Ipotesi prelievi Pos anche nei negozi: per la Fisac agevola il riciclaggio

“Porte aperte al riciclaggio di denaro, nonché un incentivo più che concreto al sistema bancario ad accelerare il processo di desertificazione e di abbandono di presidi del credito sul territorio”. Ad affermarlo è la segretaria generale della Fisac Cgil, Susy Esposito, nel commentare all’Adnkronos la norma in manovra che permetterebbe il prelievo contante con il Pos nei negozi.

Una misura, prosegue, “che andrebbe addirittura a ritoccare in peggio le norme antiriciclaggio, alzando la soglia per i controlli, e che va respinta con forza. Questa misura, infatti, rischia di minare in profondità l’impegno sul fronte della legalità e a contrasto di fenomeni quali l’evasione, il riciclaggio e la corruzione. Non solo: si rischia di aggirare un tema che come Fisac da sempre contrastiamo, ovvero la progressiva carenza di presidi del credito sul territorio. C’è, infatti, bisogno sui territori, soprattutto in quelle aree del paese con comuni di piccole dimensioni dove la desertificazione bancaria sta avanzando, di un tessuto finanziario solido a sostegno dello sviluppo economico e di contrasto all’illegalità”.

“Ci chiediamo ad esempio – continua la segretaria generale della Fisac Cgil – quale giacenza dovrebbe avere il piccolo commerciante per rispondere alle esigenze di quel territorio, perché potrebbe non bastare il solo incasso giornaliero, facendo sorgere con tutta probabilità problemi di sicurezza. In ogni caso riteniamo che tale misura non risponda né alle esigenze spicciole del cittadino in termini di prelievo del contante, né tantomeno a quel fenomeno di abbandono del sistema bancario di parti importanti del territorio, a partire dal sud, ma che passa per il centro Italia fino ad arrivare a interi territori del nord considerati, probabilmente, non profittevoli dal sistema bancario. Si dovrebbe, invece, ma non si fa, chiamare il sistema economico e finanziario tutto a svolgere anche un ruolo di supporto e sviluppo dell’economia dei territori”, conclude Esposito

 

Fonte: Comunicato Stampa Adnkronos


L’IPOTESI IN ESAME

Per i cittadini a breve potrebbe essere più facile avere del contante, prelevando direttamente col Pos in negozio: ritoccando le norme antiriciclaggio il governo punta a favorire «il convenzionamento di esercizi commerciali diffusi sul territorio (tabaccai, edicole, farmacie, supermercati e altri punti vendita della grande distribuzione organizzata») per cui si registra un «interesse» che viene però «ostacolato» appunto dalla normativa antiriciclaggio (i controlli scatteranno solo sopra i 250 euro). 

 

Fonte: La Stampa




La ‘ndrangheta: “Col Pos abbiamo perso 1 milione di euro”

Ecco a chi giova l’innalzamento del tetto al contante


Al centrodestra di governo ossessionato dalla voglia di innalzare sino al cielo il tetto al contante, nella convinzione che questo non favorisca il crimine, andrebbero fatte leggere le intercettazioni dell’inchiesta “Eureka” di Reggio Calabria. Sono state diffuse l’altroieri con le ordinanze che hanno mandato in galera il gotha della ’ndrangheta specializzata nel narcotraffico internazionale.

Si ascoltano gli uomini del clan che contavano i soldi da dividersi, il “nero” realizzato nel ristorante di Ponte Milvio a Roma e nei cinque ristoranti in Portogallo, e si lamentano perché l’obbligo del pos aveva arrecato danni notevoli: “C’abbiamo perso un milione di euro”.

Scrive il gip: “I due si lamentano dei pagamenti effettuati tramite pos, circostanza che limita notevolmente il margine di manovra per distrarre somme dagli incassi della società”. È il 22 novembre 2021 quando Francesco Giorgi e Francesco Nirta “offrono ulteriori elementi in ordine alle divisioni mensili tra i soci del contante proveniente sia dal circuito dei ristoranti portoghesi, sia dalla gestione del ristorante romano; i due ripercorrono le spartizioni dei mesi precedenti, fino a giungere a quella più recente del mese di ottobre, mensilità durante la quale i quattro membri del gruppo hanno percepito una quota pro capite pari a 16.135 euro”.

Andrebbe ringraziato il pos, per aver contribuito a ridurre i proventi di una delle mafie più potenti del mondo. Un apparecchio che invece appare come un orribile nemico agli occhi di una parte della nostra classe dirigente, quella che al momento sta al governo, perché strozzerebbe di commissioni i piccoli commercianti a favore delle banche.
Prendiamo un Matteo Salvini di pochi mesi fa. Il 27 ottobre scorso il ministro delle Infrastrutture dichiara, sicuro: “Non c’entra nulla il pagamento in contanti con l’evasione fiscale o il riciclaggio tanto che, amici di sinistra un po’ distratti, ci sono nell’attuale Unione europea Austria, Cipro Estonia, Finlandia, Germania, la virtuosa Germania, l’Ungheria, la pericolosa Ungheria, Islanda, Irlanda Lussemburgo, Olanda, Polonia e il Regno Unito da fuori, che non hanno nessun limite di spesa in denaro contante”.
Sarà anche vero, ma la riflessione andrebbe tarata con l’assenza, in quei Paesi, di criminalità organizzate penetranti come la nostra. Del resto, Meloni & C. ne avevano fatto un punto di principio. Avevano anche provato a inserire in Finanziaria una norma per consentire agli esercenti di rifiutare il pos per pagamenti al di sotto dei 60 euro. Le pressioni dell’Ue hanno scongiurato la cosa. Ma l’innalzamento del tetto al contante da 2.000 a 5.000 euro con il nuovo anno è diventato legge dello Stato.
Una legge che Meloni aveva apparecchiato così a ottobre: “Non c’è nessun nesso tra i limiti all’utilizzo del contante e l’evasione fiscale, per questo il governo innalzerà il tetto attuale dei 2.000 euro che oltretutto penalizza i più poveri”. Citando, a sostegno della tesi, le parole di un ex ministro Pd dell’Economia: “Ci sono Paesi in cui il limite non c’è e l’evasione è bassissima, sono parole di Piercarlo Padoan ministro dei governi Renzi e Gentiloni”. Il giorno prima che parlasse Salvini.

 

Articolo di Vincenzo Iurillo sul Fatto Quotidiano del 5 maggio 2023




Pagamenti, ai commercianti il contante costa più di bancomat e carte di credito

Il contante costa di più. Un’analisi di Banca d’Italia, citata in Parlamento dal capo della ricerca economica Fabrizio Balassone – audizione alla base delle frizioni con il governo – evidenzia i fatti riferiti ad un’indagine del 2016.

Cosa emerge dallo studio dal titolo “Il costo sociale degli strumenti di pagamento in Italia”?
Il contante ad una prima analisi può essere percepito quale mezzo di pagamento più economico da imprese ed esercenti se commisurato alla singola transazione (0,19 euro) tenuto anche conto che questi operatori non sostengono del tutto i costi direttamente imputabili al contante. Tuttavia, se commisurato in percentuale del valore della transazione, il costo privato del contante (1,10 per cento) risulta il più elevato a causa dei maggiori oneri (variabili) legati alla sicurezza (es. furti, trasporto valori, assicurazioni). Il costo annuo complessivo per gli esercenti è stimabile nell’ordine di 3,8 miliardi di euro (0,23 per cento del PIL); il valore dello scontrino medio di acquisto è sostanzialmente in linea con quello della precedente indagine (17 euro, 19 il valore mediano).

Risparmi dalla migrazione verso gli strumenti elettronici

Oltre al contante – scrive Bankitalia – per gli incassi gli esercenti accettano in misura maggiore le carte di pagamento, mentre per le imprese rilevano soprattutto i bonifici e gli addebiti diretti. Rispetto alla precedente indagine del 2009, si registra una diminuzione significativa dei costi di accettazione delle carte – sia in termini unitari che in rapporto alla spesa effettuata –, che riflette soprattutto la riduzione delle commissioni interbancarie dopo l’entrata in vigore del relativo regolamento; il costo di una operazione con carte appare più basso del contante se misurato in termini percentuali sull’importo transato (0,65 per cento).

La carta di pagamento (debito e credito) risulta essere utilizzata per pagamenti di importi medi di 50-70 euro, a seconda della tipologia di esercente (ad esempio l’importo medio dello scontrino di acquisto con carta presso i supermercati è inferiore rispetto a quello dei negozi specializzati). Inoltre i risultati dell’indagine fanno rilevare un risparmio complessivo di risorse dedicate alla produzione e all’utilizzo di mezzi di pagamento per effetto della graduale migrazione verso strumenti elettronici (bonifici, addebiti diretti e carte) da quelli cartacei (contante e assegni): il costo sociale (netto complessivo) in Italia è stimato in 11,9 miliardi di euro, pari allo 0,71 per cento del PIL, valore inferiore di 1,2 miliardi rispetto a quello rilevato con la precedente indagine 17 (12,6 miliardi di euro, 0,81 per cento del PIL).

Aumenta il ricorso all’utilizzo di strumenti alternativi

Nel periodo intercorso tra le due indagini (2009-2016) si è registrata una progressiva crescita nell’utilizzo degli strumenti di pagamento alternativi al contante – bonifici, addebiti diretti e soprattutto carte – per effetto sia dei rapidi sviluppi delle tecnologie, sia degli interventi normativi a sostegno dell’efficienza e della sicurezza. Tali sviluppi hanno consentito un risparmio di risorse dedicate alla produzione e all’utilizzo dei servizi di pagamento di circa un miliardo di euro (0,10 per cento del PIL). Per il sistema nel suo complesso i costi stimati per l’insieme degli strumenti di pagamento. ammontano a circa 13,6 miliardi di euro (0,80 per cento del PIL, 0,90 nel 2009); il 48,2 per cento di questi costi è sostenuto dagli intermediari finanziari, il restante 51,8 per cento dalle imprese e dagli esercenti. Il contante costa al nostro sistema 7,4 miliardi (0,44 per cento del PIL), valore inferiore a quello della precedente indagine (7,9 miliardi di euro, 0,49 per cento del PIL) per effetto della riduzione del numero di transazioni effettuate con questo mezzo (dall’86 all’80 per cento circa) e della maggiore efficienza dei canali distributivi del contante stesso.

 

Fonte: Il Sole 24 Ore




I limiti all’uso di contanti a partire dal 2022

Ecco cosa cambia a partire dall’anno prossimo in materia di utilizzo di denaro contante.


Entrano in vigore il 1° gennaio 2022 i nuovi limiti all’uso di contanti, con la conseguente modifica delle sanzioni per chi non rispetta le regole.

La nuova soglia dei pagamenti era già prevista da tempo, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge numero 157 del 2019.

Fino al al 31 dicembre 2021, dunque, il limite di utilizzo per acquisti e vendite in Italia e all’Estero è fissato a 1.999,99 euro (quindi la soglia simbolica è 2mila euro) per singolo pagamento o transazioni frazionate ma collegate tra loro.

Per operazioni frazionate (artificiosamente o meno) si intendono quelle effettuate in un arco di temporale di 7 giorni.

I limiti all’uso di contanti a partire dal 2022

Dal primo gennaio 2022 il limite al contante scende a mille euro.

La nuova soglia dei contanti dal 1° gennaio 2022, fissata a 999,99 euro, viene applicata per qualsiasi tipo di pagamento, cioè di passaggio di denaro tra persone fisiche o giuridiche.

Questo significa che non solo l’acquisto di un bene o la prestazione di un professionista ma anche una donazione o un prestito a un figlio per una cifra di almeno 1.000 euro dovrà essere giustificato ed effettuato con un tipo di pagamento tracciabile, come un bonifico.

La precisione è importante perché può costare una sanzione: pagare 999,99 euro in contanti dal primo giorno del 2022 è lecito, pagare 1.000 euro, cioè un centesimo in più, no.

Tuttavia, nulla cambia per quanto riguarda prelievi e versamenti in banca, poiché non si tratta di trasferimenti di denaro tra due soggetti diversi ma di movimenti che interessano una sola persona, come andare in banca a ritirare 1.500 euro.

Ricordiamo che il divieto di trasferire denaro in contanti ad altro soggetto oltre i limiti stabiliti si riferisce anche ai titoli al portatore in euro o in valuta estera, comprese le donazioni o le erogazioni a favore di parenti.

 

Fonte: www.lentepubblica.it




Limiti al contante: le nuove regole

Vi è una doppia novità per cercare di limitare l’uso del denaro contante e per incentivare i pagamenti tracciabili: dal primo di luglio 2020 scende a 2 mila euro la soglia per regolare le transazioni via cash, contemporaneamente arriva il bonus collegato all’obbligo per i professionisti di installare i Pos per incassare i pagamenti elettronici.

Le due modifiche fanno parte del Collegato fiscale dell’ultima manovra di Bilancio. Come ha ricordato pochi giorni fa il Direttore delle Entrate, l’utilizzo delle tecnologie è fondamentale per cercare di limitare il fenomeno dell’evasione, sarebbe possibile dimezzarne l’incidenza in cinque anni grazie all’impiego appropriato di strumenti tech a nostra disposizione.

 LA SOGLIA PER L’UTIIZZO DEL DENARO CONTANTE SCENDE A 2 MILA EURO

La prima novità è la riduzione di mille euro della soglia che limita le transazioni in denaro contante. Passa così, dal 1°luglio, a 2 mila euro. E’ uno passaggio temporaneo che dovrebbe durare fino al 31 dicembre 2021. A partire dal 1° gennaio 2022, infatti, il Decreto fiscale prevede un ulteriore dimezzamento del limite a mille euro.

Nella scheda di presentazione della Norma alla Camera, i tecnici di Montecitorio hanno citato un dossier di Bankitalia, che inquadra il problema-contante nel nostro Paese: secondo i dati Bce, in Italia si registra il maggior numero di transazioni giornaliere per persona: in media 2 al giorno, di cui 1,7 in contanti, contro una media europea di 1,6 pagamenti, di cui 1,2 in contanti. L’85,9 per cento delle transazioni è regolato in contanti, per un valore pari al 68,4 per cento del totale.

Gli strumenti alternativi al contante più utilizzati sono le Carte di pagamento (debito, credito e prepagate) con le quali è stato regolato il 12,9% delle transazioni. Tale percentuale risulta più che raddoppiata se si prende in considerazione il valore delle operazioni (28,6%) in quanto l’utilizzo degli strumenti alternativi al contante cresce sensibilmente quando l’importo della transazione supera le 100 euro.

Per il contante il valore medio di una transazione è stato di 13,57 euro, per le carte di 37,70 euro (carte contactless di 8,92 euro). Gli altri strumenti sono utilizzati per importi superiori, con un valore medio di 44,02 euro, maggiore per i bonifici (60,82 euro) e gli assegni (96,11 euro). In generale, l’importo medio delle transazioni è stato di 17,05 euro.

Diminuire la soglia sulle transazioni di maggiore entità, dunque, ha a che fare soprattutto con il tentativo di contrastare i fenomeni di riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite. A questo si accompagna l’obiettivo di limitare l’evasione. Il tetto al contante è stato oggetto di molti dibattiti e successivi interventi. Arrivato a punte di 12.500 euro, il tetto era stato abbassato a 1.000 Poi, con la Legge di Stabilità per il 2016 era stato rimesso a 3 mila euro.

 OBBLIGO DI POS PER I PROFESSIONISTI-IL CREDITO D’IMPOSTA SULLE SPESE SOSTENUTE

Sempre al Decreto fiscale si lega la seconda innovazione che scatta con luglio. Il Decreto ha introdotto, infatti, un credito d’imposta pari al 30% delle commissioni addebitate per transazioni effettuate con Carte di pagamento. Si tratta di  un bonus fiscale riconosciuto (con l’obbligo di accettare i pagamenti con carte) ad esercenti attività di impresa, arte o professioni, i cui ricavi e compensi riferiti all’anno d’imposta precedente non eccedano i 400mila euro. Lo scopo è quello di compensare parzialmente i costi sostenuti per incassare i pagamenti attraverso strumenti tracciabili, dalle carte di credito ai bancomat.

Al tema dell’uso del Contante ha appena dedicato un’analisi la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, evidenziando come nel tempo il valore assoluto dell’economia irregolare sia cresciuto, passando da 202 miliardi di euro del 2011 a 210 del 2017 (+3,9%). Per il Presidente della Fondazione, il limite alla circolazione del contante aiuta certamente a contrastare l’illegalità, ma gli interventi che vanno in questa direzione, per essere realmente incisivi, devono essere strutturali.

 

Dal sito Fisac/Cgil nazionale




Pagamenti in contanti: dal 1° luglio limite a 2000 Euro

Scatta dal primo luglio il nuovo limite dei 2000 euro all’utilizzo dei contanti, modifica introdotta dal decreto 124/2019 in materia fiscale.


Dal 1° luglio 2020 il limite all’utilizzo dei contanti passa da 3.000 a 2.000 euro, per abbassarsi a 1.000 euro a partire dal primo gennaio del 2022. Limitazioni sempre più stringenti per impedire ai furbetti evadere le tasse e per contrastare tutti quei reati che alimentano la criminalità organizzata e il terrorismo.

I contanti dal 1991 in poi hanno incontrato periodicamente dei limiti al loro utilizzo. Le ragioni sono note, contrastare l’evasione fiscale e il riciclaggio di denaro sporco.

La legge n. 208/2015, al comma 898 dell’art. 1 dispone la modifica dell’art 49, comma 1 del decreto legislativo n. 231/2007 (che attua la direttiva UE prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose e di finanziamento del terrorismo) disponendo il limite dei 3.000,00 euro all’impiego del contante.

Limite che tuttavia ha subito un’ulteriore modifica verso il basso in virtù del decreto legge n. 124/2019, che all’art. 18, dispone ulteriori modifiche al predetto dlgs. n. 231/2007, a cui viene aggiunto il comma 3 bis, che così dispone: “A decorrere dal 1° luglio 2020 e fino al 31 dicembre 2021, il divieto di cui al comma 1 e la soglia di cui al comma 3 sono riferiti alla cifra di 2.000 euro. A decorrere dal 1° gennaio 2022, il predetto divieto e la predetta soglia sono riferiti alla cifra di 1.000 euro.”

 

fonte: www.studiocataldi.it




I pagamenti in contanti in Italia

Ricordiamo che da poco tempo è entrata in vigore la Normativa che prevede la comunicazione, all’Unità di Informazione Finanziaria di Bankitalia, di tutte le movimentazioni mensili di contante che superino la soglia di 10mila euro (precedentemente era di 15mila euro), allo scopo di incentivare l’utilizzo di forme di pagamento alternative al contante – con il vantaggio di minori costi e rischi ed una maggior tracciabilità delle transazioni, leggasi antiriciclaggio -.

Questa propensione all’uso del contante è presente anche in altri Paesi europei, come la Germania e l’Austria mentre in Francia sono più diffusi i pagamenti elettronici. Quasi inesistente il denaro contante in Finlandia, Olanda e Svezia (Paese non Euro). I dati chiariscono che l’uso del denaro contante come mezzo di pagamento delle transazioni è cresciuto molto a partire dal 2018, anno del fallimento della Lehman e durante le crisi del Debito sovrano degli 2010-2013. 

La Banca Centrale Europea stima che circa il 30% della circolazione complessiva (circa 350mld di Euro su un totale di poco più di 1.188mld di Euro fisici a giugno scorso) sia detenuta a scopo di pagamento. Una  ricerca della stessa Bce di tre anni fa, ma ancora attuale, calcola che il valore medio delle transazioni in contanti sia di 14 euro rilevati nei punti vendita, dimostrando come il denaro contante primeggi nei pagamenti di tutti i giorni per importi ridotti e rimanga, invece, unità di riserva in chiave precauzionale o di portafoglio.

Intanto si affacciano sulla scena, seppur lentamente, strumenti di pagamento diversi: le emissioni in euro nette da parte della Banca d’Italia (pari al 18% dell’intera area Euro fino al 2008) hanno evidenziato notevoli flessioni a partire dal 2011 per il limite a 999,99 per i pagamenti in contante, poi rimosso nel 2016.

 

Fonte: Fisac

 




Le misure allo studio per ridurre l’uso di contanti

Bonus e sconti fiscali riconosciuti solo se il corrispettivo è saldato con moneta elettronica o, comunque, tracciato. Abolizione delle commissioni pagate dagli Esercenti per pagamenti di piccolo importo o sotto una determinata soglia. Sistema sanzionatorio efficace ed operativo per coloro che si rifiutassero di dotarsi di Pos e pagamenti elettronici obbligatori per i pagamenti verso la Pubblica Amministrazione.

Queste le linee guida inserite nel Programma di Governo ed indirizzate a contrastare il diffuso utilizzo del contante nei pagamenti, per la lotta al sommerso, ai pagamenti in nero ed all’evasione fiscale.

Al momento si tratta di ipotesi di lavoro, saranno i competenti Organi di Governo ad avviare la quantificazione (in termini di recupero di gettito, di oneri) e la definizione delle norme e delle misure da adottare.

La digitalizzazione dei pagamenti è già stata avviata all’inizio dell’anno con la fatturazione elettronica e gli scontrini telematici e che con la moneta elettronica e la tracciabilità dei pagamenti, va oltre la lotta all’evasione fiscale per estendersi anche al riciclaggio di denaro sporco.

La strada è quella del contrasto di interessi, indicata dal Portogallo, che già dal 2013 ha consentito di far lievitare il gettito Iva del 13% (chiedendo la fattura elettronica in albergo, ristorante, carrozziere o parrucchiere si ottiene una detrazione del 15% sull’importo in Dichiarazione dei Redditi). Nel nostro Paese potrebbe avvenire lo stesso riconoscendo le detrazioni fiscali solo a chi utilizza moneta elettronica o strumenti tracciabili per spese mediche, canoni locazione prima casa, istruzione, attività sportive under 18…(come già accade con i bonifici per le spese di ristrutturazione edilizia o di riqualificazione energetica degli edifici).

A tutto questo si dovrebbero aggiungere altre due iniziative:

A) eliminazione delle commissioni, sotto determinate soglie, per gli Esercenti (con l’ipotesi di sottoscrizione di un Protocollo con Abi cui dovrebbero aderire, su base volontaria, i principali circuiti di pagamento e di emissione di carte debito/credito. Esiste un consenso di massima ed una ipotesi di soglie tra i 5 ed i 25 euro)

B) sanzioni mirate per chi non accetta pagamenti elettronici e non attiva i Pos (esiste già l’obbligo per tutti gli Esercenti di dotarsi di Pos, ma non un regime sanzionatorio per mancanza di specifica normativa).

Ultima mossa, infine, l’introduzione dell’obbligo per la Pubblica amministrazione di accettare solo pagamenti elettronici, come avviene già in molte città negli Sportelli dell’Anagrafe.

 

fonte: www.fisac-cgil.it




Antiriciclaggio: i contanti sospetti

L’ Unità di Informazione Finanziaria torna ad interessarsi di contante. È infatti appena iniziato il monitoraggio mensile, da parte delle Banche, sulle movimentazioni in contanti a partire da 10mila euro. Le Banche e gli Intermediari finanziari devono comunicare periodicamente gli sforamenti dei contanti. Entro il 16 settembre Banche, Istituti di moneta elettronica, Istituti di pagamento ed eventuali Succursali italiane devono inviare all’Uif tutti i movimenti in contante di entrata/uscita, pari o superiori a 10mila euro,  per i mesi che vanno da aprile ad agosto.

Si tratta di controlli e non di divieti, non siamo all’interno delle segnalazioni di operazioni sospette, ma (secondo Guardia di Finanza e Dia) in ambito di monitoraggio di incrocio di informazioni su chi usa troppo il denaro contante, strumento anonimo e non tracciabile per definizione.

L’obbligo, già inserito nel Dlgs.90/2017, è stato dettagliato dal Provvedimento Uif 28 marzo 2019. Le Comunicazioni oggettive non sono controlli fiscali o di polizia ma servono per meglio affinare le Sos. Per questo scopo l’Uif ha elaborato una serie di indicatori di anomalia con indicazioni per l’intercettazione di casi sospetti. Nel precedente Provvedimento del 201, tra i fattori di rischio, considerava l’utilizzo ripetuto ed ingiustificato di denaro contante, specie se di importi rilevanti o con utilizzo di banconote di grosso taglio. La difficoltà nell’individuazione di condotte realmente indicatrici di operazioni di riciclaggio, ha indotto la stessa Authority a scegliere segnalazioni standardizzate la cui anomalia verrà valutata dall’Uif. E’ escluso, nell’ambito delle comunicazioni oggettive, l’obbligo di segnalazione di operazione sospette se non presentano legami con altre operazioni di diversa fattispecie oppure quando il movimento di contante non viene effettuato da Clienti ad alto rischio di riciclaggio. Comunque l’invio di una Sos non esenta mai dalla comunicazione oggettiva su quella stessa operazione.

Ricordiamo che il tema del denaro contante è uno snodo essenziale per risolvere annose questioni, come l’evasione fiscale ed il riciclaggio di denaro sporco (vedasi anche le Valutazioni sovranazionali della Commissione europea del 2017 e 2019, ritenente il denaro contante lo strumento principe ai fini del riciclaggio. Ndr). Per questo motivo l’adozione di criteri oggettivi di segnalazione è stata adottata da atri Paesi: in Francia accanto alle comunicazioni per importi superiori a 10mila euro, devono essere segnalate anche le operazioni in contanti, o con moneta elettronica, per importi superiori rispettivamente a mille o 2mila euro per cliente al mese; Stati Uniti, Canada ed Australia hanno scelto come parametro i trasferimenti superiori a 10mila dollari in divisa locale.

L’Uif ha disposto l’invio di una comunicazione mensile con i dati dei movimenti entrata/uscita per importi pari/superiori a 10mila euro (anche se frazionati) ai soli Intermediari finanziari. Le informazioni devono contenere le operazioni, i soggetti, i rapporti (anche per operazioni compiute da soggetti diversi dei titolari dei conti) e da trasmettere entro il 15 del secondo mese successivo a quello di riferimento. Non è applicabile la compensazione tra le operazioni da comunicare (il deposito ed il parziale prelievo danno vita a due comunicazioni distinte).

L’invio delle comunicazioni è di competenza del Responsabile della funzione antiriciclaggio dell’Intermediario. In mancanza di operazioni da comunicare, verrà inviata una negativa. Resta invariato, comunque, il divieto di trasferimento del contante oltre i  2.999,99 euro.

 

Fonte: www.fisac-cgil.it

 




Banca d’Italia, al via i nuovi controlli per i movimenti in contanti

La misura, prevista dalla riforma del 2017, prevede l’invio delle comunicazioni su prelievi e versamenti presso Banche, Poste, istituti di pagamento. Non sarà una segnalazione automatica di operazione sospetta ma accenderà un faro da parte delle autorità.

 

Tetto di 10mila euro

La comunicazione dovrà essere inviata, ha chiarito la stessa Uif, anche se si supera il tetto dei 10mila euro attraverso più operazioni singolarmente pari o superiori a 1.000 euro. Il primo invio dovrà essere effettuato entro il 15 settembre 2019 e riguarderà i dati riferiti ai mesi di aprile, maggio, giugno e luglio.

Uso dei contanti

I contanti in Italia restano ancora molto usati, rispetto agli altri paesi europei, in Italia malgrado l’aumento di questi anni di strumenti di pagamento come carte di credito, bancomat e bonifici. E come rilevava di recente uno studio della stessa Uif, sono usati maggiormente al Sud per una questione di arretratezza finanziaria e tecnologica ma gli usi anomali sono concentrati al Centro Nord, laddove guarda caso l’economia muove risorse maggiori.

 

Fonte: Sky TG24