Le banche chiudono in Abruzzo: sindacati a confronto

In Abruzzo in dodici anni da 700 filiali di banche si è arrivati a 429. Negli ultimi anni si sono persi 2.700 posti diretti e circa 300 indiretti. Numeri allarmanti e un grido di allarme lanciato dai sindacati confederali che hanno voluto organizzare un momento di incontro all’Emiciclo anche per coinvolgere i sindaci in questo discorso.
A farne le spese sono soprattutto le aree interne che già sono spopolate. Manca un servizio per il cittadino ma anche per le imprese ed è un fatto che aumenta la disuguaglianza tra aree interne e costa.
Il momento di approfondimento ha avuto come titolo “L’uguaglianza possibile, le banche nei comuni del futuro”.

Negli ultimi anni, soprattutto nei comuni montani, si sta assistendo ad una desertificazione bancaria supportata da un nuovo modello di banca “on line” che prevede una chiusura massiva di sportelli e uffici che non sono ritenuti più interessanti e remunerativi. Ma così viene a mancare un punto di riferimento per le aziende e per i cittadini con difficoltà pure di accesso al credito da parte delle imprese.

Nella sua relazione il dottor Aldo Ronci, ricercatore, ha analizzato i dati che fotografano un sistema produttivo in difficoltà con un decremento di abitanti in Abruzzo negli ultimi anni che è di quasi il doppio del dato nazionale.

Ad aprire i lavori sono stati Giulio Olivieri, segretario generale First Abruzzo Molise e Francesco Trivelli, coordinatore Fisac Cgil Abruzzo e Molise.
Tanti gli interventi perchè dopo l’analisi dei dati c’è stato anche spazio per una tavola rotonda.

Le banche devono tornare nel territorio per svolgere la loro funzione di banche – ha detto ad esempio Carmine Ranieri segretario generale Cgil Abruzzo Molise – il periodo è complesso e la crisi economica è forte. Le imprese hanno bisogno di banche vicine e anche i cittadini. Il modella della banca digitale per noi non funziona”.

Gianni Notaro, segretario generale Cisl Abruzzo e Molise, nel commentare i numeri, ha aggiunto che tutto ciò sta passando in silenzio e per l’economia regionale è un danno irreparabile. Per questo bisogna porre un freno a questo trend e le istituzioni devono tenere alta l’attenzione.

Chiedo ai politici – ha detto Fabrizio Truono segretario confederale Uil Abruzzo – un impegno per fare un discorso comune e per cercare di tornare a rendere attrattivo il territorio e le zone interne, le capacità per farlo ci sono, anche alla luce delle ingenti risorse che arrivano dal Pnrr e da altri canali che ci permetteranno di fare una programmazione di rilancio del territorio”.

Il dibattito è stato ricco di spunti e riflessioni anche grazie ai contributi, poi, del presidente di Abruzzo Sviluppo Stefano Cianciotta, di Domenico Zocco della segreteria Uil.Ca Abruzzo, del segretario nazionale Fisac Cgil Nino Baseotto. 

Insomma la battaglia deve essere unica per evitare altri danni e secondo il presidente ANCI Abruzzo Gianguido D’Alberto deve passare un nuovo messaggio, quello che l’Abruzzo è una terra competitiva con tante possibilità.

Il problema della chiusura degli sportelli incide non poco anche sulla socialità di tanti piccoli comuni abruzzesi.

Fonte: Il Messaggero




Le banche nei Comuni del futuro: il 9 giugno convegno di CGIL, CISL e UIL

Giovedì 9 giugno, a partire dalle ore 9, si svolgerà all’Aquila, presso la sala ipogea del Consiglio Regionale del Consiglio Regionale d’Abruzzo, il convegno dal titolo:

L’uguaglianza possibile: le Banche nei Comuni del futuro

L’evento è organizzato da Cgil, Cisl e UIL in collaborazione con Regione Abruzzo e ANCI Abruzzo, oltre alle rispettive categorie rappresentative dei bancari (Fisac, First e Uilca). L’obiettivo della giornata è la sensibilizzazione alle enormi problematiche causate dalla chiusura degli sportelli bancari in Abruzzo, tema del quale, come Fisac, ci siamo ripetutamente occupati.

Per questo motivo, all’incontro sono stati invitati i sindaci di tutti i comuni abruzzesi oltre ai 3 candidati sindaco del Comune dell’Aquila. La giornata si prefigge lo scopo di costituire un coordinamento dei sindaci, in modo da poter interloquire con maggior forza ed efficacia con i grandi gruppi bancari nazionali.

L’evento può essere seguito in diretta youtube a questo link:
L’UGUAGLIANZA POSSIBILE le Banche nei Comuni del futuro – YouTube

Questo il programma dell’incontro:

  • Presentazione: Giulio Olivieri
    Segretario Generale First Abruzzo Molise
  • Saluti istituzionali: Lorenzo Sospiri
    Presidente Consiglio Regionale
  • Introduce: Francesco Trivelli
    Coordinatore Fisac Cgil Abruzzo Molise
  • Relazione: “Cosa accade in Abruzzo”
    a cura del dott. Aldo Ronci
    Ricercatore
  • Intervengono:
    Michele Lombardo
    Segretario Generale UIL Abruzzo
    Carmine Ranieri
    Segretario Generale CGIL Abruzzo
  • Tavola rotonda. Ne discutono:
    Nino Baseotto
    Segretario Nazionale Fisac/Cgil
    Gianguido D’Alberto 
    Presidente ANCI Abruzzo. Sindaco di Teramo
    Prof. Stefano Cianciotta
    Presidente Abruzzo Sviluppo Spa
    Domenico Zocco
    Segreteria Uil.Ca Abruzzo
    modera:
    Angelo De Nicola
    Giornalista e scrittore

La partecipazione è libera.




Baseotto al Senato: chiusura sportelli dà nuovo spazio all’usura

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) – Roma, 17 mag – La trasformazione delle banche italiane da tradizionali a “fortemente commerciali” assieme alla spinta verso le concentrazioni “sta portando il sistema bancario ad abbandonare tanti territori dal Sud, alle aree interne con difficoltà reali di accesso al credito da parte di piccoli risparmiatori e piccole e medie imprese che non hanno più a disposizione, in alcuni casi, né il bancomat, né un operatore al quale chiedere consulenza”.

Secondo il segretario generale del sindacato Fisac Cgil Nino Baseotto “l’assenza di sportelli bancari sui tanti territori del nostro Paese rischia di essere uno dei segnali di abbandono dei territori stessi e potrebbe concorrere a dare nuovo spazio all’usura ed alla criminalita’ organizzata”. Baseotto interviene in audizione davanti alla Commissione d’inchiesta sulle banche e aggiunge che la questione delle pressioni commerciali non va ridotta agli eccessi di singoli che vanno contrastati.

“Il problema è la trasformazione in banca commerciale che cambia il rapporto sul territorio; le ricadute sono i tanti lavoratori e lavoratrici che si dicono in difficoltà nel fare il loro lavoro.

Siamo convinti che la stragrande maggioranza di loro ha un bagaglio importante per il sistema Paese e ragionare per migliorare il clima aziendale e’ un tema da affrontare”.


L’intervento

Buongiorno.
Anzitutto grazie per l’opportunità che ci date con questa audizione.

Il settore bancario italiano è caratterizzato da una solida struttura di relazioni industriali, anche in ragione del fatto che circa il 75% delle lavoratrici e dei lavoratori sono iscritti alle Organizzazioni Sindacali che oggi avete deciso di audire.

Possiamo dire che come Sindacati di settore abbiamo l’orgoglio di essere fortemente radicati, ma nel contempo sentiamo anche la responsabilità di rappresentare al meglio le colleghe e i colleghi.
È con questo senso di responsabilità che affrontiamo un tema, quello delle pressioni commerciali, diffusamente sentito tra le lavoratrici e i lavoratori del settore.

A premessa, è utile richiamare come, con la profonda trasformazione del sistema bancario e finanziario italiano che ha preso avvio negli anni ‘90, si sia determinato un marcato cambiamento di modello e di organizzazione, unitamente ad un diverso e più aggressivo approccio commerciale.

Questo dato deve portare a riflettere sul ruolo del sistema bancario/finanziario a sostegno della politica economica del Paese, alle regole necessarie per il corretto svolgimento di questo compito, anche con riferimento all’attuazione di quanto sancito dall’art. 47 della nostra Costituzione.

In sé stessi, i prodotti finanziari non sono buoni o cattivi.

La differenza è data dalla diversa rischiosità, complessità, orizzonte temporale e adeguatezza al profilo di clientela a cui i prodotti vengono proposti e il sistema bancario sistematizza tutte queste caratteristiche rendendole adeguate alla diversa tipologia di cliente.

È indubbio che il Decreto legislativo 231 del 2001 riguardante la disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, ha determinato un punto di svolta, nella misura in cui ha sancito la separazione tra la responsabilità giuridica della banca da quella dei propri dipendenti.

Nel momento in cui, infatti, la banca dimostra di aver assolto alle prescrizioni previste dal Decreto legislativo 231 viene esentata da ogni responsabilità diretta della quale, invece, viene investito il o la dipendente.
La segmentazione della clientela, politiche commerciali sempre più pressanti e diversificate e il legame di causa/effetto tra i sistemi incentivanti e i risultati conseguiti costituiscono oggi la realtà del “sistema” che può presentare effetti distorsivi.

Con riguardo ai modelli di business ed ai processi di riorganizzazione e di ottimizzazione delle risorse, come Sindacato abbiamo più volte cercato un confronto con le singole Aziende.
Il vigente Contratto Collettivo Nazionale contiene la previsione di una procedura di confronto con le OO.SS. In tema di sistemi incentivanti, ma consente comunque all’Azienda di dare corso alle proprie determinazioni, qualora – alla conclusione di tale procedura – permangano pareri e valutazioni difformi con il Sindacato.

Inoltre, l’affidamento degli obiettivi commerciali anche quando si sostanzia più come assegnazione di “squadra” ha meccanismi e prassi di pressione diretta sui singoli dipendenti.
Il raggiungimento degli obiettivi – definiti dall’Azienda senza alcun passaggio di trattativa né collettiva, né individuale – diventa, nei fatti, condizione per il conseguimento della remunerazione-premio prevista dal sistema incentivante. Oltre al controllo e alla valutazione del diretto superiore gerarchico, sempre presente, bisogna ricordare che prolificano ormai moltissimi sistemi di rilevazione di ogni tipo di dato che va dalla programmazione dell’attività lavorativa della/del singola/o lavoratrice/tore (scandita con le agende elettroniche in condivisione fino alla previsione di prestazioni di 5 minuti), e del risultato economico conseguentemente atteso, fino alla consuntivazione del risultato giorno per giorno, risorsa per risorsa.

In questo meccanismo si inseriscono le “pressioni commerciali” effettuate con qualsiasi mezzo informatico (comprese le comparazioni tra persone e/o strutture) o persino diretto e personale ma è chiaro che, al di là del comportamento più o meno pressante dei singoli, è il sistema che induce ad un rapporto “aggressivo” con la clientela che si sente utilizzata piuttosto che tutelata e che ha perso fiducia nel sistema bancario nel cui comportamento non legge più la funzione sociale e di sostegno che dovrebbe svolgere.

Da questa pur sommaria descrizione dei meccanismi e delle prassi generalmente in atto, si desume facilmente che la lavoratrice o il lavoratore è oggettivamente posto in una condizione spesso difficile e di più o meno grande disagio.

Non sono infrequenti fenomeni di assunzione di ansiolitici da parte di quelle lavoratrici o di quei lavoratori che più avvertono forme molto pressanti di controllo a livello individuale ed anche collettivo.
Misure e pressioni che, come è evidente, possono variare da singolo a singolo, da gruppo a gruppo, da area ad area.

Nel febbraio 2017, è stato sottoscritto tra ABI e le Organizzazioni Sindacali di settore un “Accordo sulle politiche commerciali e l’Organizzazione del Lavoro” che favorisce il rispetto di valori etici fondamentali e promuove comportamenti coerenti con i valori etici a cui devono ispirarsi politiche commerciali responsabili e sostenibili in termini di tutela del risparmio, soddisfazione della clientela, rispetto della dignità di lavoratrici e lavoratori.

Un accordo che è stato declinato in moltissime aziende/gruppi del settore e che prevede anche segnalazioni in caso di difformità nei comportamenti.
Un accordo che è unico a livello europeo e che ha avuto per Abi e le associate un rilevante effetto “vetrina”.

Come Organizzazioni Sindacali rivendichiamo il merito e la valenza di questo accordo, frutto anche di relazioni sindacali avanzate.

Non possiamo però sottacere il fatto che le segnalazioni sono molto inferiori rispetto a quanto viene continuamente denunciato, attraverso comunicati, dalle Rappresentanze Sindacali dei vari territori.
Ciò si spiega, a nostro parere, con il fatto che l’anonimato della denuncia – previsto dall’accordo – nei fatti viene a mancare quando poi in Commissione si esamina il caso specifico, anche quando denunciato dalle sole Organizzazioni Sindacali.

Questa oggettiva difficoltà ingenera nelle lavoratrici e nei lavoratori diffidenza, scarsa fiducia nello strumento della denuncia, anche se agito in forma anonima.
Va sottolineato che le segnalazioni hanno riguardato spesso comportamenti offensivi o aggressivi singoli e non l’organizzazione ed il clima aziendale.

Per quanto riguarda, poi, i percorsi professionali, essi sono previsti dal vigente Contratto Nazionale di settore e vengono definiti dalla contrattazione di secondo livello.
Sono, dunque, diversi per articolazione e struttura in ragione del modello organizzativo di ogni singolo gruppo o azienda e dei relativi accordi esistenti. Se, però, i percorsi professionali sono “contrattualizzati” e quindi “trasparenti” perché regolamentati (e lo sono diffusamente nel settore), è pur vero che gli avanzamenti di carriera o, talvolta, di salario possono comunque verificarsi anche al di fuori dei percorsi professionali contrattualizzati, perché restano nell’alveo della discrezionalità dell’azienda e dell’esercizio della libertà di impresa.

Ciò determina il rischio che, in alcuni casi, la valutazione e la relativa remunerazione della professionalità tendano in buona parte a limitarsi ai risultati commerciali conseguiti.
Ho cercato di tratteggiare brevemente alcuni aspetti problematici se non critici legati al tema delle pressioni commerciali.

A nostro parere, il problema di fondo è quello che si è accennato all’inizio di questo intervento.
In assenza di attenzione sulle politiche creditizie e finanziarie nei confronti del sistema Paese, si assiste da tempo (e oggi è ancor più evidente) ad una trasformazione da banche tradizionali a banche fortemente commerciali.

Se si leggono attentamente i bilanci, i ricavi da commissioni sono ormai una parte importante del margine di intermediazione e, di fatto, risultano più consistenti del margine di interesse.
Questa trasformazione, unitamente alla spinta verso le concentrazioni, sta portando il sistema bancario ad abbandonare tanti territori: dal Sud, alle aree interne ed a quelle montane, con difficoltà reali di accesso al credito da parte di piccoli risparmiatori e piccole e medie imprese che non hanno più a disposizione, in alcuni casi, né il bancomat, né un operatore al quale chiedere consulenza.

L’Italia è un Paese che presenta, oggi, alcuni aspetti peculiari: una rete di amministrazioni locali molto vasta e frammentata con i nostri oltre 8.000 comuni; un sistema produttivo e terziario fortemente caratterizzato dalla piccola e media impresa; uno sviluppo delle reti digitali non omogeneo e caratterizzato da vaste aree territoriali trascurate, se non in alcuni casi, dimenticate. L’assenza di sportelli fisici nei quali recarsi non aiuta alla costruzione di un sistema virtuoso nel quale anche le banche dovrebbero inserirsi per sostenere sviluppo e crescita del Paese.

La progressiva riduzione della presenza di sportelli bancari sui tanti territori del nostro Paese rischia di essere uno dei segnali di abbandono dei territori stessi e potrebbe concorrere a dare nuovo spazio alla piaga dell’usura ed alla criminalità organizzata.

Nessuno intende sottovalutare il fatto che le banche sono imprese private che hanno come obiettivo quello di produrre risultati e utili per i propri azionisti.

Al contempo, però, non può e non deve perdere forza e fattualità il ruolo che l’art. 47 della Costituzione assegna loro, quando prescrive che “la Repubblica …. disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito”.
Soprattutto oggi, nella difficile transizione oltre la crisi pandemica e le sue implicazioni profonde e di fronte alle conseguenze economiche e sociali indotte dalla sciagurata guerra di Putin, c’è bisogno di determinare i presupposti per una ripresa caratterizzata dalla sostenibilità.

Le banche devono essere parte di questo processo, attraverso una loro presenza diffusa e la capacità di sostenere l’economia, separando le attività di banca tradizionale da quelle di tipo esclusivamente finanziario.
Non si può prescindere dalla tutela del risparmio: ciò passa anche dal riconoscimento e dalla valorizzazione delle capacità professionali delle addette e degli addetti del settore, attraverso un’organizzazione scevra dal produrre tensioni dannose e un peggioramento del clima aziendale.

In questa ottica, e a conclusione del mio intervento, tengo a rimarcare una volta di più come il fenomeno delle pressioni commerciali, se non deve essere affrontato in modo strumentale, non può nemmeno essere ridotto solo a comportamenti eccessivi e distorsivi di singoli, ma deve comportare una equilibrata correzione di aspetti non secondari dei modelli organizzativi oggi in essere.

Nell’interesse delle persone che rappresentiamo, dei clienti e della credibilità stessa del nostro sistema bancario.




Limite contanti 2022, il tetto torna a duemila euro

l centrodestra vota contro il limite a mille euro scattato a gennaio. Per quest’anno dunque si tornerebbe alla soglia di duemila euro, a meno che le cose non cambino di nuovo in Parlamento con la conversione in legge del decreto Milleproroghe


 

Dietrofront sul limite all’utilizzo del contante. Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia votano contro il tetto fissato a mille euro ed entrato in vigore poco più di un mese fa. Una mossa che spacca la maggioranza e va nella direzione opposta a quella del governo. Se ci sarà la conferma nell’ultimo passaggio in Parlamento per la conversione in legge del decreto Milleproroghe, si potrà dunque continuare a pagare con banconote l’affitto o l’idraulico fino a duemila euro senza rischiare multe.

Limite a 1.000 euro nel 2023?

Questa soglia, poi, dovrebbe essere nuovamente ridotta a mille euro a partire dall’anno prossimo, ma il condizionale è d’obbligo perché da anni in Italia si continua a cambiare idea su un tema legato alla lotta all’evasione fiscale e al riciclaggio di denaro sporco. L’intento di limitare il ricorso al contante è infatti quello di incentivare le spese con bancomat, carte di credito e bonifici, più difficili da nascondere al Fisco e alla polizia. Nonostante i progressi degli ultimi tempi, il nostro paese resta uno degli ultimi fra quelli europei a fare uso dei pagamenti elettronici. Ma vediamo cosa dovrebbe cambiare.

Cambiamenti continui negli ultimi anni

Possibile pagare cash fino a duemila euro la parcella dell’avvocato e per prestare, o regalare, del denaro a un familiare. Se si supera il limite la multa va da mille e 50mila euro, mentre per i pagamenti digitali era già previsto che i negozianti che li rifiutavano rischiavano una sanzione (a partire da 30 euro più una percentuale sul valore dell’acquisto) solo dall’anno prossimo. Invariate le regole per prendere o depositare i soldi in banca: non ci sono limiti, ma se si superano i 10mila euro in un mese scattano le segnalazioni alle autorità. Come detto su questo argomento si è spesso cambiato idea. Nell’estate del 2020 si era avviata una stretta graduale, col punto d’arrivo al gennaio 2022. Si sarebbe così tornati al livello fissato undici anni prima (1.000 euro),  dopo che nel 2016 era stato alzato a tremila euro.

Fonte: Sky Tg 24


 

IL COMMENTO DELLA CGIL:
UN REGALO AGLI EVASORI

 

“Il nostro Paese, agli ultimi posti in Europa per l’utilizzo della moneta elettronica, ma ai primi per evasione fiscale, segna un grave arretramento nella lotta a quest’ultima”. Questo il commento della vicesegretaria generale Cgil Gianna Fracassi all’approvazione dell’emendamento al “decreto milleproroghe” che riporta nel 2022 la soglia massima all’uso del contante da 1.000 a 2 mila euro.

“Ridurre la possibilità di tracciare le transazioni rappresenta uno straordinario regalo all’evasione, al riciclaggio di denaro, alla criminalità”, prosegue Fracassi: “Utilizzare grossi quantitativi di contanti non è certo una necessità di milioni di lavoratori e pensionati, che, anzi, avrebbero tutto il diritto di vivere in un Paese che metta in atto misure volte a garantire che tutti i contribuenti paghino le tasse, come fanno da sempre lavoratori dipendenti e pensionati”.

La vicesegretaria generale Cgil, dunque, chiede che “nel primo provvedimento utile s’intervenga per ripristinare, anzi ridurre ulteriormente, la soglia del contante e, a partire dalla legge delega, si rafforzino le misure di contrasto all’evasione fiscale e di trasparenza e tracciabilità di tutte le transazioni.

Sul tema è intervenuto anche il segretario generale della Fisac Cgil Nino Baseotto, per il quale la decisione di alzare il tetto per il pagamento in contanti è “un atto sbagliato e grave: l’Italia ha un’evasione fiscale più alta e senza eguali rispetto alla media degli altri Paesi dell’Unione Europea, per questo sarebbe stato necessario confermare il tetto definito nella legge di bilancio del 2019”.

Per Baseotto “elevare il tetto per l’uso del contante contraddice le iniziative tese a incentivare l’uso della moneta elettronica che, nel nostro Paese, è ancora molto meno utilizzata che nel resto dei Paesi europei. Il voto del Parlamento costituisce quindi una brutta pagina, rispondendo a logiche che nulla hanno a che vedere con una coerente politica di contrasto all’evasione fiscale”. Il segretario generale della Fisac Cgil così conclude: “Ancora una volta dobbiamo constatare come proprio il contrasto all’evasione sia un aspetto quasi del tutto assente nella politica economica e finanziaria dell’attuale governo”.

 

fonte: www.collettiva.it




Segretari Generali: incontro con ABI su emergenza Covid, le novità

3 - Fisac Cgil

Dichiarazione congiunta di:
Lando Maria Sileoni, Riccardo Colombani, Nino Baseotto, Fulvio Furlan e Emilio Contrasto
Segretari Generali di FABI, FIRST CISL, FISAC CGIL, UILCA UIL, UNISIN
a proposito dell’incontro odierno con ABI

 

L’incontro che abbiamo avuto oggi con ABI si è concluso in modo positivo.

Le disponibilità e le convergenze già acquisite sono importanti: ripristino di tutte le misure di prevenzione (distanziamento, areazione, sanificazione, gel disinfettante per le mani, mascherine FFP2, ecc.), ricorso al lavoro agile, ruolo degli RLS, sospensione delle attività di formazione in presenza e delle trasferte, garanzia del mantenimento della retribuzione in caso di periodi di quarantena o autosorveglianza, proroga dell’accordo per lo svolgimento delle assemblee in remoto.

Inoltre si è definito l’impegno a incontrarsi nuovamente alla luce del Decreto che il Governo si è impegnato a fare entro il prossimo 23 gennaio: in tale occasione sarà affrontato il tema di come regolare l’accesso alle filiali da parte della clientela (controllo del Green Pass, appuntamenti, ecc.). Tutto ciò sta a dimostrare quanto utile e opportuna sia stata la decisione di FABI, FIRST, FISAC, UILCA e UNISIN di chiedere un incontro urgente ad ABI sulla base di richieste e proposte precise. Abbiamo rappresentato e vogliamo continuare a rappresentare la profonda e diffusa preoccupazione delle lavoratrici e dei lavoratori bancari per la pesante recrudescenza del numero dei contagi da Covid-19.

La tutela della salute viene per noi prima di ogni altra considerazione.

Si tratta di non rinviare a domani ciò che è possibile fare subito e di avere la consapevolezza che, nella situazione data, è necessario mettere in campo decisioni e soluzioni chiare ed anche nuove, non limitandosi alla semplice conferma di quanto già in essere.

Il Sindacato unitariamente proseguirà la propria iniziativa, attraverso un rapporto stringente con ABI, unitamente alle più opportune iniziative che via via potranno essere prese a livello aziendale.

Roma, 13 gennaio 2022

 

I Segretari Generali
FABI, FIRST, FISAC, UILCA, UNISIN

 

COVID: le novità introdotte dal Governo a Gennaio 2022




Salari amari: disuguaglianze, retribuzioni, contrattazione

Sebbene sia sempre stato terreno di confronto, spesso aspro, all’interno del mondo politico ed accademico, l’interesse per la disuguaglianza economica si è intensificato in modo significativo a partire dalla grande recessione del 2008-2009.

Nel nostro lavoro ci siamo concentrati principalmente sulle due dimensioni analitiche classiche della disuguaglianza al singolare, rispettivamente disuguaglianza della ricchezza e disuguaglianza salariale. Siamo partiti dalle principali evidenze in termini di concentrazione della ricchezza a livello globale per poi entrare nello specifico del caso italiano e della sua comparazione con il livello europeo. Abbiamo, poi, riproposto la stessa tipologia di analisi concentrandoci però sulle disuguaglianze salariali. Il salario medio lordo annuale in Italia è circa 12.400 euro in meno rispetto alla Germania e oltre 9.000 euro in meno rispetto alla Francia. Questa distanza tra i salari di Germania e Francia rispetto a quelli italiani, preoccupante di per sé, è ulteriormente aggravata dalla lettura tendenziale. Negli ultimi venti anni i salari italiani sono stati pressoché stagnanti.

La crescita delle disuguaglianze è il frutto di scelte politiche: è da respingere una certa lettura deterministica delle disuguaglianze come male necessario che deve essere accettato e non corretto.
Pur avendo attirato maggiore attenzione negli ultimi tempi, ricchezza e distribuzione della ricchezza giocano un ruolo minore rispetto alla distribuzione del reddito nelle discussioni sulle disuguaglianze economiche. Tuttavia, il tema della polarizzazione della ricchezza è, nella realtà dei fatti, uno snodo cruciale da affrontare se si vuole inquadrare correttamente il fenomeno della crescita delle disuguaglianze a livello globale degli ultimi decenni. Negli ultimi quarant’anni la ricchezza è cresciuta in misura nettamente superiore al monte salari complessivo e questa stessa ricchezza si è distribuita in modo disuguale a vantaggio di una quota molto piccola della popolazione.

Nella nostra riflessione, infine, proponiamo due elementi cruciali che aggravano e in parte rendono possibile l’affermarsi dell’odiosa e problematica disuguaglianza, collegati all’ascesa della finanza globale e alle modificazioni nella struttura della tassazione.


Programma – scarica il PDF – scarica la versione orizzontale

09,30 Video introduttivo

  • Bruna Belmonte, Presidente Lab

09,45 Roberto Errico, Ricercatore Lab (contributo filmato con videografica)

09,50 Opinioni a confronto

conduce Natascha Lusenti, Giornalista

09,55 Primo panel
  • Maria Grazia Gabrielli, Segretaria generale Filcams
  • Maurizio Martina, Vice Direttore generale FAO
  • Giovanni Mininni, Segretario generale Flai
  • Mauro Paccione, Direttore Risorse Umane Reale Group
  • 10,35 Nicola Cicala, Direttore Lab (contributo filmato con videografica)
10,40 Secondo panel
  • Nino Baseotto, Segretario generale Fisac
  • Ilaria Dalla Riva, Responsabile People & Culture Italia, UniCredit
  • Stefano Malorgio, Segretario generale Filt
  • Leonello Tronti, Docente di Economia e politica del lavoro, Università Roma Tre

11,20 Video

11,25 Tavola rotonda conclusiva
  • Pierangelo Albini, Responsabile Relazioni Sindacali Confindustria
  • Rosy Bindi, già Presidente Commissione Parlamentare Antimafia
  • Maurizio Landini, Segretario generale CGIL
  • Rev. José Lombo, Docente di Etica alla Pontificia Università della Santa Croce
  • Patrizia Luongo, Economista, Forum Disuguaglianze Diversità
  • Andrea Orlando*, Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali

*in attesa di conferma




MPS: grazie!

La Segreteria di Coordinamento, il Direttivo di Banca e Gruppo e le RSA Fisac CGIL MPS ringraziano per il sostegno ricevuto in occasione della giornata di sciopero del 24 settembre tutti coloro che sono al nostro fianco nella difficile vertenza che stiamo affrontando.

Ringraziamo il Segretario Generale della CGIL Maurizio Landini che si è collegato con le piazze di Milano, Roma e Bari da Futura 2021 in corso a Bologna. Landini ha dichiarato che “se nelle prossime ore non dovesse arrivare una convocazione attesa da mesi, lunedì prossimo durante l’incontro previsto con Draghi, porremo con forza la necessità che si attivi un tavolo di confronto”.

Ringraziamo il Segretario Nino Baseotto e la Segreteria nazionale della Fisac CGIL, presente in tutti i nostri presidi, le Segreterie Fisac CGIL dei coordinamenti dei gruppi bancari e i Sindacati unitari del Credito e di altre Categorie che oggi ci hanno sostenuto perché la nostra lotta è la lotta per il lavoro dignitoso di tutto il mondo del lavoro.

Ma ringraziamo soprattutto le Lavoratrici e i Lavoratori del nostro Gruppo che hanno aderito allo sciopero e partecipato ai nostri presidi, dimostrandoci che il percorso che stiamo facendo è quello giusto.
Abbiamo dimostrato che siamo una forza convinta e coesa: vogliamo chiarezza e coinvolgimento nelle decisioni, vogliamo che il progetto sul Gruppo MPS metta al primo posto la tutela dell’occupazione e la difesa del valore del lavoro.
Non è tollerabile oltre che il governo ci tenga all’oscuro.

Il progetto sul futuro del Gruppo MPS non si farà sulla pelle dei Lavoratori.

Siena, 25 settembre 2021

 

LA SEGRETERIA




Evento “Mezzogiorno, aree interne, servizi finanziari”: 22 giugno dalle 14.30

Nell’ambito delle “giornate del lavoro” promosse dalla Cgil, la Fisac organizza per il prossimo:

martedì 22 giugno a partire dalle ore 14:30

un evento digitale sul tema:

“Mezzogiorno, aree interne, servizi finanziari: quale inclusione contro le disuguaglianze”

con interventi di RSA, Dirigenti territoriali e regionali, economisti e con le conclusioni del
Segretario Generale Cgil Maurizio Landini, come da programma allegato 

L’iniziativa sarà trasmessa sia sul sito della Fisac Cgil sia su Collettiva, oltre che sui social (facebook,
youtube) sia della Cgil che della Fisac Cgil.

 

Nino Baseotto
Segretario Generale Fisac Cgil




Il sistema del credito a sostegno del Lavoro

La Fisac Abruzzo Molise, in collaborazione con la CGIL di Chieti, organizzano il convegno

IL SISTEMA DEL CREDITO A SOSTEGNO DEL LAVORO
per la Provincia di Chieti.

Il convegno si svolgerà venerdì prossimo, 4 giugno, dalle ore 9 alle ore 14. Tra i relatori il Coordinatore Regionale Fisac Abruzzo Molise Francesco Trivelli e il Segretario Nazionale Fisac CGIL Nino Baseotto.

Alleghiamo il programma dell’evento, che potrà essere seguito online attraverso i canali YouTube Fisac Cgil – Fisac Abruzzo Molise




Vaccinazione nei luoghi di lavoro, accordo importante tra ABI e Sindacati

Abbiamo da tempo detto che serve un piano vaccinale nazionale condiviso gestito dal servizio pubblico.

L’accordo raggiunto stasera tra Sindacati di settore e ABI è importante e positivo perché è la risposta tempestiva ad una precisa sollecitazione dei Ministeri della Salute e del Lavoro.

Secondo quindi le indicazioni e le disposizioni delle Autorità, le lavoratrici e i lavoratori bancari, che operano in un settore considerato essenziale, potranno essere vaccinati, seguendo le prescrizioni del Servizio Sanitario Nazionale.

Fondamentale ora è acquisire tempestivamente da parte delle Autorità competenti una adeguata disponibilità di vaccini.

Come FISAC CGIL continueremo, poi, fin dai prossimi giorni, l’impegno ad aggiornare e arricchire i Protocolli di sicurezza, in particolare modo per ciò che riguarda i problemi legati alla genitorialità e alle persone fragili, attraverso un confronto con le nostre controparti datoriali.

Nino Baseotto • Segretario Generale Fisac Cgil


Comunicato congiunto Organizzazioni Sindacali ed ABI


Comunicato congiunto ABI, Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Uilca, Unisin 

Oggi, ABI e i Segretari Generali di Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Uilca, Unisin, hanno condiviso di favorire il percorso da parte delle banche di somministrazione dei vaccini ai propri dipendenti. 

Ad esito della costante interlocuzione sullo sviluppo dello scenario pandemico nel Paese e alla luce delle “Raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19” del Ministero della Salute del 10 marzo in cui è prevista la possibilità di vaccinare all’interno dei posti di lavoro qualora le dosi di vaccino disponibili lo permettano, le Parti nazionali hanno condiviso un ulteriore aggiornamento del Protocollo del 28 aprile 2020 con le misure di contrasto alla diffusione del virus COVID-19 per il settore bancario. 

Le Parti nazionali sono consapevoli che dalla velocità di realizzazione della copertura vaccinale dipende il progressivo superamento dell’emergenza sanitaria e delle drammatiche conseguenze anche sul piano economico e sociale e si sono impegnate ad integrare prontamente il Protocollo con le indicazioni che saranno fornite dalle Autorità competenti.


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