A te che ti chiedi a cosa serve il sindacato

Venerdì scorso è stata una giornata importante. Il reddito netto di sedici milioni di persone è aumentato, o meglio, aumenterà a partire da luglio, quando ai lavoratori che hanno retribuzioni fino a 40.000 euro, la busta paga verrà “rinforzata” fino a 100 euro al mese.

Maurizio Landini lo ha sempre detto: il cambiamento iniza dalle buste paga in un paese in cui, come titola l’ultimo riuscitissimo libro di Marta e Simone Fana, “Basta salari da fame”, (recensito sul nostro blog da Maurizio Brotini), abbiamo una questione salariale grande come una casa.

Ieri, nell’incontro col governo, il sindacato è riuscito ad ottenere la riduzione delle tasse per chi lavora. Un risultato che non è caduto dal cielo, che nessuno ha regalato ma è il frutto di un lungo percorso di mobilitazione iniziato il 9 febbraio dell’anno scorso, quando Cgil, Cisl e Uil, riempirono piazza San Giovanni per chiedere un cambio di passo e per redistribuire un po’ di ricchezza.

fb_img_1579292074716599323747718290076.jpgOra, non è che siamo diventati improvvisamente ricchi, come ha sottolineato ieri Landini, e tanto ancora c’è da fare. Sugli incapienti, sui lavoratori poveri, sui precari, sui pensionati, sulle pensioni dei giovani, sulla legge Fornero, sui rinnovi contrattuali. Tutte questioni su cui il sindacato chiede risultati concreti al governo. Intanto, ieri un grande passo avanti è stato fatto e va riconosciuto al sindacato – che non è certo esente da errori – di aver fatto bene il suo mestiere, di aver portato più soldi nelle tasche dei lavoratori.

A questo – ma non solo a questo – serve il sindacato.

fonte: fortebraccionews




Landini: buon anno a chi deve lavorare per vivere

A nome di tutta la Cgil voglio fare gli auguri di buone feste e di buon anno a tutte le persone che per vivere hanno bisogno di lavorare. La Cgil è una bellissima organizzazione di uomini e donne che hanno scelto in modo libero di associarsi collettivamente per tentare di tutelare meglio i propri diritti e la propria condizione di lavoro. È una scelta molto importante perché non è possibile risolvere tutti i problemi da soli. Nessuno si salva da solo e nessuno, da solo, salva qualcun altro. Ci salviamo e miglioriamo la nostra condizione esclusivamente se proviamo a farlo insieme”.

A dirlo è il segretario generale della Cgil Maurizio Landini in un videomessaggio di auguri pubblicato su RadioArticolo1.

Sono stati anni difficili – sottolinea – per chi lavora: c’è troppa precarietà e il lavoro tante volte manca, c’è stato un peggioramento dei diritti e delle condizioni del lavoro. Pensiamo quindi che sia importante affermare un principio fondamentale: che qualsiasi persona che lavora, con qualsiasi rapporto di lavoro, debba avere gli stessi diritti e le stesse tutele. Vogliamo affermare che le persone, attraverso il lavoro, siano libere, possano realizzarsi, possano utilizzare la loro intelligenza. Ecco, questo è l’obiettivo che vogliamo realizzare nel 2020. Per farlo abbiamo bisogno che tutti assieme mettiamo al centro una nuova cultura del lavoro“.

 

Fonte: www.rassegna.it




Manovra economica: le misure per il lavoro.

La manovra economica è legge. La Camera ha dato il via libera definitivo, il governo ha incassato la fiducia. I voti a favore sono stati 312, i contrari 153, due gli astenuti. La votazione in aula è avvenuta a notte fonda, alla presenza del presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Da tempo Cgil, Cisl e Uil hanno avviato una mobilitazione unitaria, per sostenere le loro richieste proprio in vista della legge di bilancio. L’ultimo appuntamento è stato quello del 17 dicembre, a Roma in piazza Santi Apostoli, con l’intervento del segretario generale della Cgil Maurizio Landini: “Il governo lo deve sapere, non facciamo sconti a nessuno”.

Sono tante e articolate le misure contenute nell’ex Finanziaria, che vanno dall’Iva al taglio del cuneo fiscale. Ecco dunque le principali che riguardano il lavoro e il sociale.

Pensioni tra indicizzazione assegni e ape social. Viene prevista la rivalutazione al 100% per gli assegni fino a quattro volte il trattamento minimo Inps (pari a 6.669,13 euro). Confermata la rivalutazione al 77% per gli assegni tra 4 e 5 volte il minimo; al 52% tra 5 e 6 volte il minimo; al 47% tra 6 e 8 volte il minimo; al 45% per gli assegni tra 8 e 9 volte minimo; al 40% per i trattamenti superiori. Viene prorogata a tutto il 2020 la sperimentazione dell’Ape social. Su Opzione donna, viene estesa la possibilità di fruizione alle lavoratrici che abbiano maturato determinati requisiti entro il 31 dicembre 2019.

Fondo disabilità e non autosufficienza. Viene istituito, nello stato di previsione del ministero del Lavoro, il fondo a carattere strutturale per la disabilità e la non autosufficienza. La dotazione ammonta a 39 milioni di euro per il 2020, a 200 milioni di euro per il 2021 e 300 annui dal 2022. Le risorse del fondo, nelle intenzioni del governo, sono indirizzate all’attuazione di interventi a favore della disabilità, finalizzati al riordino e alla sistematizzazione delle politiche di sostegno in materia.

Contratti del pubblico impiego. Aumentano di 325 milioni di euro per il 2020 e di 1,6 miliardi di euro dal 2021 i fondi per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego nel triennio 2019-2021.

Imprese: promozione per il made in Italy. Viene ampliato il fondo rotativo per il sostegno alle imprese e gli investimenti in ricerca. Si interviene sulla norma in favore dei giovani imprenditori nel Mezzogiorno, cosiddetta “Resto al Sud”, stabilendo che, per l’anno 2019 e per l’anno 2020, il requisito del limite di età (compreso tra i 18 e i 45 anni), si intende soddisfatto se posseduto alla data del primo gennaio 2019. Risorse poi arrivano per il potenziamento del piano straordinario per la promozione del made in Italy e l’attrazione degli investimenti in Italia. Altri interventi sono previsti per le aree di crisi industriale e rifinanziamento del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, nella misura di 700 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020-2021. Gli investimenti previsti dal piano Impresa 4.0, il super e l’iper-ammortamento si trasformano in un credito di imposta da usare in compensazione.

Il taglio del cuneo fiscale. Nasce un Fondo per la riduzione del carico fiscale sui lavoratori dipendenti con una dotazione di tre miliardi di euro per il 2020 e di cinque miliardi annui a decorrere dal 2021. I 4,5 milioni di lavoratori con redditi tra i 26.600 euro e 35 mila euro, finora esclusi dal bonus Renzi, avranno fino a circa 50 euro in più al mese: quindi intornoai 500 euro in più nel 2020 e mille euro in più nel 2021. Per i 9,4 milioni di lavoratori con redditi da 8.000 euro a 26.600 euro che percepiscono il “bonus 80 euro” dal taglio del cuneo riceveranno solo 40-50 euro annui.

Cancellate le clausole di salvaguardia per il 2020.Vengono cancellate completamente per il 2020 e parzialmente per il 2021 le cosiddette “clausole di salvaguardia”, ovvero gli aumenti delle aliquote Iva e delle accise per un valore complessivo di circa 23 miliardi di euro. Dal 2021 però arriva un nuovo incremento sulla benzina, con un ritocco delle clausole di salvaguardia sulle accise.

Plastic, sugar e auto. Le nuove tasse introdotte dalla manovra sono state ridimensionate e posticipate nel corso dell’iter parlamentare. La “plastic tax”, cambiata più volte, entrerà in vigore da luglio e prevede nella sua ultima versione un’imposta di 45 centesimi al chilo (da un euro iniziale, poi ridotto a 50 centesimi) per i prodotti monouso. Slitta a ottobre la “sugar tax”, che resta a 10 centesimo al litro. Di fatto risulta azzerata, invece, la stretta sulle auto aziendali che partirà a luglio per i nuovi contratti.

Un “green new deal”. L’esecutivo punta alla realizzazione di un piano di investimenti pubblici per lo sviluppo di un “green new deal” italiano, mediante l’istituzione di un fondo con una dotazione complessiva di 4,24 miliardi di euro per gli anni 2020-2023. Parte del finanziamento disponibile (non meno di 150 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020-2022) sarà destinata a interventi volti alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. Risorse in arrivo anche per le reti ciclabili urbane con l’istituzione di un fondo ad hoc di 150 milioni nel triennio 2022-2024 per coprire il 50% delle spese.

 

Fonte: www.rassegna.it




Unicredit: Landini, irresponsabile annunciare 8mila esuberi

Diciamo no e diciamo basta. Il lavoro non può più essere considerato una merce che si prende quando serve e si butta quando fa comodo. Unicredit annuncia 8mila esuberi e intanto distribuisce dividendi e chiude i primi nove mesi dell’anno con un utile di 4,3 miliardi. Questo non è fare impresa, è essere irresponsabili. Non lo possiamo accettare. Il governo non può accettarlo. Prima di aprire un gravissimo conflitto Unicredit riveda tutto. Ritiri quanto ha improvvidamente annunciato e, se mai ci dovessero essere problemi, prima di compiere azioni gravi e irreparabili discuta con il sindacato”.
Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini.

Come Unicredit – aggiunge il leader della Cgil – ci sono decine di imprese sane che licenziano senza giustificazione. Come ci sono centinaia di imprese che hanno necessità di una politica industriale che le aiuti a uscire dalle secche di una crisi che non passa, anzi che si aggrava. Ilva, Alitalia, i lavoratori LSU, Auchan, Mercatone Uno, Bekart, Whirlpool, e potrei continuare a citare una a una le oltre 160 situazioni di crisi all’attenzione del governo e parlare anche delle centinaia di aziende piccole e medie in grave difficoltà, nelle quali il sindacato sta dando l’anima per salvare posti di lavoro, capacità produttiva, intelligenze e saper fare. Va data una svolta e va data in fretta”.

Chi lavora, chi rischia di perderlo, chi è sfruttato, chi lo cerca e riceve solo risposte inaccettabili o illecite – conclude Landini – non ha più pazienza. Il governo agisca e faccia in fretta. Cambi le leggi sbagliate, a cominciare dal jobs act e dalle norme sugli appalti. Faccia politica industriale, sblocchi gli investimenti, istituisca un organismo per lo sviluppo del Mezzogiorno. Le forze politiche la smettano con la propaganda e si occupino del Paese e di chi lavora, delle loro difficoltà e dei loro problemi”.

 

Fonte: www.rassegna.it

 




Landini: “Chi non paga le tasse è un ladro”

Non vedo una differenza tra uno che ruba e uno che non paga le tasse“.

Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, in occasione di un convegno organizzato dal sindacato al Tribunale di Milano, è tornato a parlare della lotta all’evasione fiscale e delle prime mosse del nuovo governo giallo-rosso.

In questi anni si è affermata la logica che chi non paga le tasse è un furbo e chi le paga è un coglione. Io credo che chi non paga le tasse sia un ladro“, ha detto Landini. Che ha concluso: “Oggi abbiamo un nuovo governo e siamo in attesa di essere convocati dopo la presentazionione del documento di prorgrammazione economica. Le cose che ho sentito fin qui non mi bastano, ma sentire che non parlano più di flat tax e vogliono tagliare il cuneo fiscale mi sembra una musica diversa”.

 

Fonte: L’Espresso




La Cgil aderisce al terzo Global Climate Strike

Dal 20 al 27 settembre milioni di persone in tutto il pianeta si mobiliteranno per il clima nel terzo Global Climate Strike. Una ‘Settimana per il futuro’, con iniziative volte a fare pressione sul vertice delle Nazioni Unite in programma per il 23 settembre a New York per fare il punto sulla situazione climatica del pianeta e sull’attuazione dell’Accordo di Parigi.

La Cgil aderisce alla mobilitazione, sostenuta anche dalla CSI, con una serie di iniziative, fra queste una già in programma che si terrà il 21 settembre nell’ambito delle Giornate del lavoro 2019 a Lecce.

Il 27 settembre si terranno assemblee sui posti di lavoro sull’emergenza climatica e la lotta per la giustizia climatica. Sarà un’occasione per informare e creare consapevolezza fra i lavoratori e le lavoratrici sul tema del cambiamento climatico, sulle drammatiche conseguenze che comporta per il nostro pianeta, sulla necessità di agire rapidamente e in modo radicale per garantire diritti umani, giustizia sociale e piena occupazione e sulle opportunità con cui si può contribuire al cambiamento con la contrattazione, sia confederale che di categoria, a tutti i livelli.

Il clima non è una priorità per i soli ambientalisti. La lotta per la giustizia climatica è innanzitutto una battaglia politica perché il riscaldamento globale ha gravi contraccolpi sui diritti umani, sulla giustizia sociale, sull’equità all’interno dei paesi, fra paesi e fra diverse generazioni e sul lavoro. È una lotta per la partecipazione, la democrazia e la piena occupazione”, è quanto afferma il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, ricordando che “la Cgil è sempre stata impegnata nel movimento per la giustizia climatica e continua ad esserlo nell’azione sindacale, nella mobilitazione e nelle alleanze con tutte le realtà, associazioni e movimenti impegnati nella nostra stessa battaglia”.

Appare chiaro – prosegue il leader della Cgilche dobbiamo ridurre l’uso delle risorse e allo stesso tempo garantire diritti umani e adeguate condizioni di vita e di reddito, superando le disuguaglianze. La soluzione passa solo attraverso un radicale e rapido cambiamento del modello di sviluppo che attraverserà i modelli di consumo, l’abbandono progressivo delle fonti fossili e dell’agricoltura intensiva, una ripartizione equa delle risorse limitate del pianeta, la riforestazione, la riconversione ecologica delle produzioni”.

Per Landini si tratta di “una sfida che investe ed investirà necessariamente il lavoro e che si dovrà accompagnare ad un percorso di tutele per garantire una giusta transizione che non scarichi sui lavoratori i costi sociali di queste scelte e nel contempo determini la nascita di nuove opportunità occupazionali. È una sfida che ci riguarda e che vogliamo affrontare da protagonisti” conclude.

Intanto lo scorso 25 luglio il segretario generale Maurizio Landini, con una delegazione della Cgil, ha incontrato un gruppo di rappresentanti del movimento #FridaysForFuture, con i ragazzi è stato condiviso l’impegno in un percorso comune di lotta per la giustizia climatica e di mobilitazione nella settimana del Global Climate Strike.




Il lavoro e il futuro della Banca d’Italia

Più volte la Fisac Cgil ha evidenziato come le scelte della Banca risultassero miopi e poco lungimiranti, incapaci di salvaguardare il futuro dell’Istituzione e dei suoi lavoratori.

Molte sono state, nel tempo, le proposte da noi avanzate per dare impulso all’attività dell’Istituto, con l’obiettivo di promuovere il ruolo fondamentale che ha e che deve avere per il Paese, nonché per sviluppare l’immenso patrimonio di professionalità dei lavoratori della Banca.

In coerenza con questo, abbiamo avanzato critiche su ogni aspetto delle scelte dell’Amministrazione che si ponesse in contrasto con questa ottica di sviluppo futuro, non a caso concentrandoci spesso sul ruolo delle nuove generazioni e su come alcune riforme collocassero le basi per una vera e propria involuzione dell’Istituzione e dei rapporti lavorativi.

Nel corso dell’ultimo incontro sulle carriere operative, è apparso chiaro ciò che sosteniamo da tempo, ovvero che la Banca possiede una propria visione prospettica del lavoro.

Una visione che la Delegazione aziendale ha voluto in qualche modo condividere con la OO.SS. presenti, confermando la nostra convinzione che le scelte fatte e le proposte per le future riorganizzazioni – da noi non condivise – siano il frutto di una miopia consapevole, nell’ambito di un progetto che finisce per mirare all’arretramento.

Nell’incontro dello scorso 9 luglio, infatti, la Delegazione Aziendale ha presentato il progetto per un nuovo sistema di valutazione per le carriere operative, indicandolo come finalizzato a “proteggere” i colleghi.

Cosa buona, potremmo dire, se non fosse che il concetto di protezione sottende, a nostro avviso, la presenza di un “pericolo”.

Quale sarebbe, dunque, il “pericolo” per i colleghi?

Il nuovo sistema di valutazione è stato presentato come finalizzato a fornire ai lavoratori lo stimolo a orientarsi verso un aggiornamento continuo, che li metta in grado di non subire mai un effetto di “spiazzamento” rispetto al contesto lavorativo in continua evoluzione, con particolare riferimento a quello esterno, poiché “chissà cosa potrà succedere domani”.

Soprassedendo sulla superficialità di questo tipo di allusioni, che emergono costantemente in momenti “particolari” delle trattative e vengono puntualmente rispedite al mittente dal sindacato, ribadiamo che, a parere di questa O.S. è invece il progetto di riforma delle carriere che la Banca sta perseguendo a gettare, semmai, punti interrogativi sul futuro di molte strutture – non soltanto periferiche – del nostro Istituto, come già capitato per riforme realizzate di recente.

La Fisac Cgil ha già sottolineato che la proposta della Banca di creazione di percorsi valutativi e professionali completamente incentrati sulle “famiglie professionali” rischia di incentivare un’organizzazione per “compartimenti stagni”, consolidando una situazione in cui non c’è più la Banca, ma ci sono tante Banche, distinte e separate, tanto più perché insisterebbe su una struttura per Dipartimenti che già va in quella direzione.

È evidente che una Banca frammentata per Dipartimenti – da un punto di vista organizzativo – e per “famiglie professionali” – da un punto di vista normativo – non dà il senso di un disegno complessivo di rilancio.

Separare tra di loro compiti e strutture si presta a ottenere un assetto più plasmabile in cui diventa più facile intervenire con nuove riorganizzazioni e, magari, dismissioni di parte di esse, specie in un contesto molto fluido nell’ambito del quale il nostro vertice continua a non dare risposte esaurienti sul futuro delle nostre Funzioni istituzionali.

Facendo appello al senso comune, non possiamo non riflettere sul fatto che, quando si vuol gettar via un oggetto ingombrante, può essere utile farlo prima a pezzi per poi liberarsi, agevolmente, di ciascuno di essi.

Lo scorso maggio, nell’ambito dell’ultima Assemblea organizzativa della Fisac Cgil Banca d’Italia, la nostra Organizzazione si è data come primario obiettivo quello di contrastare il declino dell’Istituto. A questo scopo, abbiamo lanciato a tutte le Organizzazioni sindacali un invito: discutere insieme, in un convegno, del futuro e del lavoro in Banca d’Italia, di un rilancio delle Funzioni, dell’immagine e del ruolo dell’Istituto e dei suoi lavoratori.

L’invito è ora rinnovato.

La Fisac Cgil crede profondamente in questo progetto, certa anche del supporto della Confederazione, come la partecipazione del Segretario Generale Maurizio Landini all’Assemblea organizzativa di maggio ha testimoniato.

Se ciò che spaventa è la rapidità dell’evoluzione del contesto in cui ci muoviamo, crediamo che non sia più il momento di procedere in modo incerto o attraverso tattiche “protettive”, ma che occorrano riforme di “ampio respiro”.

È giunto il momento di progettare e di incidere, come sindacati, anche sui profili organizzativi dell’Istituto. Per il lavoro e per il futuro della Banca d’Italia.

Roma, 16 luglio 2019

 

La Segreteria Nazionale Fisac/Cgil Banca d’Italia

 




Ma davvero la CGIL è contro i lavoratori? Facciamo un po’ di fact checking

In questi giorni sembra che il Movimento 5 Stelle abbia finalmente trovato i suoi nemici giurati: Landini e la CGIL, colpevoli di opporsi a tutti i provvedimenti favorevoli ai lavoratori ed ai meno abbienti varati dal Governo.

Quota 100, reddito di cittadinanza, salario minimo, Decreto Dignità: la CGIL si oppone a tutto, quindi è dalla parte del potere e contro i più deboli.

Peccato che le cose stiano in modo molto diverso, e che sia estremamente facile verificarlo.

La CGIL ha infatti messo nero su bianco tutte le sue proposte per migliorare il mondo del lavoro (e non solo).
Il documento più importante è una proposta di legge che da oltre tre anni giace in Parlamento e che nessuno, tantomeno i 5 Stelle, ha voluto discuterla, salvo poi trarne ispirazione – come vedremo – per scrivere il Decreto Dignità.
Stiamo parlando della Carta dei Diritti Universali del Lavoro.

Altro documento ufficiale della CGIL è “Il Lavoro è” votato a larghissima maggioranza dal Congresso Nazionale svoltosi nel mese di gennaio di quest’anno. Anche questo rappresenta un elenco di proposte e di richieste alla politica.

A questo punto faremo un’operazione molto semplice: andiamo a vedere cosa chiede la CGIL sui singoli argomenti, cos’ha fatto (o vuole fare) il Governo, e perché Landini o la Camusso hanno criticato i provvedimenti.

 

QUOTA 100

Cosa chiede la CGIL:
Pensionamento per tutti a partire dai 62 anni, e comunque limite massimo di 41 anni di contributi per accedere alla pensione anticipata (Documento congressuale “Il Lavoro è” – pag. 4 e 5).
I soldi per pagare le pensioni arriverebbero dalla tassazione dei grandi patrimoni.
Un modo per superare davvero la Legge Fornero, in modo equo e solidale.

Cos’ha fatto il Governo:
Pensionamento anticipato solo per alcuni, cioè quelli che nel triennio 2019-2021 avranno almeno 62 anni d’età e 38 di contributi. Alla fine del 2021 Quota 100 non ci sarà più, quindi chi maturerà dopo non potrà beneficiarne.
Una piccola parte delle coperture è stata ottenuta con il taglio della rivalutazione delle pensioni: cioè le pensioni aumentano in misura inferiore all’aumento dei prezzi, quindi pur risultando aumentate hanno un potere d’acquisto minore.
Altri fondi sono stati ottenuti tagliando investimenti già programmati, e quindi penalizzando la crescita dei prossimi anni.
Gran parte del provvedimento è stato finanziato aumentando il debito pubblico: quindi prima o poi qualcuno dovrà pagarlo.
Ricapitolando: un provvedimento per pochi ma non per tutti, di breve durata e non strutturale, che alla fine sarà pagato non da chi ha di più, ma dai pensionati e dai meno abbienti, più esposti al taglio dei servizi sociali.

Cos’ha detto la CGIL
“Quota 100 ci indebita drammaticamente di 53 miliardi per i prossimi due anni. Non ha priorità né risorse per gli investimenti del 2019, anzi paralizza quelli in essere e cancella le prospettive almeno per il 2020 e il 2021”
Susanna Camusso, congresso Nazionale CGIL 23/01/2019

 

REDDITO DI CITTADINANZA

Cosa chiede la CGIL
Reddito di garanzia e continuità.  Garanzia di sostegno ai giovani in cerca di prima occupazione ed ai lavoratori che, pur avendo perso il lavoro, non beneficiano di ammortizzatori sociali, e continuità per chi lavora in modo precario in modo da avere redditi tra un contratto e l’altro. (Documento congressuale “Il Lavoro è” – pag. 4)
Perno del sistema è l’obbligo di attivare percorsi formativi o di riqualificazione che possano favorire l’occupazione. E’ fondamentale investire in politiche attive per creare posti di lavoro.
I sindacati hanno a più riprese chiesto di essere convocati dal Ministro del Lavoro per studiare insieme misure che favoriscano l’occupazione, senza ricevere risposte.
Per farla breve: un provvedimento che deve avere durata limitata, il cui scopo sia quello di restituire il lavoro in tempi brevi, tutelando nel frattempo chi non sta lavorando.

Cos’ha fatto il Governo:
Apparentemente il Reddito di Cittadinanza va nella stessa direzione auspicata dalla CGIL. Il problema è che, nel tentativo (peraltro del tutto fallito) di guadagnare voti in vista delle operazioni europee, il provvedimento è stato varato in tutta fretta senza prima provvedere alla riorganizzazione degli Uffici del Lavoro, rendendolo niente di più che un sussidio di povertà totalmente sganciato dall’occupazione.
Emblematico il fatto che per l’assunzione dei navigator, che saranno precari ed entreranno in servizio senza sapere esattamente cosa dovranno fare (e non è un caso che alcune Regioni, che dovrebbero accollarsene il costo, abbiano già dichiarato di non volerli), siano stati preventivamente mandati a casa altri precari, quelli del’ANPAL.
Ricapitolando: il Reddito di Cittadinanza, se finalizzato ad accompagnare i beneficiari a rientrare rapidamente nel mondo del lavoro, può diventare un investimento che a lungo andare si ripaga da solo. Così com’è è solo un sussidio, una spesa secca che va a gravare ulteriormente sul debito pubblico. E anche di questo qualcuno dovrà prima o poi farsi carico.

Cos’ha detto la CGIL
“Reddito di cittadinanza e quota 100 sono fatti a capocchia. Non stiamo criticando il fatto che si cerca di lottare contro la povertà. Non stiamo dicendo che non si deve fare il reddito di cittadinanza ma stiamo criticando come si sta facendo”
Maurizio Landini, “Mezz’ora in più” Rai3 27/01/2019

 

SALARIO MINIMO ORARIO

Cosa chiede la CGIL
Molti non sanno che i Contratti Collettivi firmati tra Sindacati ed Associazioni di Categoria non sono validi per tutti, ma solo per gli iscritti. Questo a causa dell’Art. 39 della Costituzione, che prevede la validità estesa a tutti i lavoratori solo dopo aver realizzato alcuni specifici provvedimenti normativi: da oltre 70 anni – non a caso – la politica si è sottratta a questo adempimento, e non ci risulta che l’attuale Ministro del Lavoro abbia mai mostrato di voler chiudere il vuoto normativo.
Per i lavoratori il problema viene ovviato al momento dell’assunzione, quando l’azienda fa firmare il contratto di lavoro individuale che prevede il rimando al CCNL di categoria. Per le aziende, la situazione si presta a comportamenti opportunistici: basta uscire dall’Associazione di Categoria e non c’è più l’obbligo di applicare il contratto. Può farsene uno ad hoc, come fece la FIAT nel 2011, o può addirittura crearsi una nuova Associazione di Categoria farlocca, con tanto di contratto firmato da sindacati fasulli costituiti per l’occasione: in quel caso si parla di contratti pirata.
La richiesta della CGIL è chiara: attuare finalmente l’articolo 39 della Costituzione in modo da estendere le tutele – e non solo il salario – previste dai Contratti Collettivi a tutti i lavoratori, eliminando le ingiuste discriminazioni attuali (Carta dei Diritti Universali del Lavoro, art. 28).

Cosa vuole fare il Governo
La proposta prevede un salario minimo orario di € 9, da riconoscere a tutti i lavoratori che lavorano in aziende che non applicano Contratti Collettivi o che prevedano retribuzioni inferiori.
Sulle criticità di un intervento così concepito ci siamo già espressi in modo approfondito in un precedente articolo; ci limitiamo a riepilogare brevemente perché potrebbe essere devastante.
Lo stipendio è un aspetto importante per un lavoratore, ma la piena tutela ne prevede molti altri: diritto alla malattia, alla formazione, agli avanzamenti di carriera, alla maternità, alle ferie, ecc….. Anche dal punto di vista economico, chi lavora sotto la copertura di un Contratto Collettivo non prende mai il minimo beneficiando di indennità, di incentivi, di retribuzione di straordinari e così via.
Ridurre la tutela dei lavoratori al pagamento di una quota oraria minima rappresenterebbe una fortissima tentazione per le aziende: potrebbero uscire dalle Associazioni di Categoria, non applicare più il Contratto Nazionale, pagare magari qualcosa di più ma liberarsi di tutte quelle “fastidiose” norme a tutela dei lavoratori. E la tentazione diventerebbe pressoché irresistibile per le aziende che attualmente applicano un contratto che prevede un salario orario superiore ai 9 euro: uscendo dall’Associazione di Categoria avrebbero tutto da guadagnare.
Ricordiamoci che il sistema di salario minimo esiste quasi in tutta Europa, ma all’estero la diffusione della Contrattazione collettiva è molto minore che in Italia.
Ricapitolando: eliminare le disparità di trattamento tra i lavoratori è un obiettivo prioritario della CGIL. Esiste lo strumento per farlo, ed è il completamento di un percorso avviato nel 1948 con la Costituzione. Uno strumento che darebbe davvero piena tutela a tutti i lavoratori.
Una legge fatta in modo superficiale, come quella proposta dai 5 Stelle, rischia di avere come risultato l’aumento di stipendio per un numero limitato di lavoratori, ma anche una drastica riduzione di diritti (e di retribuzione) per milioni di lavoratori che ad oggi sono maggiormente tutelati.

Cosa dice la CGIL
“Il salario minimo in Italia già oggi è coperto dai contratti nazionali, il tema è coprire i lavoratori che non lo sono ma dandogli tutti i diritti che sono sanciti dai contratti nazionali. Si recepiscano gli accordi fatti da Cgil, Cisl e Uil con le controparti, perché bisogna dare validità erga omnes ai contratti nazionali di lavoro, così da rendere ‘minimi’ tutti i diritti come le ferie, la malattia, gli infortuni e non solo il salario orario di un lavoratore.
Noi lanciamo una proposta concreta al governo, perché se si facesse un semplice salario orario che fosse medio ed inferiore ai contratti nazionali, si farebbe non una cosa utile, ma un danno”
Maurizio Landini, intervista a “Il Fatto Quotidiano” 11/03/2019

 

DECRETO DIGNITA’

Cosa chiede la CGIL
– Per i contratti a tempo determinato, fermo restando il limite di durata di 36 mesi, è possibile rinnovare il contratto un numero imprecisato di volte. Ogni rinnovo deve essere giustificato con una causale (Carta dei Diritti Universali del Lavoro, art. 52).
– In caso di licenziamento dichiarato illegittimo dal Giudice, l’azienda sarà tenuta a reintegrare il lavoratore, anche se presenta un numero di dipendenti inferiori a 15. (Carta dei Diritti Universali del Lavoro, art. 83).

Cos’ha fatto il Governo
– Per i contratti a tempo determinato la durata massima viene ridotta a 24 mesi, con un massimo di 4 rinnovi (In questo caso il Governo è andato anche oltre le richieste della CGIL).
I rinnovi devono essere giustificati da una causale (richiesta CGIL accolta).
In caso di licenziamento illegittimo, e solo per le aziende con oltre 15 dipendenti, gli indennizzi previsti dal Jobs Act vengono maggiorati del 50% (provvedimento molto blando, peraltro in contraddizione con la promessa elettorale di ripristinare il reintegro)
Ricapitolando: il Decreto dignità, pur se in modo insufficiente, va nella direzione indicata dalla CGIL. Che infatti ha sempre espresso giudizi moderatamente positivi.

Che cosa dice la CGIL
“Il decreto dignità dà un primo segnale positivo. Naturalmente non sufficienti perché  la precarietà si combatte riscrivendo tutte le leggi sbagliate che sono state fatte in questi anni sia nel Job Act sia prima. Allo stesso tempo il precariato si combatte anche attraverso una politica industriale che faccia ripartire gli investimenti e crei lavoro. Mancano segnali sia sugli ammortizzatori sociali sia per quanto riguarda la reintegra in caso di licenziamento illegittimo. E poi c’è un problema di arrivare a un nuovo statuto che tuteli sia i lavoratori dipendenti classici che le nuove forme di lavoro autonomo.”

Maurizio Landini, intervista del 9/07/2018

 

Il Movimento 5 Stelle ha basato la sua ascesa sulla capacità di accreditarsi come “nuovo“. Scelte come una perenne campagna elettorale con lancio di insulti ed accuse infondate a chi viene individuato come “nemico”, o come il varo di leggi frettolose ed incomplete pur di guadagnare consenso, o la ricerca del nemico da dare in pasto agli elettori, o l’attacco a testa bassa ai Sindacati, di nuovo non hanno proprio nulla.

La sensazione è che quella che avrebbe potuto davvero rappresentare una boccata d’aria fresca per la politica italiana si stia rivelando la più grossa delusione degli ultimi decenni.

 




Maurizio Landini è il nuovo Segretario Generale CGIL

Con il 92,7%  pari a 267 voti a favore, 18 contrari, 4 astenuti, l’Assemblea Generale della Cgil, riunita alla Fiera del Levante di Bari per il XVIII Congresso il ‘Lavoro è’, ha eletto Maurizio Landini segretario generale della Cgil che subentra a Susanna Camusso. Un lungo applauso della platea congressuale ha accolto la notizia dell’elezione annunciata dal Presidente dell’Assemblea Generale Franco Martini.

Inoltre, con il 94,7%, pari a 271 sì, 15 no e nessun astenuto è stata eletta la nuova segreteria nazionale della Cgil che sarà così composta da due vice segretari Vincenzo Colla (scolta) e Gianna Fracassi (ascolta), da Nino Baseotto, Rossana Dettori, Roberto Ghiselli, Giuseppe Massafra, Tania Scacchetti, e due i nuovi ingressi quello di Ivana Galli, ex segretaria generale della Flai Cgil ed Emilio Miceli, ex segretario Filctem Cgil.

Dopo la sua elezione il neo segretario generale ha incontrato la stampa (ascolta)

Di seguito la biografia del nuovo segretario generale della Cgil Maurizio Landini

Maurizio Landini è nato a Castelnovo Ne’ Monti (Reggio Emilia) il 7 agosto 1961. Dopo aver cominciato a lavorare, quale apprendista saldatore, in un’azienda cooperativa attiva nel settore metalmeccanico, Landini è stato prima funzionario, e poi Segretario generale della Fiom di Reggio Emilia. Successivamente, è stato Segretario generale della Fiom dell’Emilia-Romagna e, quindi, di quella di Bologna.

All’inizio del 2005 Landini è entrato a far parte dell’apparato politico della Fiom nazionale. Il 30 marzo dello stesso anno, è stato eletto nella Segreteria nazionale del sindacato dei metalmeccanici Cgil. Il primo giugno del 2010 è stato eletto segretario generale della Fiom-Cgil.

Come segretario nazionale, Landini è stato responsabile del settore degli elettrodomestici e di quello dei veicoli a due ruote, conducendo trattative con imprese quali Electrolux, Indesit Company e Piaggio. A questi incarichi, si è poi aggiunto quello di responsabile dell’Ufficio sindacale, che lo ha portato a seguire a stretto contatto con il Segretario generale, Gianni Rinaldini, le trattative per il rinnovo del Contratto dei metalmeccanici nel 2009.

Come segretario generale, Landini è stato il responsabile della delegazione Fiom nelle trattative per i rinnovi dei contratti nazionali delle imprese aderenti alla Unionmeccanica-Confapi e di quello delle imprese artigiane. Nel 2016 ha guidato la delegazione Fiom alle trattative per il Contratto nazionale delle imprese aderenti a Federmeccanica, conclusosi nel novembre dello stesso anno con un accordo unitario, dopo una stagione di accordi separati, approvato con il voto referendario dei lavoratori.

Nel luglio del 2017 lascia la segreteria generale della Fiom per entrare a far parte della segretaria nazionale della Cgil. Il 24 gennaio del 2019 viene eletto segretario generale della Cgil nel XVIII Congresso nazionale a Bari.

 

Fonte: www.cgil.it