Rialzo dei tassi di interesse, emergenza mutui ed altro

Il progressivo aumento da parte della BCE dei tassi di interesse sta facendo velocemente aumentare, in maniera importante, la rata dei mutui a tasso variabile, e impatta, ovviamente, anche sui nuovi mutui e le surroghe a tasso fisso, così come su tutti i prestiti in genere; questo a sicuro danno delle famiglie e delle imprese. Su tale fronte la CGIL e la Fisac sostengono che la soluzione non è nel solo rialzo dei tassi di interesse, se allo stesso tempo non si scommettere su una maggiore inflazione da domanda, attraverso il ruolo economico dello stato, che devono promuovere la piena e buona occupazione, sostenere i redditi e la spesa pubblica per investimenti e welfare.

In tale contesto dove possibile, comunque in stretto raccordo tra tutte le nostre strutture, ci troviamo impegnati al confronto con le aziende per ottenere, dalle stesse, la revisione delle condizioni di prestito a tasso agevolato ai propri dipendenti. In alcuni casi (vedi ad esempio alcuni accordi raggiunti in questi ultimi giorni), si stanno ottenendo risultati in tal senso. Risultati che possono poi in parte essere vanificati dalla attuale normativa fiscale.

Infatti, nel caso in cui il tasso applicato al prestito risulti inferiore al tasso di riferimento BCE, la differenza degli interessi da ciò derivante costituisce un benefit ed impatta sul trattamento fiscale relativo ai “fringe benefit”, quindi anche se si ha un vantaggio rispetto l’onerosità degli interessi da corrispondere si può incorrere in un impatto penalizzante sulla tassazione fiscale.

Per approfondire: https://www.fisac-cgil.it/124305/i-fringe-benefit-e-le-modifiche-per-il-2022

 Come noto anche su questo tema, già da tempo, la CGIL e la Fisac sono fortemente impegnate, anche in sede parlamentare (con emendamenti e ordini del giorno), per provare a correggere strutturalmente la stortura fiscale che sta comportando grandi problemi alle lavoratrici e ai lavoratori beneficiari di prestiti o mutui erogati a tassi di interesse agevolati.

Per approfondire: https://www.fisac-cgil.it/131088/segreteria-nazionale-fisac-fringe-benefit-e-mutui-il-decreto-lavoro-non-risolve-il-problema-ma-non-e-finita

La Fisac-CGIL è disposizione di tutti voi e continuerà ad esercitare insieme alla CGIL tutte le pressioni del caso per risultare incisivi, auspicando che già nella prossima Legge di bilancio possano essere previste misure utili ad alleviare le gravi difficoltà in cui versano le colleghe ed i colleghi coinvolti.

Roma lì 4 agosto 2023

Il Coordinamento Nazionale FISAC CGIL Credito Cooperativo




Emergenza mutui, lavoratori in ginocchio

Aumento dei tassi, alta inflazione, prezzi alle stelle, salari in calo: queste le componenti di una situazione che sta mettendo in crisi le famiglie.


 

La corsa al rialzo dei mutui non si ferma. Lo sanno bene le famiglie alle prese con un prestito per l’acquisto della prima casa: se è a tasso variabile si ritrovano a sborsare 212 euro in media in più al mese rispetto all’anno scorso, con un aumento medio del 44 per cento.

Secondo le rilevazioni di Federconsumatori, che ha fatto i calcoli su un mutuo di 115 mila euro per 25 anni, mentre nel 2021 il tasso andava dallo 0,60 allo 0,98 per cento a seconda della banca di cui si è clienti, nel 2022 è passato all’1,45-2,56 per cento, per arrivare a toccare nel 2023 il 4,67 nella migliore delle ipotesi, e il 6,27 nella peggiore. Tradotto: quest’anno rate più care di minimo 2.300, massimo 2.900 euro.

Cifre insostenibili, soprattutto perché si aggiungono alla crescita generalizzata dei prezzi, dalle bollette agli alimentari. E che sono destinate ad aumentare. Per i prossimi mesi, infatti, non si prevede uno stop. Secondo quanto confermato dalla presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde, ci saranno ulteriori incrementi entro fine anno, a luglio e a settembre.

Rialzo imponente e veloce

“Si tratta della manovra di rialzo dei tassi più imponente e veloce della storia dell’istituzione di Francoforte – scrive in una nota l’ufficio studi della Fisac Cgil -. La Bce ha portato il tasso di rifinanziamento principale al 4 per cento dallo 0,5 che si era registrato fino a ottobre 2022”. Entro dicembre, quindi, il tasso di riferimento potrebbe attestarsi al 4,5.

L’obiettivo della Bce è domare l’inflazione, che in tutti i Paesi della zona euro ha visto un’impennata straordinaria a fine 2022: in Italia ha toccato quota più 12,3 per cento, la media dell’anno è stata 8,1. Nonostante queste manovre, però, l’inflazione è rimasta molto alta dappertutto (tranne che in Spagna), comunque superiore al target che ha fissato la Bce, che è intorno al 2 per cento.

Politica troppo tradizionale

È la classica politica da banca centrale: in momenti di alta inflazione, si alzano anche i tassi. Questo avviene in assenza di una più profonda comprensione delle cause di fondo che sono alla base del fenomeno, scrive Fisac Cgil, e adottando le raccomandazioni stantie sul contenimento delle rivendicazioni salariali per evitare la cosiddetta spirale salari-inflazione.

Ma la realtà è molto più complessa. Nei primi nove mesi del 2022 l’inflazione si è innalzata a causa della crescita del costo dell’energia, in particolare del gas, dopo l’inizio della guerra in Ucraina. Tra settembre 2022 e luglio 2023 le quotazioni dell’energia sono crollate, ma l’inflazione è scesa solo in parte (le previsione a fine 2023 parlano di un più 5,5 – 6,5 per cento). Il motivo? L’incremento dei profitti delle grandi aziende (lo conferma il Fondo monetario internazionale), e il fatto che i prezzi crescono, appunto, mentre i salari restano fermi al palo, anzi calano.

“La Bce ha gestito questo cambio di politica monetaria in maniera troppo repentina e troppo tradizionale – afferma Cristian Perniciano, che si occupa di politiche fiscali per la Cgil nazionale -: ha posto restrizioni al credito e quindi alla domanda. Il metodo adottato non va bene per questo tipo di incremento dell’inflazione. Il ragionamento è stato: abbassando la domanda si abbassa anche l’inflazione. Ma questo vale se l’inflazione è da domanda, come negli Usa. La nostra invece è dovuta all’incremento dei beni importati, gli energetici”.

Lavoratori colpiti più volte

Ricapitolando: a causa dell’inflazione crescono i prezzi di tutti i beni, dagli alimentari all’abbigliamento, dai carburanti alle bollette. Come risposta la Bce aumenta i tassi, e così aumentano anche i prestiti e i mutui a tasso variabile. Quindi le tasche dei cittadini-lavoratori vengono colpite due volte.

Ma almeno, verrebbe da dire, se si sono alzati i tassi di prestiti e mutui, si saranno alzate anche le remunerazioni dei depositi, con un vantaggio per chi ha soldi in banca. E invece no: il tasso di interesse applicato a maggio 2022 era 0,31, un anno dopo, 0,68 per cento. Va peggio ai conti correnti: si è passati da valori negativi allo 0,32 per cento. Questo accade anche perché le banche non hanno bisogno di liquidità. A guadagnarci, quindi, sono solo le banche.

Nel frattempo le famiglie e in particolare i lavoratori dipendenti hanno visto ridursi il salario reale: secondo l’Ocse, l’Italia è il Paese dove si è registrato il più forte calo tra le economia industrializzare. Meno 7,3 per cento nel primo trimestre del 2023, contro il meno 3,3 della Germania, meno 1,8 della Francia, meno 0,7 degli Stati Uniti.

Rinnovare i contratti

La ricetta è il rinnovo dei contratti: sono oltre 30 quelli in attesa, relativi a circa 7 milioni di dipendenti, oltre il 55 per cento del totale. “Per contrastare l’inflazione da profitti – afferma la segretaria generale di Fisac Cgil Susy Esposito – serve con urgenza rinnovare i contratti nazionali, con aumenti che siano in grado di compensare i gap inflattivi, oltre alla redistribuzione della maggior produttività settoriale. E serve agire parallelamente sul controllo dei prezzi, con un più stringente ruolo delle authority sulle tariffe e con la tassazione degli extra profitti registrati in questo periodo”.

Famiglie in emergenza

“Quella dei mutui si sta configurando come una vera e propria emergenza – rincara Michele Carrus, presidente di Federconsumatori -, sono sempre di più le famiglie in difficoltà con il pagamento delle rate che si rivolgono ai nostri sportelli per chiedere supporto. In questo senso, è ancora inadeguata l’opzione messa in campo dal governo, che permette di rinegoziare il mutuo a un tasso fisso, ma solo a determinate condizioni: la prima è quella di non risultare morosi. Soluzione che tra l’altro non tutti gli istituti di credito sono disposti ad applicare”.

Le proposte

“Il problema è che oggi le banche non la concedono la surroga, perché non sono obbligate – afferma Perniciano -. Le misure proposte dall’Abi sono soft e vengono lasciate alla discrezionalità degli istituti di credito. Il mutuo è un prodotto finanziario complesso e sofisticato e oggi ancora di più prima di sottoscriverlo servono attenzione e consulenza”.

Secondo l’associazione dei consumatori è necessario prevedere un ampliamento del fondo di solidarietà Gasparrini per i mutui sulla prima casa, concedendo l’accesso anche a chi è in mora da oltre 90 giorni, consentire la rinegoziazione del mutuo con rate sostenibili, per esempio differendo il pagamento di una quota degli interessi aggiuntivi maturati, aggiungendo rate in coda al piano di ammortamento, consentire la rinegoziazione o la surroga a tasso fisso (quella prevista in legge di Bilancio) anche ai morosi e ampliare la soglia Isee e il limite massimo del mutuo per fruire di questa opzione.

 

Fonte: www.collettiva.it




Intesa Sanpaolo: rinegoziazione mutui

Da oggi è possibile la rinegoziazione dei mutui agevolati per tutti i dipendenti: seguiranno istruzioni per le rinegoziazioni ai sensi legge di bilancio 2023



L’azienda ha comunicato che a partire da oggi, 2 febbraio, tutto il personale in servizio, esodo e quiescenza può chiedere la rinegoziazione mutui.

Si ricorda che tutto il Personale in servizio, esodo e quiescenza del Gruppo Intesa Sanpaolo aderente al c.d. “Nuovo Pacchetto” delle condizioni agevolate può richiedere la rinegoziazione del proprio mutuo erogato a condizioni agevolate scegliendo, una sola volta nell’arco della vita del mutuo, il nuovo piano di rimborso da applicare al proprio finanziamento, mantenendo o variando la tipologia di tasso originario (da tasso fisso a nuovo tasso variabile e da tasso variabile a nuovo tasso fisso) con eventuale allungamento/riduzione della durata.

In presenza di richiesta di rinegoziazione, la filiale è tenuta a verificare che siano rispettati tutti i requisiti oggettivi e soggettivi previsti dalla scheda prodotto “Rinegoziazione mutui in corrente per il personale del Gruppo“, di cui si richiama integralmente il contenuto.

A partire dal 2 febbraio, la rinegoziazione sarà ammessa anche per i mutui agevolati ex Banche Venete, sinora inibita, accesi per le finalità indicate nella normativa soprarichiamata.

Seguiranno a breve le istruzioni operative per la rinegoziazione di cui alla legge di bilancio 2023, riservata esclusivamente ai dipendenti con ISEE non superiore a 35 mila euro, titolari di un mutuo a tasso variabile di importo originario non superiore a 200 mila euro, finalizzato all’acquisto o alla ristrutturazione di unità immobiliari adibite ad abitazione.

 

dal sito fisacgruppointesasanpaolo.it




ISP multata di 4,8 milioni per vendita di polizze abbinate ai mutui

Venerdì 17 aprile su tre quotidiani nazionali (Corriere Della Sera, Il Messaggero e il Sole 24 Ore) è stato pubblicato l’estratto del Provvedimento n. 28156 del 18 02 2020 con cui l’Antitrust ha comminato 4.800.000 euro di sanzione a Intesa Sanpaolo per pratiche commerciali scorrette relative alla vendita di polizze assicurative abbinate ai mutui.

Secondo quanto ricostruito dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, Intesa Sanpaolo fin da aprile 2017 poneva la sottoscrizione di polizze assicurative di vario genere “come condizione di fatto – a chi richiedeva un mutuo agli sportelli della banca ndr – per la concessione del finanziamento”.   Le polizze che Intesa Sanpaolo chiedeva ai clienti di sottoscrivere erano ad esempio, incendio e scoppio e polizze a garanzia del credito tutte emesse da società del Gruppo come la polizza ProteggiMutuo, la polizza a protezione del finanziamento Acasaconme, la polizza PPI XME Protezione e la polizza PPI Mi curo dei miei.

Una pratica commerciale ritenuta scorretta dall’associazione dei consumatori Altroconsumo che ha denunciato tutto all’Antitrust.

Con provvedimento n. 28156 del 18 02 2020 l’Autorità Garante della Concorrenze e del mercato ha comminato a Intesa Sanpaolo una sanzione di 4.800.000 euro (praticamente la massima possibile, ritenendo il fatto particolarmente grave) per la vendita di polizze abbinate ai mutui obbligando la banca entro 120 giorni dal provvedimento  a pubblicare un estratto per un giorno su tre quotidiani nazionali. Così venerdì’ 17 aprile sul Corriere, sul Messaggero e su Il Sole 24 Ore, sono comparsi estratti della sanzione comminata a Intesa Sanpaolo a caratteri doppi rispetto a quelli usati dai rispettivi quotidiani e con tanto di riquadro come si usa in queste situazioni.

Dalla rilettura del documento completo relativo al Provvedimento dell’Antitrust contro Intesa Sanpaolo – consultabile sul sito dell’Autorità – emergono particolari inquietanti sulle pratiche commerciali che una banca può mettere in atto per pompare i ricavi a danno dei propri clienti e che vale la pena ripercorrere. Come abbiamo fatto in questo articolo perchè tutti i clienti siano maggiormente consapevoli e quindi più tutelati e sia più chiaro di cosa si sta parlando: una pratica purtroppo diffusa e che non riguarda solo Intesa SP.

Colpisce che la prima banca del Paese e che si presenta spesso come fra le più “etiche” e impegnata nel “sociale” attui pratiche di questo tipo come raccontato dalla sentenza dell’Antitrust

Nel Provvedimento dell’Antistrust sono citate numerose segnalazioni su queste pratiche commerciali scorrette da parte di Intesa Sanpaolo:

Nel mese di aprile 2017 IVASS (l’istituto che vigila sulle assicurazioni ndr) ha trasmesso una segnalazione di un consumatore secondo il quale ISP aveva condizionato la concessione del mutuo immobiliare alla stipula di una polizza assicurativa con copertura “in caso di morte, invalidità permanente e disoccupazione”, come risulta dalla documentazione allegata alla segnalazione, consistente in una lettera inviata da una filiale di ISP e indirizzata al consumatore. In essa, la concessione del mutuo immobiliare viene espressamente condizionata all’acquisto, da parte del consumatore, della suddetta polizza a garanzia del finanziamento, in quanto “unico richiedente e monoreddito”.

Ma questo non è l’unico caso. “In relazione alla condotta oggetto di contestazione sono pervenute diverse segnalazioni provenienti dai consumatori, a partire dal mese di luglio 2017 fino al mese di settembre 2019. Pressoché tutte le segnalazioni dei consumatori riportano comportamenti attuati da parte dei singoli dipendenti degli istituti di credito, dichiarati come aggressivi, in quanto volti a vincolare l’erogazione del mutuo alla sottoscrizione di un prodotto assicurativo.

Determinante l’indagine condotta dall’Associazione dei Consumatori che ha segnalato il caso all’Antitrust “In data 18 dicembre 2018, Altroconsumo ha inviato una segnalazione contenente i risultati di un’indagine, svolta nel mese di novembre 2018, in modalità “mistery shopping” presso diversi istituti di credito e incentrata sugli abbinamenti tra surroghe e polizze assicurative, tra cui le polizze cd. incendio e scoppio. Nell’indagine svolta presso una filiale di ISP in Milano è risultato che essa non ha proposto alla sua clientela la possibilità di trasferire la polizza incendio e scoppio originariamente stipulata con la banca che ha erogato il mutuo oggetto di sostituzione, vincolando l’erogazione alla sottoscrizione di una nuova polizza incendio e scoppio offerta e commercializzata da ISP”. Pratica che l’IVASS ha confermato.

Che l’abbinata mutui-polizze assicurative non fosse marginale, ma frutto di una pratica commerciale ricorrente e perseguita con determinazione dalla banca emerge dai “ documenti relativi ad azioni intraprese a livello di macro-aree interregionali sull’andamento delle vendite abbinate e sui piani di azione da attuare, tramite la rete retail, per spronare e incentivare le stesse vendite. Tali documenti, denominati “Monitoraggi PDA CPI 2019” (dove PDA sta per Piani di Azione e CPI per Credit Protection Insurance ndr) riguardano un’estesa area inter-regionale del Nord Ovest; consistono in report settimanali sul numero di mutui erogati e sul loro abbinamento con le polizze indicate (a protezione del finanziamento), essendo volti a verificare il rispetto dell’“obiettivo” e il “piano di azione”. In essi è riportata anche la comparazione tra direttori dell’area retail e sono utilizzati indicatori di benchmark in cui figurano filiali con abbinamenti all’80-100%”.

I bancari che non erano solerti nella vendita delle polizze assicurative venivano attenzionati

Vi era un “monitoraggio costante per la verifica delle motivazioni delle mancate coperture dei mutui con le polizze a protezione del finanziamento”. Affinchè la polizza venisse proposta al primo incontro con il richiedente del mutuo, era previsto “l’intervento dello specialista direttamente rivolto ai gestori meno propensi alla proposizione delle stesse polizze, per cui in fase di acquisizione della domanda di mutuo si programma l’intervento del direttore della filiale o del coordinatore per rafforzare la proposizione”.

Le filiali erano in forte competizione tra loro e quelle che erogavano mutui senza polizze abbinate sottoposte a pressioni anche tramite email stizzite riportate nel Provvedimento dell’Antitrust. “Sotto riportata la situazione al 10 maggio con obiettivo richiesto da DR [Direzione Generale] e vostra autocertificazione. Bene a livello di AREA, ma con poca coralità tra le filiali sono ben 7 le filiali ancora a zero. Tra le “grandi” molto bene […]. mentre sono indietro sia […] che […]” La filiale che colloca più polizze a protezione del finanziamento ha un premio di eccellenza.

Colpisce in queste email la disattenzione totale per il Cliente e il dipendente bancario e il focus sulla vendita del prodotto assicurativo “ Nell’email interna del 27 maggio 2019, ISP si chiede: “Scusate ma in tutta la settimana scorsa solo 3 domande caricate? Nessuna dalle tre GRANDI? Mi fate sapere qualcosa? Lascio il file fino a stasera per eventuali ritardatari poi lo azzero. P.S. ricordatevi di mettere la data e le motivazioni della mancanza CPI (polizze a protezione del finanziamento ndr)”.

Fortissimo il pressing sui Direttori di Filiale divisi tra buoni e cattivi come si può leggere in una mail interna del 28 novembre 2018 “in allegato trovate evidenziate in verde le filiali che stanno facendo bene per eventuali confronti tra direttori”. Non si lesinano consigli spiccioli di “piccoli semplici approcci quotidiani che creano fiducia nella proposta di protezione” e portano il cliente a sottoscrivere la polizza “A fronte di un interesse del cliente, bisogna insistere per stipulare subito la polizza comunicando al cliente stesso l’importanza e l’opportunità di attivare con velocità e subito la protezione assicurativa a partire dallo stesso giorno, in modo da essere tutelato per qualsiasi evento negativo che potrebbe sempre succedere in assenza di copertura”.

Nel caso di surroghe, in cui il Cliente riesce a ottenere condizioni di finanziamento migliori sul mutuo e la banca guadagna quindi meno di prima, la polizza permette di far quadrare i conti. L’Antitrust cita un Direttore di Area, che nel dare indicazioni alla sua rete di vendita composta da diverse filiali distribuite su un’area territoriale provinciale, con riferimento alle vendite abbinate nei mutui soggetti a rinegoziazione, richiede alla sua rete di negoziare azioni di cross selling, dimostrando come la polizza abbinata recuperi la perdita di redditività derivante dalla rinegoziazione delle condizioni economiche del mutuo.

Molti clienti protestano perché la polizza veniva fatta passare come obbligatoria per la sottoscrizione del mutuo. E in alcuni casi il finanziamento non viene concesso perchè il cliente si rifiuta di sottoscrivere la polizza.

Per quale motivo la banca si accanisce nel vendere polizze assicurative? Lo spiega bene il Provvedimento dell’Antitrust: la banca ha una robusta retrocessione sulle polizze che riesce a vendere ai propri clienti: ”le risultanze istruttorie, come confermato dai dati forniti da ISP (ovvero Intesa Sanpaolo, ndr), mostrano che le compagnie assicurative del medesimo Gruppo (Intesa Sanpaolo Vita S.p.A. e Intesa Sanpaolo Assicura S.p.A.), che emettono le polizze collocate dalla Banca, riconoscono a quest’ultima, per le polizze vendute in abbinamento a mutui/surroghe, provvigioni (denominate anche retrocessioni) pari al [30-35%] del valore dei premi assicurativi versati dai consumatori al netto delle imposte. Secondo i dati forniti da ISP (Intesa Sanpaolo), l’ammontare totale delle retrocessioni ricevute nell’ultimo triennio dalla banca sulle polizze vendute è pari a circa [40-45] milioni di euro (retrocessione del [30-35%]) per la incendio e scoppio , per la polizza PPI ProteggiMutuo è pari a circa [150-200] milioni di euro (retrocessione del [30-35%]). Ancora, secondo i dati ISP, per le polizze a protezione del finanziamento Acasaconme la provvigione ricevuta è pari a più di 1 milione di euro (retrocessione del [20-25%]), per la polizza PPI XME Protezione è pari a [400.000-450.000] euro (retrocessione del [20-25%]) e per la polizza PPI Mi curo dei miei a circa [500.000-55.000] euro (retrocessione del [5-10%])”.

Secondo l’Antitrust le pratiche commerciali messe in atto da Intesa Sanpaolo sulla vendita di polizze abbinate ai mutui sono troppo aggressive e totalmente sbilanciate. La Banca – scrive l’Autorità Garante della Concorrenza e del mercato -sfruttando il suo potere “altera la scelta consapevole dei consumatori ad acquistare polizze assicurative in abbinamento a mutui/surroghe”. E il comportamento è particolarmente sanzionabile secondo l’Antitrust perchè il “potenziale cliente risulta particolarmente vulnerabile. Infatti, il consumatore, nelle trattative relative alla conclusione di un contratto di mutuo anche con surroga, è parte di un rapporto contrattuale sbilanciato in cui non ha né la certezza della concessione del mutuo né la sicurezza della tempestività, atteso che tale concessione è rimessa ad una decisione, o meglio ad una delibera pressoché unilaterale della Banca. “

Secondo l’Antitrust Intesa Sanpaolo nella vendita di polizze abbinate a mutui ha posto in essere una pratica commerciale aggressiva, in violazione degli artt. 24 e 25 del Codice del Consumo e scrive nel Provvedimento che

La Banca ha sfruttato la sua posizione di potere, esercitando sui consumatori un’indebita pressione, in modo da limitarne notevolmente la capacità di prendere una decisione consapevole e non consentendo loro di poter scegliere liberamente polizze di terzi e non della Banca stessa.

La sanzione applicata dall’Antitrust è stata pari a 4.800.000 euro ed è praticamente la più alta possibile, visto che ai sensi dell’articolo 27, comma 9, del Codice del Consumo, in caso di pratica commerciale scorretta, l’Autorità può disporre l’applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria da 5.000 a 5.000.000 euro.

Il comportamento della banca è stato particolarmente grave secondo l’Antitrust e dannoso per i suoi clienti “ Nello specifico, il pregiudizio subito dai consumatori è stato stimato prudenzialmente in un valore complessivo di circa [250-300] milioni annui di euro, a fronte di ricavi per ISP pari a circa [50-100] milioni di euro”.

La banca è stata condannata anche a pubblicare su tre quotidiani (Corriere della Sera, Il Messaggero e Il Sole 24 ORE) entro centoventi giorni dall’avvenuta notificazione del provvedimento un estratto a sue spese per informare compiutamente i consumatori della pratica commerciale scorretta. Venerdì 17 aprile nelle pagine di Economia del Corriere della Sera, a pagina 4 del Messaggero e a pagina 21 della sezione Finanza & Mercati de Il Sole 24 Ore, è stato pubblicato l’estratto in questione.

fonte: soldiexpert.com




Polizze legate ai mutui: maxi-sanzione Antitrust a Unicredit, Bnl, Intesa e Ubi

La scure dell’Antitrust torna a colpire le quattro principali banche italiane con sanzioni, che nel complesso superano i 20 milioni di euro, per pratiche commerciali scorrette nell’ambito della vendita di polizze abbinate ai mutui. Nel dettaglio le sanzioni sono pari a 6,55 milioni di euro per Unicredit, 5,65 milioni di euro per Bnl, 4,8 milioni di euro per Intesa Sanpaolo e 3,75 milioni di euro per Ubi Banca.

Sanzioni pesanti inflitte anche in virtù della recidività delle banche (Ubi esclusa) che già in passato erano state destinatarie di provvedimenti per violazione del Codice del consumo. In particolare, in questo caso, le pratiche scorrette sanzionate sono state poste in essere dagli istituti di credito dal 2015-2017 e, secondo quando accertato dall’Antitrust, sono ancora in corso.

Nel recente passato Ivass e Banca d’Italia a più riprese hanno ribadito che non è possibile condizionare la concessione di mutui (surroghe comprese) alla sottoscrizione di polizze di vario genere collocate dalla stessa banca.

L’Antitrust sottolinea di aver ravvisato anche l’aggressività delle banche nel proporre vendite “baciate” allo sportello e ha calcolato una stima prudenziale del pregiudizio economico subito dai consumatori che per Unicredit ammonta a 100 milioni di euro annui, a fronte di ricavi per l’istituto pari a circa 36 milioni di euro. Per Bnl il pregiudizio per i clienti è pari a 106,5 milioni di euro annui, a fronte di ricavi per la banca di 33 milioni di euro. Nel caso di Intesa Sanpaolo la stima dei danni economici subiti dai mutuatari è pari a 250-300 di euro annui, a fronte di ricavi per la banca di 50-100 milioni. Infine il pregiudizio subito dai clienti di Ubi è di 30-35 milioni di euro, a fronte di ricavi per l’istituto pari 10-15 milioni di euro.

In più per Unicredit e Bnl è stata anche appurata la pratica commerciale scorretta di aver indotto i consumatori, intenzionati a concludere contratti di mutuo e/o di surroga, ad aprire un conto corrente presso la medesima Banca, ponendo tale apertura come condizione per la concessione del finanziamento.

Adesso si attende la replica delle banche che entro 60 giorni possono presentare ricorso al Tar avverso ai provvedimenti sanzionatori dell’Antitrust.

 

Fonte: www.ilsole24ore.it

 




Unicredit. Rinegoziazione mutui dipendenti: adesso si può!

Nei prossimi giorni l’Azienda organizzerà un incontro con tutti i dipendenti, nel quale verranno presentati tutti i prodotti ed i servizi che Unicredit mette a disposizione dei dipendenti in via prioritaria ed agevolata.

Tra le varie iniziative l’azienda ci ha comunicato che darà la possibilità di rinegoziare anche i mutui dipendenti, regolati da condizioni stabilite con il sindacato alcuni anni fa ed oggi decisamente fuori mercato.

Sarà possibile scegliere la rinegoziazione attraverso un processo operativo semplificato che verrà comunicato a tutti gli interessati con mutuo del segmento X erogato ante 29 febbraio 2020, nel mese di marzo (aprile-maggio agli esodati); il tasso proposto per la rinegoziazione sarà un tasso fisso 1%, con decorrenza operativa dalla rata di aprile.

Spinti dalle forti richieste delle lavoratrici e dei lavoratori da oltre un anno avevamo richiesto all’azienda di accedere a questa possibilità, ricevendo sempre un secco NO immotivato.

Quindi ci fa piacere che l’Azienda abbia cambiato idea, ma molti colleghi, nel frattempo, hanno deciso di portare il proprio mutuo presso un’altra banca, quindi, come spesso accade, anche questa rischia di essere una iniziativa tardiva.

Inoltre, viene decisa in modo unilaterale, giustificandola come “un’iniziativa puramente commerciale” e senza una preventiva discussione con i rappresentanti dei lavoratori come sempre avvenuto in passato.

Riteniamo che sia una iniziativa zoppa, in quanto le condizioni dei mutui nuovi rimangono invariate.

Diventa quindi urgente andare ad una rinegoziazione delle condizioni dipendenti alla luce di un ormai conclamato regime di tassi negativi, adeguando anche i tassi dei nuovi mutui prima casa.

Certamente la prossima trattativa sul piano industriale sarà la prima occasione utile.

Milano, 16 gennaio 2020

 

Segreterie di Coordinamento
Fabi – First Cisl – Fisac Cgil – Uilca – UniSin
Gruppo UniCredit