Sulmona: il comitato di quartiere chiede di non spostare la sede Bper da via Sallustio

La chiusura delle filiali Bper in Abruzzo è iniziata dal 2020 e, solo nel mese di maggio 2022, ben 13 sportelli bancari sono stati soppressi nell’intera regione: da Crecchio a Ovindoli, passando per Casalincontrada, Castelvecchio Subequo, Bucchianico e Luco de Marsi, arrivando anche a centri più popolosi come Pescara, Lanciano e L’Aquila.

Una crisi che sembrerebbe non conoscere fine, né tantomeno guardare in faccia alla demografia dei centri in cui le sedi chiudono i battenti.

Da ciò che filtra, anche Sulmona potrebbe ben presto fare i conti con l’addio di una delle sue due sedi Bper, ovvero quella in via Sallustio a vantaggio della sede in piazza Carmine. Un’eventualità che ha fatto storcere il naso al Comitato di Quartiere di Sulmona EST, il quale fa sapere che i propri componenti sono
rammaricati e irritati, in quanto privati di un servizio molto importante in una delle zone più popolose di Sulmona.

“Non si capisce il motivo per cui questa banca debba essere trasferita al centro storico – scrive il presidente Elia Polidoro – e privare del servizio gli utenti di questo quartiere “Zona PEEP” favoriti anche dell’ampio parcheggio che ne facilita l’accesso. Facciamo un appello ai dirigenti di questa banca che hanno preso questa decisione ad un ripensamento e a tornare sui propri passi. Lo stesso appello lo facciamo al sindaco dei Sulmona di intervenire e convocare i vertici di questa banca”.

Una decisione che, se confermata, arriverebbe dall’alto nonostante quasi un anno fa la richiesta di salvare alcune filiali sia arrivata direttamente da Marco Marsilio. Il presidente della Giunta Regionale, infatti, nel marzo 2022 aveva convocato il responsabile dell’Area Centro-Est di Bper, Giuseppe Marco Litta, per chiedere un’indagine approfondita con il fine di salvare quante più sedi possibile. La riorganizzazione territoriale dell’istituto finanziario, comunque, non comporterà la perdita dei posti di lavoro dei dipendenti.

Fonte: Il Germe

 


 

N.B. Avevamo già avuto modo di commentare l’intervento di Marsilio in merito all’allontanamento di Bper dal territorio Abruzzese.

Leggi l’articolo con nostra nota a margine

https://www.fisaccgilaq.it/banche/bper/presidente-regione-abruzzo-scrive-a-bper-contro-la-chiusura-delle-filiali.html

 




Presidente Regione Abruzzo scrive a BPER contro la chiusura delle filiali

L’AQUILA – “La decisione, qualora venisse confermata rischia di produrre gravi conseguenze sul sistema del credito e del risparmio della mia Regione, già messo a dura prova da analoghi procedimenti di razionalizzazione avviati in passato da altri istituti di credito”.

Forte preoccupazione per la paventata chiusura di quindici filiali della Bper è stata espressa dal presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, in una lettera inviata all’amministratore delegato e direttore generale della banca, Piero Luigi Montani.

Tra gli uffici a rischio il presidente Marsilio ha indicato anche l’attuale direzione territoriale Abruzzo Molise, con sede a Lanciano, che verrebbe incorporata in una nuova direzione con sede nelle Marche, con il “conseguente spostamento dei processi decisionali e ridimensionamento delle singole realtà territoriali presenti in Abruzzo”.

Il presidente Marsilio ha quindi chiesto un confronto con il direttore generale al fine di trovare una soluzione più attenta alle esigenze del territorio.

Fonte: AbruzzoWeb

NOTA: la chiusura della DT Abruzzo Molise è ormai avvenuta da mesi. Siamo comunque felici di scoprire che, magari non proprio tempestivamente, il Presidente della Regione Abruzzo se ne sia accorto.




CGIL AQ: chiusura scuole scelta arrogante e non condivisa

Siamo di nuovo alle prese con l’arroganza e l’approssimazione di decisioni prive di condivisione e partecipazione che, in quanto tali, generano conseguenze pesantissime per studentesse e studenti, alunni e alunne, genitori, personale scolastico, lavoratrici e lavoratori.
Di nuovo è mancata la capacità di ascolto, di interlocuzione, di confronto, come se chiudere la scuola fosse un puro atto amministrativo senza conseguenze. Continuiamo a vivere in una costante emergenza, ma è trascorso più di un anno dall’inizio della pandemia e sono mancati il coraggio e la capacità di programmare serie azioni a tutela della salute e della possibilità di garantire alla scuola le attività didattiche in presenza e in sicurezza.

Una chiusura così repentina, come quella dell’ordinanza n. 11 della giunta regionale di Marsilio, senza l’indicazione di un termine, non tiene minimamente in considerazione il disagio materiale e immateriale della popolazione. Questo tipo di scelta imporrebbe una larga condivisione se non altro tesa a bilanciarne i danni con misure compensative per la tranquillità e la quotidianità di tutte le categorie sociali su cui ricade. Una scelta del genere non può essere fatta nell’arco di una giornata e su dati non omogenei e contrastanti.

Strafottenza e strapotere sono le basi di quello che è accaduto. Cosa dovrebbero fare le famiglie che non possono fruire di congedi parentali speciali? Utilizzare come ultima alternativa le proprie ferie e permessi? Oppure addirittura ridurre l’orario di lavoro a proprie spese? Siamo in attesa di atti normativi che possano garantire immediatamente le agibilità oggi non riconosciute, ma nelle more, sarebbe stato opportuno riflettere sulle conseguenze e gli sugli effetti sociali, economici e psicologici, che il ritorno alla Dad per la scuola primaria avrebbe provocato.
Lavoratrici e lavoratori sono sottoposti all’ennesima scelta tra lavoro e famiglia, tra obblighi contrattuali e necessità familiari. In una fase di contrazione di lavoro e di salario non è ammissibile lasciare sole le persone, privandole di un sistema di protezione che consenta loro di vivere una esistenza dignitosa, nell’istruzione, nel lavoro, in famiglia ed in ogni azione quotidiana.

Sarebbero altre le scelte da fare, legate ai tempi, ai ritmi e alle priorità della vaccinazione. Se la scuola è tra le criticità di questa pandemia (e ci perdoni la scuola) forse deve avere un accesso prioritario, sicuro e regolare alla vaccinazione. Un piano di vaccinazione coerente e diffuso, ben gestito e trasparente che dia tra le priorità assolute attenzione al personale tutto della scuola, ai ragazzi e alle ragazze e alle loro famiglie. Personale tutto perché a scuola non lavorano solo docenti e Ata, ma vi sono gli assistenti educativi, gli operatori e le operatrici della mensa, le assistenti e gli autisti degli scuolabus che, ogni volta che la scuola va in Dad, si trovano a dover affrontare un’interruzione di lavoro e di salario che non è più sostenibile.

L’emergenza economica è sotto gli occhi di tutti, quella sociale sta crescendo giorno per giorno.

È il momento della partecipazione, un uomo solo al comando non può decidere per tutti. Occorre un profondo ripensamento di metodo e di merito.

 

Comunicato stampa della CGIL Provinciale L’Aquila




Sanità colabrodo in Abruzzo, responsabili paghino

Di seguito riportiamo il comunicato stampa pubblicato in data 1/12 dalle Segreterie Regionali di Cgil, Cisl, Uil


COVID, SINDACATI: “SANITÀ COLABRODO IN ABRUZZO,
RESPONSABILI PAGHINO”

Cgil, Cisl, Uil: “Vaccini introvabili, medici in rivolta, ospedali in condizioni
indecenti, tracciamento inefficiente. Danni alla salute dei cittadini.
La Regione dica la verità”


PESCARA, 1 dicembre – “Sanità colabrodo in Abruzzo, i responsabili paghino per i danni alla salute dei cittadini abruzzesi. Vaccini introvabili, medici di famiglia in rivolta, condizioni di alcuni presidi ospedalieri non degne di un paese civile, inefficacia
del sistema di tracciamento, mobilità sanitaria passiva alle stelle”. Questo il quadro che emerge sul sistema sanitario abruzzese secondo Cgil, Cisl, Uil Abruzzo, i quali sottolineano che “mentre il presidente Marsilio continua a dire che tutto va bene e
risponde con supponenza ai tanti giornalisti, associazioni, cittadini, che lamentano una condizione grave, tace sulle tante verità che stanno emergendo circa lo stato di degrado di alcuni nosocomi”.

In particolare, i sindacati citano il caso dell’ospedale di Avezzano, per cui “l’Abruzzo ha tristemente raggiunto le cronache  nazionali per lo stato indecente in cui era costretto ad operare il personale sanitario ed il conseguente stato di incuria dei
pazienti ricoverati. Stranamente – osservano le tre sigle -sui fatti che si sono verificati, il silenzio del Presidente Marsilio e dell’assessore Verì è assordante, nonostante sia proprio compito dell’ente Regione porre in essere l’attività di vigilanza e controllo sulle aziende Usl abruzzesi”.

“Non ci risulta che la Regione stia prendendo provvedimenti nei confronti dei responsabili della gestione del nosocomio di Avezzano – aggiungono – mentre sembra avallare la politica della direzione Asl di aprire un’indagine contro quei lavoratori che
hanno avuto il coraggio di denunciare il degrado nel quale versava quella struttura al fine di proteggere e ridare dignità agli operatori ed ai pazienti ospedalizzati”.

“Così come è assordante il silenzio del Presidente e dell’assessore alla Salute sul ritardo nelle vaccinazioni antinfluenzali che, dopo le prime risposte evasive – proseguono Cgil, Cisl e Uil – oggi vedono il silenzio del Governo Regionale su tematiche
troppo importanti per la vita delle persone perché non si pretenda la assoluta chiarezza di quanto è accaduto e si individuino le responsabilità di vertice. Di fronte ai cittadini giustamente infuriati che si vedono negare diritti fondamentali, di fronte
alle denunce dei medici di medicina generale e delle associazioni sindacali non si può tacere”.

“Il quadro – affermano i tre sindacati – è oramai evidente: la Regione è responsabile della carenza dei vaccini per i cittadini abruzzesi. Ad oggi mancano oltre 150mila dosi. Si proceda a sanare al più presto questa ingiustificata inadempienza, che impedisce di fatto ai cittadini abruzzesi il loro sacrosanto diritto a vaccinarsi come il resto del Paese senza lasciar fuori nessuno, e si individuino le responsabilità. Le Procure faranno di certo il loro lavoro, ma i cittadini devono avere risposte da coloro che sono stati eletti per programmare e per vigilare sulla sanità abruzzese”.

Secondo le tre sigle, “in una fase complicata come questa, un’informazione trasparente e dettagliata è quanto mai necessaria: non solo annunci e parole, ma dati e fatti. I sindacati ed i cittadini – proseguono – hanno diritto di conoscere i dati relativi
al tracciamento dei contatti Covid-19, alle attività svolte dalle Usca ed in generale a tutte le informazioni utili a valutare le azioni messe in campo ed i risultati ottenuti. I sindacati, tra l’altro, dopo numerose segnalazioni, sono ancora in attesa che la
Regione e le Asl abruzzesi costituiscano il Comitato ristretto per la sicurezza degli operatori sanitari”.

“Allo stato attuale l’Abruzzo sta vivendo una forte penalizzazione derivante dall’essere tra le cinque regioni d’Italia ancora in zona rossa. Di certo, quanto più funzionerà il servizio sanitario, dalla prevenzione alla cura, tanto più saremo in grado di svolgere una vita ‘quasi normale’ e di tutelare l’occupazione, le imprese ed il tessuto economico della nostra regione. Mai come oggi – concludono Cgil, Cisl e Uil Abruzzo – la tutela della salute è intimamente collegata al benessere economico delle persone, al punto che curare i cittadini significa garantire loro la salute, ma anche il benessere economico e sociale dell’intera comunità”




Popolare di Bari, Cgil e Fisac Abruzzo Molise: “Subito provvedimento del Governo”

Procedere urgentemente all’approvazione di un provvedimento governativo che tuteli i lavoratori, salavaguardi i risparmiatori e che garantisca il risanamento della banca in sinergia con l’intervento del fondo interbancario di tutela dei depositi”.

Lo chiedono Cgil Abruzzo Molise e Fisac Cgil Abruzzo Molise, dopo il commissariamento della Banca Popolare di Bari da parte di Bankitalia, ricordando che “l’istituto bancario ha 99 sportelli nella regione Abruzzo, con circa 800 dipendenti, e annovera un’assidua attività bancaria, prevalentemente tra le provincie di Teramo e Pescara; tutto ciò, dopo aver rilevato, solo nel 2014, le banche Tercas e Caripe”.

Il futuro della Popolare di Bari – sottolineano le segreterie regionali delle due sigle – inciderà profondamente sulle dinamiche economiche della nostra regione, in particolare per l’attività delle micro e piccole imprese a cui occorre un forte sostegno creditizio. È necessario proteggere il risparmio degli abruzzesi che abbisogna di tutele e di grande fiducia. Occorre garantire stabilità occupazionale alle lavoratrici e ai lavoratori della Banca che hanno dimostrato dedizione al lavoro ed una grande professionalità, nonostante continue vessazioni e forti pressioni commerciali”.

Auspicando “massima chiarezza su quanto accaduto” e confidando “sull’operato della magistratura e sull’operato della Commissione d’inchiesta parlamentare sulle banche”, Cgil e Fisac chiedono “un incontro immediato con il Presidente della regione, Marco Marsilio, per discutere della crisi in atto e per ribadire la necessità di un forte interessamento del Governo regionale perché si faccia promotore, insieme alle forze sociali ed economiche, di un intervento pubblico che possa dare prospettive alla Banca più grande del Sud Italia, in ragione delle enormi ricadute socio-economiche sul territorio; un incontro con i parlamentari eletti in Abruzzo per valutare le azioni da mettere in campo già dai prossimi giorni a supporto della vertenza”.

Fonte: www.news-town.it