Come si va in pensione nel 2024

L’Inca Cgil ti accompagna nel tuo percorso di tutela, nel riconoscimento dei tuoi diritti.
Di seguito vengono riassunte le principali misure previdenziali previste dalla normativa vigente.



Pensione di vecchiaia

Sistema misto

Lavoratrici e lavoratori in possesso di contribuzione al 31.12.1995

  • Pensione di vecchiaia per le lavoratrici e per i lavoratori dipendenti privati, pubblici, autonomi e parasubordinati
    • Età pensionabile con aumento speranza di vita: 67 anni
    • Anzianità contributiva: 20 anni.

Sistema contributivo

Lavoratrici e lavoratori con contribuzione esclusivamente dall’1.1.1996

  • Pensione di vecchiaia per le lavoratrici e per i lavoratori dipendenti privati, pubblici, autonomi e parasubordinati
    • Età pensionabile con aumento speranza di vita: 67 anni
    • Anzianità contributiva: 20 anni
    • Importo minimo di pensione dall’1.1.2024 non inferiore a importo dell’assegno sociale (per il 2024 pari a € 534,41 mensile)
  • Pensione di vecchiaia per le lavoratrici e per i lavoratori dipendenti privati, pubblici, autonomi e parasubordinati assicurati dall’1.1.1996 senza requisito di importo minimo
    • Età pensionabile con aumento speranza di vita: 71 anni
    • Anzianità contributiva effettiva minima: 5 anni
    • Importo minimo di pensione: non richiesto.

 

Pensione anticipata

Pensione anticipata ordinaria nel sistema misto

Lavoratrici e lavoratori in possesso di contribuzione al 31.12.1995

  • Pensione anticipata per le lavoratrici e per i lavoratori dipendenti privati, pubblici e autonomi
    • Anzianità contributiva: donne 41 anni e 10 mesi
      uomini 42 anni e 10 mesi
    • Decorrenza: decorsi 3 mesi dalla maturazione del requisito contributivo.

Ulteriore pensione anticipata nel sistema contributivo

Lavoratrici e lavoratori con contribuzione esclusivamente dall’1.1.1996

  • Ulteriore pensione anticipata dall’1.1.1996 per le lavoratrici e per i lavoratori dipendenti privati, pubblici, autonomi
    • Età pensionabile: 64 anni
    • Anzianità contributiva effettiva minima: 20 anni
    • Importo minimo di pensione non inferiore a 3 volte l’importo mensile dell’assegno sociale (per il 2024 € 1.603,23) ridotto a 2,8 volte per le donne con 1 figlio (per il 2024 pari a € 1.496,35) e a 2,6 volte per le donne con almeno 2 figli (per il 2024 pari a € 1.389,46)
    • Importo massimo di pensione erogabile per il 2024 pari a € 2.993,05 lordi mensili fino al requisito anagrafico della pensione di vecchiaia
    • Decorrenza: finestra mobile di 3 mesi dalla maturazione dei requisiti.

Le lavoratrici e i lavoratori che hanno maturato i previgenti requisiti (64 anni d’età, 20 anni di contribuzione “effettiva” e importo soglia pari a 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale), entro il 31.12.2023, potranno accedere alla pensione anticipata anche successivamente al 31.12.2023. Verrà comunque applicato, alle pensioni liquidate con decorrenza dal 2.1.2024 l’importo massimo erogabile (per il 2024 € 2.993,05 lordi mensili) fino alla maturazione dei requisiti per la vecchiaia.

Pensione anticipata per lavoratori e lavoratrici precoci

Disoccupati, invalidi, caregiver, mansioni gravose, mansioni usuranti

  • Requisito contributivo: 41 anni (almeno 12 mesi di contributi per lavoro effettivo prima del 19° anno di età)
  • Decorrenza: 3 mesi dalla maturazione dei requisiti.

Pensione anticipata “Quota 100”

Requisiti perfezionati entro il 31.12.2021

Chi ha raggiunto i previsti requisiti anagrafici e contributivi entro il 31.12.2021 può accedere alla pensione Quota 100 anche successivamente al 31.12.2021.

Pensione anticipata “Quota 102”

Requisiti perfezionati entro il 31.12.2022

Chi ha raggiunto i previsti requisiti anagrafici e contributivi entro il 31.12.2022 può accedere alla pensione Quota 102 anche successivamente al 31.12.2022.

Pensione anticipata “Quota 103”

Requisiti perfezionati entro il 31.12.2023

  • Lavoratori e lavoratrici dipendenti, autonomi, Gestione separata
    • Requisiti: 62 anni di età e 41 anni di contributi
    • Importo massimo di pensione: per il 2023 € 2.839,70 lordi mensili fino al requisito anagrafico della pensione di vecchiaia
    • Decorrenza: finestra mobile di 3 mesi dalla maturazione dei requisiti.
  • Lavoratori e lavoratrici del pubblico impiego
    • Requisiti: 62 anni di età e 41 anni di contributi
    • Importo massimo di pensione: per il 2023 € 2.839,70 lordi mensili fino al requisito anagrafico della pensione di vecchiaia
    • Decorrenza: finestra mobile di 6 mesi dalla maturazione dei requisiti.

Chi ha raggiunto i previsti requisiti anagrafici e contributivi entro il 31.12.2023 può accedere alla pensione quota 103 anche successivamente al 31.12.2023.

“Quota 103” – Requisiti da perfezionare nell’anno 2024

  • Lavoratori e lavoratrici dipendenti, autonomi, Gestione separata
    • Requisiti: 62 anni di età e 41 anni di contributi
    • Importo massimo di pensione: per il 2024 € 2.394,44 lordi mensili fino al requisito anagrafico della pensione di vecchiaia
    • Decorrenza: finestra mobile di 7 mesi dalla maturazione dei requisiti.
    • Metodo di calcolo: contributivo
  • Lavoratori e lavoratrici del pubblico impiego
    • Requisiti: 62 anni di età e 41 anni di contributi
    • Importo massimo di pensione: per il 2024 € 2.394,44 lordi mensili fino al requisito anagrafico della pensione di vecchiaia
    • Decorrenza: finestra mobile di 9 mesi dalla maturazione dei requisiti.
    • Metodo di calcolo: contributivo

Chi ha raggiunto i previsti requisiti anagrafici e contributivi nell’anno 2024 può accedere alla pensione quota 103 anche
successivamente al 31.12.2024.

Pensione anticipata: “Opzione donna”

Requisiti perfezionati entro il 31.12.2021

Chi ha raggiunto i previsti requisiti anagrafici e contributivi entro iI 31.12.2021 può accedere alla pensione Opzione donna anche successivamente al 31.12.2021.

Pensione anticipata: “Opzione donna 2023”

Requisiti perfezionati entro il 31.12.2022

  • Lavoratrici dipendenti del settore privato e pubblico, lavoratrici autonome che si trovino in una delle seguenti condizioni:
    • a) Convivente e assistente di un parente portatore di handicap con connotazione di gravità
      • Requisito: 35 anni di contributi
      • Età anagrafica diversificata: 60 anni se senza figli – 59 anni se con 1 figlio – 58 anni se con almeno 2 figli
    • b) Riduzione della capacità lavorativa per invalidità civile pari o superiore al 74%
      • Requisito: 35 anni di contributi
      • Età anagrafica diversificata: 60 anni se senza figli – 59 anni se con 1 figlio – 58 anni se con almeno 2 figli
    • c) Licenziate o dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale presso la struttura per la crisi d’impresa
      • Requisito: 35 anni di contributi
      • Età anagrafica: 58 anni di età indipendentemente dal numero dei figli
      • Decorrenza: 12 mesi dalla maturazione dei requisiti per le dipendenti
      • 18 mesi per le lavoratrici che accedono al trattamento in una delle gestioni speciali dei lavoratori autonomi.

Chi ha maturato i previsti requisiti anagrafici e contributivi al 31/12/2022, al permanere delle condizioni, può accedere al trattamento pensionistico anche dopo l’apertura della finestra.

Pensione anticipata: “Opzione donna 2024”

Requisiti perfezionati entro il 31.12.2023

  • Lavoratrici dipendenti del settore privato e pubblico, lavoratrici autonome che si trovino in una delle seguenti condizioni:
    • a) Convivente e assistente di un parente portatore di handicap con connotazione di gravità
      • Requisito: 35 anni di contributi
      • Età anagrafica diversificata: 61 anni se senza figli – 60
        anni se con 1 figlio – 59 anni se con almeno 2 figli
    • b) Riduzione della capacità lavorativa per invalidità civile pari o superiore al 74%
      • Requisito: 35 anni di contributi
      • Età anagrafica diversificata: 61 anni se senza figli – 60 anni se con 1 figlio – 59 anni se con almeno 2 figli
    • c) Licenziate o dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale presso la struttura per la crisi d’impresa
      • Requisito: 35 anni di contributi
      • Età anagrafica: 59 anni di età indipendentemente dal numero dei figli
      • Decorrenza:
        – 12 mesi dalla maturazione dei requisiti per le dipendenti
        – 18 mesi per le lavoratrici che accedono al trattamento in
        una delle gestioni speciali dei lavoratori autonomi.

Chi ha maturato i previsti requisiti anagrafici e contributivi al 31.12.2023, al permanere delle condizioni, può accedere al trattamento pensionistico anche dopo l’apertura della finestra.

La pensione dei lavoratori che svolgono attività usuranti

I lavoratori e le lavoratrici che svolgono attività usuranti hanno diritto ad accedere al pensionamento anticipatamente con requisiti agevolati rispetto alla generalità dei lavoratori

  • Requisito contributivo minimo: 35 anni
  • Lavori particolarmente usuranti (*)
  • Età: 61 anni e 7 mesi – quota: 97,6
  • Turnisti con 72/77 notti annue
  • Età: 62 anni e 7 mesi – quota: 98,6
  • Turnisti con 64/71 notti annue
  • Età: 63 anni e 7 mesi – quota: 99,6
  • (*) Lavori in galleria, in miniere, nelle cave, in cassoni ad aria compressa, dai palombari; ad alte temperature: del vetro cavo: in spazi ristretti (in particolare per attività di costruzione, riparazione e manutenzione navale) o all‘interno di intercapedini, pozzetti o doppi fondi; di asportazione amianto, il lavoro notturno per tutto l’anno, i turnisti con almeno 78 notti annue, gli addetti alla c.d. «linea catena», i conducenti dei veicoli pesanti adibiti a servizio pubblico di trasporto collettivo.

 

Anticipo pensionistico

Ape sociale – Beneficio riconosciuto fino al 31.12.2024

Lavoratori dipendenti, autonomi e parasubordinati

  • Tipologia di lavoratori: disoccupati, invalidi, caregiver
  • Requisito contributivo: 30 anni
  • Requisito anagrafico: 63 anni 5 mesi

Lavoratori dipendenti

  • Tipologia di lavoratori: mansioni gravose
  • Requisito contributivo: 36 anni (32 anni per gli operai edili/ceramisti)
  • Requisito anagrafico: 63 anni 5 mesi.

Le donne possono usufruire di una riduzione del requisito contributivo richiesto per il trattamento richiesto pari ad un anno per ogni figlio, sino ad un massimo di due




Come il governo ci sta rubando le pensioni

Uno degli argomenti che hanno portato la coalizione attualmente al governo a raccogliere voti determinanti per vincere le elezioni è lo sbandierato impegno al superamento della Legge Fornero. Fra le promesse quella di permettere a tutti di andare in pensione al raggiungimento dei 41 anni di contributi.

Cos’è rimasto in realtà di quelle promesse? A sentire i TG sono stati fatti grandi cambiamenti nel comparto previdenziale. E questo purtroppo è vero. Solo che siamo andati in direzione opposta a quanto era stato promesso.

Esaminiamo nel dettaglio come i provvedimenti adottati stiano cambiando in peggio le prospettive di chi è già in pensione e di chi aspira ad andarci in un futuro più o meno lontano.

 

QUOTA 103

Si tratta di un’opzione per andare in pensione in anticipo rispetto alla Legge Fornero, a patto di aver raggiunto i 62 anni di età e i 41 di contributi (quindi la somma dei due dati dà appunto 103). E’ l’evoluzione della quota 100, istituita nel 2019 proprio con la pretesa di superare la Legge Fornero. La norma si è poi evoluta in quota 102 e successivamente in quota 103. L’agevolazione scadeva il 31/12/2023, ma il governo l’ha prorogata estendendola al 2024.

Quindi una buona notizia? Lo sarebbe se non fosse che non si è trattato di una proroga, ma di un qualcosa di decisamente penalizzante rispetto alla preesistente quota 103. E questo il governo non si è preso la premura di spiegarlo.

In che modo è peggiorata?

  • Modalità di calcolo: dal 2024 il calcolo della pensione per chi aderirà a “Quota 103” sarà fatto interamente con il metodo contributivo, perdendo quindi la quota retributiva, decisamente più favorevole, relativa ai contributi versati fino al 1995. Questo comporta una riduzione della pensione mensile che può arrivare fino al 30-35% dell’importo complessivo.
  • Allungamento delle finestre d’uscita: le finestre mobili sono un escamotage introdotto per tardare il pagamento della pensione rispetto al momento dell’effettiva maturazione del diritto. Se fino al 2023 erano di 3 mesi per i lavoratori privati e di 6 mesi per i lavoratori pubblici, adesso i periodi diventano di 6 mesi per i privati e 9 mesi per i  pubblici. Un bancario che vuole accedere a quota 103 (ammesso che gli convenga) dovrà pertanto lavorare almeno per 41 anni e 6 mesi ed aver raggiunto almeno l’età di 62 anni e 6 mesi: in pratica una Quota 104 mascherata da Quota 103.
  • L’importo massimo della pensione: per chi aderirà a quota 103 è previsto che l’assegno pensionistico mensile non possa essere superiore a 4 volte il trattamento minimo (per il 2024 pari a 2.270 euro lordo). E questo per un bancario equiparrebbe a veder vanificati anni di versamenti contributivi.

OPZIONE DONNA

E’ un’opzione per il pensionamento anticipato riservata alle donne che al 31/12/2023 abbiano totalizzato almeno 35 anni di contributi e 61 di età. Il conteggio viene effettuato interamente con il metodo contributivo: questo comporta, considerando l’età anticipata rispetto alle opzioni della Legge Fornero, una penalizzazione molto pesante per le lavoratrici che dovessero farvi ricorso.
In effetti i limiti di età e di anzianità contributiva indicati sono da maggiorare in modo significativo per effetto delle finestre: 12 mesi per le lavoratrici dipendenti, 18 per le autonome.

In che modo è peggiorata?

  • Limitazione requisiti: il governo ha limitato l’accesso a Opzione Donna a casistiche molto specifiche, escludendo tutte le lavoratrici che non presentano i requisiti richiesti:
    • caregiver
    • invalide dal 74%
    • licenziate o dipendenti aziende con tavolo di crisi aperto

Il requisito anagrafico viene scontato di un anno per ciascun figlio con un massimo di due anni.
Entro il 31.12.2023, le lavoratrici caregivers e invalide almeno al 74%, possono accedere al trattamento pensionistico con la maturazione di 35 anni di contribuzione e l’età anagrafica di:

  • 61 anni se senza figli
  • 60 anni se con 1 figlio
  • 59 anni se con 2 o più figli

Le lavoratrici licenziate o dipendenti da aziende in crisi, devono aver perfezionato 35 anni di contribuzione e 59 anni di età, indipendentemente dal numero dei figli.

La Cgil calcola che, a seguito delle penalizzazioni nel calcolo e dei requisiti previsti, nel 2024 saranno solo 250 le donne che riusciranno ad utilizzare questa opzione. Che quindi è stata sostanzialmente abrogata, nonostante sia formalmente prorogata.

 

APE SOCIALE

L’Ape sociale è una forma di anticipo pensionistico. Consiste in un’indennità che spetta fino al conseguimento dei requisiti di età e di contribuzione necessari alla pensione di vecchiaia, destinata ad alcune categorie di lavoratrici e lavoratori che si trovano in particolari condizioni.

  • invalidi 74%, caregiver, disoccupati con almeno 30 anni di contribuzione
  • lavoratori addetti a mansioni gravose con almeno 36 anni di contribuzione
  • lavoratori edili e ceramisti con almeno 32 anni di contribuzione

Per le donne un anno in meno di contribuzione per ogni figlio, con riduzione massima di 2 anni.

In che modo è peggiorata?

  • Innalzamento età minima: l’età minima per acedere all’Ape Sociale viene elevato da 63 anni a 63 anni e 5 mesi.

 

PENSIONE ANTICIPATA

E’ forse il simbolo delle promesse mancate da parte della Lega e di Salvini, che prometteva il superamento della Legge Fornero attraverso l’introduzione di “Quota 41” per tutti. In realtà le soglie previste dalla Legge Fornero non sono state modificate, saranno anzi peggiorate a partire dal prossimo anno.

In che modo è peggiorata?

  • Ripristino adeguamento all’aspettativa di vita: la norma prevede che i requisiti di anzianità contributiva attualmente prevista, pari a 41 anni e 10 mesi per le donne e un anno in più per gli uomini, debbano annualmente essere aggiornati adeguandoli all’aumento della vita media calcolato dall’ISTAT. Il governo Conte 1 sospese questo meccanismo fino al 31/12/2026. Il governo Meloni ha previsto che l’adeguamento torni ad essere calcolato a partire dal 2025. Tradotto in termini pratici, già dall’anno prossimo dobbiamo aspettarci un allungamento dei termini per la pensione anticipata.

 

ASSUNTI A PARTIRE DAL 1/1/1996

Parliamo di persone che lavorano ormai da oltre 25 anni, quindi non si può più riferirsi a loro come “giovani”. Sono quelli che nel nostro sistema pensionistico sono i più penalizzati, con la pensione calcolata interamente col metodo contributivo.

I requisiti anagrafici per ottenere la pensione sono i seguenti:

  • Pensione di vecchiaia: 67 anni di età con 20 mesi di contributi. E’ possibile accedervi solo se si è maturata una pensione pari almeno all’assegno sociale (€ 534,41 nel 2024).
  • Limite massimo per restare al lavoro: 71 anni di età con almeno 5 anni di contribuzione.
  • Pensione anticipata: 64 anni di età con almeno 20 anni di contribuzione. E’ possibile accedervi solo se si è maturata una pensione pari a 3 volte l’assegno sociale (per il 2024 € 1.603,23)

In che modo è peggiorata?

  • Aumento soglia contributiva minima: nel 2023 si poteva accedere alla pensione anticipata con un importo pari a 2,8 volte l’assegno sociale. Nel 2024 tale soglia è stata portata a 3 volte l’assegno sociale. Considerando che per chi non ha avuto versamenti continuativi e contratti full time per tutta la sua vita lavorativa l’importo di € 1.603,23 lordi non è così semplice da raggiungere, si tratta per tante persone di un aumento mascherato dell’ età pensionabile. La soglia resta a 2,8 volte l’assegno minimo per le donne con un figlio, scende a 2,6 volte per le mamme di due o più figli.
  • Adeguamento all’aspettativa di vita: anche per le pensioni calcolate con il metodo contributivo si introduce l’adeguamento all’aspettativa di vita per il requisito dei 20 anni di contribuzione.

Per comprendere le storture di questo meccanismo, che sarebbe stato importante correggere, facciamo un esempio.

Un dirigente d’azienda, con retribuzione mensile di € 5.000, lavorando solo 20 anni arriverà all’età di 64 anni a maturare una pensione di € 1.650 mensili. Essendo superiore alla soglia di € 1.603,23 potrà scegliere di andare in pensione.
Una persona addetta alle pulizie, che lavora per 40 anni con contratto part-time, a 67 anni avrà maturato una pensione di € 360 mensili. Non avendo raggiunto la soglia minima, dovrà lavorare fino ai 71 anni. Se dovesse morire prima di tale età, i suoi contributi saranno perduti: di fatto avrà fatto solidarietà a favore del manager che prendeva € 5.000.

 

PENSIONE DIPENDENTI PUBBLICI

Vengono riviste le modalità di calcolo della quota retributiva, relativamente alle pensioni anticipate di tutti coloro che alla data del 31/12/1995 avevano una contribuzione inferiore ai 15 anni. La misura si applica a coloro che effettuano i versamenti nelle seguenti gestioni:

  • CPDEL, enti locali,
  • CPS, sanitari,
  • CPI, insegnanti di asilo e di scuole elementari parificate,
  • CPUG, ufficiali giudiziari.

Le nuove modalità di calcolo non si applicano a chi va in pensione per il raggiungimento del limite di età previsto dalla legge o dai regolamenti degli enti di appartenenza. Non si applicano a chi ha maturato i requisiti per la pensione anticipata al 31/12/2023, anche se sceglie di uscire più tardi.

In che modo è peggiorata?

  • Revisione tabelle: le nuove modalità di calcolo comportano tagli che possono arrivare fino al 20% dell’assegno pensionistico: si stima che un medico che ha iniziato a lavorare nel 1992 e percepisce uno stipendio lordo di € 50.000 possa arrivare a perdere fino a € 850 al mese.
  • Allungamento (di fatto) dei requisiti pensionistici: la norma prevede, solo per gli infermieri, la possibilità di ritardare l’uscita dal lavoro per avere uno “sconto” sul taglio. Per ogni mese di posticipo rispetto alla possibile uscita con pensionamento anticipato, la decurtazione verrà ridotta di 1/36°. Restando 3 anni in più al lavoro si azzerano i tagli.
    In definitiva, chi aveva promesso quota 41 per tutti, di fatto ha portato una specifica categoria alla quota 46.

Sebbene questa novità riguardi al momento il solo settore pubblico, l’ipotesi che in un prossimo futuro il governo possa pensare ad estendere il provvedimento anche ai lavoratori privati è tutt’altro che remota.

Già adesso ci vengono segnalati casi di bancari o bancarie con precedente contribuzione presso la P.A., che scoprono alla vigilia del pensionamento che la loro pensione subirà una decurtazione inattesa.
Consigliamo a chi si trovasse in questa situazione di rivolgersi ad un patronato Inca per verificare l’ammontare della loro pensione prima di accedere ad esodi incentivati.

 

INDICIZZAZIONE PENSIONI IN ESSERE

All’inizio dell’anno gli organi di stampa istituzionali hanno salutato con grande enfasi l’aumento delle pensioni per tutti, presentandolo come una generosa concessione del governo. In realtà, soprattutto in periodi di alta inflazione, è indispensabile che l’ammontare delle pensioni si adegui per evitare di ridurre la capacità di spesa dei pensionati.

Un adeguamento inferiore al tasso di inflazione equivale a sfilare i soldi dalle tasche delle persone che vivono di pensione.

E questo è esattamente ciò che il governo ha fatto.

In che modo è peggiorata?

  • Adeguamenti inferiori al costo della vita: l’adeguamento all’inflazione è stato mantenuto solo per i livelli più bassi (fino a € 2.271,76). Per i redditi più alti l’ammontare viene progressivamente decurtato. Per una pensione lorda superiore a € 2.839 (soglia che più o meno riguarda i lavoratori che escono dal settore bancario) l’adeguamento si riduce al 53% dell’effettivo aumento del costo della vita: come dire che ogni anno avranno qualche problema in più a riempire il carrello della spesa.
    La seguente tabella riepiloga le percentuali di effettivo recupero del costo della vita

Questo è il provvedimento più pesante tra quelli adottati dal governo: si tratta di un taglio sulle pensioni di oltre 3,5 miliardi per il solo 2024, interamente a spese dei pensionati, passato totalmente sotto silenzio da parte degli organi di stampa. Si calcola che in 10 anni il risparmio per le casse dello Stato sarà superiore ai 60 miliardi.

Lo ripetiamo: sono soldi che non arriveranno ai pensionati attuali e a quelli che usciranno nel frattempo.

 

PER CONCLUDERE

Abbiamo un governo privo di visione, che mentre toglie i sussidi ai più poveri va avanti a base di regali per guadagnare voti: taglio tasse alle partite IVA, sconti agli evasori, bonus a pioggia sgravi contributivi a volontà, anche per gli agricoltori e per chiunque possa rivelarsi utile per guadagnare consensi.

Abbiamo parlato di regali, ma in realtà questi favori hanno un costo, e lo paghiamo tutti noi. Ecco perché hanno bisogno di togliere 3 miliardi e mezzo ai pensionati: per premiare chi non paga o per permettere agli imprenditori di pagare la flat tax al 15%. In questo il governo Meloni non si è distaccato dalla pessima tradizione che la politica porta avanti da anni: considerare le pensioni una sorta di bancomat al quale attingere.
Si tratta di un modello economico e sociale che la CGIL rifiuta con forza, e contro il quale siamo più volte scesi in piazza, purtroppo con scarsissimo seguito nel settore bancario.

Speriamo che questi numeri servano a capire quale sia la posta in gioco, e a favorire un risveglio delle coscienze.




Pensioni, ecco cosa cambia con la manovra 2024

Si potrà uscire con 63 anni e 41 anni di contributi salvo alcune deroghe per disoccupati, caregivers, gravosi, disabili e donne. I primi dettagli sul capitolo previdenziale contenuti nella manovra 2024.


In arrivo dall’anno prossimo una nuova stretta sui pensionamenti anticipati. In luogo dell’attuale combinazione 62 anni e 41 anni di contributi i requisiti saliranno a 63 anni e 41 anni di contributi (quindi «Quota 104») salvo si tratti di caregiver, disoccupati, gravosi e disabili nel qual caso saranno sufficienti 36 anni di contributi. Per le donne, invece, il requisito contributivo sarà di 35 anni. Le novità fanno parte del pacchetto di misure della manovra 2024 approvato ieri dal Consiglio dei Ministri, insieme a un decreto legge che anticipa a novembre il conguaglio della rivalutazione 2023.

Il nuovo mix

L’obiettivo del Governo sarebbe quello di assorbire i canali di uscita anticipata (Ape socialeOpzione Donna e Quota 103) in un unico strumento di flessibilità in uscita con età anagrafica fissa, 63 anni, e anzianità contributiva variabile a seconda dei casi: per le donne 35 anni di contributi36 anni per i lavoratori uomini caregivers, disoccupati, invalidi e gravosi; 41 anni in tutti gli altri casi. Il meccanismo sarà accompagnato da un sistema di «premialità» per chi rimane al lavoro tipo quello attuale vigente per quota 103 (che lascia in busta paga ai lavoratori la trattenuta del 9,19%) e di «penalizzazioni» per chi esce in anticipo (che dovrebbe consistere in un «tetto» alla misura massima della pensione erogabile sino al compimento dell’età di vecchiaia). I dettagli delle misure saranno diffusi nelle prossime settimane quando il Governo consegnerà ufficialmente il testo della manovra in Parlamento.

Non ci sono novità per quanto riguarda i canali di pensionamento Fornero. Per intenderci si continuerà ad uscire, oltre che con le combinazioni sopra indicate, con 67 anni e 20 anni di contributi (pensione di vecchiaia) o con 42 anni e 10 mesi di contributi a prescindere dall’età anagrafica (41 anni e 10 mesi le donne) con la pensione anticipata. Per i precoci resta confermata l’uscita a 41 anni di contributi.

Giovani

Per i lavoratori privi di contribuzione al 31 dicembre 1995 scomparirà il requisito relativo all’importo minimo della pensione maturata (il cd. «importo soglia»), pari a 1,5 volte l’assegno sociale, per il diritto alla pensione di vecchiaia all’età di 67 anni. Resta, invece, quello di 2,8 volte l’assegno sociale per i lavoratori, sempre privi di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995, che decidono di pensionarsi all’età di 64 anni.

Perequazione

Alcune novità riguardano il meccanismo di perequazione delle pensioni. In primo luogo il Governo ha dato il via libera ad un decreto legge che anche quest’anno erogherà in anticipo, nel prossimo mese di novembre, la rivalutazione definitiva per l’anno 2023. In pratica i pensionati riceveranno il conguaglio dello 0,8% che spetta per effetto della rivalutazione Istat definitiva pari all’8,1% rispetto alla provvisoria stimata nel 2022 al 7,3%. Anche nel 2024, inoltre, dovrebbe essere confermata la rivalutazione eccezionale delle pensioni minime per gli over-75 (per tutte le minime è già prevista la rivalutazione eccezionale del 2,7%). Il modulo perequativo non subisce comunque modifiche: resta confermata la rivalutazione su fasce complessive di importo con le stesse aliquote del 2023.

Campagna Red

Sempre nel decreto legge si prevede, infine, che il recupero delle prestazioni indebite correlate alla campagna di verifica reddituale dei pensionati relative al periodo d’imposta 2021 e alle verifiche reddituali del personale degli enti di ricerca relative al periodo di imposta 2020 sia avviato entro il 31 dicembre 2024.

 

Fonte: pensionioggi.it




Le vittime della manovra: “Il Governo fa cassa con noi”

Chi paga il conto. Le proteste. Pensionati, medici, prof, statali, poveri: così la destra colpisce il welfare e chi lo gestisce


La prima manovra di Giorgia Meloni tra caos, intoppi e bagarre, si contraddistingue per aver scontentato decine di categorie con misure peggiorative, discutibili e inique. Con un denominatore comune: senza scostamento di bilancio ha tagliato il più possibile facendo cassa sui contribuenti. Ecco chi ci ha perso di più.


Percettori del reddito: “Poveri l’uno contro l’altro”


L’intervento più discusso di questa manovra sul fronte sociale è il drastico taglio del Reddito di cittadinanza: per quelli considerati “occupabili” potrà durare solo sette mesi, quindi a luglio sarà tolto a 400 mila famiglie. Inoltre, i beneficiari saranno costretti ad accettare qualsiasi offerta di lavoro, anche non “congrua” e in qualsiasi zona d’Italia altrimenti lo perderanno anche prima della nuova scadenza naturale.
“Vogliono cancellarlo invece di migliorarlo”, dice Emiliano Manfredonia, presidente delle Acli che fanno parte dell’Alleanza contro la povertà. “La parte che non funziona sono le politiche attive, va bene, ma ripensare il Reddito non vuol dire spaventare milioni di persone che – prosegue Manfredonia – non avranno più nulla dall’oggi al domani; è un’infrastruttura sociale di questo Paese, ormai è essenziale che esista una norma di questo tipo, poi va migliorata ma non deve essere un modo per mettere i poveri uno contro l’altro, facendo discorsi del tipo aumentiamo le pensioni minime e leviamo il Reddito di cittadinanza”.


Medici e sanitari:
“Favori alla sanità privata”


Due miliardi in più al Fondo sanitario nazionale, di cui 1,4 miliardi solo per coprire i maggiori costi energetici, abbassano la previsione del rapporto spesa sanitaria pubblica/Pil al 6,1% nel 2023 contro il 6,2% del Def di Mario Draghi e contro almeno il 7% stimato per l’anno in corso, già in calo sul 2022, a distanza siderale da Francia e Germania (oltre il 9%) e dalla media Ue (7,9%). La destra di governo ha gettato la maschera, se un rilancio della sanità pubblica non era alle viste, oggi si allontana ancora. “Gli ospedali continueranno a svuotarsi di medici e a riempirsi di pazienti, si allungheranno le liste d’attesa e chi può sarà costretto a rivolgersi ai privati. Il primo punto è eliminare il tetto di spesa per il personale – osserva Pierino Di Silverio che guida il sindacato dei dirigenti medici Anaao-Assomed – altrimenti le aziende ove possibile continueranno ad affidarsi alle cooperative”, cioè ai medici a gettone. Sono saltati anche i 200 milioni di euro per le indennità da versare a medici e personale dei Pronto soccorso, che scoppiano per i limiti della sanità territoriale e degli stessi reparti ospedalieri, nonché i 10 milioni del Piano oncologico. Briciole, su cui però il ministro della Salute, Orazio Schillaci, si era impegnato e invece sconta il suo scarso peso di stimato “tecnico” ai tavoli in cui si decide.
Anche quest’anno abbiamo avuto le nostre palle di Natale”, ironizza sui social Fabio De Iaco, presidente della Società italiana di emergenza-urgenza.

 

Pensionati: “Importi miseri, la misura è un bluff”

Gli interventi sulla previdenza lasciano scontenti tutti. Sia le persone che sono già in pensione, sia chi ancora lavora e sperava nell’arrivo di norme per un’uscita più semplice. I primi sono stati colpiti dalla norma che riduce l’indicizzazione all’inflazione degli assegni a partire da quattro volte il minimo. “L’emendamento che doveva ripristinare il 100% fino a cinque volte il minimo di rivalutazione si è rivelato una bufala – ha detto Ivan Pedretti dello Spi Cgile si passa dall’80 all’85% con un taglio ulteriore per chi ha importi superiori”. Deludenti vengono giudicate anche le nuove norme sull’età pensionabile. La nuova Quota 103 riguarderà una platea molto risicata, dice la Cgil, e ancora meno la nuova Opzione Donna, possibilità di uscita che viene spostata a 60 anni con sconti di un anno per ogni figlio. “Non ci convince l’inasprimento dei requisiti – dice Paolo Andreani, segretario generale Uiltucs – le lavoratrici hanno bisogno di maggiorazioni contributive per ogni figlio, non uno sconto contributivo per accedere a una pensione spesso misera e insufficiente”.

 

Superbonus: “Crisi profonda per imprese e lavoratori”


Nonostante la rivolta dei costruttori, migliaia di imprese in allarme, la stessa tenuta dell’economia del Paese, il governo Meloni ha tenuto il punto sul Superbonus che dal prossimo anno passerà dalla maxi detrazione del 110% al 90%. Resterà la quota massima solo per i condomini che hanno deliberato l’inizio lavori entro il 18 novembre (e avranno una proroga al 31 dicembre per la presentazione della Cilas). “Senza la misura l’edilizia rischia di affrontare una profonda crisi. Stiamo parlando di migliaia di imprese e decine di migliaia di lavoratori che rischiano di saltare. Questo non è ammissibile”, spiega il segretario della Filca Cisl, Enzo Pelle. Preoccupazioni che si aggiungono a quelle di Alessandro Genovesi, leader della Fillea Cgil: “Queste novità penalizzeranno le abitazioni dei ceti meno abbienti, quelli che sono partiti per ultimi e che ora non si potranno permettere di anticipare il costo dei lavori e attendere il rimborso nella dichiarazione dei redditi”. L’accusa del governo è rimasta sempre la stessa: aver creato un “buco da 38 miliardi”. “Questi interventi correttivi causeranno gravi perdite economiche per moltissimi proprietari e un enorme contenzioso fra condomini, imprese, amministratori, professionisti, oltre che con la stessa Agenzia delle Entrate”, sottolinea il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani.

 

Precari: “Spazio al caporalato”

Sul fronte del precariato, il governo non è intervenuto per ridurlo, ma per aumentarlo. La manovra estende l’uso dei voucher (ridimensionato nel 2017 dal governo Gentiloni) nei settori del turismo, commercio, discoteche e night club. “Questo ampliamento e rafforzamento nei settori più fragili renderà più precarie e ricattabili soprattutto le donne. Sono a rischio tutele come la maternità, i congedi parentali, la malattia e l’infortunio”, commenta Paolo Andreani, segretario generale Uiltucs. Quanto all’agricoltura, dopo le proteste dei sindacati il governo ha introdotto il “lavoro occasionale agricolo”, una tipologia che garantisce tutele migliori rispetto ai voucher, ma la Flai Cgil definisce ancora insufficiente, anche perché si può applicare per massimo 45 giorni all’anno: “Nelle pieghe della semplificazione per le aziende – dice Giovanni Mininni, segretario Flai Cgil – temiamo che si aprano nuovi spazi allo sfruttamento e al caporalato. Per citarne una: che senso ha fare un contratto di lavoro che dura tutto l’anno a un giovane studente o a un pensionato e poi chiamarlo a lavorare fino a 45 giornate al massimo? Vista la diffusa irregolarità del settore, risulta difficile pensare che non ci siano tanti che possano approfittarne”.

 

Professori: “Tagli alle scuole pubbliche, aiuti alle private”


Sulla scuola, la manovra prevede il dimensionamento delle istituzioni scolastiche che si riducono di 700 unità nei prossimi anni (al ritmo del 2% in meno per 7 anni). Questo significa maggiori accorpamenti degli istituti, minore autonomia, razionalizzazione dei dirigenti e in ultima battuta anche delle strutture. In parole semplici, c’è il rischio per gli studenti che i servizi siano meno efficienti. Vengono anche scavalcate le Regioni: se non si trova un accordo sulle modalità di questi cambiamenti, sarà il governo a farlo.
Di contro si assegnano 30 milioni l’anno per tre anni alle scuole paritarie come “contributo”. A protestare contro il governo sono i dirigenti, scontenti per il mancato adeguamento delle loro retribuzioni ai livelli degli altri manager pubblici: “È necessario che si onorino gli impegni presi dal governo con l’allora ministro Fedeli, con cui fu avviato il processo perequativo mai portato a termine – ha detto Attilio Fratta, presidente nazionale di Dirigentiscuola – Le condizioni retributive dei dirigenti sono a dir poco vergognose rispetto ai dirigenti amministrativi, a fronte di un carico di lavoro incomparabile”.
Anche per le università e gli istituti superiori non statali legalmente riconosciuti viene innalzata dal 20% al 30% (come previsto per le università statali) la quota massima di risorse destinata a fini premiali per la qualità della didattica e della ricerca. Insomma, niente per la scuola pubblica (anzi tagli) ma nuovi aiuti per le private.

 

Dipendenti Pa: “Binario morto per il settore”

Tra i perdenti della manovra non possono mancare i dipendenti della Pa. Per mettere una toppa alla mancata proroga dei contratti, è stato previsto un incremento dello stipendio dell’1,5% che dovrebbe far fronte alla perdita di salario dovuta all’inflazione. “È di tutta evidenza come questa mancetta sia del tutto inaccettabile a fronte di un’inflazione annua che solo per il 2022 si attesta intorno al 10%”, commenta Marco Carlomagno, segretario generale Flp. Un aumento una tantum che offre i frutti più ricchi ai dirigenti, mentre per il grosso dei dipendenti pubblici l’aumento è di circa 30 euro lordi al mese. I risparmi di spesa per il 2023, circa 3 miliardi, sono stati utilizzati altrove.
“Sono risposte inadeguate di fronte alle emergenze che stanno dilaniando le pubbliche amministrazioni”, commenta la segretaria generale della Fp Cgil, Serena Sorrentino. Che aggiunge: “Così i redditi da lavoro dipendente rimarranno costanti nei prossimi anni, che a inflazione galoppante vorrà dire perdere salario, e che la spesa per il personale decresce, quindi niente assunzioni”. Insomma, il settore pubblico rischia di finire su un binario morto, le amministrazioni pubbliche sono tante e diverse hanno bisogno di personale, risorse e strumenti organizzativi per governare innovazione e digitalizzazione.

 

Polizia penitenziaria: “Condizioni indegne”


Nelle scorse settimane, il governo Meloni è riuscito a far arrabbiare anche i sindacati della polizia penitenziaria per il taglio di 36 milioni da qui al 2025 sul bilancio del Dap, 9,57 milioni solo nel 2023, su una dotazione complessiva per le carceri che nel 2021 ha superato i 3 miliardi e vale oltre il 30% dei fondi per la Giustizia. Altri tagli per oltre 1,5 milioni riguardano la Giustizia minorile. “Speravamo che dopo i proclami e le parole della premier durante il discorso per la fiducia, le cose sarebbero cambiate. E invece no, le condizioni in cui lavora il personale continueranno a essere indegne”, diceva Gennarino Di Fazio, a capo della Uil penitenziari.
Il settore soffre notevolmente: solo pochi giorni fa l’ennesimo detenuto suicida ha portato il totale a 82, mai accaduto da 20 anni a questa parte. “Ci hanno detto dalla Presidenza del Consiglio che i tagli sarebbero stati cancellati”, confida invece Giovanni Battista del Sappe, sindacato autonomo certo non ostile alla destra. C’è peraltro l’impegno, già previsto, ad aumentare la pianta organica: 250 agenti in più all’anno, mille in quattro anni, rafforzeranno l’organico oggi di 37 mila. “Con le assunzioni straordinarie nel 2025 dovremmo arrivare a poco più di 42 mila”, dice Durante. Anche la Fp Cgil, critica sui tagli, è parzialmente soddisfatta.

 

Dossier pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 24/12/2022




Sciopero generale: perché è importante aderire

Sciopero Generale: in Abruzzo e Molise
le ultime 4 ore del 
15 dicembre

Ti sta bene pagare fino al 43% di tasse sulla tua busta paga, mentre un professionista paga al massimo il 15%?
Allora NON SCIOPERARE!

Ti sta bene che si taglino le spese sulla sanità e l’adeguamento delle pensioni al costo della vita, ma intanto aumentino le spese per gli armamenti?
Allora NON SCIOPERARE!

Ti sta bene che si decida di chiudere il 10% delle scuole pubbliche, ma si aumentino i contributi alle scuole private?
Allora NON SCIOPERARE!

Ti sta bene che si tolgano i sussidi ai più poveri, usando quei soldi per condonare le tasse non pagate agli evasori?
Allora NON SCIOPERARE!

Ti sta bene che all’indomani della tragedia di Ischia si taglino del 45% i fondi destinati alla prevenzione dei disastri naturali?
Allora NON SCIOPERARE!

Ti sta bene l’aumento della soglia per i pagamenti in contanti fino a 5.000 euro e l’incentivo a rifiutare i pagamenti elettronici, regalo agli evasori e a chi lavora in nero?
Allora NON SCIOPERARE!

Ti sta bene la reintroduzione dei voucher, simbolo della precarietà e del lavoro sottopagato ed ulteriore incentivo per i nostri giovani ad andare a cercare lavoro all’estero?
Allora NON SCIOPERARE!

Ti sta bene il sostanziale ritorno alla Legge Fornero per quanto riguarda l’età pensionabile, con il depotenziamento pressoché totale dell’Opzione Donna?
Allora NON SCIOPERARE!

Se invece, come noi, pensi che tutto ciò non sia accettabile, allora fai sentire la tua voce partecipando allo sciopero che per l’Abruzzo e il Molise si svolgerà il 15 dicembre e riguarderà le ultime 4 ore lavorative.

Fisac Gruppo Bper



ISP: 1.100 assunzioni e 2.000 uscite volontarie, sottoscritto un positivo accordo

3 - Fisac Cgil

Nella serata di ieri, 16 novembre, è stato raggiunto un importante accordo di ricambio generazionale nell’ambito del Gruppo.

L’accordo sottoscritto risponde all’esigenza di nuove assunzioni, nonché all’impatto derivante dalla progressiva digitalizzazione e dalle necessità di riconversione/riqualificazione professionale che ne potrebbero derivare.

Il primo punto è infatti: “Politiche attive per l’occupazione e solidarietà generazionale”.

Sono previste sino a 1.100 assunzioni a tempo indeterminato al raggiungimento delle 2.000 uscite stabilite come soglia massima.

A fronte del mancato raggiungimento del limite di 2.000 uscite sarà garantita la proporzionalità di 1 assunzione ogni 2 uscite.

Tenuto conto delle precedenti intese, il numero complessivo di assunzioni, da realizzare entro il 30 giugno 2025, sarà di 4.600.

Le nuove assunzioni saranno effettuate avendo attenzione anche al supporto della Rete, alle zone svantaggiate del Paese ed al Mezzogiorno, valutando inoltre l’inserimento dei lavoratori del settore collocati nel Fondo Emergenziale.

La possibilità di aderire alle nuove uscite è riservata a coloro che non abbiano già presentato una domanda valida ai sensi dei precedenti accordi.

L’accordo prevede:

Personale che ha maturato o maturerà il “diritto” a pensione entro il 31.12.2023 

  • Possibilità di adesione volontaria al pensionamento entro il 31 gennaio 2022 con uscita al 28.02.2022 per chi ha già maturato la finestra pensionistica o all’ultimo giorno del mese antecedente alla maturazione della stessa.

L’incentivo è pari:

    • per le pensioni anticipate e di vecchiaia al preavviso contrattuale (2 mensilità per le aree professionali, 4 per i quadri direttivi, 6 per i dirigenti); qualora l’adesione pervenga entro il 24.12.2021 è prevista l’erogazione di un premio aggiuntivo di tempestività pari a 2/12 della RAL.
    • per le pensioni “quota 100” al preavviso contrattuale (2 mensilità per le aree professionali, 4 per i quadri direttivi, 6 per i dirigenti) aumentato di un importo determinato dal 1,5% della RAL per ogni mese tra il 7° e il 18° di distanza dal requisito della pensione anticipata e dal 2% della RAL per ogni mese a partire dal 19°; la somma complessiva non potrà comunque superare il 75% della RAL oltre all’eventuale premio di tempestività di 2/12 della RAL;
    • per le pensioni con “opzione donna” al 75% della RAL oltre all’eventuale premio di tempestività di 2/12 della RAL.

Personale che maturerà il requisito pensionistico tra il 01.01.2024 e il 31.12.2024

Possibilità di adesione entro il 31 gennaio 2022 alternativa tra:

    • pensione anticipata o di vecchiaia, con incentivo e premio di tempestività come sopra indicati (preavviso contrattuale, pari a: 2 mensilità per le aree professionali, 4 per i quadri direttivi, 6 per i dirigenti + qualora l’adesione pervenga entro il 24.12.2021 2/12 della RAL)
    • Fondo di solidarietà.

Personale che maturerà il requisito tra il 01.01.2025 ed entro il 31.12.2028

    • Possibilità di adesione al Fondo di solidarietà entro il 31 gennaio 2022.
    • Uscita prevista entro il 31 marzo 2025, con facoltà della banca di anticipare al 30 giugno e 31 dicembre 2022, 31 dicembre 2023, 31 marzo, 30 giugno e 31 dicembre 2024.

Le date del 30 giugno e 31 dicembre 2022 saranno adottate per i colleghi che matureranno il requisito pensionistico entro il 2024.

Durante il periodo di permanenza nel Fondo di solidarietà verranno garantite:
Copertura sanitaria del personale in servizio, condizioni creditizie ed agevolate, erogazione dell’assegno per familiari con handicap, assunzione del coniuge/figlio in caso di premorienza.
Verrà riconosciuta l’attualizzazione della contribuzione aziendale al fondo pensione per i mesi di esodo erogata con le spettanze di fine rapporto.

Nel caso di adesioni superiori alle 2.000 previste verrà redatta una graduatoria unica sulla base della data di maturazione del diritto a pensione con priorità:

  • ai titolari della L.104 in situazione di gravità per sé;
  • al Personale disabile con invalidità non inferiore al 67%.

L’accordo prevede per i part-time che accederanno al Fondo di solidarietà la possibilità di richiedere il rientro a tempo pieno nel mese precedente all’uscita.

Come OO.SS. valutiamo positivamente l’accordo sottoscritto e le assunzioni ottenute e al tavolo negoziale abbiamo ribadito la necessità che esse siano realizzate avendo attenzione alla Rete, alle aree svantaggiate del Paese e al Mezzogiorno.

Milano, 17 novembre 2021

 

Delegazioni Trattanti Gruppo Intesa Sanpaolo
FABI – FIRST/CISL – FISAC/CGIL – UILCA – UNISIN




Pensioni, dall’età agli anni di contributi: i nuovi requisiti

Ecco come il nuovo sistema previdenziale inserito nella Manovra cambierà i criteri per uscire dal mondo del lavoro


Almeno 64 anni di età e 38 di contributi. Ecco la nuova quota, la “Quota 102”, da raggiungere per potere andare in pensione. È la soluzione trovata dal governo dopo mesi di ipotesi e di studi, prevista nella legge di Bilancio per accantonare “Quota 100” senza però piombare, almeno per quest’anno, nel recinto della legge Fornero.

Pensioni, dall’età agli anni di contributi: i casi

La riforma del sistema previdenziale voluta dal governo Draghi parte dall’introduzione dei parametri di “Quota 102” validi però solo nel 2022 per portare a un graduale ritorno alla soglia dei 67 anni di età (qui il punto dell’Inps su quelle erogate nell’anno passato).

La finestra, secondo le stime dei sindacati, dichiaratamente contrari a questa trovata dell’esecutivo, riguarderà però soltanto dalle 10mila alle 15mila persone, nate non oltre il 1958.

A svantaggio di tutti quei lavoratori che, attualmente con 61-62 anni di età e 37 di contributi, assaporavano l’uscita dal lavoro dal prossimo anno se solo “Quota 100” fosse stata prorogata anche per il 2022 e che invece dovrebbero aspettare il 2026 per andare in pensione.

Al netto di eventuali modifiche in sede di approvazione della Manovra in Parlamento e delle misure di accomodamento offerte dall’allargamento dell’Ape sociale e da “Opzione donna”, per un dipendente, ad esempio, 40 anni di contributi non sono più sufficienti: bisognerà attendere i 64 anni per incassa la pensione di anzianità, anche dopo più di 45 anni di contributi.

Pensioni, dall’età agli anni di contributi: l’Ape sociale e Opzione donna

Ci sarà poi l’Ape sociale a ridurre lo scarto per coloro che versano in una situazione di difficoltà economica e che appartengono alle otto categorie professionali aggiunte alle 15 già previste per l’indennità erogata dall’Inps.

Lavoratori dipendenti pubblici e privati, autonomi e lavoratori iscritti alla gestione separata potranno richiedere l’anticipo della pensione a 63 anni con un assegno fino a massimo 1.500 euro fino al raggiungimento dell’età di vecchiaia.

Si tratta di disoccupati senza Naspi, lavoratori che assistono il coniuge, un genitore o un figlio con handicap grave, invalidi civili, e lavoratori impiegati in settori considerati gravosi o usuranti (qui abbiamo parlato delle categorie interessate dalla misura).

Le lavoratrici potranno poi fare ricorso a “Opzione donna“, altra misura di mitigazione dei criteri previdenziali prorogata di un anno, uscendo così dal lavoro a 60 anni le dipendenti e a 61 anni le autonome, per coloro che avranno racimolato 35 anni di contributi entro la fine del 2021 (ne abbiamo parlato qui).

Nella riforma il governo ha però posticipato di due anni i criteri di accesso all’opzione, per cui le impiegate 59enni che contavano di ricevere la pensione nel 2022, dovranno attendere i 61 anni e mezzo, 63 nel caso delle libere professioniste.

 

Fonte: quifinanza.it




Età pensionabile donne: tutto quello che c’è da sapere

Età pensionabile donne: i principali requisiti e canali per le lavoratrici assicurate presso la previdenza pubblica obbligatoria che vogliono andare in pensione nel 2021.


L’età pensionabile indica i requisiti anagrafici e contributivi che consentono ad un soggetto di ottenere un trattamento a carico di un ente previdenziale, pubblico o privato.

Vediamo ora nello specifico qual è l’età pensionabile in Italia per le donne e quanti anni di contributi allo stesso tempo sono richiesti per congedarsi.

La normativa di riferimento

La normativa in materia previdenziale è molto ampia e si è strutturata nel corso degli ultimi decenni attraverso continue riforme legislative, che rendono difficile un riassunto in poche righe.

In ordine cronologico, l’ultimo intervento importante sul sistema pensionistico si è avuto con il cd. “Decretone” (D.L. n. 4/2019, convertito con modificazioni in L. n. 26/2019), che ha introdotto il meccanismo “quota 100” ma ha anche modificato la decorrenza di molteplici tipologie di uscite anticipate (come, ad esempio, dei lavoratori precoci), prevedendo la cd. “finestra mobile”.

Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale n. 322 della L. n. 178/2020, entrata in vigore il 1° gennaio 2021, è possibile ripercorrere tutti i canali che le lavoratrici hanno a disposizione per chiudere la loro vita lavorativa.

Le ultime notizie sul pacchetto pensioni 2021 arrivano con la legge di bilancio 2021, approvata dal Consiglio dei Ministri del 16 novembre 2020. Tra le molteplici novità non mancano certamente anche quest’anno importanti misure in tema previdenziale.

I requisiti previsti dalla legge

Vediamo innanzitutto quali sono le regole per l’età pensionabile delle donne secondo la normativa vigente.

Nella previdenza obbligatoria pubblica (quella gestita dall’Inps) i requisiti per il collocamento a riposo, dopo il 2011, sono determinati prevalentemente da due prestazioni pensionistiche: la pensione di vecchiaia e la pensione anticipata.

A partire dal 1° gennaio 2019 si può accedere alla pensione di vecchiaia con 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi versati.
Nella pensione anticipata, invece, i contributi versati hanno un peso prevalente rispetto al requisito anagrafico e pertanto risulta possibile accedere alla prestazione indipendentemente dall’età anagrafica al perfezionamento di un determinato requisito contributivo.

Anche per l’anno in corso restano invariati i requisiti anagrafici e contributivi per l’uscita delle lavoratrici iscritte alla previdenza pubblica obbligatoria.

Anche nel 2021 resta, pertanto, la possibilità di ritirarsi con 62 anni e 38 anni di contributi; per il pensionamento di vecchiaia occorrono 67 anni unitamente ad almeno 20 anni di contributi.
Per il conseguimento della pensione anticipata occorrono invece, a prescindere dall’età anagrafica:

  • 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini
  • 41 anni e 10 mesi di contributi le donne

 Dal 2019 si è aggiunta, in forma sperimentale, anche una terza prestazione pensionistica, la cd. quota 100, composta dal raggiungimento di un mix di età anagrafica e contributiva (62 anni e 38 anni di contributi); si tratta, nella sostanza, di un ripristino della vecchia pensione di anzianità abrogata nel 2012 con la Riforma Fornero.

Nonostante le critiche, il Governo ha espresso la volontà di mantenere la misura sino alla sua scadenza originaria, prevista per il 31 dicembre 2021, contando anche sul fatto che si stanno registrando meno domande di pensionamento rispetto alle stime iniziali.

età pensionabile donne requisitiEtà pensionabile donne: le opzioni possibili nel 2021

La legge di Bilancio del 2021 lascia sostanzialmente immutato il quadro di riferimento per quanto riguarda le opzioni di pensionamento accessibili a chi è in possesso dei requisiti previsti dal legislatore. Vengono confermati o potenziati alcuni strumenti che ammorbidiscono i requisiti previsti dalla Riforma Fornero.

Il 2021 è l’ultimo anno di validità  per l’opzione Quota 100, che vede anche prorogate l’opzione donna e l’APE sociale con gli sconti contributivi per le donne con figli (APE sociale donna). Rimangono invariati i requisiti per la pensione di vecchiaia e anticipata.

Vediamo quali sono nel dettaglio tutte le opzioni a disposizione di chi intenda fare domanda di pensionamento.

Pensione di vecchiaia

Chi raggiunge il requisito dei 67 anni di età (innalzato rispetto ai precedenti 66 anni e 7 mesi) ed abbia versato almeno 20 anni di contributi maturerà il diritto alla pensione di vecchiaia, che scatta dal primo giorno del mese successivo alla maturazione dei requisiti.

Lo scatto di cinque mesi non si applica ai lavoratori addetti alle mansioni gravose con almeno 30 anni di contribuzione che, pertanto, potranno andare in pensione con 66 anni e 7 mesi.

Pensione anticipata

Nel 2021 si va in pensione anticipata indipendentemente dall’età anagrafica, con:

  • 42 anni e 10 mesi di contributi gli uomini (contro i 43 anni e tre mesi della Legge Fornero);
  • 41 anni e 10 mesi le donne (contro 42 anni e tre mesi).

Tuttavia è previsto un sistema di finestre di 3 mesi dalla maturazione dei requisiti pensionistici.

Se non si è raggiunta l’età per la pensione anticipata ordinaria, si può esercitare l’opzione per la pensione anticipata contributiva purché non si abbiano contributi antecedenti il primo gennaio 1996. I requisiti: 64 anni, almeno 20 anni di contributi effettivamente versati (obbligatori, volontari o da riscatto) e assegno maturato di almeno 2,8 volte il minimo (comma 11, articolo 24, D.L. 201/2011).

Categorie di lavoratori disagiate

Proseguono anche gli scivoli pensionistici per le categorie lavorative più deboli (disoccupati, invalidi almeno al 74%, caregivers e addetti alle mansioni gravose).

Si tratta, in particolare, dell’Ape sociale, il sussidio di accompagnamento fruibile dai 63 anni unitamente a 36 o 30 anni di contributi a seconda dei casi sino all’età di vecchiaia, e della pensione anticipata con un requisito di contribuzione ridotto a 41 anni per i lavoratori precoci, cioè coloro che hanno svolto almeno 12 mesi di lavoro effettivo prima del 19° anno di età.

Chi matura i requisiti nel corso dell’anno dovrà produrre una doppia domanda all’Inps: la prima volta per la verifica dei requisiti, la seconda volta per accedere alla prestazione vera e propria.

Quota 100

Ancora per il 2021 c’è la possibilità per i dipendenti privati di accedere alla pensione anticipata con quota 100. Tale requisito si perfeziona al raggiungimento di 62 anni di età e 38 anni di contributi. In questo caso è prevista una finestra di tre mesi.

Anche i dipendenti pubblici possono anticipare la pensione con la quota 100. I requisiti richiesti sono gli stessi dei dipendenti privati ma si devono attendere sei mesi dalla maturazione dei requisiti.

Per il settore scolastico e Afam resta ferma la decorrenza della pensione al 1° settembre (1° novembre Afam) dell’anno in cui vengono raggiunti i requisiti pensionistici. A tal fine chi matura i requisiti per la quota entro il 31 dicembre 2021 può presentare domanda di dimissioni entro il 28 febbraio prossimo, per andare in quiescenza dal 1° settembre/novembre dell’anno venturo.

età pensionabile donne opzione donnaL’Opzione donna

L’Opzione Donna dà la possibilità alle lavoratrici del settore pubblico e privato di andare in pensione anticipata, ma con assegno calcolato interamente su sistema contributivo. È stata introdotta dalla Legge Maroni 243/04 e ripresa dalla Riforma Fornero nel 2011.

Si tratta di un’opzione vincolata non all’età anagrafica dunque, ma agli anni contributivi. Il legislatore ha deciso di estendere anche a quest’anno l’Opzione Donna con la possibilità di allargare di un anno la platea delle beneficiarie. Ricordiamo che questa opzione permette alle lavoratrici di ritirarsi con 58 anni di età (59 se autonome) e 35 di contributi.

La finestra mobile, ovvero il differimento della riscossione dell’assegno pensionistico, in questo caso è di 12 mesi (18 mesi per le autonome), dopo i quali si riceve il primo assegno.

Avvalendosi di questa opportunità, secondo quanto riportato nel messaggio Inps 217/2021, le donne potranno andare in pensione a 58 anni (59 se autonome) se hanno raggiunto i 35 anni di contributi al 31/12/2020.

L’intervento della Legge di Bilancio 2021

La Legge di Bilancio 2021 ha esteso, per quanto riguarda l’età pensionabile delle donne, lo scivolo per le lavoratrici di pubblico e privato che vogliano andare in pensione anticipata, con ulteriori 12 mesi rispetto alla disciplina vigente.

Hanno la possibilità di accedere all’Opzione Donna anche le lavoratrici nate fino al 31 dicembre 1962 (1961 le autonome) che abbiano raggiunto 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2020.

Anche in questo caso si applica la cosiddetta finestra mobile secondo la quale l’assegno viene erogato dopo 12 mesi dalla maturazione dei predetti requisiti per le dipendenti e 18 mesi per le autonome (Circolare Inps 53/2011). Gli adeguamenti alla speranza di vita in questi casi non si applicano.

Per effetto del passaggio al sistema di calcolo totalmente contributivo le lavoratrici che optano per il regime in questione subiscono mediamente una decurtazione sull’assegno in misura del 20-30% rispetto alle regole del sistema misto.

Il taglio è tuttavia molto variabile in base a:

  • età della lavoratrice e dalle caratteristiche di carriera
  • retribuzione ed anzianità contributiva maturata alla data di accesso al regime.

Limiti alla fruizione del regime anticipato

Per la valutazione della contribuzione per il perfezionamento dei 35 anni sono utili, nel limite di 52 settimane annue, i contributi a qualsiasi titolo accreditati (obbligatori, da riscatto e/o da ricongiunzione, volontari, figurativi). Per le lavoratrici dipendenti del settore privato non concorrono però i contributi accreditati per malattia e disoccupazione.

Sono escluse dal ricorso al regime agevolato le lavoratrici che abbiano perfezionato il diritto al trattamento pensionistico in base ai requisiti previsti vigenti al 31/12/2011 o ai nuovi requisiti introdotti dalla Riforma Fornero. Analogamente non possono essere beneficiare le lavoratrici destinatarie delle disposizioni in materia di “salvaguardia” introdotte dal legislatore dopo il 2011 in favore dei cd. esodati (messaggio Inps 219/2013).

Si ricorda, inoltre, che a seguito dell’introduzione del riscatto della laurea agevolato (art. 20 dl n. 4/2019 convertito con legge n. 26/2019) è possibile ricorrere al riscatto per recuperare (con oneri ridotti) la contribuzione necessaria (35 anni) per accedere alla pensione con opzione donna (Circ. Inps n. 6/2020).

Come presentare la domanda

Trattandosi di una prestazione economica erogata dall’INPS, bisogna presentare un’apposita richiesta all’Istituto nazionale della previdenza sociale.

La domanda si può presentare in una delle seguenti modalità:

  • attraverso il servizio online accessibile dalla pagina dedicata alla prestazione sul (Prestazioni e Servizi > Pensione Opzione donna) cliccando su ‘Accedi al servizio’;
  • rivolgendosi agli enti di patronato e intermediari Inps;
  • telefonando al Contact Center Inps, al numero gratuito da rete fissa 803 164 o al numero 06 164 164 da rete mobile.

 

Fonte: www.lentepubblica.it




Unicredit: accordo per il piano industriale. I dettagli e il testo

L’Accordo raggiunto il 2 aprile 2020 concernente la gestione delle ricadute del piano strategico “Team 23”, si colloca in un contesto di forte criticità complessiva del Paese e del settore rispetto alla grave conclamata emergenza dovuta al Covid19. Le OO.SS, con grande senso di responsabilità, hanno deciso di continuare la discussione.

La trattativa ha trovato il suo equilibrio occupazionale attraverso la diminuzione del numero degli esuberi portati a 5200 FTE ed un importante risultato relativo alla nuova occupazione che si realizza in un rapporto di 1 a 2, pari a 2600 assunzioni stabili (in apprendistato o a tempo indeterminato). Inoltre Unicredit ha deciso di confermare la Multipolarità e rafforzarla nel meridione.

Nell’accordo sono state trovate anche soluzioni rispetto a:

  • l’apertura di un Fondo di Solidarietà di 54 mesi medi completamente volontario;
  • una soluzione economica con l’incremento del Premio Aziendale, l’aumento strutturale del buono pasto elettronico, il consolidamento del contributo ad Unica ed un contributo alla polizza odontoiatrica;
  • impegni stringenti ad affrontare successivamente le materie che non è stato possibile risolvere subito, come gli inquadramenti e la formazione.

In sintesi gli argomenti principali oggetto dell’accordo:

Esodi volontari.

Gli esuberi si riducono a 5.200 FTE (- 14% rispetto ai 6.000 previsti dal Piano a livello Italia), grazie alla previsione di 800 riqualificazioni professionali. Viene confermata la volontarietà quale unico criterio di accesso alle prestazioni della Sezione Straordinaria del Fondo di Solidarietà.

Sarà consentita la facoltà di adesione a tutti coloro che matureranno il primo requisito pensionistico entro il 1° dicembre 2027, ed usciranno con l’assegno del Fondo Straordinario con un anticipo medio di 54 mesi. Periodi di permanenza nel Fondo anche superiori sono previsti per situazioni specifiche (“casi sociali”). La raccolta delle adesioni avverrà entro giugno 2020.

Nel caso non venissero raggiunti gli obiettivi di riduzione sopracitati, a seguire si procederà a raccogliere le adesioni dei Lavoratori/trici che matureranno i requisiti nel 2028, procedendo a raccogliere le adesioni quadrimestre per quadrimestre.

In primis, l’Azienda conferma la disponibilità ad accogliere prioritariamente le domande di accesso al Fondo di Solidarietà rimaste in sospeso dal precedente Piano Giovani, relative a coloro che matureranno il diritto a pensione nel primo semestre del 2024, per i quali è prevista la cessazione dal servizio dal 1° giugno 2020. L’Azienda ha comunque dichiarato che sarà possibile optare per l’uscita alla finestra pensionistica non presentandosi alla conciliazione in Abi.

Inoltre, per coloro che non hanno potuto manifestare la propria volontà nell’ambito del piano Giovani – avendo maturato il relativo requisito dopo la chiusura delle adesioni per la successiva modifica della cd aspettativa di vita – viene confermata la gestione in via prioritaria delle richieste di cessazione, che avverranno alla prima data utile una volta ultimata la raccolta delle manifestazioni di interesse nelle tempistiche e modalità che verranno indicate dall’Azienda.

A coloro che aderiranno volontariamente al piano verrà riconosciuto un incentivo pari a due mensilità, al quale si aggiungerà una ulteriore mensilità in caso di dimissioni telematiche.

Per coloro che accedono al Fondo di Solidarietà verranno inoltre confermate fino alla data di pensione le ulteriori agevolazioni già previste dai precedenti accordi alle quali si aggiungono, come elemento acquisitivo il mantenimento del Contributo Familiari Disabili.

Le cessazioni dal servizio per l’ingresso nel Fondo di solidarietà sono previste a date prefissate:

Data di cessazione Finestre di pensione*
30 settembre 2020 finestre di pensione sino al 1° dicembre 2024 (compreso) 
31 marzo 2021 finestre di pensione dal 1° gennaio 2025 al 1° giugno 2025 
30 giugno 2021 finestre di pensione dal 1° luglio 2025 al 1° dicembre 2025
30 settembre 2021 finestre di pensione dal 1° gennaio 2026 al 1° giugno 2026
31 dicembre 2021 finestre di pensione dal 1° luglio 2026 al 1° dicembre 2026
Mese per mese da gennaio 2022 finesetre sdi pensione successive al 1° gennaio 2027 (fino ad esaurimento posti)

(*nota per il personale INPDAP che maturi la propria finestra inframmesse si fa riferimento al 1° del mese di maturazione)

Domande di pensionamento diretto

Coloro che richiederanno volontariamente il pensionamento diretto (finestra pensionistica maturata sino al 1° gennaio 2024 compreso) è prevista la possibilità di presentare entro il mese di giugno 2020 domanda di risoluzione del rapporto di lavoro alla data di maturazione del primo trattamento pensionistico, con il medesimo incentivo previsto dai piani precedenti (da 6 a 13 mensilità in funzione dell’età anagrafica). La prima uscita di pensionamento diretto è prevista per il 1° agosto 2020.

Età compiuta alla cessazione Mensilità di incentivo
fino a 56 anni 13
57 anni 12
58 anni 11
59 anni 10
60 anni 9
61 anni 8
62 anni 7
63 anni e oltre 6

Resta aperta la possibilità alternativa di richiesta di accesso al Fondo di Solidarietà.

Quota 100

Si introduce anche per coloro che sono in possesso dei requisiti per la maturazione del diritto alla pensione “quota 100” entro il 31 dicembre 2021 (massimo 100 richieste) la possibilità di presentare volontariamente, secondo le tempistiche che la stessa azienda indicherà, la propria “manifestazione irrevocabile di interesse alle dimissioni”, con pagamento di un incentivo maggiorato rispetto a quanto già previsto in caso di richiesta di pensionamento diretto.

Opzione donna

È confermata la possibilità di aderire all’opzione donna (massimo 100 richieste) con le medesime incentivazioni previste dagli accordi precedenti.

Riscatto laurea

Confermata la possibilità, per un massimo di 100 richieste, di richiedere il riscatto della laurea (ordinaria o agevolata), o di altre fattispecie assimilabili, a carico dell’azienda come possibile alternativa all’accesso al Fondo di Solidarietà. Ovviamente la richiesta sarà valutata dall’azienda solo se il riscatto consentirà di anticipare l’accesso alla pensione entro il 31 dicembre 2023 (1° gennaio 2024 compreso).

Casi speciali

Saranno valutate positivamente le domande del personale che appartiene a tipologie di non vedenti, titolari di invalidità o affetti da patologie di particolare gravità propri o del nucleo familiare con i trattamenti previsti dal Documento condiviso del 4 luglio 2016.

Nuova occupazione

Le Organizzazioni Sindacali, anche per attenuare l’impatto organizzativo delle uscite oltre che per favorire il rilancio dell’azienda, hanno ottenuto l’impegno all’assunzione di 2.600 Lavoratrici/Lavoratori a tempo indeterminato/apprendistato (con particolare attenzione a coloro che sono attualmente ricompresi nella Sezione Emergenziale del Fondo di Solidarietà) ed alla stabilizzazione dei circa 900 colleghi/e già in apprendistato. Le assunzioni verranno indirizzate verso le attività commerciali e nelle aree funzionali allo sviluppo dei processi digitali e suddivise con criteri di proporzionalità tempo per tempo rispetto alle uscite.

Multipolarità

Viene confermata la multipolarità come elemento di tenuta occupazionale con azioni volte alla crescita del Sistema Italia investendo su due poli nel Mezzogiorno (Campania e Sicilia), in cui verranno accentrate e rafforzate attività specialistiche e di back office.

Premio una tantum 2019 (V.A.P.)

Il premio Aziendale verrà erogato con un incremento del 10% rispetto all’anno scorso con importo pari a: 1.430 € a conto welfare o 880 € in contanti erogato con le competenze del mese di giugno 2020. Per quanto riguarda l’erogazione cash, verrà applicata la detassazione del 10% prevista dalla nuova Legge Finanziaria.

Resta inoltre a totale carico dell’azienda l’onere connesso alla quota base inerente le coperture collettive odontoiatriche relativamente all’anno 2020, pari ad Euro 88,70 pro capite. Confermata anche la possibilità di utilizzo dei welfare day (massimo 5).

Buoni pasto

È stata concordata l’introduzione dei buoni pasto elettronici dal 1° luglio 2020, aumentati da 5.29 euro a 7 euro scaglionati come segue:

Tempo pieno

  • 6 euro a partire dal 1° luglio 2020;
  • 6,5 euro a partire dal 1° luglio 2022;
  • 7 euro a partire dal 1° luglio 2023.

Part time

  • 4,5 euro a partire dal 1° luglio 2020;
  • 5,5 euro a partire dal 1° luglio 2022;
  • 6 euro a partire dal 1° luglio 2023.

Assistenza sanitaria integrativa UNICA

Il contributo aziendale ad Unica unificato per Aree Professionali e Quadri Direttivi viene definito e stabilizzato a 900 Euro pro capite.

Inquadramenti

Si è concordato con l’azienda di favorire il raggiungimento di accordi per la valorizzazione del personale anche in ulteriori società del Gruppo, con particolare riguardo a UniCredit Services.

Commissione bilaterale organizzazione lavoro

Viene ribadita e rafforzata l’importanza dell’attività della Commissione e ne viene prorogata la validità per un costante confronto per quanto riguarda le attività relative alla realizzazione del piano ed alle ricadute sui lavoratori. Viene inoltre istituita la Commissione Tecnica organizzazione del lavoro con lo scopo di monitorare la dinamica numerica e geografica di entrate ed uscite. Viene rafforzato il processo informativo in merito alle chiusure filiali.

Formazione

Si ribadisce la centralità dei processi di formazione per lo sviluppo professionale, sancendo che il Piano sarà supportato da interventi formativi e specifici di riconversione e riqualificazione professionale tali da fornire, per tempo, le competenze richieste per affrontare i rapidi cambiamenti organizzativi e di business. Particolare attenzione viene posta inoltre alla necessità della programmazione delle ore di formazione obbligatoria e di ruolo ed il corretto utilizzo del codice PFO, così come previsto negli scorsi accordi ed alla possibilità di fruizione della formazione in modalità smart-learning.

Welfare, politiche di conciliazione e part time

Vengono confermate e stabilizzate le coperture assicurative per premorienza e sopravvenuta inabilità al lavoro. Viene introdotta in via sperimentale una copertura Temporanea Caso Morte mirata all’estinzione del debito residuo dei mutui prima casa dipendenti Unicredit.
Si è inoltre stabilita la prosecuzione della sperimentazione degli strumenti di conciliazione già introdotti e l’impegno a continuare il confronto per introdurre ulteriori misure in tema di lavoro agile e permessi per eventi chiave della vita.

In relazione al part time, si è stabilito l’impegno aziendale ad intensificare l’accoglimento domande di part time anche attraverso la ridefinizione dell’accordo in essere.
Viene reintrodotta per gli apprendisti la contribuzione al Fondo Pensione di Gruppo a carico dell’Azienda pari al 4 % per tutti i 3 anni di apprendistato.

La valutazione delle Organizzazioni Sindacali è positiva, in particolare rispetto all’equilibrio occupazionale raggiunto, per l’attenzione concreta al meridione e soprattutto con questa intesa Unicredit conferma concretamente la volontà di restare ed investire in Italia.

 

Milano, 2 aprile 2020

 

SEGRETERIE DI COORDINAMENTO GRUPPO UNICREDIT
FABI – FIRST/CISL – FISAC/CGIL –UILCA – UNISIN

Accordo

Verbale Premio 2019

 




BPER: chiarimenti per i “pensionandi”

Prendendo spunto dagli approfondimenti fatti in questi giorni in risposta alle numerose domande che ci sono state rivolte, condividiamo alcune informazioni che riteniamo possano interessare a molti dei colleghi che stanno pensando di abbandonare il lavoro.

 

  1. Il primo è l’età: non si può aderire se si è nati dopo il 31.12.1960.
    Il secondo sono i contributi:
    .
  1. Chi esce nel Fondo può lavorare?
    Sì, ma a determinate condizioni.
    Chi inizia una nuova attività lavorativa mentre percepisci l’assegno del Fondo di Sostegno al Reddito deve obbligatoriamente darne tempestiva comunicazione all’Azienda.
    Non si possono fare lavori in concorrenza con la Banca. Per altri lavori da dipendente
    .
    Anche svolgendo attività imprenditoriale o autonoma, purché non in concorrenza con la Banca, il reddito si cumulerà fino ad azzerare l’assegno del fondo.
  1. Nei precedenti accordi si è verificata una differenza in meno rispetto al riferimento della pensione. Tale differenza scaturiva dalle posizione contributive dei colleghi che rientravano nella seguente previsione: avere una posizione contributiva da almeno 18 anni nell’anno 1995. Con il passare degli anni tale platea si è sempre più ridotta.
    Tra i colleghi che usciranno dal 2020 probabilmente ci sarà solo qualcuno che si vedrà applicata ancora una decurtazione dell’importo dell’assegno del fondo.
    Se non si hanno almeno 18 anni di versamento contributivi alla data del 31/12/1995 non viene applicata alcuna decurtazione.

 

 

Segreteria di Coordinamento FISAC BPER