoratori stanchi e infreddoliti?
Quale immagine diamo?

Era già successo, è nuovamente accaduto, servono regole chiare e decisioni rapide a tutela del benessere delle Colleghe e dei Colleghi e del decoro della nostra azienda pertanto chiederemo che vengano stabiliti dei criteri e delle modalità uniformi per la gestione di queste situazioni anche a supporto del Preposto che spesso si trova solo a prendere le decisioni.

 

Fonte: sito Fisac Intesa Sanpaolo




ISP Area Abruzzo: costruire la Banca del futuro valorizzando le Persone

3 - Fisac Cgil

Costruire la Banca del futuro valorizzando le Persone

 

Il Giorno 26 settembre si è svolta, finalmente in presenza dopo oltre tre anni, la consueta riunione trimestrale dell’Area Abruzzo tra le Organizzazioni Sindacali e l’Azienda.
Alla riunione hanno preso parte il Direttore Regionale Roberto Gabrielli accompagnato dal Direttore Commerciale Retail Michele Attivissimo, la Responsabile del Personale di DR Antonella Mancini con la Responsabile CTPAR Abruzzo Raffaela Ramazzotti, oltre ai colleghi di Relazioni Industriali. Sono intervenuti in collegamento da remoto i referenti delle Direzioni Filiale Digitale e Agribusiness nonché esponenti di Tutela aziendale ed Immobili.

In apertura dell’incontro il Direttore Regionale ha evidenziato la soddisfazione per l’andamento di tutti i comparti della Banca: Retail, Imprese ed Exclusive. Nello specifico è stato elogiato l’impegno profuso dai colleghi e l’attenzione alla parte digitale (offerta a distanza, multicanalità), aspetti sempre più importanti in una Banca in continua evoluzione, attenta ai risultati e agli indicatori relativi alla soddisfazione della clientela. A questo proposito Gabrielli ha evidenziato l’ottima performance di tutta l’area Abruzzo nell’indicatore NPS in forte e costante crescita.

Proseguendo ha richiamato l’importanza strategica della formazione, non solo commerciale, annunciando il lancio di una “campagna di cultura sui controlli” che sta già interessando tutti i Responsabili di Filiale e, a cascata, dovrà raggiungere tutti i dipendenti. Ha poi ricordato l’attenzione della Direzione Regionale alle tematiche del territorio abruzzese e della sua gente, citando anche il recente ingresso di due nuovi capi area retail, ed ha concluso ribadendo quanto sia centrale per costruire la Banca del futuro la valorizzazione delle persone.

Il Direttore Retail Michele Attivissimo ha sottolineato dal canto suo la soddisfazione per i risultati commerciali espressi, in particolare nel suo comparto, garantendo una maggiore presenza sul territorio e complimentandosi per l’impegno profuso dai colleghi. Ha elencato i lusinghieri dati dei primi sette mesi con erogazioni di prestiti per 58/mln su 218 della DR, mutui per 90/mln sui 319 della DR e soprattutto il Mlt erogato alle aziende retail che ha cubato 40/mln sui 120 della DR, cioè il 33% che, considerate le dimensioni molto più ridotte del nostro territorio, è da considerare assolutamente rilevante. Anche i comparti Exclusive e Imprese, pur risentendo ognuno del contesto in cui opera, stanno procedendo nella giusta direzione.

La Responsabile del Personale di DR Antonella Mancini ha velocemente elencato i dati sugli organici che al 30/6 contavano in Abruzzo 1031 effettivi di cui 701 nelle Direzioni di BdT. Le uscite totali nel primo semestre sono state 7 (si è in attesa dell’imminente pubblicazione delle prossime uscite al 31/12), mentre sono state assunte 3 giovani colleghe full time nell’ambito del progetto gestori GAR e sono presenti già 10 contratti misti nei comparti Exclusive e Retail. Ci sono altresì 6 nuovi stagisti in formazione per l’Exclusive e 1 per i GAR. I part time sono 11,7% compresi i contratti misti (quindi con ampio margine di miglioramento), mentre i trasferimenti sono stati 72 di cui 13 (il 18% – anche questo dato è migliorabile) su accoglimento di domanda. Dei 59 trasferimenti di ufficio ha tenuto a precisare che 13 sono nell’ambito dello stesso comune.

Le Organizzazioni Sindacali, prendendo unitariamente la parola, hanno naturalmente condiviso l’apprezzamento e i ringraziamenti del DR per il lavoro svolto da tutti i colleghi ma hanno sottolineato alcune tematiche riguardanti l’operatività quotidiana delle lavoratrici e dei lavoratori di Isp in Abruzzo:

CLIMA AZIENDALE – Persistono, seppur a macchia di leopardo, comportamenti distonici, non in linea con l’accordo vigente sulle politiche commerciali e poco rispettose della dignità e professionalità delle persone: la frequente comparazione “pubblica” dei portafogli con classifiche nominative; la richiesta di dati previsionali (impossibili in assenza di sfere di cristallo) e la relativa realizzazione, in mancanza della quale scattano “apprezzamenti” sulla professionalità; reportistica infragiornaliera quasi ossessiva; convocazione continua di riunioni con scarso preavviso e talvolta utilizzando canali non ufficiali come gruppi whatsapp, riunioni che ancora troppo spesso si protraggono oltre l’orario di lavoro o in pausa pranzo. Non ci stancheremo mai di ripetere che questi (ed altri) comportamenti sortiscono solo l’effetto di demotivare le risorse facendole sentire inadeguate e cagionano malessere e stress, in totale contraddizione con quello che sostengono da sempre i massimi vertici aziendali in tema di Benessere delle persone di Isp.

A questo si aggiungono i problemi (a volte ormai cronici) relativi ai carichi di lavoro, in alcuni casi non adeguati, che si palesano in portafogli con numeri, a nostro avviso, ancora molto sbilanciati e per i quali torniamo a chiedere più trasparenza sulle modalità di formazione e dimensionamento.

Le istanze dei colleghi in tema di Pressioni commerciali, rendono indispensabile e improcrastinabile intervenire nelle dinamiche del problema sia attraverso l’utilizzo della casella [email protected], ma anche attraverso una corretta e preventiva formazione dei capi in materia. A tal proposito abbiamo condiviso con l’Azienda l’approccio positivo segnalatoci sui due nuovi Capi Area recentemente inseriti in regione, auspicando che si possa continuare su questo solco.

Da questi tipi di comportamenti il Direttore Gabrielli ha da subito preso le distanze ribadendo la propria disponibilità ad attenzionare eventuali segnalazioni che attestino quanto esposto e sollecitando colleghi ed OO.SS ad effettuarle.

SALUTE E SICUREZZA – Abbiamo sottolineato la necessità di una attenta valutazione delle tematiche relative a Salute e Sicurezza rappresentando il fondamentale lavoro svolto dagli RLS. In particolar modo è necessario porre particolare attenzione alla cantieristica e la manutenzione dei luoghi di lavoro. Nello specifico abbiamo evidenziato criticità emerse nel cantiere della Filiale di Casalbordino durante l’estate e le persistenti condizioni di generale ammaloramento ed insalubrità degli archivi sotterranei del palazzo dell’Aquila. Dalle problematiche sugli immobili alla pulizia dei locali, a interventi strutturali e preventivi sugli impianti di condizionamento, in vista dell’inverno, per evitare le problematiche emerse nel corso dell’estate con filiali in cui si sono superati i 30 gradi. Abbiamo chiesto alle funzioni preposte chiarimenti circa i parcheggi nella sede di Via Colonnetta a Chieti auspicando ulteriori autorizzazioni agli accessi e priorità per particolari situazioni di difficoltà. A tal proposito l’Azienda ci ha rappresentato che in futuro gli accessi saranno prenotabili tramite una procedura apposita, come previsto dal nuovo modello NWOW.

FORMAZIONE – In tema di formazione abbiamo rimarcato la necessità di un monitoraggio attento e constante. A tal riguardo apprezziamo quanto stanno facendo i gestori del Ctpar con il rilevamento e gli eventuali “remind” alle Filiali/colleghi che evidenziano ritardi nella quantità della fruizione, ma sopravviene anche il tema della qualità: è plausibile pensare che ci sia uno scollamento tra la formazione reale e quella effettuata? E’ plausibile pensare che i colleghi siano costretti, per mancanza di tempo, a non poter seguire i corsi in modo da apprendere e soprattutto approfondire al meglio gli argomenti trattati? Un mezzo importante per la fruizione dei corsi è lo Smart Learning. Siccome rileviamo ancora delle sacche di resistenza è doveroso sensibilizzare i Responsabili sull’importanza della formazione flessibile e sulla coerente applicazione degli accordi, con l’obiettivo di favorire la cultura dell’apprendimento e di eliminare la malsana idea che lo smart-learning sia un ostacolo alle attività quotidiane.

ISYBANK – Dal lancio di Isybank e con l’individuazione di referenti specifici nei vari ambiti della Banca sono emerse criticità che le OO.SS hanno ritenuto opportuno evidenziare. Per quanto concerne Filiale Digitale e uffici di Governance abbiamo richiesto una integrazione dei corsi di formazione per i colleghi finalizzata a migliorare gli skill a disposizione degli stessi. Nelle filiali fisiche, invece, per supportare e offrire consulenza su Isybank frequentemente sono stati individuati Gestori Base che effettuano servizio di cassa. Questa scelta in taluni casi ha generato insoddisfazione nei clienti costretti a lunghe file, e maggior stress per i colleghi preposti. In questi giorni poi, da noi come in tutta Italia, l’”assedio” dei clienti migrati – spesso a loro insaputa- sta assumendo dimensioni preoccupanti, come peraltro riportato in diversi articoli di stampa e social media a livello nazionale. Abbiamo chiesto inoltre, non appena sarà possibile, un’informativa puntuale sull’impatto che Isybank avrà sulla rete del nostro territorio.
Tali criticità, unite a quanto già sopra riportato in tema di clima aziendale rendono a nostro avviso necessario un aumento degli organici finalizzato ad una implementazione strutturale del personale sul territorio. Ciò anche in vista delle prossime uscite di dicembre e del piano di ulteriori razionalizzazioni che probabilmente interesserà l’Abruzzo nel 2024 dato che, in passato, a seguito di chiusure ed accorpamenti la Filiale accorpante ha visto spesso un numero inferiore di personale rispetto ai volumi derivanti.

HUB AZIENDALI – Le OO.SS. hanno ritenuto improcrastinabile l’apertura di un congruo numero di Hub aziendali sul territorio che permettano una mobilità più agevole per i lavoratori garantendo un miglioramento delle condizioni di lavoro degli stessi. Rileviamo come in Abruzzo, a tutt’oggi, non ci sia alcun Hub pur in presenza di strutture che potrebbero essere, a nostro avviso, idonee.

CONTRATTO MISTO –  E’stata ribadita la necessità di una particolare attenzione verso i colleghi con contratto misto. In particolar modo per i nuovi assunti che non hanno più la possibilità di una alternativa rispetto alla componente autonoma e che spesso vengono chiamati a svolgere il loro lavoro lontano da casa. Rileviamo con piacere che le ultime assunzioni di contratti misti, così come gli inserimenti in stage, stanno accorciando tali distanze.
In conclusione abbiamo ribadito, come sempre, che alla base dei risultati aziendali ci sono i colleghi ed il loro benessere psicofisico ed ambientale, imprescindibile per costruire la Banca del futuro e la loro piena valorizzazione.

13 Ottobre 2023

 

FABI – FIRST CISL – FISAC CGIL – UILCA – UNISIN
Coordinatori RSA Area Abruzzo




Il colpo di calore nei luoghi di lavoro

Di seguito le info-grafiche preparate dall’INCA di Bologna.


 





Il 24 giugno scendiamo in piazza per difendere il nostro diritto alla salute

Due grandi manifestazioni nazionali a Roma: il 24 giugno in difesa del diritto alla salute delle persone e nei luoghi di lavoro e per la difesa e il rilancio del Servizio Sanitario Nazionale, pubblico e universale; il 30 settembre per il lavoro, contro la precarietà, per la difesa e l’attuazione della Costituzione, contro l’autonomia differenziata e lo stravolgimento della nostra Repubblica parlamentare.

Per sottoscrivere e aderire all’appello: [email protected]

Sono previsti pullmann gratuiti da tutte le principali località di Abruzzo e Molise: rivolgiti al tuo rappresentante sindacale per prenotarti.


SALUTE, DIRITTO FONDAMENTALE DELLE PERSONE E DELLE COMUNITÀ

Per la tutela del diritto alla Salute, per un Servizio Sanitario Nazionale e un sistema socio sanitario – pubblico, solidale e universale – a cui garantire le necessarie risorse economiche e organizzative ma soprattutto il personale: operatori e professionisti che possano realmente garantire il diritto alla cura di tutte e tutti, con salari adeguati, per contrastare il continuo indebolimento della sanità pubblica, recuperare i divari nell’assistenza effettivamente erogata, a partire da quella territoriale e dalle liste d’attesa, e valorizzare il lavoro di cura; serve, per questo, un piano straordinario pluriennale di assunzioni che vada oltre le stabilizzazioni e il turnover, superi la precarietà della cura e di chi cura; per garantire la salute e la dignità delle persone non autosufficienti; per la tutela della salute e sicurezza sul lavoro, rilanciando il ruolo dei servizi della prevenzione, ispettivi e di vigilanza. Avere una sanità pubblica vuol dire garantire le cure per tutte e tutti, in tutto il Paese, e fermare la privatizzazione della sanità e della salute.

 

A DIFESA DELLA SALUTE E DELLA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO

  • Il diritto al lavoro e la tutela del lavoro rappresentano i pilastri della nostra Costituzione ma i numeri degli infortuni mortali, gli infortuni e le malattie professionali sono ancora inaccettabili;
  • Nei primi 4 mesi dell’anno sono morti 264 lavoratori e lavoratrici;
  • Nel 2022 i morti sul lavoro sono stati 1.090;
  • Gli infortuni nell’anno 2022 sono stati circa 700.000;
  • Inoltre, di lavoro ci si ammala, le malattie professionali denunciate, nei primi 4 mesi dell’anno sono in aumento del 24% (23.800);
  • È assurdo che nel terzo millennio ancora si debba morire o ci si ammali lavorando in molti casi per condizioni di lavoro pessime;
  • Si muore per l’insufficienza dei controlli nei luoghi di lavoro dovuta alla carenza degli ispettori, si muore per la mancanza di presidi territoriali; si muore per la mancata formazione; si muore perché si è precari; si muore perché si lavora in un appalto dato in sub appalto, si muore perché donna o migrante;

È necessario e non più rinviabile un rinnovato atto di responsabilità del governo e delle Istituzioni per ridurre le morti sul lavoro e gli infortuni.

 

OCCORRE INTERVENIRE URGENTEMENTE PARTENDO DA QUESTE 10 PRIORITÀ:

  1.  Una campagna straordinaria di controlli da parte degli organi di vigilanza in ogni azienda preceduta da una massiccia assunzione nei dipartimenti di prevenzione delle Asl e nell’Ispettorato del lavoro nazionale;
  2.  Non concedere finanziamenti alle imprese che non rispettano i requisiti di legalità, applicazione dei Ccnl e che non garantiscono adeguate condizioni di lavoro e delle norme previste in materia di salute e sicurezza;
  3.  Varare il modello della qualificazione delle imprese e della patente a punti per l’accesso alle gare di appalto pubbliche e non solo;
  4.  Investire, più risorse Inail sulla ricerca, per accrescere la conoscenza della dimensione del fenomeno infortuni e malattie professionali e delle tecnologie utili a ridurli;
  5.  Inserire nei programmi scolastici la materia della ssl fin dai primi cicli scolastici;
  6.  Assicurare l’informazione, la formazione e l’addestramento come diritti fondamentali ed esigibili di ogni lavoratrice e lavoratore: mai al lavoro senza una preparazione ed un addestramento adeguati;
  7.  Assicurare che venga espletato l’obbligo di formazione per i datori di lavoro;
  8.  Modificare le norme dell’ultimo codice degli appalti per assicurare le necessarie risorse dedicate alla salute e sicurezza nelle aziende;
  9.  Garantire appieno l’autonomia nello svolgimento del ruolo del medico competente;
  10.  Incrementare le prestazioni socio sanitarie a favore degli infortunati e dei tecnopatici (in particolare l’assistenza riabilitativa, le protesi e gli ausili) in sinergia tra Inail e Servizio sanitario nazionale utilizzando appieno i consistenti fondi a questo dedicati.

Fonte: www.collettiva.it