Loro lo sanno che è Natale?

Era il Natale del 1984, quasi quarant’anni fa, quando venne pubblicato il brano “Do they know it’s Christmas” eseguito dalla Band Aid, un super gruppo costituito dai più importanti cantanti e musicisti britannici. Il brano entrò a far parte a pieno titolo della tradizione natalizia.

L’idea venne a Bob Geldof, particolarmente colpito dalle immagini trasmesse dalla BBC che mostravano gli effetti drammatici della carestia in Etiopia. Da qui l’idea di mettere insieme i nomi più famosi della scena musicale per un’iniziativa di solidarietà destinata a diventare la prima di una serie di eventi analoghi. Dal punto di vista artistico non si trattò di forse un capolavoro: brano orecchiabile, costruito per restare in mente, con testo piuttosto banale. Ma l’iniziativa ottenne un grande risultato: calcolando anche il successivo concerto Live Aid si stima che furono raccolti circa 150 milioni di sterline.
Certo, all’epoca era facile essere solidali: le immagini dei bambini affamati erano strazianti, e le loro famiglie avevano il “buon gusto” di non pretendere di fuggire dalla miseria, restando nel loro paese d’origine e consentendoci di sentirci buoni “aiutandoli a casa loro”.
Tutto molto natalizio.

Prendiamo spunto da quell’evento, ormai piuttosto datato, perché in questi quattro decenni il mondo è cambiato. Non in meglio. E sono davvero in tanti quelli che a Natale avranno altro a cui pensare.

Continueranno a non festeggiare il Natale le popolazioni più povere dell’Africa vittime di carestie, persecuzioni, conflitti. Situazioni per le quali i nostri paesi ricchi hanno responsabilità pesanti. Ma insieme a loro non lo festeggeranno quelli che stanno provando a conquistarsi una vita migliore, diritto inviolabile di ogni essere umano, e sono impegnati ad attraversare il deserto, o cercano di imbarcarsi su bagnarole che potrebbero trascinarli in fondo al mare, o ancora sono reclusi nei lager libici che noi abbiamo finanziato per tenerli lontani.

Non festeggeranno il Natale le popolazioni ucraine alle prese con una guerra voluta da un criminale come Putin, ma alimentata e prolungata dall’Italia e dalle altre nazioni occidentali, sulla base di calcoli di convenienza geopolitica che non tengono in nessuna considerazione il numero di vite umane da sacrificare.

Non festeggeranno il Natale i Palestinesi, vittime di una rappresaglia feroce che ricorda molto, nelle logiche, quelle della “guerra al terrore” combattuta (e persa) dall’occidente tra Iraq, Afghanistan, Yemen e Libia. Guerra che ha lasciato distruzione, instabilità e più aspiranti terroristi di quelli che c’erano prima.

E senza guardare tanto lontano, non festeggeranno il Natale nemmeno le 1.500 famiglie dei lavoratori dei call center messi per strada, proprio sotto le Feste, dalle scelte di un governo che ha approfittato della fine del mercato tutelato di luce e gas per revocare la clausola sociale, che avrebbe consentito loro continuità lavorativa presso i nuovi gestori. Una scelta poco natalizia ma che risponde alla logica del libero mercato, in cui le imprese devono essere lasciate libere di fare ciò che vogliono.

Quasi quarant’anni. Il mondo non è migliorato, ma anche noi siamo peggiorati. Ci siamo chiusi e siamo diventati più egoisti ed indifferenti. Ciò che accade fuori dalla porta di casa non c’interessa, e non abbiamo nessuna voglia di batterci per migliorare le cose. Neanche quando ci viene richiesto di aderire ad una giornata di sciopero per chiedere, tutti insieme, un Paese più giusto.

Alla fine il nostro atteggiamento verso gli altri è sintetizzato nel verso più riuscito del brano della Band Aid, affidato alla voce di Bono Vox:
“Tonight thank God is them instead of you”
Stanotte ringrazia Dio che tocchi a loro invece che a te.

Che si sia credenti o meno, il Natale è un’occasione per riunirsi , per stare insieme e coltivare rapporti che durante l’anno tendiamo a trascurare. Si festeggia una nascita: sarebbe bello se fosse anche l’occasione per una rinascita, per ragionare su quanto in quel momento si sia privilegiati. E riscoprire la capacità di indignarsi, di rifiutare un mondo davvero troppo brutto. Sarebbe già un buon inizio.

A tutti voi e alle vostre famiglie i più sinceri auguri di buone feste dalla Fisac Abruzzo Molise.

 

 

 




Un Natale inclusivo

Quest’anno abbiamo deciso di farvi gli auguri con… un spot pubblicitario. Si tratta della pubblicità di un grande magazzino di Londra, quindi difficilmente potremo essere accusati di conflitto d’interessi.

Il video è molto bello (qualcuno lo definirebbe buonista) perché affronta con leggerezza temi come l’inclusione, l’accettazione dell’altro, la valorizzazione delle differenze. Valori che a Natale dovrebbe essere più vivi che mai.

A voi e alle vostre famiglie buone feste dalla Fisac L’Aquila




Natale arriva per tutti.. più o meno

Non #vatuttobene. Non siamo tutti più buoni. E c’è una parte sempre più consistente della popolazione che scivola sotto la soglia di povertà, e che magari non ha tanta voglia di festeggiare il Natale.
Intanto la stampa tesse le lodi di una classe politica che sembra avere la soluzione a portata di mano per tutto, e che per questo nessuno osa criticare. Aver organizzato addirittura uno sciopero contro le scelte di questi illuminati è stato presentato come una bestemmia, una lesa maestà, un voler mettere in discussione il dogma dell’infallibilità politica di quello che è stato premiato come il miglior paese al mondo per il 2021.

Ad un artista come Makkox bastano meno di due minuti per rappresentare, in modo mirabile, queste contraddizioni.

Guardiamo il cartoon, e poi proviamo a farci pervadere davvero dallo spirito natalizio. Ricordando che, nonostante tutti i gravi problemi che non possono essere sottovalutati, la nostra è comunque una categoria privilegiata rispetto ai troppi lavoratori che non hanno prospettive, ricevono stipendi miseri e non sanno neanche per quanto tempo continueranno a prenderli. Anche se non siamo noi, in questa condizione ci sono i nostri parenti, i nostri amici, i nostri vicini di casa. I nostri figli.

Calarsi nello spirito natalizio significa anche provare ad impegnarsi per una società meno ingiusta, e capire che sono questi i motivi per cui siamo scesi in piazza lo scorso 16 dicembre. E che siamo pronti a farlo ancora.

A voi, e a tutte le persone che vi stanno a cuore, gli auguri di buon Natale dalla Fisac L’Aquila.

 




Intesa Sanpaolo: il 24 dicembre chiusura programmata delle filiali

L’azienda ha finalmente comunicato formalmente la chiusura programmata delle filiali per il 24 dicembre. Notizia che vi avevamo già anticipato in questa news di marzo. Come d’uso, vi riportiamo comunque il testo della comunicazione aziendale.

Il 24 dicembre per tutte le filiali Retail, Exclusive, Imprese, Agribusiness, Terzo Settore e Remote

Nel 2021 la chiusura in giornate feriali interessa tutte le filiali (Retail, Exclusive, Imprese, Agribusiness, Terzo Settore e Remote) nella giornata di venerdì 24 dicembre.

La comunicazione ai clienti è già avvenuta con un messaggio inserito nell’estratto conto del terzo trimestre e sarà rafforzata con informative specifiche sul sito Internet, APP, InBiz e con avvisi su ATM/MTA.

Con riferimento alla relazione con la clientela, in ogni occasione di incontro va posta particolare attenzione alla comunicazione della giornata di chiusura, nonché alla gestione degli appuntamenti.

È importante verificare e, ove occorra, bloccare l’Agenda ABC di ogni collega nella giornata del 24 dicembre, per evitare che i clienti o la Filiale Online fissino un appuntamento nel giorno di chiusura programmata, trovandola libera. È altresì necessario verificare l’eventuale presenza di appuntamenti già programmati, che saranno da riposizionare in altra data.

L’operatività transazionale, a esclusione del versamento assegni, sarà comunque disponibile tramite gli ATM/MTA.

Sarà inoltre possibile effettuare prelievi e pagamenti tramite le tabaccherie convenzionate con Mooney.

Per il pagamento degli effetti cartacei si raccomanda un attento presidio degli effetti in scadenza nella giornata di chiusura, al fine di avvisare i clienti debitori.

Nella sezione Intranet dedicata (Gruppo > Banca dei Territori > Chiusure programmate 2021) saranno disponibili tutte le informazioni utili per facilitare la relazione con il cliente e garantire una corretta operatività, oltre alla cartellonistica da esporre.

 

dal sito Fisac Intesa Sanpaolo




La tregua di Natale

La Grande Guerra, o Prima Guerra Mondiale, in Italia viene spesso ricordata come la “Guerra 15-18”. In realtà il conflitto ebbe origine nel 1914; sul fronte occidentale gli scontri tra Tedeschi da una parte e Anglo-Francesi dall’altro avevano avuto inizio già dall’estate 1914, toccando da subito vette di brutalità e violenza che mai l’umanità aveva conosciuto fino ad allora.

Eppure, nel dicembre 1914 avvenne qualcosa che in molti definirono un miracolo, di cui si fa fatica a trovare traccia nei libri di storia.

Il conflitto, che si era immaginato come una guerra di rapido movimento grazie ai progressi della tecnologia, ben presto divenne qualcosa di estremamente diverso. Proprio a causa della potenza di fuoco delle nuove armi, gli eserciti cominciarono a scavare trincee per ripararsi. Quella che la propaganda dell’epoca aveva prospettato come una cavalcata esaltante si rivelò un incubo spaventoso trascorso a nascondersi sotto terra tra fango, freddo, fame, topi, pidocchi, malattie. Una condizione che accomunava entrambi gli eserciti, che spesso si fronteggiavano a distanza di pochi metri, pronti a sparare per uccidere chiunque osasse sporgersi.

Non ci fu un segnale convenuto. In più punti, lungo il fronte, il 24 dicembre cominciarono a verificarsi episodi del tutto inattesi: i soldati smisero di sparare e cominciarono a scambiarsi gli auguri, dapprima timidamente poi in modo sempre più convinto, cantando insieme inni natalizi, incontrandosi nella terra di nessuno per stringersi la mano, scambiarsi doni, addobbare alberi di natale improvvisati, fotografarsi insieme. Il 25 dicembre 1914 si svolse addirittura una partita di calcio tra Inglesi e Tedeschi ad Ypres, in Belgio. La stessa località nella quale si erano già svolti scontri sanguinari e che, di lì a pochi mesi, passerà alla storia come la prima nella quale sarebbe stato utilizzato il terribile gas di cloro, non a caso passato alla storia col nome di Yprite.

La tregua finì così com’era cominciata e già il giorno 26 su quasi tutto il fronte si ricominciò a sparare e morire. I comandi degli eserciti coinvolti, saputo dell’accaduto, ordinarono che nulla trapelasse all’esterno. In effetti i giornali dell’epoca parlarono pochissimo delle “tregue di Natale”, che raramente trovano posto nei libri di storia.
Successivamente furono severamente vietate tutte le forme di fraternizzazione con il nemico, minacciando la fucilazione per i “traditori”. In effetti, a parte sporadiche eccezioni, durante il prosieguo della guerra non si verificarono più episodi analoghi.

Restano le testimonianze di chi visse quel piccolo miracolo, attraverso le lettere spedite a casa dai soldati e sfuggite alla censura. Questo è un esempio, tratto dal sito Lagrandeguerra.net.

“Janet, sorella cara, sono le due del mattino e la maggior parte degli uomini dormono nelle loro buche, ma io non posso addormentarmi se prima non ti scrivo dei meravigliosi avvenimenti della vigilia di Natale. In verità, ciò che è avvenuto è quasi una fiaba, e se non l’avessi visto coi miei occhi non ci crederei. Prova a immaginare: mentre tu e la famiglia cantavate gli inni davanti al focolare a Londra, io ho fatto lo stesso con i soldati nemici qui nei campi di battaglia di Francia! “Le prime battaglie hanno fatto tanti morti, che entrambe le parti si sono trincerate, in attesa dei rincalzi. Sicché per lo più siamo rimasti nelle trincee ad aspettare.

Ma che attesa tremenda! Ci aspettiamo ogni momento che un obice d’artiglieria ci cada addosso, ammazzando e mutilando uomini. E di giorno non osiamo alzare la testa fuori dalla terra, per paura del cecchino. E poi la pioggia: cade quasi ogni giorno. Naturalmente si raccoglie proprio nelle trincee, da cui dobbiamo aggottarla con pentole e padelle.

E con la pioggia è venuto il fango, profondo un piede e più. S’appiccica e sporca tutto, e ci risucchia gli scarponi. Una recluta ha avuto i piedi bloccati nel fango, e poi anche le mani quando ha cercato di liberarsi…» «Con tutto questo, non potevamo fare a meno di provare curiosità per i soldati tedeschi di fronte noi. Dopo tutto affrontano gli stessi nostri pericoli, e anche loro sciaguattano nello stesso fango. E la loro trincea è solo cinquanta metri davanti a noi.” “Tra noi c’è la terra di nessuno, orlata da entrambe le parti di filo spinato, ma sono così vicini che ne sentiamo le voci. Ovviamente li odiamo quando uccidono i nostri compagni.

Ma altre volte scherziamo su di loro e sentiamo di avere qualcosa in comune. E ora risulta che loro hanno gli stessi sentimenti. Ieri mattina, la vigilia, abbiamo avuto la nostra prima gelata. Benché infreddoliti l’abbiamo salutata con gioia, perché almeno ha indurito il fango.” “Durante la giornata ci sono stati scambi di fucileria.

Ma quando la sera è scesa sulla vigilia, la sparatoria ha smesso interamente. Il nostro primo silenzio totale da mesi! Speravamo che promettesse una festa tranquilla, ma non ci contavamo.”” Di colpo un camerata mi scuote e mi grida: Vieni a vedere! Vieni a vedere cosa fanno i tedeschi! Ho preso il fucile, sono andato alla trincea e, con cautela, ho alzato la testa sopra i sacchetti di sabbia». «Non ho mai creduto di poter vedere una cosa più strana e più commovente. Grappoli di piccole luci brillavano lungo tutta la linea tedesca, a destra e a sinistra, a perdita d’occhio. Che cos’è?, ho chiesto al compagno, e John ha risposto: ‘alberi di Natale!’. Era vero. I tedeschi avevano disposto degli alberi di Natale di fronte alla loro trincea, illuminati con candele e lumini.” “E poi abbiamo sentito le loro voci che si levavano in una canzone: ‘ stille nacht, heilige nacht…’. Il canto in Inghilterra non lo conosciamo, ma John lo conosce e l’ha tradotto: ‘notte silente, notte santa’.

Non ho mai sentito un canto più bello e più significativo in quella notte chiara e silenziosa. Quando il canto è finito, gli uomini nella nostra trincea hanno applaudito. Sì, soldati inglesi che applaudivano i tedeschi! Poi uno di noi ha cominciato a cantare, e ci siamo tutti uniti a lui: ‘the first nowell the angel did say…’. Per la verità non eravamo bravi a cantare come i tedeschi, con le loro belle armonie. Ma hanno risposto con applausi entusiasti, e poi ne hanno attaccato un’altra: ‘o tannenbaum, o tannenbaum…’. A cui noi abbiamo risposto: ‘o come all ye faithful…’. E questa volta si sono uniti al nostro coro, cantando la stessa canzone, ma in latino: ‘adeste fideles…’». «Inglesi e tedeschi che s’intonano in coro attraverso la terra di nessuno!” “Non potevo pensare niente di più stupefacente, ma quello che è avvenuto dopo lo è stato di più. ‘Inglesi, uscite fuori!’, li abbiamo sentiti gridare, ‘voi non spara, noi non spara!’.

Nella trincea ci siamo guardati non sapendo che fare. Poi uno ha gridato per scherzo: ‘venite fuori voi!’. Con nostro stupore, abbiamo visto due figure levarsi dalla trincea di fronte, scavalcare il filo spinato e avanzare allo scoperto.” “Uno di loro ha detto: ‘Manda ufficiale per parlamentare’. Ho visto uno dei nostri con il fucile puntato, e senza dubbio anche altri l’hanno fatto – ma il capitano ha gridato ‘non sparate!’. Poi s’è arrampicato fuori dalla trincea ed è andato incontro ai tedeschi a mezza strada. Li abbiamo sentiti parlare e pochi minuti dopo il capitano è tornato, con un sigaro tedesco in bocca!” “Nel frattempo gruppi di due o tre uomini uscivano dalle trincee e venivano verso di noi.

Alcuni di noi sono usciti anch’essi e in pochi minuti eravamo nella terra di nessuno, stringendo le mani a uomini che avevamo cercato di ammazzate poche ore prima». «Abbiamo acceso un gran falò, e noi tutti attorno, inglesi in kaki e tedeschi in grigio. Devo dire che i tedeschi erano vestiti meglio, con le divise pulite per la festa. Solo un paio di noi parlano il tedesco, ma molti tedeschi sapevano l’inglese. Ad uno di loro ho chiesto come mai. ‘Molti di noi hanno lavorato in Inghilterra’, ha risposto. ‘Prima di questo sono stato cameriere all’Hotel Cecil.” “Forse ho servito alla tua tavola!’ ‘Forse!’, ho risposto ridendo. Mi ha raccontato che aveva la ragazza a Londra e che la guerra ha interrotto il loro progetto di matrimonio. E io gli ho detto: ‘non ti preoccupare, prima di Pasqua vi avremo battuti e tu puoi tornare a sposarla’. Si è messo a ridere, poi mi ha chiesto se potevo mandare una cartolina alla ragazza, ed io ho promesso. Un altro tedesco è stato portabagagli alla Victoria Station.

Mi ha fatto vedere le foto della sua famiglia che sta a Monaco. Anche quelli che non riuscivano a parlare si scambiavano doni, i loro sigari con le nostre sigarette, noi il tè e loro il caffè, noi la carne in scatola e loro le salsicce. Ci siamo scambiati mostrine e bottoni, e uno dei nostri se n’è uscito con il tremendo elmetto col chiodo! Anch’io ho cambiato un coltello pieghevole con un cinturame di cuoio, un bel ricordo che ti mostrerò quando torno a casa.” “Ci hanno dato per certo che la Francia è alle corde e la Russia quasi disfatta.

Noi gli abbiamo ribattuto che non era vero, e loro. ‘Va bene, voi credete ai vostri giornali e noi ai nostri’». «E’ chiaro che gli raccontano delle balle, ma dopo averli incontrati anch’io mi chiedo fino a che punto i nostri giornali dicano la verità. Questi non sono i ‘barbari selvaggi’ di cui abbiamo tanto letto. Sono uomini con case e famiglie, paure e speranze e, sì, amor di patria. Insomma sono uomini come noi. Come hanno potuto indurci a credere altrimenti? Siccome si faceva tardi abbiamo cantato insieme qualche altra canzone attorno al falò, e abbiamo finito per intonare insieme – non ti dico una bugia – ‘Auld Lang Syne’. Poi ci siamo separati con la promessa di rincontraci l’indomani, e magari organizzare una partita di calcio.

E insomma, sorella mia, c’è mai stata una vigilia di Natale come questa nella storia? Per i combattimenti qui, naturalmente, significa poco purtroppo. Questi soldati sono simpatici, ma eseguono gli ordini e noi facciamo lo stesso. A parte che siamo qui per fermare il loro esercito e rimandarlo a casa, e non verremo meno a questo compito.” “Eppure non si può fare a meno di immaginare cosa accadrebbe se lo spirito che si è rivelato qui fosse colto dalle nazioni del mondo.” “Ovviamente, conflitti devono sempre sorgere. Ma che succederebbe se i nostri governanti si scambiassero auguri invece di ultimatum? Canzoni invece di insulti? Doni al posto di rappresaglie? Non finirebbero tutte le guerre?

Il tuo caro fratello Tom.””

 

Volendo approfondire, esistono libri che raccolgono le lettere dei soldati che vissero quell’esperienza straordinaria. Un esempio è:
La Tregua di Natale – Lettere dal Fronte AA.VV. – Ed. Lindau

 

Cosa c’insegna questo episodio?

Prima di tutto un fatto oggettivo: la guerra non è un desiderio degli uomini, che spesso la subiscono senza neanche capirne le ragioni, fomentati dalla propaganda che porta a vedere i nemici come dei mostri assetati di sangue. Ma se si trova il coraggio di attraversare la terra di nessuno e guardarsi negli occhi si scoprono gli stessi sguardi, le stesse paure, la stessa voglia di tornare dalla propria famiglia. E questo è intollerabile per chi vuole che le guerre continuino.

Negli ultimi mesi abbiamo sentito spesso paragonare la situazione di difficoltà dovuta alla pandemia ad una guerra. Paragone del tutto illogico, che dimostra come in molti non abbiano la più pallida idea di cosa sia una guerra. Ma un elemento in comune c’è.

In momenti di crisi risaltano sicuramente i peggiori istinti delle persone, ma sono anche le occasioni in cui il senso di umanità più profondo emerge con prepotenza. Quanto ci manca la possibilità di incontrarci, di abbracciarci di baciarci? Il desiderio di contatto è talmente forte da spingere, durante la Grande Guerra, degli esseri che facevano sempre più fatica a sentirsi umani a sfidare le pallottole pur di recuperare un minimo di calore. E oggi lo stesso bisogno di contatto ci fa desiderare di agire in modo sconsiderato, rischiando di esporre al contagio noi e le persone a cui teniamo. Con una differenza: il virus non conosce tregue, anzi sfrutta i nostri momenti di debolezza per colpirci.

Non avremmo immaginato un Natale come questo del 2020, però dobbiamo sforzarci di ragionare, e capire che la tutela delle persone a cui teniamo è più importante  rispetto ad una tombolata o un cenone.
Sicuramente sarà un sacrificio, ma dobbiamo ricordarci che alle precedenti generazioni sono stati richiesti sacrifici ben più pesanti, e loro non hanno potuto sottrarsi.

Auguri a tutti voi ed alle vostre famiglie, con la speranza di tornare presto ad incontrarci di persona e guardarci negli occhi.

 

 

 

 




Natale Solidale: i numeri della campagna

Siamo in grado di tirare le somme in merito all’iniziativa che ha visto la CGIL impegnata assieme a UnionsProgetto Viva e Coop Centro Italia, che avevamo pubblicizzato sulle pagine.

E’ stata l’occasione per toccare con mano gravi situazioni di povertà emergente con la quale forse non ci saremmo confrontati in modo così forte, e che sarà sicuramente oggetto di future iniziative.

 

I NUMERI DELLA CAMPAGNA

Grazie all’impegno di un gruppo di giovani che si sono messi a disposizione in modo del tutto gratuito, è stato possibile acquistare e consegnare buoni spesa dell’importo di € 40 l’uno a 160 persone, per una raccolta superiore ad € 6.000.

Sono state raggiunte famiglie in 8 diversi Comuni. Per 55 bambini, conviventi con le famiglie dei beneficiari dei buoni, sono stati acquistati o donati dei regali di Natale.

Ringraziamo tutti coloro che, attraverso una donazione o impegnandosi in prima persona, hanno dato il loro contributo per l’ottenimento di questo risultato che ci ha dato la possibilità di dare al Natale un valore più profondo e sganciato dal consumismo che lo caratterizza.

 

Questo l’appello che avevamo lanciato

https://www.fisaccgilaq.it/lavoro-e-societa/natale-solidale-assieme-alla-cgil-laquila-aiutateci-ad-aiutare.html

 




Le novità del Decreto Legge di Natale: Italia rossa ed arancione

Ecco tutte le nuove disposizioni per la gestione dell’emergenza contagi da Covid-19 per il periodo delle festività natalizie.


Via libera dal Presidente Conte al nuovo Decreto Legge di Natale: l’Italia si tinge di rosso e di arancione per tutte le feste.

Ricordiamo che le novità modificano quelle stabilite dal DPCM 3 Dicembre, illustrate in questo articolo.

Il presidente Conte, come di consueto ha illustrato in conferenza stampa alle ore 22:08 le nuove misure.

Il Decreto del presidente del Consiglio vuole ridurre ulteriorimente le occasioni di assembramento per le festività natalizie, che gli esperti ritengono ad alto rischio di contagio.

 

 

Tutte le novità del Decreto legge di Natale

Si istituisce dunque una zona rossa e una zona arancione che si alterneranno nei festivi e prefestivi.

In pratica dal 24 dicembre al 6 gennaio l’Italia sarà zona rossa nei giorni festivi e prefestivi e zona arancione nei giorni lavorativi.

ZONA ROSSA

Dunque: 24, 25, 26,27 e 31 Dicembre 2020 e 1, 2, 3, 5, 6 Gennaio 2021 = ZONA ROSSA.

Resteranno aperti solo:

  • Supermercati
  • Beni Alimentari
  • Farmacie
  • Edicole
  • Tabaccherie
  • Lavanderie
  • Parruchieri
  • Barbieri

Consentita dalle ore 5 alle 22 la visita a parenti ed amici per un massimo di 2 persone, con minori di 14 anni esclusi dal conteggio.

Lo spostamento verso le abitazioni private è dunque consentito:

  • nei limiti di due persone per ciascuna di esse, ulteriori a quelle ivi già conviventi
  • una sola volta al giorno
  • verso una sola abitazione 
  • in un arco temporale compreso fra le ore 5 e le 22 

ZONA ARANCIONE

28, 29, 30 Dicembre 2020 e 4 Gennaio 2021 = ZONA ARANCIONE

Durante la zona arancione si potrà uscire dal territorio dei piccoli Comuni sotto i 5mila abitanti, entro un raggio di 30 chilometri.

Nel testo, infine, c’è anche un riferimento alle sanzioni che rimanda a quelle già previste nel decreto del 25 marzo scorso.

Ricordiamo anche che il Veneto aveva già anticipato il Governo e le altre Regioni: da sabato 19 dicembre al 6 gennaio vietato uscire dal Comune di residenza dopo le ore 14. La decisione del presidente Luca Zaia anticipa dunque le restrizioni in arrivo per le festività su tutto il territorio nazionale.

Vaccine Day

Il Presidente Conte ha infine annunciato il cosiddetto Vaccine Day per il 27 Dicembre: sarà la data in cui si inizieranno le vaccinazioni.

Il testo completo del Decreto Legge, le slide del Governo e le slide di ALI – Autonomie

Qui di seguito tutti i documenti utili riguardanti il nuovo Decreto Legge, scaricabili in formato PDF:

 

Fonte: www.lentepubblica.it




Natale solidale con la CGIL L’Aquila: AIUTATECI AD AIUTARE!

A causa dell’emergenza Covid una grave crisi economica ha colpito milioni di persone. Anche nel nostro territorio le situazioni d’indigenza sono notevolmente aumentate.

Per questo motivo abbiamo deciso di lanciare una campagna di solidarietà alimentare che ha riunito alcuni soggetti. Abbiamo costruito un’alleanza tra Unions, Progetto Viva, Cgil L’Aquila e Coop Centro Italia che distribuirà dei buoni spesa della Coop, a ridosso delle festività natalizie, a famiglie in difficoltà nel Comune dell’Aquila e alcuni comuni del comprensorio.
I buoni saranno spendibili nei Supermercati Coop e riguarderanno prodotti alimentari e beni di prima necessità.

In più, vogliamo regalare un sorriso alle bambine ed ai bambini che sono capitati in un contesto difficile. E proprio per questo motivo nasce “Adotta un regalo”.
È l’occasione di fare un regalo ad un bambino che altrimenti non lo avrebbe avuto. Noi c’impegneremo a consegnarli alle bambine e ai bambini che fanno parte delle famiglie che stiamo aiutando con i buoni spesa della campagna.


“Natale solidale” contattare:
William Giordano 3282930295

“Adotta un regalo” comtattare:
Lorenzo Rotellini 3402865596
Tommaso Cotellessa 3480427657

 




Buon Natale dalla Fisac AQ

Quest’anno abbiamo scelto, per gli auguri di Natale, un breve ma emozionante video di Bansky, il più famoso (e misterioso) street artist del mondo.

Emozionante perché ci costringe a ricordare che le luci del Natale non cancellano il dramma degli ultimi, ogni giorno alla ricerca disperata di qualcosa da mangiare e di un posto caldo dove dormire, ma al tempo stesso ci spinge a non fermarci alle apparenze, a non rassegnarci, a lottare sempre per cambiare la realtà che non ci piace: e allora, ecco che la fantasia può trasformare un clochard in Babbo Natale, regalandogli almeno per un attimo il riscatto che aveva sempre sognato.

A voi a alle vostre famiglie i migliori auguri dalla Segreteria Provinciale Fisac/CGIL dell’Aquila.

https://youtu.be/fdFo9M6Yp-U




L’altro Natale

I regali di Natale. Il pranzo di Natale. Il cenone della vigilia di Natale. Il brindisi di Natale. Le luminarie di Natale. La partita a carte di Natale. Il torrone, il pandoro e il panettone. Per chi può, anche la settimana bianca di Natale.

E’ tutto qui il senso di questi giorni di festa? Per qualcuno forse sì. Per altri, sicuramente no.
E non per loro scelta.

Viviamo ormai in un Paese nel quale il sentimento prevalente è l’odio, una società in cui chi è più povero e sfortunato non suscita più un moto di compassione e solidarietà, ma repulsione, disprezzo, e rancore.

Il clima d’odio non basta ad arrestare il buonismo natalizio (e finalmente la parola “buonismo” viene utilizzata in modo appropriato).
Nulla può scoraggiare la retorica ipocrita secondo la quale “A Natale siamo tutti più buoni” o il consolidato rito di “Anche a te e famiglia”.

Facciamo un piccolo sforzo per recuperare almeno un briciolo di quello che dovrebbe essere lo spirito natalizio, e dedichiamo due minuti a rileggere questa bella filastrocca di Gianni Rodari.
La loro semplicità è il grimaldello che permette a questi versi di parlare direttamente ai nostri cuori. Sarebbe bello dire che la filastrocca ricorda tempi lontani ed infelici: purtroppo è tremendamente attuale, e merita quantomeno una riflessione, un pensiero a rivolto ai veri valori della vita, che purtroppo stiamo dimenticando.

I migliori auguri di buone feste dalla Fisac L’Aquila

 

L’albero dei poveri

Filastrocca di Natale,
la neve è bianca come il sale,
la neve è fredda, la notte è nera
ma per i bambini è primavera:
soltanto per loro, ai piedi del letto
è fiorito un alberetto.

Che strani fiori, che frutti buoni
oggi sull’albero dei doni:
bambole d’oro, treni di latta,
orsi del pelo come d’ovatta,
e in cima, proprio sul ramo più alto,
un cavallo che spicca il salto.
Quasi lo tocco… Ma no, ho sognato,
ed ecco, adesso, mi sono destato:
nella mia casa, accanto al mio letto
non è fiorito l’alberetto.
Ci sono soltanto i fiori del gelo
Sui vetri che mi nascondono il cielo.

L’albero dei poveri sui vetri è fiorito:
io lo cancello con un dito.