Cartelle, quella montagna da 1.100 miliardi nei cassetti delle Entrate.

I carichi sotto i mille euro dal 2000 al 2015 verranno azzerati. Ma il precedente di Conte insegna che non si risolve così il problema dell’accumulo di cartelle, che ogni anno cresce sempre di più. Anche perché ci lavorano 8mila addetti della Riscossione per 140 milioni di documenti


ROMA – Il magazzino dell’Agenzia delle Entrate è arrivato a toccare quota 1.132 miliardi. Dentro ci sono tasse, imposte e contributi non riscossi. Sono soldi che lo Stato vanta nei confronti di famiglie e imprese e che però non riesce a recuperare. Sono diventati una montagna di cartelle esattoriali, l’ultima stima parla di 140 milioni. La metà di queste cartelle ha un importo basso, sotto i mille euro, e una buona parte, quelle assegnate alla riscossione tra il primo gennaio 2000 e il 31 dicembre 2015, finirà nel cestino. “I costi di riscossione sono più elevati rispetto a quello che si può riscuotere”, ha spiegato il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, che ha motivato l’intervento anche con la necessità di alleggerire il magazzino e quindi dare fiato alle operazioni di riscossione che possono risultare invece fruttuose. A supporto di questo ragionamento il governo ha aggiunto un’altra considerazione: alcune somme non si riusciranno a recuperare mai perché fanno riferimento a contribuenti deceduti o a imprese fallite. Il titolo scelto per l’operazione è stralcio, ma in realtà si tratta di un condono perché l’intestatario della cartella non dovrà versare nulla per farsi cancellare il debito: non pagherà l’imposta né gli interessi e le sanzioni, l’atto sarà invece cancellato in automatico. Ma davvero questo condono servirà a smaltire il magazzino? I precedenti dicono di no.

Il precedente di Giuseppe Conte

La stessa misura era stata adottata nel 2018 dal governo gialloverde guidato da Giuseppe Conte. Nel decreto fiscale approvato dal Consiglio dei ministri il 15 ottobre faceva capolino un condono per le cartelle fino a mille euro, relative al periodo compreso tra il primo gennaio 2000 e il 31 dicembre 2010. Gli effetti della misura si sono fatti sentire sul magazzino delle Entrate, ma all’alleggerimento in valori assoluti, circa 30 miliardi, non è corrisposta una flessione duratura. Non solo le cartelle sotto i mille euro continuano a pesare moltissimo – l’80% – sul totale delle operazioni di riscossione, ma il magazzino continua a crescere. Ogni anno si recuperano in media 10 miliardi e quindi il carico si alleggerisce, ma nello stesso periodo entrano 70 nuovi miliardi da riscuotere, che si trasformano in nuove cartelle, sotto e sopra i mille euro. Per questo il totale dei crediti non riscossi è arrivato fino a 1.132 miliardi, salendo vertiginosamente dai 909,5 miliardi del 2018. Un aumento di 222,5 miliardi in appena quattro anni. Una situazione cronica che il direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini ha più volte denunciato, sollecitando un intervento strutturale da parte del Parlamento. Intervento che però non c’è mai stato. E così alla mancata cancellazione delle cartelle inesigibili di piccolo importo si è passati ai condoni dei singoli governi.

Debiti irrecuperabili

Ma perché i debiti contenuti in queste cartelle non si riescono a recuperare? Le ragioni le ha spiegate sempre Ruffini durante un’audizione in Parlamento. A quella data (era il 14 settembre 2020) il magazzino ammontava a 987 miliardi: il 41% delle somme, pari a 405,3 miliardi, faceva riferimento a contribuenti deceduti, nullatenenti e imprese fallite. Altri 440,3 miliardi, pari al 45% del totale, a contribuenti che già sono stati raggiunti da azioni cautelari ed esecutive, ma senza successo. Sono passati due anni, in mezzo c’è stato lo stop dell’invio delle cartelle per la pandemia, il magazzino è cresciuto ancora e le percentuali delle somme difficili da recuperare sono rimaste le stesse. Perché? L’Agenzia delle Entrate-Riscossione, che si occupa di tutto il procedimento, può agire fino a un certo punto nei confronti del contribuente. A differenza di una banca non può procedere con il pignoramento della prima casa (a meno che non sia di lusso), e anche l’intervento sulle seconde case è legato ad alcune condizioni, come un debito superiore a 120 mila euro. Anche il pignoramento sugli stipendi e sulle pensioni è soggetto a limiti.

17.500 cartelle ogni funzionario

Gli strumenti in dotazione alla Riscossione non permettono di andare oltre, ma c’è anche un problema di personale. A gestire 140 milioni di cartelle sono circa 8 mila funzionari. Il processo è informatizzato, ma 8 mila addetti sono un numero irrisorio se si considera che le mansioni non si limitano all’invio della cartella. Sono agli sportelli dislocati in tutta Italia per fornire assistenza ai contribuenti, si occupano dei fermi e dei pignoramenti, ma anche dei contenziosi. Una mole di lavoro sproporzionata, che è anche aumentata recentemente con l’acquisizione del magazzino della Sicilia. Di nuove assunzioni non se ne parla. Nella bozza della manovra sono previste nuove assunzioni, ma solo a partire dal 2024 e riferite all’Agenzia delle Entrate. L’Agenzia delle Entrate-Riscossione, però, è un’altra società e il processo di fusione con le Entrate, deciso dal governo Draghi con la manovra dell’anno scorso, non si è ancora concluso. Anche le Entrate hanno un problema di organico, con un gap di circa 15 mila unità tra la pianta organica da 45 mila dipendenti e il numero attuale di chi lavora, pari a 29 mila unità. Qui il potenziamento è in corso, con i bandi di concorso che sono stati attivati anche per centrare uno degli obiettivi indicati dal Pnrr per il 2024, relativo appunto alle assunzioni. Si cercano profili legati all’Ict e all’intelligenza artificiale, ma sono altra cosa rispetto alle esigenze della Riscossione.

Come funziona il condono deciso dal governo

All’articolo 45 della bozza della legge di bilancio si legge che saranno annullati automaticamente tutti i debiti fino a mille euro, comprensivi di capitale, interessi e sanzioni, dei carichi affidati agli agenti della riscossione dal primo gennaio 2000 al 31 dicembre 2015. Tutte queste cartelle scompariranno e il contribuente, come si diceva, non sarà tenuto a versare alcuna cifra. La cancellazione sarà effettuata entro la fine di gennaio. Dal primo al 31 gennaio si fermerà anche la riscossione dei nuovi debiti, sempre riferiti a importi fino a mille euro.

Fonte: Repubblica.it




I tecnici contro il condono: “Una beffa per gli onesti”

Il no di Banca d’Italia, Corte dei conti e UBP.


Il condono agli evasori contenuto nel decreto Sostegni arriva in Parlamento con il marchio d’infamia apposto da tre delle massime istituzioni preposte al controllo del bilancio dello Stato. “Un beneficio erogato a un vastissimo numero di soggetti, molti dei quali presumibilmente non colpiti sul piano economico dalla crisi, che genera disorientamento e amarezza per coloro che adempiono e può rappresentare una spinta ulteriore a sottrarsi al pagamento spontaneo per molti altri”.
È questo il giudizio senza appello della Corte dei Conti nella memoria depositata alle commissioni Bilancio e Finanze della Camera. “Questo è il terzo annullamento unilaterale di cartelle adottato nell’ultimo ventennio – si legge – a conferma di una sostanziale impotenza dello Stato a riscuotere i propri crediti”.

La sanatoria delle cartelle emesse tra il 2000 e il 2010 sotto i 5mila euro (e per chi ha un reddito inferiore ai 30 mila euro) ha un costo secco per l’Erario di 666 milioni. In base al decreto lo Stato dovrebbe rinunciare al pagamento anche di cartelle esattoriali rateizzate e in corso di riscossione. Un risultato politico che va ben oltre quanto ottenuto, tra flat tax e “saldo e stralcio”, con il precedente governo giallo-verde dal principale sponsor del condono, la Lega, che ora nella discussione parlamentare tenta addirittura il raddoppio del tetto a 10mila a cartella.
Come spiega l’Ufficio parlamentare di Bilancio nella sua relazione “vi è il rischio che l’introduzione di forme di definizione agevolata, che costituiscono vere e proprie forme di condono, possa comportare in prospettiva anche una riduzione della riscossione ordinaria”.

La cancellazione di debiti a fronte dei quali la percentuale di recupero sarebbe relativamente bassa, consentirebbe di concentrare l’attività sulle cartelle sulle quali sono più alti i tassi di riscossione, riconoscono gli esperti dell’Authority dei conti pubblici. “Va tuttavia rilevato – spiega l’Upb – che un decreto volto a sostenere le imprese, i lavoratori e le famiglie per i disagi economici subiti per effetto del perdurare della pandemia non appare costituire lo strumento più idoneo per introdurre misure per l’annullamento dei debiti residui che, oltre a rappresentare un condono, sono dirette a migliorare l’attività di riscossione”.

La Banca d’Italia allarga il giudizio negativo pure agli altri sconti fiscali del decreto Sostegni. L’eliminazione delle sanzioni per le irregolarità nelle dichiarazioni 2017 e 2018 delle partite Iva e la cancellazione delle vecchie cartelle “si prospettano come condoni, con incentivi negativi per l’affidabilità fiscale degli operatori e disparità di trattamento nei confronti dei contribuenti onesti.

 

Articolo di  Luciano Cerasa su “Il Fatto Quotidiano del 10/4/2021




Riscossione: comunicato stampa delle Segreterie Nazionali

A fronte della grave decisione dei partiti di governo di riaprire i termini della terza rottamazione con scadenza al prossimo 31 luglio, le Segreterie nazionali hanno chiesto un incontro urgente al Presidente dell’Agenzia delle entrate-Riscossione al fine di sollecitare un suo intervento in sede governativa.

Nel contempo, in mattinata, abbiamo informalmente posto ai vertici aziendali la problematica delle criticità che tale scelta comporterà, andando, peraltro, ad aggravare la già difficile situazione del periodo estivo.

A fronte della necessità, manifestataci dai referenti aziendali, di raccogliere i dati utili ad una valutazione complessiva, è stato calendarizzato un incontro per martedì 28 maggio prossimo.
Di seguito riportiamo il testo del comunicato inoltrato alle agenzie di stampa questa mattina.

 

Comunicato Stampa delle Segreterie Nazionali del settore riscossione tributi
FABI – First/Cisl – Fisac/CGIL – Uilca

Il “Governo del cambiamento Lega – Cinque Stelle”, alla continua ricerca del consenso elettorale, propone di riaprire i termini della rottamazione ter e del saldo stralcio fino al 31 luglio prossimo venturo.

Questo ulteriore colpo di spugna – una ricetta vecchia e peraltro abusata – rappresenta un altro passo nella direzione del mortificare la maggior parte dei cittadini italiani che onestamente adempiono al proprio dovere fiscale, nei fatti scoraggiandoli dal rispettare spontaneamente le norme e le scadenze di legge.

La grave reiterazione della politica dei condoni (si chiamino “pace fiscale, definizione agevolata, rottamazione, scudo fiscale…”) non consente di migliorare le condizioni finanziarie ed economiche dello Stato, ma allontana sempre più l’obiettivo di elevare il senso civico ed il livello di etica del popolo italiano.

E’ purtroppo legittimo temere che la maggior parte dei contribuenti italiani si stiano abituando, invece di pagare, ad attendere sempre il successivo condono.

Roma, 16 maggio 2019 Le Segreterie Nazionali