La crisi di Governo? Un bel thriller

Se fosse un romanzo, qualche mese fa ci sarebbe stata una riunione.

In un posto lussuoso e segreto, con una ampia vetrata che dà sul mare e consente di guardare gli yacht ondeggianti placidamente, coi marinai a bordo che preparano un perfetto pranzo a base di pesce.

Alla riunione avrebbero partecipato pochi uomini, sei o sette. Di mezza età ma ben tenuti, nessuno dei quali noto alla stampa o alla televisione, abituati a non farsi vedere e a dare secchi comandi a qualche collaboratore incaricato di muovere le fila. Una riunione rara, perché normalmente si sentono attraverso linee criptate e sicure: ma il momento è grave, meglio parlarsi de visu.

Se fosse un romanzo, l’occasione sarebbe enorme e pressoché irripetibile: arrivano duecentodieci miliardi dal cielo in questo piccolo povero paese che la mezza dozzina di uomini riuniti ha già spolpato fino all’osso. Non si può lasciare che tutto questo ben di Dio venga gestito da quattro politici inconsapevoli e ignoranti, peraltro in gran parte provenienti da movimenti populisti, da vecchi partiti allo sbando e da sovranisti arrabbiati. Bisogna intervenire.

Gli uomini riuniti di fronte al mare non portano la mascherina, perché appena trovato il vaccino hanno ricevuto le primissime dosi. Ma sono preoccupati lo stesso, perché non possono lasciare che la faccenda gli sfugga dalle rapaci mani. Tutto rimonta a loro: la grande finanza, l’industria, la comunicazione; e anche il riciclaggio, l’evasione, le organizzazioni criminali. Sono a monte di tutto, nel romanzo. Sono la cupola delle cupole.

Nel romanzo si apre una porta ed entra il Consulente, il braccio armato, quello che in genere si occupa della messa in opera delle soluzioni concordate. Resta rispettosamente in piedi, e nessuno lo invita a sedersi. Fuori le barche ondeggiano, i marinai sfaccendano e il mare è più azzurro che mai.

Il Consulente ascolta le paure degli uomini riuniti. Resta in silenzio e pondera, come è abituato a fare. Poi propone la soluzione.

Basta trovare un politico giovane e in gamba, determinato a un’azione apparentemente suicida che faccia saltare il banco, pilotando le cose in maniera da evitare stravolgimenti elettorali dall’esito imprevedibile. L’azione peraltro sembrerà così onesta e idealista da non essere accusabile di interesse privato. Certo, costerà: ma il giovane politico coi poteri forti ha già una stretta consuetudine, magari qualche vecchio debito da saldare che può essere messo all’incasso, e farà sempre in tempo a rimettersi all’impiedi, magari tra una legislatura o due. Nel romanzo qualcuno degli uomini, preoccupato, chiede al Consulente che cosa succederà dopo che il giovane politico avrà fatto saltare il banco.

Il Consulente, con la voce calma di chi ha già visto tutto e il contrario di tutto, spiegherà che il pallino andrà necessariamente a un nome super partes, di grande prestigio internazionale e che, guarda caso, proviene proprio dal mondo della finanza e della gestione delle risorse continentali. Nel romanzo questo Personaggio esiste, e ognuno degli uomini presenti alla riunione in qualche modo ci avrà avuto a che fare.

Qualcuno a quel punto chiede, con residua inquietudine, come se la caverebbe il Personaggio col parlamento litigioso e violento, impossibile da mettere d’accordo su qualsiasi fesseria, figurarsi su una cosa grossa come questa.

Il Consulente, nel romanzo, sorride sornione. Dice che di fronte all’eventualità di tornarsene a casa perdendo poltrone e stipendi e soprattutto il potere di gestire formalmente, perché nella sostanza tutto resterebbe saldamente nelle mani dei presenti, tutto quel ben di Dio, l’accordo lo troverebbero. Eccome, se lo troverebbero.

E il Consulente nel romanzo parlerebbe di un governo politico nella gestione ordinaria e tecnico per i ministeri seri, quelli che dovranno ricevere i recovery funds. Dell’alleggerimento sostanziale della presenza meridionale, privilegiando ministri provenienti dai luoghi dove hanno sede grandi banche e grandi industrie, non sia mai che qualcuno abbia ripensamenti territoriali. Della ricompensa per il Personaggio che dovrà guidare il governo, in corrispondenza dell’elezione di un presidente che potrebbe tornare sempre utile.

Nel romanzo la strategia del Consulente provocherebbe un progressivo, largo sorriso dei presenti. E la riunione sarebbe sciolta in corrispondenza della perfetta cottura dello spaghetto allo scoglio sulla più bella delle navi alla fonda nel piccolo porticciolo privato, al di là della vetrata.

Fortuna che i romanzi non sono la realtà. Per questo sono sempre così belli.

 

Articolo di Maurizio De Giovanni su Il Fatto Quotidiano del 14/2/2021




Tutte le novità del nuovo DPCM di Gennaio

Arriva l’ok del Presidente Conte al nuovo DPCM di Gennaio: ecco tutte le nuove disposizioni per la gestione dell’emergenza contagi da Covid-19.


Il premier Giuseppe Conte ha firmato il nuovo dpcm con le misure per il contrasto all’emergenza Covid.

Il provvedimento si affianca al Decreto-Legge 14 gennaio che ha prorogato lo stato d’emergenza al 30 aprile, il divieto degli spostamenti fuori Regione e introdotto la zona bianca.

Ecco cosa prevede il nuovo decreto e cosa cambia dal 16 gennaio per via di tutte le novità in arrivo.

Zone Rosse, Arancioni e gialle

Quasi tutta Italia in zona arancione e il divieto di spostarsi tra le regioni fino al 15 febbraio, con Lombardia e Sicilia che saranno le prime zone rosse del 2021.

  • Lombardia, Sicilia e provincia di Bolzano = zona rossa
  • Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria e Valle D’Aosta, Calabria, Emilia-Romagna e Veneto = zona arancione
  • Sardegna, Basilicata, Toscana, Provincia Autonoma di Trento, Molise = zona gialla

Negozi

Nelle giornate festive e prefestive sono chiusi i negozi all’interno di:

  • mercati
  • centri
  • gallerie e parchi commerciali

A eccezione di:

  • farmacie
  • parafarmacie
  • presidi sanitari
  • punti vendita di generi alimentari, di prodotti agricoli e florovivaistici
  • tabacchi
  • edicole
  • e librerie.

Palestre, piscine, cinema, musei, teatri e bar

Chiuse anche palestre e piscine – anche se si continua a lavorare per consentire la ripresa almeno agli sport individuali nelle zone gialle – così come cinema e teatri.

Apertura dei musei sì, ma solo in zona gialla o naturalmente in quella bianca (quando mai qualche regione riuscirà ad approdarvi con i contagi pienamente sotto controllo) e solo nei giorni feriali.

Per bar ed enoteche (codici Ateco 56.3 e 47.25) scatta il divieto di vendita da asporto di bevande e alcolici dopo le 18.

Riapertura Scuole

Riapertura delle scuole superiori, che il Dpcm prevede da lunedì (tranne in zona rossa) con presenza dal 50 al 75 per cento.

Nuovi criteri zone

Più severi i criteri che porteranno automaticamente le regioni in zona arancione e rossa e istituisce la nuova zona bianca per chi non supererà un tasso di incidenza di 50 positivi ogni 100.000 abitanti.

Spostamenti

Fino al 5 marzo, sarà in vigore la regola che consente una sola volta al giorno ad un massimo di due persone (oltre ai minori di 14 anni conviventi) di andare a trovare parenti o amici nella regione, se questa è in zona gialla, o nel comune se è in zona arancione o rossa.
E sempre fino al 5 marzo sarà possibile spostarsi nelle regioni arancioni dai comuni con una popolazione non superiore ai 5mila abitanti, per una distanza non superiore ai 30 km e mai verso i capoluoghi di provincia.

Il testo del DPCM

Ecco il testo completo del nuovo Dpcm firmato dal premier Giuseppe Conte: contiene le misure per contrastare l’emergenza Covid.

 

QUI IL TESTO DEL DECRETO.

QUI GLI ALLEGATI AL DECRETO.

 

Fonte: www.lentepubblica.it




Sindacati e Abi scrivono a Conte: il piano di vaccinazione includa i bancari tra i lavoratori essenziali

ABI e Organizzazioni sindacali Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Uilca, Unisin in data 8 gennaio hanno inviato una lettera al Presidente del Consiglio, al Ministro dell’Economia e delle Finanze, al Ministro della Salute, al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, al Governatore della Banca d’Italia e al Commissario Straordinario per l’emergenza epidemiologica Covid-19, con la quale sottolineano che i provvedimenti adottati dalle competenti Autorità per contrastare la pandemia hanno sempre contemplato, fin dall’inizio della pandemia, la continuità dell’erogazione dei servizi bancari, finanziari e assicurativi, in considerazione del loro ruolo di infrastruttura strategica per il Paese come disposto dalla legge.

In questo contesto, con straordinario impegno e senso di responsabilità le persone che lavorano in banca continuano a svolgere un ruolo centrale per il sostegno dell’economia, delle imprese e delle famiglie, nel rispetto delle misure di prevenzione, contrasto e contenimento del virus Covid-19 individuate nei Protocolli tempo per tempo condivisi da ABI e Organizzazioni sindacali per garantire le condizioni di salute e sicurezza per tutte le persone interessate.

ABI e Sindacati hanno conseguentemente chiesto alle competenti Autorità che il piano vaccini tenga opportunamente in considerazione anche le lavoratrici e i lavoratori impegnati nell’erogazione dei servizi pubblici essenziali (ai sensi della legge n. 146/1990), ivi inclusi quindi quelli bancari.

 

COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO
ABI – Fabi – First-Cisl – Fisac-Cgil – Uilca – Unisin

 

Scarica la lettera




Le novità del Decreto Legge di Natale: Italia rossa ed arancione

Ecco tutte le nuove disposizioni per la gestione dell’emergenza contagi da Covid-19 per il periodo delle festività natalizie.


Via libera dal Presidente Conte al nuovo Decreto Legge di Natale: l’Italia si tinge di rosso e di arancione per tutte le feste.

Ricordiamo che le novità modificano quelle stabilite dal DPCM 3 Dicembre, illustrate in questo articolo.

Il presidente Conte, come di consueto ha illustrato in conferenza stampa alle ore 22:08 le nuove misure.

Il Decreto del presidente del Consiglio vuole ridurre ulteriorimente le occasioni di assembramento per le festività natalizie, che gli esperti ritengono ad alto rischio di contagio.

 

 

Tutte le novità del Decreto legge di Natale

Si istituisce dunque una zona rossa e una zona arancione che si alterneranno nei festivi e prefestivi.

In pratica dal 24 dicembre al 6 gennaio l’Italia sarà zona rossa nei giorni festivi e prefestivi e zona arancione nei giorni lavorativi.

ZONA ROSSA

Dunque: 24, 25, 26,27 e 31 Dicembre 2020 e 1, 2, 3, 5, 6 Gennaio 2021 = ZONA ROSSA.

Resteranno aperti solo:

  • Supermercati
  • Beni Alimentari
  • Farmacie
  • Edicole
  • Tabaccherie
  • Lavanderie
  • Parruchieri
  • Barbieri

Consentita dalle ore 5 alle 22 la visita a parenti ed amici per un massimo di 2 persone, con minori di 14 anni esclusi dal conteggio.

Lo spostamento verso le abitazioni private è dunque consentito:

  • nei limiti di due persone per ciascuna di esse, ulteriori a quelle ivi già conviventi
  • una sola volta al giorno
  • verso una sola abitazione 
  • in un arco temporale compreso fra le ore 5 e le 22 

ZONA ARANCIONE

28, 29, 30 Dicembre 2020 e 4 Gennaio 2021 = ZONA ARANCIONE

Durante la zona arancione si potrà uscire dal territorio dei piccoli Comuni sotto i 5mila abitanti, entro un raggio di 30 chilometri.

Nel testo, infine, c’è anche un riferimento alle sanzioni che rimanda a quelle già previste nel decreto del 25 marzo scorso.

Ricordiamo anche che il Veneto aveva già anticipato il Governo e le altre Regioni: da sabato 19 dicembre al 6 gennaio vietato uscire dal Comune di residenza dopo le ore 14. La decisione del presidente Luca Zaia anticipa dunque le restrizioni in arrivo per le festività su tutto il territorio nazionale.

Vaccine Day

Il Presidente Conte ha infine annunciato il cosiddetto Vaccine Day per il 27 Dicembre: sarà la data in cui si inizieranno le vaccinazioni.

Il testo completo del Decreto Legge, le slide del Governo e le slide di ALI – Autonomie

Qui di seguito tutti i documenti utili riguardanti il nuovo Decreto Legge, scaricabili in formato PDF:

 

Fonte: www.lentepubblica.it




Lettera di una bancaria al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte

“Signor Presidente Conte

Siamo “quelli della banca”, persone alle quali altre persone, ora più che mai nel momento del bisogno, si rivolgono: chi vorrebbe al più presto i 1400 euro della Cassa Integrazione, chi vorrebbe limitare le perdite sui risparmi di una vita, il piccolo imprenditore che senza una iniezione di liquidità chiuderà per sempre la propria attività e lascerà a casa i dipendenti.

Malgrado queste richieste siano quanto di più umano ci possa essere, noi “quelli della banca” non siamo visti, non siamo mai stati considerati come persone che aiutano altre persone.

Neppure ora, ora che Lei, Signor Presidente, ci ha messo sulle spalle il macigno di “salvare l’Italia”: pensa che noi, 280mila persone, possiamo essere in grado di assumerci questa responsabilità?

E “dare il massimo”? noi l’abbiamo dato sin dal 24 febbraio, anche quando lavoravamo senza nessun presidio anti contagio, sempre al lavoro; il massimo lo diamo ogni giorno contro le procedure zoppicanti, la burocrazia che non è solo quella bancari ma anche di enti esterni (INPS, SACE, Fondo di Garanzia), diamo il massimo anche quando i clienti si spazientiscono (ed è un eufemismo).

Abbiamo a che fare anche con la malavita, signor Presidente, lo sa questo? Eppure dove ci sono soldi c’è la mafia e i Direttori delle Filiale, Gestori, non sa quante volte sono stati minacciati anche fisicamente.

Facciamo il nostro dovere anche quando lavoriamo in lavoro forzato da casa, con i bimbi che ci richiamano a doveri importanti.

Facciamo il nostro dovere, giovani ragazze e ragazzi fuori sede, con fardelli di affitto da pagare che sgretolano le nostre retribuzioni.

E facciamo il nostro dovere anche se le Banche, comunque, ci chiedono di produrre redditività e ce lo chiedono anche al tempo del Covid 19, perché anche su quello si basa la certezza del nostro posto di lavoro.

E facciamo il nostro dovere sapendo che un giorno un giudice fallimentare, esaminando una bancarotta, vedrà che ai tempi del Covid 19 (il vile CAROGNA) abbiamo erogato dei soldi, sulla base del decreto firmato dal Lei, e ce ne chiederà conto: la responsabilità penale è personale e arriverà a qualcuno di noi un bell’avviso di garanzia. CI ha pensato a questo Signor Presidente, lei che è un Professore universitario e avvocato? Ha pensato che da sempre “quelli della banca” sono sottoposti anche a questo rischio?

Ora Lei ci chiede di fare il nostro dovere, ma è una richiesta pleonastica.

Lei chiede alle Banche un “atto d’amore “verso il nostro paese e questo è davvero irrituale.

Signor Presidente, le Banche sono come un frigorifero, non si fa l’amore con un frigorifero, non si chiede amore a un frigorifero.

Ma noi, “quelli della banca”, non ci tiriamo indietro. Solo, per favore, non ci chieda quello che non possiamo fare, vorremmo ma non potremo fare: perché siamo pochi, poche, pochissimi per lo sforzo titanico che Lei ci chiede. Pochissimi grazie alle politiche di riduzione del personale: e ora le braccia, i cervelli mancano.

Con Stima

P.S. e qualche volta citi anche noi nelle sue conferenze stampa. I Lavoratori le Lavoratrici del settore bancario. Questo siamo. Con la L maiuscola”

 

Dal sito Fisac Cgil Unicredit Group




In Abruzzo le mafie pronte per il dopo epidemia

La criminalità organizzata è già pronta a infiltrare le imprese abruzzesi per approfittare della pioggia di miliardi destinata dal Governo a risollevare l’economia italiana paralizzata dal lockdown. Dai 400 miliardi di euro di garanzie alle imprese, disponibili da due giorni, ai 50 miliardi annunciati ieri nel decreto aprile di prossima approvazione, passando per i 25 miliardi già messi a disposizione di aziende e famiglie nel decreto “Cura Italia” di marzo.
Una “potenza di fuoco”, come l’ha definita il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ingolosisce le mafie le quali anche in Abruzzo, mantenendo il proverbiale basso profilo assunto da anni, puntano sull’economia legale per riciclare il denaro sporco e ampliare il loro controllo sul territorio.

I colletti bianchi (avvocati, commercialisti, consulenti) aderenti alle organizzazioni mafiose – spiega Francesco Buzzetti, sociologo, criminologo ed esperto di criminalità economica – stanno già alacremente lavorando per organizzare questa entrata in grande stile nelle aziende, anche di piccole dimensioni, sopperendo alla contingente carenza di liquidità (che molto spesso serve al piccolo imprenditore, non avendo saputo o potuto programmare il futuro, per le esigenze familiari quotidiane) con le tonnellate di contante a loro disposizione, per poi cementarsi a queste realtà imprenditoriali e poterle utilizzare per attività di riciclaggio a vari livelli. Parliamo di cambi assegni rivenienti da usura, denaro contante proveniente da attività illecite, luoghi di ritrovo illecito e traffici di varia natura”.

Tutto questo in un contesto territoriale già di per sé permeabile dalla criminalità organizzata, essendo l’Abruzzo al centro della rotta Adriatica. C’è poi la piaga dell’usura che, in base alla classifica nazionale stilata nel 2019 da Il Sole 24 Ore, ha visto l’Aquila e Teramo calasificarsi rispettivamente al terzo e quarto posto, Chieti al nono e Pescara al quindicesimo.
Per non parlare del gioco d’azzardo che, secondo i dati provvisori del 2019 dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, vede Teramo (con 2.054 euro) al secondo posto nazionale per raccolta pro-capite.

Un altro punto debole è l’ “Emporio d’Abruzzo” nell’area metropolitana Chieti-Pescara, caratterizzato dalla presenza di sei centri commerciali racchiusi in 20 Km (tra le concentrazioni più alte d’Italia per numero di abitanti e Pil regionale), a rischio riciclaggioE infine c’è il business, in espansione, delle energie alternative.

Sarà pertanto necessario – ammonisce Buzzetti – che il legislatore imponga al sistema economico-finanziario, ma anche alle stesse Pubbliche Amministrazioni, robusti e/o rafforzati presìdi di controllo ai vari livelli della filiera. Dalla compliance (il rispetto delle norme specifiche), all’antiriciclaggio, all’audit interno per poter assicurare alla società, già disorientata da false culture esasperatamente liberiste, una qualità del prodotto finito il più possibile non inquinato dalla criminalità”.

 

Articolo di Davide De Amicis sul Messaggero del 23/4/2020

 

 

 

 

 




I Segretari Generali scrivono al Presidente Conte dopo la risposta di ABI

 

Oggetto: Emergenza Covid-19 – Misure urgenti a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori e della clientela

In questi giorni così delicati per il Paese, giorni di decisioni anche difficili prese al fine di tutelare nella misura massima la salute e la sicurezza di tutte le cittadine e i cittadini non possiamo non apprezzare l’impegno del Suo Governo nella gestione di questa così delicata ed inaspettata contingenza.

Come Organizzazioni Sindacali abbiamo gestito sino ad ora l’emergenza di concerto con ABI, sollecitando in misura massima il pieno utilizzo degli strumenti di lavoro alternativi come lo smart working, tuttavia ad oggi, considerate anche le decisioni assunte ai vari livelli anche circa l’interpretazione della mobilità abbiamo diverse e forti perplessità circa l’impatto che queste decisioni potrebbero avere rispetto al contenimento o l’incentivazione dei contagi.

Nella giornata del 12 Marzo ci siamo unitariamente rivolti al Ministro dell’Interno denunciando la massiccia affluenza di clientela presso gli sportelli bancari, anche per svolgere operazioni non urgenti, segnalando le code di anziani che come a tutti noto tra le categorie più fragile e a maggior rischio di contagio.

A tal punto, pur rientrando il settore bancario nel novero dei “servizi pubblici essenziali” ad oggi la situazione in tutte le agenzie bancarie risulta di assoluta emergenza, non solo per il numero di contagi che via via riscontriamo fra le lavoratrici e lavoratori ma per l’afflusso continuo di clientela che giornalmente le agenzie si trovano a dover gestire.

ABI ha raccolto il nostro appello, invitando con comunicato stampa del 15 Marzo tutta la clientela a recarsi in filiale solo se necessario ed indispensabile.

Nell’incontro in videoconferenza del 16 Marzo finalizzato a stilare un Protocollo di settore in materia di salute e sicurezza abbiamo altresì richiesto la chiusura per 15 giorni di tutti gli sportelli bancari su tutto il territorio nazionale, questo per massimizzare gli effetti di distanziamento sociale al fine di arginare il diffondersi dell’epidemia da Covid- 19 e tutelare massimamente lavoratrici, lavoratori e clientela evitando che le filiali si trasformino in luoghi di contagio e propagazione del virus.

All’esito della consultazione del Comitato Esecutivo del 18 Marzo ABI ha respinto la nostra richiesta invocando il rispetto della normativa in materia di servizi pubblici essenziali.

Riteniamo dunque necessario e non più procrastinabile rivolgerci direttamente a Lei rispetto alla perplessità e al dissenso che unitariamente manifestiamo rispetto alla interpretazione del DPCM 11 Marzo 2020.

Chiediamo pertanto al Suo Ufficio di procedere con l’adozione di un provvedimento straordinario in accoglimento della richiesta già formulata ad ABI, ovvero la chiusura per 15 giorni di tutti gli sportelli bancari su tutto il territorio nazionale.

In qualità di Segretari Generali delle categorie produttive del credito, siamo totalmente a disposizione nel contribuire a favorire la piena applicazione delle disposizioni governative e chiediamo a Lei ed al Suo Governo convinti però che in questa particolare fase la salute e la sicurezza del Paese sia di assoluta priorità.

Questo a tutela della salute e sicurezza delle lavoratrici dei lavoratori e della clientela tutta.

I Segretari Generali

Fabi – First Cisl – Fisac Cgil – Uilca – Unisin
Lando Maria Sileoni – Riccardo Colombani – Giuliano Calcagni – Massimo Masi – Emilio Contrasto


Di seguito la risposta di ABI ai Segretari Generali


Ai Segretari Generali di
Fabi | First-Cisl | Fisac-Cgil | Uilca | Unità Sindacale | Falcri Silcea Sinfub

Il Comitato esecutivo odierno ha rivolto la massima attenzione all’attuale situazione di emergenza correlata alla diffusione del virus COVID-19 ed ha confermato la priorità della tutela della salute delle persone interessate, lavoratrici/ lavoratori e clienti, per garantire la quale si stanno adottando anche misure ulteriori rispetto a quanto necessario per adempiere alle disposizioni delle Autorità, al fine di contenere i rischi di contatto agendo sulle diverse leve a disposizione, alla luce di quanto disposto nel DPCM 11 marzo 2020 in ordine alla prosecuzione dei servizi bancari.

Il Comitato esecutivo ha approvato all’unanimità, esprimendo pieno apprezzamento, il Protocollo ”Misure di prevenzione, contrasto e contenimento della diffusione del virus COVID-19 nel settore bancario” condiviso da ABI con Fabi, First­ Cisl, Fisac-Cgil, Uilca e Unisin il 16 marzo 2020, che – alla luce di quanto disposto dal Dpcm 11 marzo 2020 in ordine alla prosecuzione dei servizi bancari – contiene le misure che devono essere rispettate per operare tutelando la sicurezza delle lavoratrici/lavoratori e dei clienti.

Tenuto anche conto di quanto da Voi rappresentato, il Comitato esecutivo ha condiviso che la situazione nelle aree caratterizzate da un elevatissimo livello di contagio pur senza essere qualificate come “zone rosse”, richiedano l’adozione di misure straordinarie ed eccezionali per la tutela delle persone con il massimo senso di responsabilità.

In aggiunta ai piani in corso di realizzazione di riduzione dell’operatività delle reti fisiche correlati all’emergenza sanitaria, le banche si impegnano ad adottare tutte le misure idonee a limitare l’accesso alle filiali da parte di clientela ai soli casi delle operazioni urgenti non realizzabili attraverso i canali remoti e gli sportelli automatici che offrono amplissime operatività, così da poter ridurre ulteriormente e drasticamente la presenza delle colleghe e dei colleghi all’interno delle stesse e ridurre il rischio di contagio. Nel contempo il personale presente – nel rispetto di tutte le prescrizioni igieniche sanitarie – assicurerà alla clientela l’erogazione dei servizi essenziali che non possono essere soddisfatti attraverso i canali “remoti” e gli sportelli automatici, attraverso anche l’attenta gestione del relativo accesso fisico alla filiale.

Il Comitato esecutivo, rappresentato dal Presidente Antonio Patuelli, rinnova il forte invito rivolto a tutti i cittadini a contribuire al massimo alla lotta al coronavirus evitando il rischio di contagio, utilizzando  per  le operazioni bancarie ‘i canali che non richiedono presenza fisica – disponibili da casa tramite computer  e telefono – nonché i bancomat all’esterno delle filiali. Per le inderogabili esigenze che richiedono di recarsi comunque in filiale,  l’invito è a telefonare prima alla propria banca per ricevere tutto il supporto necessario.

Con i più cordiali saluti.

Antonio Patuelli

 

 




Guerra, l’appello di Anpi, Arci, Cgil e Legambiente: “Fermare subito le ostilità, i Curdi sono stati decisivi per fermare l’ISIS”

La Turchia ha invaso il Rojava e la Federazione della Siria del Nord con il benestare di Donald Trump. E’ guerra. Con l’operazione “Peace Spring”, il Presidente turco RecepTayyip Erdoğan ha dato avvio ai raid e ai bombardamenti sui villaggi e all’avanzata dell’esercito nelle zone storicamente abitate dalle popolazioni curde e presidiate dall’Ypg, il cui contributo è stato decisivo nella vittoria contro l’IsisL’Anpi, l’Arci, la Cgil e Legambiente hanno diffuso un appello alle istituzioni. Reagiamo. Qui l’appello.

Al Presidente del consiglio dei ministri, Giuseppe Conte

Al Ministro degli Affari Esteri, Luigi Di Maio

Alla Presidente del Senato della Repubblica, Maria Elisabetta Alberti Casellati

Al presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico

Alla Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen

All’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell

Al Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli

Viviamo con angoscia queste ore nelle quali si sta minacciosamente aggravando la situazione al confine traTurchia e Siria, una regione già funestata da una guerra cruenta di molti anni che ha prodotto innumerevolivittime, soprattutto tra i civili. A seguito delle improvvide dichiarazioni del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump – che annunciavano il ritiro delle truppe americane dai quei territori, anche se oggi smentite – il Presidente della Turchia Recep Tayyip Erdoğan ha dato avvio ai bombardamenti e all’avanzata dell’esercito nelle zone storicamente abitate dalle popolazioni curde, con le quali lo Stato Turco ha ormai da diversi decenni un rapporto più che conflittuale. L’esercito formato interamente da donne e uomini di etnia curda è stato negli ultimi anni alleato delle forze occidentali e protagonista nel respingimento dell’avanzata dell’Isis, per la cui causa ha pagato un ingente prezzo di sangue. La convivenza tra la popolazione turca e curda in queste regioni è stata storicamente possibile e potrà esserlo ancora solo se lo Stato Turco accetti di sedersi a un tavolo di trattative con i rappresentanti curdi, con pari dignità, per trovare un accordo sul riconoscimento e indipendenza dei loro territori.
La comunità internazionale, l’Europa, l’Italia, hanno ancora fresco un debito di riconoscenza nei confronti delle donne e degli uomini curdi che si sono battuti fino alla morte per fermare il comune nemico Daesh e salvaguardare la sicurezza e serenità dell’Europa e del nostro Paese, di noi tutti. Chiediamo che si avvii immediatamente una forte e decisa azione diplomatica perché: cessino immediatamente le ostilità e si fermino le manovre di invasione del territorio siriano abitato storicamente dalla popolazione curda; si dia mandato senza esitazioni a una delegazione internazionale che garantisca in loco la fine delle ostilità, il rispetto dei confini, il diritto internazionale; si provveda all’invio di soccorsi per eventuali feriti; si apra una sessione di discussione dedicata, tanto nel Parlamento europeo quanto in quelloitaliano; si chieda che il caso sia messo con urgenza all’ordine del giorno del Consiglio di Sicurezza delleNazioni Unite.

ARCI, ANPI, CGIL, Legambiente

Qui l’appello in originale