Il colpo di calore nei luoghi di lavoro

Di seguito le info-grafiche preparate dall’INCA di Bologna.


 





Assegno Unico 2023: non serve nuova domanda ma il rinnovo dell’ISEE

Assegno Unico 2023:
non deve essere inviata una nuova domanda ma va rinnovato l’ISEE.

 

Nel 2023 chi già percepisce dall’INPS l’ASSEGNO UNICO E UNIVERSALE PER I FIGLI A CARICO non dovrà presentare una nuova domanda. L’Istituto proseguirà automaticamente i pagamenti mensili anche dopo febbraio 2023 (data di scadenza della domanda 2022).
L’importo, a partire da marzo, sarà aggiornato in base al nuovo valore ISEE che, tramite il CAAF CGIL, dovrà essere nuovamente calcolato.
Clicca qui per scaricare il messaggio INPS con le modalità operative

Solo coloro che non percepiscono ancora l’ASSEGNO ma ne hanno diritto, dovranno recarsi al Patronato INCA CGIL per l’invio di una nuova domanda. Dovrà recarsi al Patronato INCA anche chi deve aggiornare la propria posizione (ad esempio per nascita di figli, inserimento o variazione di disabilità dei figli, modifica di frequenza scolastica per figli maggiorenni fino a 21 anni, separazione dei genitori, modifica delle modalità di pagamento, ecc.).
Clicca sulla tua regione per trovare il Patronato INCA CGIL più vicino a te in Abruzzo e Molise

Il calcolo dell’ISEE tramite il CAAF CGIL sarà invece necessario per percepire l’importo pieno dell’ASSEGNO. Se l’ISEE non verrà rinnovato entro marzo, a partire da quel mese l’INPS erogherà gli importi minimi previsti. Qualora l’ISEE venisse comunque poi calcolato entro il 30 giugno 2023, l’INPS corrisponderà anche gli arretrati spettanti a partire da marzo.

ISEE 2023: documenti necessari

Nel 2023 l’ISEE riguarderà la situazione reddituale (di tutti i componenti lo stato di famiglia) del 2021, per cui oltre le dichiarazioni dei redditi elaborate nel 2022 (o C.U. 2022) riguardanti il 2021, sono necessari saldo al 31/12/2021 e giacenza media 2021 di c/c, libretti, carte prepagate, ecc. Inoltre occorrono le targhe di auto e moto (con cilindrata superiore a 500) possedute al momento della domanda, situazione catastale dei fabbricati ed eventuali certificazioni di handicap, contratti di affitto e omologa di separazione/divorzio.

Clicca qui per scaricare il volantino completo con la documentazione per l’ISEE 2023

Per calcolare l’ISEE 2023, a partire dal 9 gennaio,
puoi fissare un appuntamento con il CAAF CGIL della tua provincia

Per contattarci clicca qui e trova l’ufficio più vicino a te.


www.caafcgilabruzzo.it                              www.incaabruzzomolise.it




Il Covid contratto sul lavoro è un infortunio

L’Inca rinnova l’appello a denunciare il contagio quando avviene in ambito professionale. Anche nel caso in cui non lo si è fatto, c’è tempo tre anni. Il consiglio è quello di rivolgersi alle sedi del patronato della Cgil, per ottenere la tutela Inail e un risarcimento per il danno subito e i postumi.

Denunciate, denunciate, denunciate. L’appello dell’Inca, il patronato della Cgil, a tutti coloro che si ammalano di Covid in seguito a un contagio sul luogo di lavoro resta lo stesso. Perché il Covid contratto in occasione di lavoro è un infortunio, non è una semplice malattia. L’appello si fa più pressante e accorato, in considerazione del fatto che, nonostante la legge lo preveda e i contagi siano tornati ormai da settimane a numeri esplosivi, la quota di chi denuncia il Covid come infortunio sul lavoro resta una minima parte rispetto al tutto.

L’appello torna a gran voce anche perché chiunque si sia ammalato di Covid sul luogo di lavoro ha tre anni di tempo per denunciarlo come infortunio sul lavoro. Avendo conservato i relativi documenti che provino la positività (il certificato del tampone) e la malattia (il certificato medico), anche chi lo ha contratto nel 2020 e non lo ha denunciato come infortunio può farlo adesso.

Perché è importante? Lo abbiamo chiesto a Sara Palazzoli, del collegio di presidenza dell’Inca Cgil, e ad Alessandra Ambrosco, coordinatrice dell’area tutela e danno alla persona dell’Inca nazionale. “È importante innanzitutto perché stare a casa in seguito a Covid denunciato come infortunio sul lavoro non incide sul periodo di comporto, il tempo durante il quale, in caso di assenza per malattia o per infortunio, il lavoratore ha diritto a conservare il posto di lavoro. Se si supera tale periodo si rischia il licenziamento per giusta causa. Ed è importante perché il Covid dà spesso luogo a conseguenze, a volte gravi e prolungate nel tempo, anche se si torna negativi. È il cosiddetto long Covid, di cui si sa ancora molto poco, ma che di fatto può portare ad altri periodi di riposo a casa.

In più se si denuncia l’infortunio sul lavoro, l’Inail si occuperà di tutto e coprirà ogni spesa e continuerà a coprirla anche qualora ci siano i postumi e fino a quando sia dimostrata l’inabilità temporanea assoluta di lavoro. Ce ne sono tanti, spesso, di effetti postumi: psicologici oltre che fisici, di natura cardiaca piuttosto che respiratoria. Anche cronici. Il problema è che se il lavoratore non ha denunciato all’inizio il Covid come infortunio sul lavoro, non potrà poi vedersi riconosciuti come tali i postumi.

Questa partita – sottolineano le dirigenti dell’Inca Cgil – è a carico dell’Inail, non dell’Inps. I contributi dei lavoratori non dovrebbero essere utilizzati per pagare gli infortuni sul lavoro, che dovrebbero essere invece coperti da quelli dell’Inail. E a chi teme ritorsioni o malumori da parte dell’azienda, diciamo: alla vostra azienda non aumenta il premio e non ci sono sanzioni, anche nel caso in cui la denuncia avvenga in ritardo”.

Il consiglio, per chiunque voglia denunciare l’infortunio sul lavoro, sia che si contagi oggi, sia che abbia avuto il Covid dal 2020 a oggi, è quello di rivolgersi all’ufficio più vicino dell’Inca Cgil. Lì riceverà tutta l’assistenza di cui ha bisogno, sia nel caso in cui la presunzione di infortunio sul lavoro sia semplice (lavoratori della sanità o addetti alle casse di un supermercato, per fare qualche esempio), sia che sia tenuto a dimostrare l’origine lavorativa del contagio. Non dimenticando che anche il contagio in itinere, nel viaggio casa-lavoro o lavoro-casa sui mezzi pubblici, può essere denunciato come infortunio sul lavoro. Rivolgendosi al patronato Inca si potrà accedere alla tutela Inail, senza dimenticare che il riconoscimento dell’infortunio sul lavoro da Covid ti permette di ottenere un indennizzo economico per il periodo di non lavoro e un eventuale risarcimento economico per il danno subito e i postumi del contagio.

Il primo passo è scrivere a questo indirizzo e-mail: [email protected], una mail gestita direttamente dall’Inca Cgil nazionale. Il consiglio è comunque quello di consultarsi preventivamente con il proprio RSA Fisac o con i rappresentanti territoriali.

dal sito www.collettiva.it




INCA CGIL L’Aquila: Covid-19 è infortunio sul lavoro

La diffusione del Covid-19 in Provincia dell’ Aquila ha raggiunto livelli di assoluta gravità .

“Negli ambienti di lavoro si respira una grandissima preoccupazione tra i lavoratori e le lavoratrici e ogni giorno si registrano nuovi contagi, che nella maggior parte dei casi non vengono neanche denunciati come infortunio e trattati come semplice malattia, spiega il direttore di Inca Cgil L’Aquila Dario Angelucci.

“Facciamo fatica a gestire le paure e la preoccupazione dei nostri associati, perché quando emerge un positivo sul proprio posto di lavoro sale il panico. Si ha paura di essere contagiati e le possibilità  di accesso ai tamponi sono piuttosto limitate. Al netto dell’utilizzo dei dispositivi individuali di sicurezza, resta una componente oggettiva di rischio, che mina alle fondamenta la tenuta delle relazioni sociali. Il tracciamento è saltato e nei luoghi di lavoro ogni giorno accade che, a fronte di un avvenuto contagio, si comincia a fare la spunta delle occasioni di possibile trasmissione del virus. Il lavoro di assistenza e di cura alla persona, l’attività  di insegnamento, il lavoro in linea e quello nel terziario, la fruizione degli spazi comuni o dei servizi igienici diventa il luogo potenziale del contagio, che può avere origine ogni giorno nell’ordinarietà  delle azioni individuali”.

In ogni caso non c’è nulla da nascondere perché non bisogna provare vergogna per una condizione che si tende a stigmatizzare come fatto negativo per la società . “C’è una tendenza a considerare il Covid-19 come semplice malattia, noi non siamo d’accordo. Stabilire se il virus sia stato contratto in occasione di lavoro, a casa o in altri luoghi non rientra nei doveri del medico certificatore e tanto meno del datore di lavoro. Pertanto riteniamo che debba essere aperto un infortunio, sempre e comunque in caso di contagio, a prescindere dalla mansione svolta. Si tratta di tutti quei lavoratori che ogni giorno contribuiscono a mandare avanti il Paese e per questo motivo rischiano di contrarre il virus. La maggior parte dei loro non ha scelto la via del sacrificio, ha solo bisogno di portare a casa il salario. La salute tuttavia non ha prezzo ed è fondamentale per continuare a vivere e lavorare”.
Inca Cgil insiste sull’importanza di denunciare poiché, trattandosi di un virus per lo più sconosciuto, non è dato sapere l’effetto che lo stesso potrebbe avere sull’organismo nel medio lungo termine“Un Covid-19 trattato come malattia comune potrebbe lasciare il lavoratore privo di tutte quelle tutele, non solo economiche, garantite da INAIL. I nostri uffici sono a disposizione dei lavoratori, che abbiano avanzare la denuncia di infortunio sul lavoro. Siamo stati sempre in prima linea nella tutela dei nostri assistiti e non ci siamo mai tirati indietro. Ora vogliamo continuare a farlo, con grande convinzione, dalla parte dei più deboli”.

 

Fonte: www.newstown.it




Devi richiedere gli assegni familiari? Ti aiutiamo noi

A partire dal primo luglio 2019 è necessario rinnovare la richiesta per gli Assegni Nucleo Familiare, come già spiegato in precedenti articoli.

La novità introdotta dalla circolare INPS n.45 de 22/3/2019 è l’obbligo di inoltrare la richiesta esclusivamente in via telematica, direttamente all’INPS: quindi non saranno più le aziende a fare da tramite tra i lavoratori e l’Ente, com’è accaduto fino ad ora.

Per continuare a percepire gli assegni i diretti interessati avranno quindi due possibilità:

  1. Richiedere il PIN per l’accesso al sito dell’INPS (o l’Identità Digitale SPID) e provvedere ad inserire la domanda in via telematica.
  2. Effettuare la richiesta tramite un Patronato

Per agevolare i nostri iscritti abbiamo preso accordi con i Patronati Inca operanti in Provincia dell’Aquila, concordando la raccolta direttamente sul posto di lavoro della documentazione necessaria, la consegna al Patronato ed il successivo inoltro della domanda da parte dell’Inca, limitando al minimo i disagi per i lavoratori interessati.

Questi i documenti che gli interessati dovranno fornirci per consentire l’inoltro della domanda:

  • Modelli CUD o 730 (preferibile) dell’anno 2019 – quindi con i redditi del 2018 – di tutti i componenti del nucleo familiare che lavorano.
  • Copia fronte retro del documento d’identità del richiedente e copia dei codici fiscali di tutti i componenti il nucleo familiare.
  • Attestazione firmata dall’altro genitore che attesta di non aver richiesto a sua volta l’erogazione di Assegni Familiari (scarica il modello).
  • Codice fiscale dell’Azienda presso la quale lavora il richiedente (va bene una fotocopia della busta paga, sulla quale è riportato).
  • Data del matrimonio (per chi è sposato) e numero di cellulare del richiedente.
  • Solo per i lavoratori che hanno la famiglia residente in un altro Paese convenzionato per l’Italia: copia del provvedimento INPS di autorizzazione.

Il servizio viene prestato gratuitamente a tutti gli iscritti alla CGIL. Per i non iscritti è comunque possibile accedervi, sostenendo un costo di € 20 come previsto dalla convenzione firmata dall’INPS con tutti i patronati.

Per informazioni potete rivolgersi ai Vostri rappresentati in azienda o direttamente alla Segreteria Fisac:

Luca Copersini tel. 346 1493811

email [email protected]

 

N.B. Il Patronato inserirà le richieste nel giro di qualche giorno. Questo non comporterà perdite per i beneficiari perché, nel caso la richiesta venisse inoltrata successivamente al mese di luglio, in occasione del primo pagamento verranno corrisposti gli arretrati. Tuttavia, chi volesse assicurarsi l’inserimento della richiesta in tempi più rapidi può recarsi personalmente presso i Patronati Inca dotandosi dei documenti precedentemente elencati.